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Fedrigoni presenta una nuova immagine globale e la divisione dei materiali autoadesivi

Oltre 4.000 dipendenti, 36 siti produttivi e distributivi, più di 32.000 prodotti, 15 marchi e due aree di business raccolti sotto un’unica nuova brand identity. Un passo importante per un Gruppo globale con un percorso di crescita ambizioso e un ruolo sempre più determinante nel mondo della carta e dei materiali premium autoadesivi.

Fedrigoni si rinnova e lancia una nuova immagine globale disegnata da Pentagram. Lo studio di grafica e design tra i più noti al mondo ha ideato e declinato la nuova identità in tutte le sue sfaccettature, razionalizzando i diversi marchi entrati nel Gruppo nel corso di successive acquisizioni e creando un nuovo nome e un’immagine omogenea per la divisione dei materiali autoadesivi, che da oggi passa da una pluralità di brand e società – Arconvert, Ritrama e IP Venus – a un solo brand di eccellenza, Fedrigoni Self-Adhesives, valorizzando l’appartenenza e la forte sinergia con il Gruppo.  Un traguardo importante nel piano di crescita di quest’area di business, oggi già leader globale nel segmento dei materiali autoadesivi premium rivolti a settori quali Food&Beverage, Wine&Spirits, Home-Beauty-Personal Care, Farmaceutico, Automotive, Advertising & Promotion, Luxury, Tessile, Trasporti e Logistica.

“Con questo progetto di rinnovamento del brand poniamo le fondamenta per costruire un grande gruppo globale, proseguendo nel percorso di crescita che ci ha permesso di mitigare l’impatto del Covid-19 sul mercato e di raggiungere tutti gli obiettivi definiti in termini di acquisizioni, potenziamento del management, innovazione, sviluppo di nuovi prodotti, razionalizzazione dei processi, accelerazione in ambito sostenibilità e ora anche di una nuova e distintiva immagine a livello mondiale – commenta Marco Nespolo, amministratore delegato del Gruppo Fedrigoni -. Un processo in cui la creatività e il design ricoprono un ruolo di primo piano: Fedrigoni è da sempre al fianco di chi realizza idee innovative con la carta, e i materiali autoadesivi, permettendogli di trovare il supporto giusto per dare corpo alle proprie intuizioni, nel packaging di lusso come nelle etichette più raffinate, nell’arte come nell’editoria. ‘Elevating Creativity’ è la nostra missione: la scala, simbolo della città di Verona, è anche la nostra icona che rappresenta la volontà, attraverso i nostri prodotti, di supportare tutti i clienti a migliorare ed elevare i loro brand”.

Lo scudo, caratterizzato dal tradizionale motivo a scala e dalla data di fondazione dell’azienda, resta dunque un elemento fondamentale del brand Fedrigoni, scritto ancora in caratteri maiuscoli ma utilizzando, al posto del carattere francese Peignot, l’italianissimo Forma, ideato nel 1968 dal type designer Aldo Novarese e ora reinterpretato in chiave moderna e personalizzata.

“Il font Forma rappresenta perfettamente l’identità globale di Fedrigoni: forte, audace e sicura di sé, con un potente riferimento alle sue radici italiane. In più, è leggibile e funzionale”, spiega Harry Pearce, partner di Pentagram. Per questo si è deciso di adottare Forma in tutte le applicazioni dopo che già lo studio londinese Graphic Thought Facility (GTF) lo aveva scelto per la realizzazione di Paper Box, il campionario universale delle carte Fedrigoni presentato alcuni mesi fa. La versione minimale di Forma DJR, realizzata da David Jonathan Ross espressamente per Fedrigoni, viene utilizzata in due grammature, Text Regular e Text Bold.

Vince l’essenzialità. L’identità principale è monocromatica: bianco o nero, in base allo sfondo e all’utilizzo, cui si affianca una suite di grigi. Ciò che è Paper è caratterizzato dal nero, Self-Adhesives dal bianco, Corporate dal grigio. Sofisticata e moderna, questa scelta mette in risalto il mondo del colore in cui vive Fedrigoni e consente ai prodotti e ai marchi – omogenei nello stile grafico, ma denotati ciascuno da una tonalità unica, nel nome o nello sfondo – e alle immagini di rimanere al centro dell’attenzione. Quanto al wordmark Fedrigoni, è stato progettato per essere il più adattabile possibile alle sue molteplici applicazioni su prodotti, cataloghi, biglietti da visita, oggetti di merchandising, insegne su edifici, negozi o camion.

Packly lancia il programma Educational dedicato a studenti e insegnanti

L’iniziativa accompagna la nascita di Packly Learning, piattaforma dedicata alla formazione.
L’obiettivo dell’azienda è di condividere le conoscenze acquisite e parlare ai professionisti del futuro.

“Con Packly il vostro talento è pronto ad esplodere!”: con questo claim, Packly inaugura il programma Educational dedicato agli studenti, alle scuole e agli enti di formazione di ogni ordine e grado. Un programma che prevede condizioni agevolate per gli abbonamenti annuali ai servizi digitali per tutti i livelli disponibili (Business, Professional e Premium) oltre alla possibilità di partecipare agli eventi formativi promossi da Packly.
Il progetto Packly Educational nasce dall’incontro tra la naturale predisposizione al servizio e al supporto del team Packly con un’esigenza concreta del mondo formativo, che evidenzia la mancanza di software e attrezzature di ultima generazione per la realizzazione dei progetti di packaging. In un recente sondaggio condotto online, più del 65% degli intervistati ha dichiarato di ricorrere ad aziende esterne per la creazione di un tracciato fustella professionale e rendering 3D. I motivi sono spesso collegati, oltre alla mancanza di applicativi dedicati, anche alla limitata conoscenza degli aspetti tecnici del settore. Su questo Packly ha voluto investire risorse, partendo dalle scuole e dai “futuri professionisti” del packaging.
In questa articolata iniziativa, Packly ha coinvolto ENIPG, Ente Nazionale Istruzione Professionale Grafica, per portare all’interno degli istituti grafici la realtà del mondo cartotecnico. Lo farà con una serie di webinar dedicati ai processi di progettazione e produzione tenuti da professionisti di settore.

Mediagraf, più produttività a offset e roto-offset

Migliorie, innovazione continua e investimenti consentono di rendere sempre più efficienti anche le tecnologie più mature come la stampa offset e roto-offset. È il caso di Madiagraf, l’industria grafica storicamente legata alla stampa del Messaggero di Sant’Antonio. Ecco quali sono le strategie messe in campo per il suo efficientamento

Fondata nel 1986 e operativa dal 1988, Mediagraf è storicamente legata alla stampa del Messaggero di Sant’Antonio, una delle più longeve e diffuse riviste cattoliche. Specializzata in stampa roto-offset e offset, oggi mette a disposizione le sue macchine da stampa per committenti provenienti dai più svariati settori, dall’editoriale alla grande distribuzione organizzata, dal commerciale al no profit. Nonostante sia un’azienda fondata su una tecnologia matura come la offset, Mediagraf ha sempre guardato avanti per fornire servizi aggiuntivi. Come, ad esempio, la personalizzazione dei volantini tramite la stampa di codici o datamatrix univoci, in uscita dalla rotativa. O servizi, al di là della stampa vera e propria, che vanno dalla postalizzazione alla consulenza editoriale, dalla gestione in outsourcing di lavorazioni specialistiche all’acquisto in pool di materie prime fino allo stoccaggio in magazzino di prodotti semilavorati e finiti. Mediagraf si è aperta anche alla stampa digitale, ma non è del digitale che vogliamo parlare in queste pagine, bensì di stampa offset e roto-offset e di come l’azienda veneta ha operato per rendere più efficiente questa tipologia di stampa tradizionale. Abbiamo intervistato Diego Carbonara, responsabile commerciale di Mediagraf.

Parleremo soprattutto di stampa offset e roto-offset, ma è imprescindibile iniziare citando la stampa digitale, che entrata in Mediagraf nel 2011 con il portale Printbee.it e con l’acquisizione nel 2015 di Villaggio Grafica, azienda specializzata nella stampa digitale. Qual è oggi l’equilibrio nella sua azienda tra digitale e analogico e quali sono gli ambiti nei quali la stampa offset e roto-offset è ancora irrinunciabile malgrado i progressi della stampa digitale?

Attualmente la percentuale del valore fatturato con la stampa digitale è pari al 7% sul totale generato. Ci siamo affacciati al mondo del digitale nel 2011, con l’intenzione di recuperare le nostre origini legate al mondo dell’editoria libraria. Il nostro obiettivo è di far crescere il valore del fatturato digitale, mantenendo ed espandendo parallelamente la crescita del mondo tradizionale offset. Questo perché ad oggi le tecnologie e nostra disposizione, ma soprattutto i mercati di riferimento dei nostri clienti rispettivamente alle nostre due anime (digitale e offset) sono molto differenziati. Nel mondo tradizionale, ci rivolgiamo principalmente ai mercati della GDO, del commerciale e dell’editoriale (periodici e riviste), mentre per il mondo commerciale, il nostro pubblico è composto principalmente da piccoli-medi editori e da grandi case editrice che affidano al mondo del digitale la possibilità di ristampe e integrazioni di precedenti grandi tirature. I due business corrono dunque parallelamente, sebbene ci siano spesso occasioni di integrazione tra i due mondi, date dalle molteplici possibilità che il mondo del digitale offre per la personalizzazione dei prodotti ad alte tirature. Citiamo a tal proposito come esempio la realizzazione di copertine personalizzate (realizzate per l’appunto in stampa digitale) per riviste ad alte tirature, che si stampano in rotativa o stampa piana. Ad oggi, vista la peculiarità e la segmentazione dei nostri clienti, non è ipotizzabile un passaggio al digitale per coloro che si avvalgono della stampa roto-offset. La grande distribuzione, nostro principale settore di sviluppo commerciale, si avvale tutt’ora del volantino cartaceo, come principale leva di marketing verso i propri clienti e tale prodotto risulta ancora irrinunciabile nelle loro strategie, come recentemente dimostrato dall’indagine di mercato La comunicazione door to door nell’era digitale effettuata da Format Research). Siamo assolutamente consapevoli che, soprattutto in ambito GDO, ma non solo, la tendenza è quella di una fusione tra i vari canali comunicativi tradizionali (cartaceo) e digitale (web e le sue applicazioni) e dunque la sfida è rivolta ad un’innovazione tecnologica tale da sostenere la riduzione dei volumi stampati a favore dell’arricchimento, in termini di personalizzazione e unicità dei prodotti stampati. A tal proposito, qualche anno fa, abbiamo installato su una delle nostre rotative, la personalizzazione digitale inkjet in linea. Tale sistema permette di coniugare la velocità e l’efficienza della stampa roto-offset con la possibilità di personalizzazione offerta tradizionalmente solo dalla stampa digitale. Nella stessa sessione di stampa vengono prodotti molteplici documenti l’uno diverso dall’altro, in modo automatico e senza interrompere né rallentare in alcun modo il processo di stampa. In un’area di stampa dedicata si possono inserire elementi grafici o testuali diversi per ogni singola copia. Il vantaggio in termini di strategia per i nostri clienti è dunque immediato e apre molteplici opportunità in termini di distribuzione mirata, geolocalizzazione, targetizzazione e multicanalità. Tutti concetti che riteniamo non siano ancora sfruttati fino in fondo dai nostri clienti, in particolare dalle GDO, ma che siamo certi, nel breve medio periodo possano aprire nuove strade e nuovi modi di intendere il prodotto stampato.

 

Passiamo al cuore di questo articolo. Quali migliorie e innovazioni avete introdotto nella stampa offset e roto-offset per arrivare a un concreto efficientamento di queste tecnologie?

Il primo punto sul quale da sempre lavoriamo per consolidare, migliorare ed efficientare le nostre tecnologie è la formazione e l’aggiornamento dei nostri collaboratori, conduttori e interpreti delle stesse. In questi 25 anni di cammino abbiamo sempre lavorato all’implementazione dei sistemi di controllo della qualità di stampa, regolando “il calamaio” dalla prestampa, anticipando così i tempi di avviamento, e garantendo l’uniformità durante la tiratura. Ogni fase del ciclo produttivo, dal preventivo, agli acquisti, alla stampa, alla fattura, sono monitorati da un unico gestionale, che raccoglie, elabora, e rende disponibili i dati in un cruscotto ormai indispensabile per le decisioni strategiche aziendali. Le strategie commerciali seguono così le esigenze produttive, che rispondono alle richieste del controllo di gestione, al fine di raggiungere l’unico risultato finale richiesto: l’efficienza. Tutte le rotative, oltre a quanto già disponibile, sono dotate di un sistema di controllo della carta, paper scan, elemento fondamentale in un’azienda di trasformazione come la nostra, che garantisce la sua integrità, anticipa le imperfezioni e analizza le cause delle eventuali rotture, aumentando l’efficienza produttiva. Le linee di uscita del prodotto sono state negli ultimi anni completamente robotizzate, e controllate dalla pianificazione dell’ufficio tecnico; il passaggio dalla bobina, al pallet è ora totalmente industrializzato Un recentissimo investimento riguarda il trasporto fino alla ribalta da carrelli LVG, elettrici, che instancabilmente si muovono 24 ore al giorno. Ogni bancale è pesato e fotografato sui quattro lati e sulla parte superiore, per fornire al cliente traccia oggettiva delle sue caratteristiche e della sua integrità. I risultati ottenuti in questi anni sono tangibili, ma mai sufficienti e la strada da percorrere ancora lunga. Parlando di efficientamento, non possiamo non citare l’installazione dell’impianto di trigenerazione, avvenuta a fine 2018, che ad oggi ci permette, combinato al già presente impianto fotovoltaico di 12.000 mq, di produrre autonomamente il 73% dell’energia elettrica di cui abbiamo bisogno. Inoltre, la generazione dell’energia elettrica tramite questo impianto non disperde i fumi generati, ma li recupera trasformandoli sia in energia frigorifera (necessaria tutto l’anno, e ancor più d’estate, per raffreddare i cilindri di stampa) sia in energia termica (riscaldamento invernale). Siamo stati i primi nel nostro settore a cogliere l’opportunità e a intuire il potenziale che un impianto di tali dimensioni potesse avere per un’industria tipografica e siamo stati poi infatti seguiti a ruota da altri competitor, che hanno recepito la convenienza di tale sistema. Inutile dire poi, che tutto ciò, oltre a portare un guadagno in termini economici, ci aiuta a perseguire uno dei fondamentali valori che la nostra azienda si è sempre posta fin dalla fondazione, ovvero il raggiungimento degli obbiettivi industriali, con una particolare attenzione all’ambiente e al rispetto delle risorse.

 

Quali progetti di rinnovamento tecnologico o di innovazione avete programmato per il breve e medio periodo nell’ambito della stampa offset e roto-offset?

I nostri progetti di rinnovamento sono basati su un termine quadriennale. Il piano investimenti del quadriennio attualmente in corso è iniziato nel 2019, e terminerà nel 2022. In questi anni, come già citato, abbiamo investito nell’acquisto di due nuove rotative, una delle quali è in fase di installazione in questi mesi, che ci permettono di aumentare la produttività e di conseguenza fornire ai nostri clienti un servizio sempre più efficace; l’impianto di trigenerazione e il nuovo impianto di movimentazione automatico del prodotto finito e semilavorato all’interno del reparto produttivo. Quest’ultimo, attualmente in fase di installazione rappresenta un sistema che oltre ad aumentare la produttività, ridurrà drasticamente i rischi di infortunio legati alle movimentazioni interne. Il sistema utilizzerà carrelli LGV (Laser guided vehicle) della OCME che tramite un sofisticato interfacciamento di informazioni (missioni) gestito in Wi-Fi movimenteranno la merce dai fine linea delle rotative al reparto spedizioni e ad una nuova e sofisticata Fasciatrice  Helix 1 in modo tale da avere il materiale pronto per il carico in spedizione. Tutto il sistema di movimentazione WMS (warehouse management system) sarà interfacciato con i nostri sistemi dipartimentali collegati al gestionale.

 

Infine, ci può dare qualche sua impressione sul mercato italiano della stampa?

Sinceramente non credo di avere l’autorevolezza di fornire un’impressione orientante sul mercato, posso solo limitarmi ad interpretare il dato esperienziale che sottolinea come i volumi di carta stampata, in tutte le applicazioni, si riducono progressivamente, adattandosi alla trasformazione dei fruitori, sempre più “distratti” dalla comunicazione digitale. Ritengo però che il nostro impegno nella diffusione del prodotto cartaceo debba continuare, con forza, determinazione e consapevolezza del cambiamento: stamperemo di meno, ma stamperemo, diversamente, sempre.

Mediagraf

Mediagraf Spa nasce nel 1986 e inizia l’attività produttiva nel 1988, allora sotto la denominazione di Editrice Grafiche Messaggero Padova, a seguito del conferimento delle attività grafiche della Provincia Padovana dei Frati Minori Conventuali (la tipografia che stampa il Messaggero di Sant’Antonio, una delle più note e diffuse riviste cattoliche), e della Diocesi di Padova. Nel 1990 anche la Conferenza Episcopale Italiana è entrata a far parte della compagine sociale attraverso la Fondazione di Religione Santi Francesco d’Assisi e Caterina da Siena. Nel 1995 introduce la prima macchina roto-offset, una Lithoman 32 pagine, affiancandola alle tecnologie rotocalcografiche ed avviando così uno storico passaggio tecnologico. Negli anni successivi l’azienda integrerà il parco macchine con una 64 pagine (prima contro fibra in Italia), una 48 pagine e una 16 pagine. Con lo scopo di fornire ai clienti un servizio completo di comunicazione integrata, nel 2012 nasce il progetto Mediagraf Lab, un reparto di professionisti al servizio della comunicazione Web e stampata, per accompagnare il cliente dalla strategia e dall’ideazione, fino alla realizzazione dei suoi prodotti creativi. Inoltre, si rafforza sempre di più grazie alla partnership e allo sviluppo della cooperativa sociale EmmeKappa, realtà specializzata nella cellophanatura per l’editoria e la grande distribuzione e nella gestione di tutte le attività indispensabili per la postalizzazione dei prodotti stampati da Mediagraf. Oggi Mediagraf Spa è una solida e storica industria grafica con sede a Noventa Padovana in uno stabilimento che occupa una superficie totale di circa 60.000 mq di cui circa 23.000 mq coperti. Il numero dei dipendenti occupati attualmente è pari a circa 160, con un fatturato che si attesta sui 50 milioni di euro.

Le attrezzature di Mediagraf

Il parco macchine roto-offset comprende è il seguente: KBA Compacta 818 da 64 pagine, Lithoman da 64 pagine, KBA Compacta 618 da 48 pagine, Lithoman da 48 pagine e Man Rotoman da 16 pagine. In fase di installazione anche una Lithoman da 64 pagine Autoprint. Il parco macchine offset è composto da Heidelberg CD 74 (sei colori più vernice), RMGT 1050 TP, Heidelberg Speedmaster CD 102. IL parco macchine digitale è formato da Fujifilm Jet Press 720, Xerox iGen 5 XXL, Ocè ColorStream 3500, Xerox Sedona 650/1300, Xerox Versant 2100, Canon c6010 e un plotter HP. In aggiunta alle tecnologie di stampa, si affiancano quelle per la confezione.

 

Canon, il ruolo della stampa digitale nelle moderne strategie di marketing

Quando si parla di comunicazione in generale, la sensazione più attuale vede la stampa rischiare di soccombere sotto il peso dei canali digitali.  Come ha portato alla luce il recente studio commissionato da Canon dal titolo Creating Customer Value, la ricerca sfrenata del ROI come priorità assoluta per orientare le strategie di marketing rischia prima di tutto di penalizzare oltre il dovuto i tempi necessariamente più lunghi di valutazione per una campagna materiale rispetto ai riscontri praticamente immediati dell’online.

Colpisce infatti come i 235 responsabili del marketing in aziende di varia area e dimensione in EMEA abbiano indicato nel 46% l’ammontare delle risorse destinate alla comunicazione digitale online. Soprattutto, negli ultimi due anni il 95% ha trasferito fondi in precedenza destinati ai metodi tradizionali legati alla stampa. Un segnale decisamente allarmante per certi versi, soprattutto in un periodo di improvvisa spinta verso l’utilizzo della Rete. Attualmente, la spesa destinata espressamente a campagne appoggiate alla stampa digitale occupa il 33% della voce marketing complessiva.

La buona notizia: non è troppo tardi per intervenire, a condizione di reagire per tempo e soprattutto essere pronti a cambiare il modo di inquadrare il mestiere dello stampatore. Tra soluzioni sempre valide e possibilità di integrazione, le prospettive non mancano. Come sempre in queste circostanze, bisogna però adattarsi, allargare la propria visuale ed essere disposti ad acquisire nuove competenze.

«Utilizzando solamente i canali digitali si pensa di riuscire a colpire un maggior numero di persone – osserva Gianluca Ghidoni, senior product business development di Canon –. I reparti marketing sono sotto pressione per calcolare il ROI di una campagna e spesso questa sembra la via più adatta. Ma in questo caso non è certo sparando in un mucchio che si possono colpire più persone possibile».

La combinazione giusta per raggiungere l’obiettivo

La prospettiva di seguire praticamente in tempo reale numero di e-mail consegnate, aperte, lette e il seguito di eventuali link è troppo forte per non essere seguita. Almeno, dai più giovani, più a proprio agio con i canali digitali. «I più attenti invece, conoscono bene i vantaggi di combinare digitale e stampa – riflette Ghidoni –. La grande scelta di strumenti a disposizione permette di arrivare al destinatario in modo più elegante e più mirato. All’occorrenza, valutando anche età e caratteristiche utili a inquadrare il livello di confidenza con gli strumenti online».

Un messaggio chiaro, rivolto al mondo PSP. Restando semplici fornitori di stampe, per quanto bravi si verrà sempre confrontati solo sul prezzo. Cercando invece di orientarsi alla consulenza e puntare al servizio, i benefici del legame tra stampa e digitale possono emergere.

«Spesso gli uffici marketing ignorano il vero potenziale della stampa digitale. D’altra parte, troppi stampatori trascurano le dinamiche di comunicazione. Invece di limitarsi a eseguire, bisognerebbe documentarsi in modo da proporre idee, stimolare progetti. Non conoscersi a vicenda crea solo conflitti e genera difficoltà».

Al momento, più della fotografia attuale a preoccupare dovrebbe essere l’andamento. Da una parte, infatti il 97% degli intervistati afferma di utilizzare la stampa insieme ad altri metodi di marketing e quasi la metà di loro (45%) spesso ricorre a campagne integrate con la presenza della stampa. Dall’altra, attualmente la stampa occupa il 30% dei budget e per non vedere questa quota messa in discussione, il 40% dei responsabili marketing avrebbe bisogno di risorse raddoppiate.

Opportunità per chi è preparato

I PSP però, hanno diverse armi su cui contare. Una delle più importanti, i limiti emergenti da un uso indiscriminato del digitale conseguente proprio ai suoi bassi costi. Le richieste di annullamento da una newsletter o da e-mail aumentano, così come il ricorso a sistemi digitali di ad-blocking. Inoltre, lo spam e il senso di sopraffazione provocato dal marketing digitale sono ormai problemi di prima categoria. A questo, si aggiunge il progressivo crollo della fiducia dei consumatori nelle piattaforme social.

Un’onda da cavalcare senza esitazione, prima di perdere l’occasione. L’86% ha infatti ammesso di essere pronto ad accettare volentieri consigli su come associare la stampa a soluzioni digitali, adottando così un approccio più integrato. Inoltre, l’80% dei marchi chiede ai fornitori di servizi di stampa di proporre idee nuove e innovative, per poter sviluppare campagne in grado di arrivare direttamente al proprio pubblico di riferimento. Su tutto, il 75% dei brand manager che si aspetta maggiore consulenza direttamente dai PSP.

«Noi stessi seguiamo queste indicazioni – riprende Ghidoni –. Quando vogliamo comunicare un messaggio, valutiamo la giusta combinazione di entrambi i canali. Dall’analisi dei nostri archivi, studiamo come distribuire gli investimenti in base al tipo di messaggio e all’utente di riferimento. Una parte è destinata ai social, ma un’altra è rivolta a cercare l’interazione attraverso materiale stampato, con supporti e contenuti personalizzati in grado di richiamare l’attenzione. Dobbiamo sapere a chi rivolgersi e il modo più adatto per farlo, secondo i loro gusti».

Ascent Program al servizio dei clienti Canon

Alla teoria, Canon è pronta ad abbinare la pratica. L’occasione è infatti il momento ideale per il varo di Ascent Programme, proposta rivolta ai propri clienti o in procinto di diventarlo, per imparare ad aiutare le aziende che si rivolgono ai PSP ad avere successo. L’idea è offrire spunti di ispirazione con approfondimenti, workshop, consulenze e condivisione delle conoscenze all’interno della community.

Ascent sarà gestito da esperti del settore e da specialisti di Canon, a supporto di varie funzioni aziendali, tra cui vendite e marketing. Tra gli altri argomenti, negli incontri proposti e nel materiale messo a disposizione si parlerà di come raggiungere una crescita proficua grazie al marketing strategico, di come sviluppare una value proposition vincente o una consulenza individuale su come sviluppare a lungo termine e di successo.

«Non si tratta di diventare esperti di marketing – conclude Ghidoli  -. Vogliamo aiutare a capire le basi per acquisire conoscenze al momento troppo spesso assenti. Oggi sono pochi i PSP in grado di mostrarsi incisivi sulle consulenze per aiutare a scoprire i diversi potenziali di tecnologie, supporti e grafiche. L’importante è diventare meno passivi e noi ci proveremo con un programma si globale, ma elaborato a livello locale, così da rendere gli argomenti più accattivanti e pertinenti».

 

Aggiornati i criteri Ecolabel (UE) per carta stampata, carta per cartoleria e sporte di carta

Negli ultimi anni il numero di prodotti e servizi a marchio Ecolabel (UE) è sempre cresciuto e anche il 2020, nonostante la crisi COVID-19, non ha fatto eccezione. Tra i molti gruppi di prodotti certificabili la carta e i prodotti stampati occupano la seconda posizione preceduta solo dai prodotti per il fai-da-te, in termini di numero di registrazioni, mentre tra le nazioni con il maggior numero di registrazioni, l’Italia, si posiziona al secondo posto

di Davide Biancorosso

In questo scenario si colloca la Decisione 2020/1803/UE, pubblicata in Gazzetta Ufficiale Europea lo scorso 1° dicembre 2020, che aggiorna i criteri del Marchio Ecolabel (UE) per la carta stampa, la carta per cartoleria e sporte di carta, abrogando, al contempo, le precedenti 2012/481/UE e 2014/256/UE.

Più prodotti e ora anche linee certificate

La prima novità è proprio l’unione delle due precedenti Decisioni, riguardanti la carta stampata e la carta trasformata, in una sola con la conseguente creazione del nuovo gruppo prodotti di carta stampa, carta per cartoleria e sporte in carta (codice 053). Oltre a rendere più funzionale e organica la classificazione dei prodotti questa fusione ha permesso anche di uniformare i requisiti di qualità ambientale tra i due gruppi.

Il nuovo gruppo comprende ora:

  1. prodotti di carta stampata composti da almeno il 90 % in peso di carta, cartone o substrati a base di carta, tranne nel caso di libri, cataloghi, opuscoli o formulari che devono essere composti da almeno l’80% in peso di carta, cartone o substrati a base di carta …omissis;
  2. buste composte da almeno il 90% in peso di carta, cartone o substrati a base di carta;
  3. sporte di carta, compresa la carta da confezione, che sono costituite per il 100% in peso di carta, cartone o substrati a base di carta;
  4. prodotti di carta per cartoleria, inclusi i classificatori, composti da almeno il 70% in peso di carta, cartone o substrati a base di carta …omissis.

Non rientrano nel nuovo gruppo prodotti come l’imballaggio e le relative etichette, il cartone ondulato, materiali e oggetti destinati a venire a contatto con i prodotti alimentari (oggetto di altra Regolamentazione), tessuto-carta e prodotti in tessuto carta (oggetto, assieme alla carta grafica, della Decisione 2019/70/UE) e prodotti di carta stampata profumati, prodotti di carta per cartoleria profumati, e sporte di carta profumate. [n.d.r.: per l’elenco esaustivo dei prodotti ricompresi o esclusi come le relative precisazioni o eccezioni si rimanda al testo integrale della Decisione 2020/1803/UE: https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/?uri=CELEX:32020D1803]

Altra grande novità è la possibilità di certificare non più soltanto il singolo prodotto ma anche un’intera linea di prodotti omogenei; si pensi alla possibilità di ripartire i costi della certificazione non più su un solo libro ma su una intera collana di libri o non più solo su uno shopper ma su un modello, indipendentemente delle grafiche o dal cliente finale.

Ecolabel: per essere in prima linea con l’ambiente

Sin dalla sua prima apparizione il marchio Ecolabel UE ha contraddistinto prodotti a basso impatto ambientale. Ed è proprio in relazione alla necessità di raggiungere prestazioni ambientali sempre migliori, oltre che per soddisfare un mercato sempre più esigente e competente, che la revisione pubblicata lo scorso dicembre fissa criteri più stringenti e complessi ma pur sempre chiari e raggiungibili.

I vari criteri, che caratterizzano tutte le Ecolabel più recenti, devono quindi essere intesi come un insieme di strumenti che la Comunità Europea si è data per raggiunge gli obiettivi prefissati nel “Green Deal”. Questo piano d’azione europeo è basato sulla promozione e l’uso efficiente delle risorse tramite, un’economia pulita e circolare, sul ripristino della biodiversità e sulla riduzione l’inquinamento.

Per questo Ecolabel stabilisce criteri fondati su basi scientifiche e sullo studio dell’intero ciclo di vita dei prodotti. In aggiunta oltre alla riduzione degli impatti ambientali i requisiti Ecolabel includono, ove appropriato, aspetti di salute, sicurezza, sociali ed etici. Tutto questo favorisce la ricerca e lo sviluppo di soluzioni più ecologiche e non pericolose, promuove la durata, la riutilizzabilità, la riciclabilità e il contenuto riciclato dei vari prodotti. Non meno importante, i prodotti a marchio Ecolabel, garantiscono il rispetto di tutta la normativa comunitaria vigente.

I criteri per un prodotto con minor impatto ambientale

Per raggiungere questi obiettivi e garantire il messaggio di eccellenza che Ecolabel offre andiamo brevemente a scorre i nuovi requisiti pubblicati lo scorso dicembre.

Il substrato cartaceo, compreso il cartone, deve essere certificato Ecolabel (Decisione 2019/70/UE dell’11 gennaio 2019) e questo significa, oltre a una più attenta selezione dei composti chimici anche, grazie alla revisione del 2019 della Decisione 2019/70/UE per la carta grafica e per il tessuto-carta e per i prodotti in tessuto-carta, l’utilizzo di materie prime provenienti da foreste gestite in maniera sostenibile o da materiale riciclato.

Dalla carta e/o il cartone passiamo agli inchiostri e, più in generale, a tutte le sostanze soggette a restrizione impiegante durante le varie fasi di produzione.

Devono essere naturalmente rispettate le restrizioni relative alle sostanze estremamente preoccupanti (SVHC) del regolamento (CE) n. 1907/2006 (REACH) e quelle relative alle sostanze classificate a norma del regolamento (CE) n. 1272/2008 (CLP). Ma non basta: sono, infatti, previste restrizioni e verifiche per biocidi e principi attivi biocidi; detergenti; alchilfenoletossilati (APEO), solventi alogenati e ftalati e altre ancora per inchiostri da stampa, toner, vernici oltre a limiti specifici all’utilizzo di toluene per la stampa rotocalco.

Rispetto alla precedente Decisione, non solo vanno verificai i prodotti in entrata, ma anche il prodotto finale. Non significa però che lo stampato debba necessariamente essere sottoposto ad analisi di laboratorio, può infatti bastare un buon bilancio di massa (peso/peso) delle sostanze impiegate per dimostrare l’assenza di sostanze classificate o il rispetto dei limiti previsti.

Terminata la produzione il prodotto può essere considerato “idoneo” alla vendita ma resta la questione del suo impatto a lungo termine. Per questa ragione dovrà essere verificato il livello di riciclabilità dello stampato. Tutte le parti non cartacee dovranno essere di facile rimozione e la restante parte cartacea dovrà essere facilmente “spappolabile” in fase di riciclo. Per dimostrare tutto questo in alcuni casi, ben definiti, si dovrà ricorrere a test di laboratorio condotti secondo i metodi PTS-RH 021, l’ATICLECA 501 o equivalenti.

Adesivi, in certe quantità, e inchiostri dovranno essere facili da rimuovere nei processi di riciclo; anche in questo caso possono essere necessari test di laboratorio condotti secondo metodologie INGEDE 12 e INGEDE 11 o altri equivalenti. Per alcuni prodotti sono previsti, quado applicabili, metodi alternativi basati su dichiarazioni di conformità e non su test di laboratorio.

Non solo prodotto, anche criteri per i processi

Passando alle lavorazioni, per certificare Ecolabel uno stampato, si devono valutare anche le prestazioni dei processi produttivi, a partire delle loro emissioni. In particolare, nel settore stampa, ci si concentra su tre famiglie: emissioni in acqua da processi di stampa in rotocalco; emissione da impianti contemplati dalla direttiva 2010/75/UE o impianti equivalenti; emissione di COV da processi di stampa non contemplati dalla direttiva 2010/75/UE. In base alla tipologia applicabile, dovranno essere fornite specifiche evidenze del rispetto dei limiti e compilato un apposito bilancio di massa.

Oltre alle emissioni si devono valutare anche scarti e rifiuti dei processi. Anche in questo caso, come per altri criteri, si va oltre la semplice conformità normativa. È necessario dimostrare di possedere, oltre a una corretta gestione, anche obiettivi di riduzione dei rifiuti generati e di aumento del tasso di riutilizzo e riciclaggio.

Il criterio introduce anche una tabella di limiti sulle carte avviate a riciclo, differenziata in base al processo, espressi come percentuale scartata sulle tonnellate di carta acquistata. Queste soglie non possono essere superate se si vuole ottenere il marchio Ecolabel; ad esempio, per la stampa offset a foglio, la soglia è fissata al 23%.

Anche l’efficienza energetica è un aspetto valutato che prevedrebbe l’adozione di un qualche sistema di gestone che ricopra tutti i dispositivi energivori come: macchinari, compressori, pompe di calore, caldaie, ecc. Anche in questo caso, oltre a un piano di raccolta dati e di monitoraggio, devono essere predisposti strumenti di analisi, misure di efficientamento e obiettivi di miglioramento e riduzione dei consumi.

Criteri per formare, comunicare e sensibilizzare

La consapevolezza è fondamentale per garantire il rispetto dei vari criteri lungo tutta la filiera produttiva. Per questo il requisito sulla formazione prevede, oltre a un piano formativo, anche la raccolta di evidenze attestanti l’esecuzione della formazione e di mettere a disposizione (dell’ente certificatore) il materiale formativo utilizzato.

Ovviamente un prodotto Ecolabel non deve solo “far bene all’ambiente” ma deve anche essere idoneo all’uso atteso; ovvero deve soddisfare le aspettative del cliente anche in termini di qualità, durata e conformità.

Sul prodotto certificato Ecolabel UE devono essere inoltre sempre riportate le diciture “Riutilizzami!” sulle sporte di carte e “Riciclare la carta dopo l’uso” sulla carta stampata.

Infine, se utilizzata l’etichetta facoltativa Ecolabel, questa deve essere corredata da una casella di testo che includa tutte le tre dichiarazioni seguenti: “basse emissioni di processo nell’aria e nell’acqua”; “il prodotto è riciclabile”; “è stata utilizzata carta a basso impatto ambientale”.

Nuovi requisiti e nuovi strumenti

Quanto sintetizzato è solo una panoramica dei dieci criteri e della complessità di alcuni di essi. Proprio per agevolare il richiedente, la Commissione Europea ha rilasciato alcuni strumenti di supporto tra cui: una manuale utente; un allegato al manuale, che contiene i modelli di tutte le dichiarazioni che devono essere fornite; una check-list di controllo per l’applicabilità o meno dei singoli criteri. In aggiunta, nel medesimo pacchetto, sono presenti due file Excel. Il primo serve a raccogliere tutte le informazioni e le evidenze dei singoli criteri mentre il secondo è di supporto per il calcolo del bilancio di massa per quanto riguarda i solventi e il rispetto dei criteri sulle emissioni.

È chiaro che i criteri di questo rivisto Ecolabel per carta stampata, carta per cartolerie e sporte di carta, richiedano la valutazione di aspetti tipici dei sistemi di gestione. Il possedere o meno un sistema di gestione per la qualità, l’ambiente o l’energia può rendere più facile e veloce l’ottenimento del marchio Ecolabel, fermo restando che quest’ultimo resta non obbligatorio o ostativo.

Una decisione con la scadenza

La Decisione 2020/1803/UE consente oggi di riconoscere sul mercato carta stampata, carta per cartolerie e sporte di carta realizzati nel pieno rispetto della sostenibilità ambientale e dei principi dell’economia circolare. La tecnologia e la normativa, evolvono ed è per questo che i criteri fissati nel 2020 (come da sempre previsto nelle Decisioni UE) dovranno essere nuovamente aggiornati, questa volta, entro il 31 dicembre 2028.

Carta da riciclare: mercati volatili ma è l’industria cartaria che ricicla, essenziale per l’economia circolare

“L’industria cartaria ricicla e produce prodotti essenziali per i cittadini europei. Rappresenta una domanda stabile e continua (anzi crescente) nonostante la volatilità dei mercati, un punto di riferimento per l’economia circolare europea e italiana”. Questo il commento di Massimo Medugno, DG di Assocarta al messaggio lanciato dalla Confederazione europea dell’industria cartaria europea (CEPI) rispetto all’alto livello di resilienza dimostrato del riciclo della carta in Europa.

Nel settore della carta il momento di volatilità delle materie prime seconde è conseguenza di fattori positivi come gli aumenti dei consumi delle stesse (in Italia al 61% a livello di settore, + 4% rispetto al 2019, all’81% nell’imballaggio), una tenuta del settore dell’imballaggio (maggior utilizzatore a livello europeo e mondiale) e ad un processo di sostituzione degli imballaggi fossili con quelli rinnovabili .

Questi fattori positivi confliggono con quelli negativi, che sono legati alle difficoltà dei trasporti, ai livelli delle raccolte differenziate e ad un’esportazione che dev’essere assoggettata alle regole europee vigenti.

“In questa fase è importante che i cittadini continuino a conferire, che le raccolte differenziate mantengano i loro ritmi e che l’industria cartaria venga rifornita con regolarità, in modo da poter rispondere alle esigenze di produrre materiali da imballaggio per la movimentazione di merci essenziali” sottolinea ancora Medugno. “Anche in questo momento così difficile non bisogna perdere di vista gli obiettivi di riciclo che l’industria cartaria deve ottemperare. Infatti, secondo previsto dal nuovo art. 205 bis (Regole per il calcolo degli obiettivi) del TUA, è possibile computare i rifiuti esportati fuori dell’Unione per la preparazione, per il riutilizzo e il riciclaggio soltanto se gli obblighi di cui all’art. 188 bis sono soddisfatti, e se l’esportatore può provare che la spedizione dei rifiuti è conforme agli obblighi di tale regolamento e il trattamento dei rifiuti – al di fuori dell’Unione – ha avuto luogo in condizioni che siano ampiamente equivalenti agli obblighi previsti dal pertinente diritto ambientale dell’Unione”.

L’informazione sull’impianto di destinazione finale è indispensabile anche nel caso che i materiali vengano avviati a riciclaggio in un altro Stato membro dell’Unione, al fine di poter conteggiare quanto movimentato negli obiettivi del paese di raccolta.

Interazioni con il cliente a prova di fuga

Operare online è requisito ormai indispensabile per gli operatori della comunicazione visiva. Avere un sito web non basta, la vera sfida è catturare l’attenzione del cliente e soprattutto trattenerlo quanto serve

Giuseppe Goglio

Anche senza tenere in considerazione gli imprevisti presentatisi durante gli ultimi dodici mesi, per il mondo della comunicazione visiva è ormai doveroso fare i conti con cambiamenti di scenario importanti, se non addirittura epocali.
Buona parte di questi, al di fuori del tradizionale raggio di competenze tecniche di stampatori e progettisti e quindi più difficili da inquadrare e assecondare. In particolare, sempre più importante sta diventando la capacità di operare online e soprattutto di catturare l’attenzione di un potenziale cliente. Ancora di più, riuscire a trattenerlo il tempo necessario a monetizzare il contatto.
Il tema ha raccolto l’attenzione di Viscom, durante il quale nell’edizione Hyper Reality 2020 un webinar molto seguito ha affrontato il tema “Invita a cena i tuoi clienti! Trend e linee guida per la progettazione della User Experience come chiave del successo digitale nel mondo post-Covid”.
In linea con le esigenze dell’evento, una mezz’ora di confronto affidata a due importanti rappresentanti del settore. Per la prima parte, una panoramica ragionata sullo scenario affidata ad Andrea Boaretto, founder & CEO di  Personalive, startup del Politecnico di Milano dedita a ricerche di mercato e strategie digitali.

Dover nasce l’esigenza di un’attenzione più mirata a quell’aspetto di un rapporto con il cliente ormai comunemente noto come User Experience?

La situazione sta cambiando rapidamente e profondamente ed è indispensabile affrontare quella che potremo inquadrare come Battaglia per l’attenzione nell’era della distrazione. Seguiamo molto da vicino questa fase e vogliamo condividere delle linee guida alla luce degli scenari frutto dei cambiamenti in atto, accelerati dal Covid-19.

Come descriverebbe la situazione attuale?

Già due anni fa, parlando con un altro osservatore molto attento sull’argomento, Giovanni Re di Roland, ci eravamo resi conto di questa battaglia in atto par catturare e soprattutto mantenere l’attenzione dell’utente, ormai questione di pochi secondi da cogliere al volo. Se possibile, una situazione diventata ancora più urgente al crescere delle potenziali distrazioni.

Come si comporta un consumatore davanti a un sito web o anche davanti a una persona quando si tratta una proposta?

Spesso, il percorso si perde tra troppi passaggi, dove aumenta la tentazione di posticipare la decisione, se non addirittura di abbandonarla. Mentre solo fino a pochi anni fa ci si muoveva comunque con una certa premeditazione, ora il momento decisionale è questione di un attimo.

Come ci siamo arrivati?

Semplicemente, siamo cambiati tutti noi. Sono in corso evoluzioni e rivoluzioni con forti accelerazioni, e non solo per quanto successo nell’ultimo anno. Curiamo dal 2006 l’Osservatorio Multicanalità e in Italia la multicanalità non è più una novità da tempo. 50,7 milioni di italiani maggiorenni rientrano in questa categoria.

Cosa comporta questa situazione?

Basta guardare i numeri. 41,5 milioni di queste persone ormai usa regolarmente Internet, 25 milioni fanno regolarmente acquisti online, e 17,5 milioni di loro con un’elevata frequenza, vale a dire almeno una volta al mese. Altro aspetto importante, una situazione trasversale, dove sono coinvolte tutte le categorie di prodotti.

Quali sono le conseguenze più immediate per le aziende?

Prima di tutto, prendere atto di come la situazione riguardi ogni tipo di impresa, di attività e di ogni dimensione. Se guardiamo a quei 17,5 milioni di Heavy Shopper, dobbiamo pensare a come soddisfare le aspettative più attuali, come per esempio interfacce vocali o supporto dell’intelligenza artificiale nel fornire consigli e indicazioni.

Come si può riassumere il quadro complessivo?

Abbiamo individuato quattro categorie di utenti per i quali organizzarsi. In sintesi, Cross Border è quello arrivato da poco, conserva un forte legame con il canale fisico. Usa commenti e recensioni più di quanti ne lasci ed è molto sensibile a elementi che interrompono una procedura, parlo di banner o pop-up considerati fastidiosi. Poi c’è l’Opportunista, il più completo. Si muove lungo tutti i punti di contatto alla ricerca della via più conveniente. Conosce del dinamiche social e contribuisce. Bisogna offrirgli procedure molto scorrevoli e gradevoli.

Le altre due?

Il Digital Explorer è il più orientato al digitale. Punta a ottenere il meglio dagli acquisti online ed è molto presente sui social. È anche molto aperto a nuove opportunità come interfacce vocali e intelligenza artificiale. Più tollerante verso la presenza di stratagemmi digitali, non gli piacciono, ma li sopporta. Infine, il Goal Focused è una via di mezzo. Ha obiettivi molto precisi e punta dritto a quelli. Per cui, gli elementi di disturbo non hanno grande effetto. È però una minoranza.

Cosa possiamo imparare da tutto questo?

In pratica, la User Experience è certamente importante, ma non deve andare a scapito dei sistemi di interazione. Non serve presentare un sito con una navigazione bella e basta. Serve coerenza con i valori del prodotto, in questo periodo tornati molto attuali. I valori di un marchio devono sempre essere in primo piano, accessibili da tutti i canali previsti dall’interfaccia. L’obiettivo principale resta costruire linee guida coerenti con il proprio marchio.

L‘importanza di trasmettere il valore

Prendere coscienza di questa situazione è solo il primo passo. Sulla stessa lunghezza d’onda, possono infatti trovarsi molti altri concorrenti, alzando ancora di più il livello della sfida. Il margine di errore quindi si riduce e la conoscenza della metodologie più recenti diventa una necessità.
Secondo Giovanni Pola, Founder e CEO di GreatPixel, agenzia di design specializzata nell’ottimizzazione delle performance digitali, un buon punto di partenza è proprio l’attenzione a come vengono trasmessi al pubblico i fattori distintivi della proprie realtà, così da coinvolgere l’utente e portarlo verso la chiusura di un acquisto.

Da dove bisogna iniziare per riuscire a trasmettere il valore dalla propria azienda?

Dobbiamo prima di tutto avere la percezione di una realtà dove è sempre più difficile capire quello che le persone vedono, provano, sanno e vogliono. Per esempio, basta guardare a come vengono smentiti spesso i sondaggi prima di un’elezione. Oppure, sentiamo parlare tanto di realtà aumentata, quando invece si tratta solo di realtà superficiale dove non si riesce a capire costa ci sia dietro a quanto viene proposto. Qualunque strumento si intenda usare, bisogna sempre restare ancorato al valore reale dello scenario. L’informazione deve conservare la giusta priorità.

Quali sono i punti fondamentali?

Per buona parte, tutto deve ruotare intorno alla User Experience. È il canale attraverso il quale riuscire a vendere meglio e se non funziona a dovere non si riesce a trasmettere il valore di quanto proponiamo. Dobbiamo tenere presente, le persone sono tutte diverse e capire cosa voglia ciascuno è difficile. In ogni ricerca c’è una componente emotiva, importante soprattutto negli ultimi istanti prima di una decisione. In certi casi, può spingersi fino a portare a scelte su base emotiva invece di razionale.

Come si traduce in pratica?

I messaggi trasmessi devono essere diversi e possibilmente personalizzati. Importante quindi poter contare su una tecnologia in grado di farlo. Oggi si può realizzare un sito web in grado di cambiare in modo dinamico in base alle preferenze tracciate da un visitatore. Oppure, si può partire anche da e-mail o messaggi pubblicitari personalizzati. Meglio conosciamo l’utente, più questo sarà possibile.

Nel caso di un sito web, quali indicazioni può fornire?

Nella progettazione bisogna considerare anche le emozioni. Non sono certo facili da misurare, ma analizzando dove tende a cadere l’occhio, come posizionare le immagini rispetto al testo, ci si può arrivare. Spesso, invece di tanti oggetti e relativi comandi, in una pagina è sufficiente una grande immagine e un pulsante per catturare l’impatto emotivo.

Dove si sbaglia più spesso?

Bisogna ricordare che abbiamo pochi secondi per essere chiari con gli utenti, spiegare dove si trovano e indirizzarli verso quanto ci aspettiamo. Bisogna offrire la massima chiarezza in pochi secondi. Si tratti di semplice esplorazione, ricerca di consulenza o acquisto vero e proprio, deve essere subito chiaro dove indirizzarsi. Sono i primi secondi a determinare tutto il comportamento successivo di un utente.

Quali strumenti consiglia per affrontare questo argomento?

Ci sono studi finalizzati a capire le sensazioni dell’utente durante i primi secondi dall’apertura di una pagina. Dall’analisi dei movimenti facciali, si possono capire le emozioni. Si parla del piacere per un contenuto, ma anche del livello di soddisfazione. Oppure, dall’esame del movimento degli occhi si individuano i punti di un’interfaccia dove ci si sofferma maggiormente. Anche seguire il movimento del mouse aiuta.

Come si combinano queste informazioni con le altre disponibili?

Permettono di dare la giusta rilevanza agli aspetti importanti per l’utente. Prima ancora delle esigenze del marketing, bisogna muoversi su queste, rispettando i tempi. Altrimenti, il sito Web diventa difficile da navigare e si perde l’opportunità.
Sono temi certamente non alla portata di tutti, soprattutto in un settore come la stampa digitale dove in genere le priorità nelle competenze deve per forza di cose andare altrove.

Come si può riassumere l’aiuto che voi potete offrire?

La personalizzazione è importante e tanti possono raggiungerla. Da sola però, non basta. Serve autenticità, bisogna puntare all’empatia e guardare ben oltre le prestazioni. Oltre ad agire in tempo reale bisogna essere resilienti, capaci cioè di adattarsi a ogni utente e ogni mutamento. Qua è dove possiamo essere di aiuto. Possiamo aiutare a creare un percorso disegnato per resistere più a lungo nel tempo.

Scatolificio Nardini diventa cliente Kolbus

Lo Scatolificio Nardini di Borgo a Mozzano (LU) è la prima realtà italiana a essersi affidata a Kolbus Italia e alla tecnologia di Kolbus Autobox ltd per la produzione di scatole in cartone ondulato tripla onda. La scelta è caduta su AutoBox AB300 Heavy Duty (HD) che presenta il “Glue Flap Crush”, un aggiornamento che consente di pre-schiacciare sia il lembo di colla sia il bordo anteriore su scatole più grandi a doppia e tripla parete. Molte cucitrici e incollatrici non sono in grado di elaborare lo spessore e il peso di questi pannelli più pesanti. Il risultato fornito invece da AutoBox AB300 HD è rappresentato da scatole di qualità migliore, più resistenti e che si impilano di più su un pallet.

Scatolificio Nardini ha ordinato una linea di macchine con alimentatore di cartone completamente automatico (dal pallet), una stampante flessografica e tavoli di uscita estesi. Su scatole di formato più grande, il cliente può ridurre il numero di processi per creare la scatola finita. Utilizzando l’AutoBox AB300 HD, lo Scatolificio Nardini è in grado di produrre scatole monopezzo estremamente grandi, stampate e pronte per la cucitura o l’incollaggio in un semplice processo.

«Sono molto soddisfatto del Glue Flap Crush perché, nella trasformazione della tripla parete, avevo bisogno di un rinforzo in grado di pressare il lembo in modo da avere una migliore qualità e resistenza della scatola finita» spiega Luca Puccetti, titolare dello Scatolificio Nardini. «La soluzione Kolbus soddisfa perfettamente le mie esigenze e le mie aspettative».

«Siamo orgogliosi della prima installazione di una macchina KOLBUS AutoBox HD in Italia e molto felici di essere diventati partner dello Scatolificio Nardini» dichiara Tiziana de Gregorio, Amministratore Delegato, Kolbus Italia. «Il Glue Flap Crush testimonia il continuo sviluppo delle macchine Kolbus Autobox, secondo le specifiche richieste del mercato. Questo è ciò che chiamiamo “Kolbus – Eccellenza in movimento”».

Grafica Veneta prende il controllo di Lake Book Manufacturing

In tempi di pandemia ci sono aziende che non si fermano. Anzi crescono. È il caso di Grafica Veneta un’eccellenza tutta italiana nel settore della stampa di libri a livello europeo, che oggi si espande oltreoceano, rilevando la quota di maggioranza della principale azienda statunitense del medesimo settore, Lake Book Manufacturing storica azienda attiva nella produzione di libri e leader nel mercato americano.

Il gruppo guidato da Fabio Franceschi, grintoso imprenditore padovano che ha trasformato la tipografia del padre nell’azienda con il più alto indice di redditività in Europa, ha dunque tutta l’intenzione di ingrandirsi nonostante i tempi duri. A dir la verità Grafica Veneta, che registra più del 70% del fatturato proprio all’estero, da anni cerca di crescere per linee esterne attraverso acquisizioni di realtà internazionali. Oggi, dopo alcune occasioni sfumate, è la volta buona.

Con questa operazione sarà offerta al mercato una maggiore capacità produttiva. E, grazie alla tecnologia dell’azienda italiana, sempre molto proattiva nello shopping di macchine da stampa, i clienti statunitensi avranno a disposizione una vasta gamma di soluzioni all’avanguardia e servizi innovativi.

L’intero team di Lake Book sarà interamente mantenuto e andrà a rafforzare e a incrementare ulteriormente il business negli Stati Uniti. Un mercato in cui il footprint di Grafica Veneta sembra già ben avviato, tanto che l’editore di Barack Obama, già ai tempi della sua corsa alla Casa Bianca, si era rivolto proprio all’azienda italiana per la stampa dell’instant book scritto dall’allora candidato alla Presidenza e allegato al New York Times. Più recentemente, lo scorso novembre, le rotative di Trebaseleghe sono entrate in funzione per stampare l’ultimo saggio scritto da Obama.

Due aziende che si completano

Al cuore produttivo dell’azienda veneta, rappresentato da uno stabilimento di circa 100mila metri quadrati situato a Trebaseleghe (Padova) dotato delle tecnologie più avanzate e di un impianto fotovoltaico che permette un risparmio di circa 7mila tonnellate di CO2 all’anno, si affianca la sede di Lake Book Manufacturing a Melrose Park in Illinois. L’azienda americana, fondata nel 1970, si basa su un processo di produzione totalmente integrato di libri, sia in bianco e nero sia a colori, sia cartonati sia brossurati. E conta tra i suoi clienti editori di libri specializzati nella narrativa, nella saggistica, nei testi per bambini e nei libri fotografici.

«Siamo orgogliosi di questa operazione, sulla quale abbiamo avuto sensazioni molto positive fin dall’inizio» commenta Franceschi, presidente di Grafica Veneta. «Condividiamo con Lake Book Manufacturing la stessa filosofia e visione: una grande passione per quello che facciamo, l’attenzione al cliente, la cura dei dettagli e la flessibilità. Sono fiducioso che, lavorando insieme, avremo l’opportunità di costruire una realtà unica nel mercato statunitense, che è assolutamente strategico e ad alto potenziale per noi».

«C’è stata chimica sin dall’inizio della trattativa» aggiunge Dan Genovese, presidente di Lake Book Manufacturing Inc. «Mentre valutavamo le prospettive, questa ci è sembrata da subito un’eccellente opportunità per l’azienda, i dipendenti e i nostri clienti. Se Lake Book avesse un albero genealogico, le nostre radici coinciderebbero con quelle dei cugini italiani. Sono certo che un’unione tra le famiglie Franceschi e Genovese sia uno step naturale e una decisione di successo».

Nove mesi difficili per la grafica, scorci di luce per l’imballaggio

I numeri riportati nell’ultima Indagine di Assografici sul Panel Osi parlano chiaro: i primi nove mesi del 2020 sono estremamente negativi per l’industria grafica, meno negativi per quella cartotecnica trasformatrice, più resiliente soprattutto nel comparto dell'imballaggio in carta, cartone e flessibile. Il calo della domanda nazionale (ed estera), a seguito dei vari lockdown, ha avuto un impatto notevole sul giro d’affari dell’intera filiera. Eppure già dal terzo trimestre si registrano performance migliori.

Nei primi nove mesi del 2020 il fatturato e la produzione dell’industria grafica diminuiscono rispettivamente del -18,1% e dell'11,7%, mentre, nel medesimo periodo, l’industria cartotecnica registra -4,4% del fatturato e -1,1% della produzione. Sono questi i dati che emergono dall’ultima Indagine Congiunturale Osi del Centro Studi Assografici, un’indagine che, comparando il terzo trimestre e i complessivi nove mesi del 2020 con gli analoghi periodi del 2019, mette spietatamente in luce come quello trascorso, almeno in gran parte, sia un anno andato perso a causa della pandemia e dei conseguenti lockdown. Eppure, nonostante il record negativo registrato segnatamente dall’industria grafica (che perde giro d’affari con numeri a doppia cifra), sembra che il terzo trimestre faccia intravvedere qualche spiraglio di ripresa. I giudizi delle imprese grafiche del Panel Osi sul quarto trimestre 2020, per esempio, segnalano un quadro di stabilità su produzione e fatturato, pur rimanendo negative le attese sul fronte degli ordini sia interni sia esteri. Anche le aziende cartotecniche trasformatrici sono moderatamente positive: se rispetto all’indagine precedente sono meno ottimiste su produzione, fatturato e ordini interni, danno in leggero miglioramento gli ordini esteri. Certo, probabilmente un anno così non lo avrebbe immaginato nemmeno un’ipotesi-studio, una da manuale dei disastri. Ed è quindi difficile capire quale sarà l’andamento futuro di queste due industrie sia sul mercato domestico sia su quello europeo, entrambi dominati dall’incertezza. Appare chiaro però che un’ipotetica ripresa sarà lenta e discontinua, condizionata inevitabilmente da una domanda fragile e sempre più problematica, soprattutto nel settore grafico, già in crisi strutturale.

Aziende grafiche in forte sofferenza

Nel terzo trimestre 2020 il fatturato delle aziende grafiche del Panel Osi, dopo la forte flessione del secondo trimestre, ha ancora una diminuzione a due cifre, ma più contenuta (-15,8%) sul terzo trimestre 2019. Il consuntivo del turnover dei primi nove mesi 2020 mostra quindi un calo significativo (-18,1%) sullo stesso periodo 2019.

La produzione del settore grafico, in linea col trend del fatturato, dopo il tonfo del secondo trimestre 2020, ha una riduzione meno intensa anche nel terzo trimestre 2020: il calo produttivo è del 10,1% sul terzo trimestre 2019. Confrontando i primi nove mesi 2020 con lo stesso periodo 2019, la produzione del settore grafico mantiene un segno negativo (-11,7%); la diminuzione a due cifre in termini produttivi interessa sia la grafica editoriale (-10,1%), sia più intensamente la grafica pubblicitaria e commerciale (-12,9%). Tra gennaio e settembre 2020 sullo stesso periodo 2019, gli stampati con la performance peggiore di produzione sono le riviste, che subiscono una flessione del 24,1%, mentre è moderata la riduzione produttiva dei libri (-4,4%). Si attenua nel terzo trimestre 2020 la flessione della produzione degli stampati pubblicitari e commerciali i cui livelli produttivi, considerando i primi nove mesi 2020 sui primi nove mesi 2019, restano comunque in calo del 12,7%. Molto intensa invece la diminuzione produttiva della modulistica (-20,1%).

Dal lato della domanda della grafica editoriale, il mercato del libro vede un recupero nel terzo trimestre 2020, dopo la forte crisi legata alla pandemia Covid-19 che aveva caratterizzato in particolare il secondo trimestre 2020 del primo lockdown: la perdita di fatturato dei libri fisici passa dal -11% dei primi sei mesi al -7% dei primi nove mesi del 2020, sullo stesso periodo 2019. È proseguito inoltre fra luglio e settembre il lento recupero dei canali di vendita fisici rispetto agli store online. Intensa crescita fra gennaio e settembre per le vendite di e-book, che AIE stima nel +13% sullo stesso periodo 2019.

La pubblicità fugge dal prodotto stampato

Analizzando gli investimenti pubblicitari Nielsen, sono intensi gli effetti negativi della crisi Covid-19 anche sul mercato pubblicitario: nei primi nove mesi 2020 sullo stesso periodo 2019, il bilancio è decisamente in perdita (-15,9%). Osservando solo i media classici, il calo è più intenso e pari a -20,3%. Tra gennaio e settembre l’adv su stampa rimane in forte sofferenza: la pubblicità sui periodici crolla del 40,3%, peggio di quella sui quotidiani (-19,7%), per cui nel complesso la pubblicità su stampa si riduce ancora di quasi il 30% (-27,7%); quasi dimezzati gli investimenti pubblicitari in affissioni (-47,8%), che risentono della forte riduzione della mobilità delle persone per il lockdown legato al Covid-19, e diminuiti di un terzo anche gli investimenti in direct mail (-33,4%), influenzando la domanda dei relativi prodotti grafici.

Aumenta moderatamente l’advertising della grande distribuzione organizzata (+2,5%); ciò è in linea con le testimonianze di diversi stampatori che segnalano durante l'estate una discreta ripresa della stampa dei volantini/volantoni della Gdo, ferma nella prima fase della pandemia Covid-19. La grafica pubblicitaria e commerciale continua invece a risentire, sia in Italia sia all'estero, della crisi di molteplici altri settori della domanda, come turismo, trasporti, attività ricettive e di ristorazione, attività culturali e ricreative, fiere-eventi-presentazioni, sistema moda, mobili e arredamento.

Negativo il commercio estero

La flessione 2020 del fatturato settoriale grafico si legge anche osservando la componente estera, ovvero le esportazioni in valore. Dopo un secondo trimestre 2020 in flessione di oltre il 30%, le esportazioni in valore del settore grafico nel terzo trimestre 2020 calano in misura minore, del 19%, rispetto al terzo trimestre 2019. Analizzando i primi nove mesi 2020, le esportazioni in valore del comparto grafico diminuiscono del 21,1% sullo stesso periodo 2019. Parallelamente al trend dell'export, è negativo anche l’andamento dell’import in valore del settore grafico che nel terzo trimestre 2020 diminuisce del 23,1% sul terzo trimestre 2019. Nel complesso, da gennaio a settembre 2020, le importazioni del comparto grafico hanno una diminuzione tendenziale del 23,3%.

Equilibrio precario per la cartotecnica trasformazione

Dopo un secondo trimestre molto negativo, nel terzo trimestre 2020 il fatturato delle aziende cartotecniche trasformatrici del Panel Osi conferma il segnale di diminuzione, ma più moderato, risultando in calo del 4,4% sul terzo trimestre 2019. La variazione tendenziale del giro d’affari dei primi nove mesi 2020 si attesta quindi al -4,4%, che media trend molto diversi fra i tre trimestri dell'anno.

Per l’imballaggio in carta, cartone e flessibile, in termini di domanda nazionale, è rilevante che i settori con le diminuzioni produttive più moderate, per l'Istat, siano proprio quelli fondamentali, ovvero l'alimentare-bevande, la cui produzione cala del 2,3% nei primi nove mesi 2020 sullo stesso periodo 2019, così come diminuisce del 4,3% quella della farmaceutica. Sulla base delle indicazioni di Cosmetica Italia, resta invece in maggiore difficoltà il settore della cosmetica-profumeria, seppure in un panorama di domanda interna in lenta ripresa nel mass-market, nelle farmacie e nelle vendite online: ciò nonostante la stima di flessione del fatturato è superiore all'11%, con un calo più forte sul mercato estero rispetto a quello interno. La pandemia Covid-19 colpisce pesantemente anche diversi altri settori utilizzatori di imballaggio, come sistema moda, mobili-arredo, elettrodomestici, prodotti in metallo, materiali per costruzioni.

L'imballaggio in carta, cartone e flessibile migliora nel terzo trimestre, ma la cartotecnica peggiora

La produzione del settore cartotecnico trasformatore nei primi nove mesi 2020 diminuisce dell'1,1%, rispetto ai primi nove mesi 2019. Da gennaio a settembre 2020, la produzione di imballaggio in carta, cartone e flessibile scende dello 0,5%, mentre la produzione cartotecnica cala del 6,5%, sullo stesso periodo 2019. Con riferimento ai segmenti di attività dell’imballaggio, il Gifco (Gruppo Italiano Fabbricanti Cartone Ondulato) segnala che le tonnellate di cartone ondulato prodotte nei primi nove mesi 2020 calano moderatamente, dello 0,7%, rispetto ai primi nove mesi 2019, un risultato favorito anche dal forte sviluppo durante la pandemia Covid-19 dell'e-commerce (e dell'home delivery). La produzione degli astucci e scatole pieghevoli, rappresentati dal Gifasp (Gruppo Italiano Fabbricanti Astucci e Scatole Pieghevoli) nel periodo luglio-settembre 2020 ha un misurato calo (-2% rispetto a luglio-settembre 2019), per cui il risultato complessivo tendenziale di gennaio-settembre si situa leggermente in negativo, al -0,4%. Terzo trimestre 2020 favorevole per la produzione dei sacchi di carta a grande contenuto, rappresentati dal Gipsac (Gruppo Italiano Produttori Sacchi Carta), ma nei primi nove mesi dell’anno il numero di sacchi venduti resta comunque in diminuzione dell'1,9% sullo stesso periodo 2019; resta in difficoltà la domanda del settore costruzioni e dei chimici-fertilizzanti, meglio il comparto alimentari, stabile quello dei mangimi. Lieve crescita nel terzo trimestre 2020, invece, per l’imballaggio flessibile, rappresentato da Giflex (Gruppo Imballaggio Flessibile), che mantiene un ritmo di crescita produttiva dell'1% nei primi nove mesi 2020 sullo stesso periodo 2019, a seguito delle difficoltà riscontrate nel canale Horeca (Hotel, ristoranti, caffè). In crisi invece nel complesso il comparto della cartotecnica, da gennaio a settembre 2020, dove l'unico dato positivo è il +2% di crescita produttiva tendenziale delle etichette autoadesive, rappresentate da Gipea (Gruppo Italiano Produttori Etichette Autoadesive). Gli altri segmenti cartotecnici risultano tutti in difficoltà nei primi nove mesi 2020, con cali produttivi tendenziali moderati nel caso dei tubi in cartone rappresentati da Gitac (Gruppo Italiano Tubi e Anime in Cartone) e delle carte trattate ad uso industriale. Sono invece più intense, le diminuzioni della produzione per le buste da corrispondenza, gli articoli di cartoleria e le carte da parati.

L’export in lieve miglioramento, male l’import

Nel terzo trimestre 2020 la domanda estera del settore cartotecnico trasformatore risulta ancora negativa, anche se con performance migliori di quelle del trimestre precedente: l’export in valore ha un calo tendenziale dell'8,5% sul terzo trimestre 2019. Fra gennaio e settembre 2020 le esportazioni della cartotecnica trasformazione hanno un risultato in diminuzione (-8,5%) rispetto ai primi nove mesi 2019.

Nel terzo trimestre 2020 resta in negativo a due cifre l’import in valore del settore cartotecnico trasformatore (-24,9% rispetto al terzo trimestre 2019) determinando, da gennaio a settembre 2020, una flessione del 25,9% sullo stesso periodo 2019.