Prima di intraprendere qualsiasi strada un’azienda deve guardare al proprio interno e valutare con obiettività le proprie potenzialità e il proprio livello d’esperienza, coinvolgendo i diversi reparti e i propri clienti.
Maria Zemira Nociti
Ibridare significa incrociare un animale o una pianta con una o più razze o specie differenti, per ottenere una nuova varietà. Oggi il termine ha assunto accezioni più ampie si pensi per esempio alle auto che sfruttano la potenza del motore a scoppio e di un motore elettrico nell’ipotesi di ottenere minor inquinamento e minor consumo.
Inizialmente, nell’industria grafica, la parola ibrido si riferiva agli inchiostri capaci di coniugare due effetti chimici: essiccare per ossidazione come gli inchiostri convenzionali e reticolare come gli inchiostri UV. Oggi il termine assume un significato più ampio fino a indicare linee di produzione che supportano tecniche di stampa diverse.
Gli inchiostri ibridi
Gli inchiostri ibridi hanno, in molte occasioni, risolto il problema della compatibilità tra inchiostri convenzionali e verniciatura UV in linea; del garantire la massima resa qualitativa degli inchiostri UV sia pur in presenza delle soluzioni di bagnatura utilizzate nella stampa offset; del poter stampare su materiali scarsamente assorbenti.
Le macchine che lavorano con inchiostri ibridi sono equipaggiate con più tipi di essiccatoi (IR, termoventilati e UV) contemporaneamente.
Con gli inchiostri tradizionali la stampa prevede spesso un doppio passaggio: il primo per deporre un colore di fondo, coprente (solitamente bianco); a essiccazione avvenuta, si effettua un secondo passaggio per ottenere il soggetto desiderato.
Utilizzando inchiostri ibridi le due stampe avvengono insieme, con una considerevole riduzione dei tempi.
La stampa ibrida
Oggi sempre più aziende optano per una linea di stampa combinata (ibrida). Può essere gestita tramite più tecniche di stampa in posizione fissa o allestendo una linea modulare che consente di modificare la sequenza in base alle necessità. La flessibilità del sistema ibrido aperto, soprattutto in caso di inserimento, tra gli altri di un modulo di stampa digitale, porta a risultati grafici eccellenti in quanto somma dei vantaggi di ciascuna delle singole tecniche impiegate.
Fermandosi alle tecniche convenzionali, per esempio, la stampa litografica offset consente di ottenere piccolissimi dettagli tonali, ma non di stampare spessi strati di inchiostro; la stampa serigrafia ammette spessi strati di inchiostro ma non consente di avere piccoli dettagli. La loro combinazione permette di beneficiare di entrambe gli effetti.
In termini di stampa ibrida, il settore più avanzato è quello dell’editoria, comparto che più degli altri ha dovuto innovare per non perdere terreno rispetto alle testate online.
Oggi il lettore si aspetta un mix di notizie locali e internazionali, mentre è interesse degli editori fidelizzarlo stimolando l’interattività.
La sfida si sviluppa proponendo notizie sempre aggiornate, personalizzando i contenuti, ricorrendo a una pubblicità mirata; in sintesi un tipo di offerta che «obbliga» a utilizzare la stampa tradizionale in combinazione con la stampa digitale.
Alla intelaiatura base del quotidiano, stampata con tecniche tradizionali, si sovrappone la stampa digitale portatrice di dati variabili (codici alfa numerici, QR o bar code per concorsi o promozioni), di contenuti mirati e talvolta personalizzati.
Una soluzione che piace ai lettori e ancor più agli inserzionisti convinti di poter raggiungere strategicamente un target in linea con le proprie campagne pubblicitarie.
La macchina digitale, monocromatica o a colori, è integrata nella linea esistente.
Una delle case history di maggior successo è costituita dal quotidiano El Mundo, secondo in Spagna in termini di tiratura. In caso di necessità, l’editore può stampare sulla medesima linea, senza mai fermare le macchine, cinque differenti versioni del quotidiano, con pubblicità, notizie e prima pagina sempre diverse. Una vera e propria fonte di ispirazione per il settore etichette.
Stampa ibrida ed etichette
L’esperimento è replicabile per le etichette composte da una intelaiatura di campi fissi e da un insieme di dati variabili.
Se non fosse per il maggior costo degli inchiostri, queste ultime spingerebbero l’etichettificio a optare per la stampa digitale; chi disponesse di una linea ibrida potrebbe invece stampare il fondo con una tecnica tradizionale e le parti variabili in digitale, con una considerevole riduzione di tempi e costi.
Gli esperti concordano nell’indicare nella stampa digitale delle etichette la tecnologia a maggior potenziale e a maggior tasso di crescita nel settore grafico.
Ad oggi i veri limiti agli investimenti derivano dalla necessità di ammortamento del parco macchine esistenti e dal dover prendere confidenza con la tecnologia.
L’opzione stampa ibrida è ancor più vantaggiosa, ma prevede interfacce complesse, ottimizzazioni e talvolta compromessi derivanti dal dover sincronizzazione i requisiti di componenti digitali con i requisiti dei componenti convenzionali; è necessario integrare i due flussi di lavoro definendo lo spettro di impiego ottimale per il sistema nel suo complesso.
Altrettanto fondamentale è la scalabilità della soluzione scelta.
Il significato di scalabilità varia in funzione dei contesti, per l’idea di un singolo la scalabilità è la capacità di impattante oltre la portata dell’ideatore; in un contesto scientifico è un’idea che fa subito presa ed è adottata da molti; per un’ azienda o un intero comparto produttivo è un concetto replicabile a costi contenuti.
Per esempio mettere a punto una nuova tecnologia e brevettarla è più scalabile che non il semplice utilizzarla.
Si possono inoltre impostare dinamiche del tipo «chi vince prende tutto», la forbice rispetto ai concorrenti più piccoli si allarga e ciò che fa il leader di mercato diventa lo standard di riferimento per l’intero settore.
Chi investe in stampa ibrida, oltre a incrementare il proprio parco macchine e la propria capacità produttiva, acquisisce un rilevante vantaggio competitivo, purché ragioni sempre in termini siano di volta in volta in grado di supportare i nuovi dispositivi aggiunti, vi sia d’interoperabilità tra i sistemi presenti e futuri. Il nuovo workflow deve essere espandibile e in grado di supportare i suddetti costanti sviluppi. Altrettanto cruciale è la possibilità di aggiungere potenza di elaborazione dati per sostenere la possibile crescita dei volumi e di lavorare anche su formati stampa complessi.