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La gestione economica del colore

ColorTrack consente agli operatori di acquisire ed elaborare le misurazioni di colore, facilitandone una rapida correzione in macchina delle ricette di inchiostro.

Comitati ISO, norme, standard, prodotti controllati, sistemi di misurazione efficaci, software a supporto multilivello, tutto è disponibile per costruire un sistema di gestione del colore su misura, ma continua a essere un investimento secondario nelle aziende di stampa.
Eppure il ritorno dell’investimento c’è, basta analizzarlo.

La gestione del colore è uno dei processi iscritti nelle procedure di controllo qualità e concorre al raggiungimento dell’obiettivo di un sistema qualità certificato e per questo motivo parlare di colore senza usare i numeri è industrialmente antieconomico. Il colore è per sua natura soggettivo e variabile e dipende da tre fattori base che cambiano (luce, trasmissione, visione) la sua descrizione è sempre indicata nelle sue linee generali (è rosso, è verde, è rosa…) e per dare una definizione più accurata si ricorre a sensazioni (caldo, freddo, intenso, chiaro, scuro, saturo, sbiadito…) e paragoni (rosso ciliegia, giallo limone, verde acqua, petrolio, carta da zucchero…) che possono essere capiti e tradotti solo per affinità culturali. Dunque la necessità di utilizzare elementi oggettivi per riprodurre, valutare e controllare il colore in stampa è fondamentale per inquadrare i tempi e costi. Dotarsi di un sistema di gestione del colore serve a ridurre e controllare le variabili, adottare schemi per raggiungere risultati certi e misurabili affinché il prodotto stampato sia in linea con le, mediate, attese cromatiche del cliente. Dal punto di vista economico vuol dire adottare termini di controllo dei costi, aumentata efficienza nell’utilizzo delle attrezzature e capacità di acquisizione dei nuovi clienti.

Ridurre gli errori e aumentare l’efficienza

L’errore di stampa è insito nella professione, ma se un refuso di testo è (forse) perdonato, la mancata corrispondenza colore invece no e nella quasi totalità dei casi è addossata la colpa a chi stampa. In questo caso la differenza fra la discussione da bar e il professionista la fanno i parametri di controllo adottati e la loro applicazione con il risultato che anche se la commessa è errata la professionalità dello stampatore è integra. Ecco perché ci sono solo benefici nella effettiva gestione del colore: evita errori incontrollati e ambiguità di interpretazione dei dati purché si adottino dei criteri di misurazione noti, riconosciuti e condivisi. Se su commesse di stampa importanti controllare i parametri del colore è anche parte del contratto inserendo i termini di misurazione e gli standard adottati, è sulle commesse minori in tiratura e valore che emerge la centralità di questo modo di lavorare. Una piena gestione del colore consente di procedere speditamente in tutte le fasi, garantendosi il margine economico previsto e a allo stesso tempo rafforzare la propria affidabilità presso il cliente. Non farlo è un errore perché la contestazione si trasforma in una ristampa completa del lavoro o in un mancato pagamento con insoddisfazione di tutti.
Adottare uno standard di un ente come FOGRA, UGRA, GRACOL, SWOP, G7, per citare i più noti o lavorare a norma ISO semplifica il lavoro di tutta la filiera perché sono informazioni note e condivise; definire un proprio standard permette di utilizzare al massimo le proprie conoscenze e competenze, differenziandosi dalla massa, ma richiede un processo di validazione condiviso, una precisa definizione dei parametri in termini contrattuali e una completa condivisione delle informazioni.

Dalla stampa alla gestione del magazzino

L’impatto negativo immediato della mancata gestione del colore è nella contestazione dei lavori, la ristampa, l’allungamento dei tempi di avviamento, alto volume di scarti, rischedulazione della programmazione propria e dei fornitori della catena, ritardi su ulteriori lavori, variazioni non previste nelle scorte di magazzino e tutte le conseguenze collegate a questi eventi. Di visivo ed estetico c’è poco in questo elenco perché l’impatto di una mancata o errata gestione del colore è nei costi di produzione e, di riflesso, industriali. Un’efficace e attenta gestione del colore, sia che si adotti degli standard sia che se ne definiscano di propri, ha un riflesso positivo sugli approvvigionamenti a magazzino perché consente di stendere dei capitolati di acquisto basati su parametri, approvvigionare la produzione in tempi ridotti, gestire le scorte in modo efficiente. Ad esempio, nella stampa del packaging a tinte piatte è possibile ottimizzare le scorte del magazzino inchiostri utilizzando sistemi di miscelazione assistite, che partendo dai dati spettrometrici delle tinte richieste sono in grado di valutare come e in quale quantità è possibile attingere tra i prodotti disponibili. Per farlo è necessario che il processo di prestampa e stampa siano gestiti con dati e ne siano loro stessi fornitori, affinché il risultato finale sia oggettivamente qualitativo (misurato e comparato) e coerente con l’impatto visivo atteso. Nel settore commerciale a foglio la scelta di adottare degli standard in produzione consente di avere un’alta rotazione dei magazzini supporti e inchiostri, alleggerendo anche il lavoro dell’ufficio tecnico che può dedicare tempo e risorse a richieste complesse. In produzione questo si traduce in tempi di avviamento ridotti, minori scarti e la possibilità di effettuare una puntuale programmazione della produzione che sfrutti le caratteristiche della macchina da stampa. Nei processi di stampa digitale gli inchiostri sono imposti dal produttore e non modificabili, mentre i supporti che si possono utilizzare sono molteplici e spesso la scelta è sbrigativa. Questo è il motivo di oltre il 50% delle problematiche colore di coerenza visiva e qualitativa misurata del colore: comportamenti discontinui nell’assorbimento dell’inchiostro, ricettività e adesione dei toner disomogenea sono gli effetti che impattano sulla gestione del colore. In questo caso l’errore genera un risultato negativo doppio perché subentra l’aggravante della mancata tempestività (ad uso interno o come servizio per i clienti), tipica di questa scelta produttiva.

Efficienza dei processi e richieste dei clienti

Produrre uno stampato vendibile, il più rapidamente possibile, con la minima quantità di risorse è il primo obiettivo che deve raggiungere un sistema di gestione del colore ed ecco perché deve essere un asset fondamentale per un’azienda di stampa, qualsiasi sia la tecnica di produzione. Uno stampatore può alzare il livello di offerta lavorando a più colori oltre la quadricromia, stampando gamut estesi in esacromia e HI FI color, fare produzioni ibride o semplicemente passare a rendere efficiente e controllato un altro reparto aziendale al fine di ottenere il miglior controllo costi possibile. Come ogni processo che impatta sulla produzione serve una analisi calata sulla propria realtà da cui far scaturire costi e benefici. Ci sono costi diretti dovuto all’utilizzo di prodotti e materiali, tempi di processo, efficienza nell’utilizzo delle apparecchiature, metodi di gestione delle criticità, aderenza tra preventivi e consuntivi, insomma un elenco di punti di osservazione che spesso sono condivisi con altri processi aziendali e che vanno ripartiti per il proprio peso nella voce economica. L’errore di non adottarlo è un rischio economico non più accettabile.

 


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Il colore che non c’è

Colorful

Gli elementi grafici possono essere acquistati o scaricati gratuitamente tramite portali specializzati, ma di profili e metodi colore nessuna informazione nota.

Capita spesso di dover acquistare una foto online. Le operazioni di scelta, download e utilizzo sono di pubblico dominio: l’utente sceglie i portali anche in base all’esperienza d’acquisto o ad alcune peculiarità dei portali stessi. Tra queste, nessun riferimento chiaro al colore. Ed è un controsenso se pensiamo al fatto che tutti i portali permettono il download delle immagini formati “sviluppati” come il Jpeg: il RAW, vero file aperto alla gestione colorimetrica, è distribuito solo su siti minori e spesso con scopi didattici.

Dopo un sondaggio online sui principali servizi utilizzati e l’analisi delle sezioni dedicate alla vendita di immagini e di vettoriali, ho constatato l’assenza di un filtro di ricerca per spazio colore e, più in generale, la mancanza di linee guida destinate a chi carica materiale da vendere, confermando peraltro quello che da anni sostengo durante le mie lezioni: questi elementi richiedono un passaggio ulteriore di conversione colore e, in alcuni casi, anche di post produzione per portare le informazioni colorimetriche presenti all’interno dei file più
vicine possibili ai risultati che vogliamo ottenere in stampa (ma anche sul web). Vediamo quali sono i principali punti da conoscere per non avere troppe delusioni durante la realizzazione dei nostri progetti.

sRGB onnipresente

Se provate a scaricare dieci foto a caso, anche dagli stock free, vi accorgerete che tutte hanno un metodo colore RGB, più in particolare con spazio sRGB. Questa è un’informazione importantissima perché a seconda del flusso di lavoro, capita che sia chi acquisisce le immagini che chi debba utilizzarle uniformi i propri standard a questa specifica. Questo tra i motivi per cui, ad esempio, i fotografi che usano questi portali per ottenere redditi passivi, scattino in jpeg e sRGB, in modo da dover lavorare molto meno in fase di post-produzione e pubblicazione.

Alla stessa maniera, grafici e creativi scelgono le immagini su monitor che mostrano abbastanza fedelmente le immagini in sRGB, che diventa uno standard “naturale” per la progettazione grafica. Una scelta insomma che sembra far contenti tutti, anche il mondo della stampa: buona parte delle tecnologie presenti sono in grado di fare un ottimo lavoro in fase di conversione, coprendo spesso con sRGB quasi la totalità del gamut di stampa.

Vettoriali da rivedere

Sui disegni vettoriali le restrizioni principali si hanno sui formati si salvataggio e qui il .eps la fa da padrone. Per quanto riguarda il colore, le impostazioni rispecchiano quanto detto per le immagini: sRGB sempre preferito a qualsiasi altro standard, che il più delle volte è rigettato ai contributor in caso di non uniformità. Quello in cui si differenzia è l’uso implicito che si fa di un’illustrazione. A volte si utilizzano vettoriali con testi in nero o con linee e trame troppo sottili per essere rappresentate bene da un colore in quadricromia derivante da una conversione da RGB.

Se per i testi ci sono funzioni automatiche che egregiamente trasformano un nero RGB in solo nero, sulle linee e i pattern qualsiasi automatismo potrebbe non rendere alla stessa maniera. L’operatore in questi casi è costretto a rivedere l’intera cromia dell’illustrazione, personalizzando le modifiche per cercare di mantenere l’armonia propria dell’elemento. Tanto più il registro è fondamentale in stampa, tanto più bisognerà lavorare per perfezionare il lavoro.

Conversione, questa sconosciuta

Ho provato ad andare più a fondo e a fare domande ai diretti interessati. Cosa succede se un utente carica un elemento con uno spazio colore differente da sRGB? La risposta si divide tra quelli che rifiutano l’upload, rimandando all’utente la conversione (che sarà fatta, nella migliore delle ipotesi, in Photoshop e Illustrator) e quelli che propongono una conversione automatica ai propri standard. Nessuna informazione dettagliata su intento di conversione né su software professionali che facciano un lavoro migliore rispetto ai motori Adobe e simili. Il dubbio che non si dia troppa importanza al color management resta e la chiusura al confronto conferma l’argomento scomodo.

Conclusioni

Col tempo ho imparato che la scelta migliore è quella di non affezionarsi troppo a una singola piattaforma, ma a seguire piuttosto i fotografi e i loro lavori. Diventa molto più facile seguire uno stile “uniforme” e riconoscere l’utente che curi personalmente le conversioni e offra il miglior prodotto possibile con lo standard sRGB. Resta il dubbio sulla bontà della scelta: avere gamut più estesi garantirebbe un lavoro più personalizzabile, ma alla base serve conoscenza e competenza dei mezzi perché a volte avere più possibilità d’azione si traduce in approssimazione o pessima qualità dello sviluppo fotografico.

LINEE GUIDA PER I CONTRIBUTOR

Se stai entrando nel mondo della vendita di immagini o vettoriali online, questo approfondi-mento ti aiuterà a comprendere alcune dinamiche relative ai formati e, naturalmente, al colore.

Immagini

Come detto, la maggior parte dei portali accetta solo formati Jpeg e con spazio colore sRGB. La risoluzione incide relativamente: le immagini sono spesso classificate in small, medium, large ecc. a secondo del numero di pixel a disposizione. Vale la pena dotarsi di un’attrezzatura professionale e con un elevato valore di Megapixel se si vuol ottenere il massimo guadagno dalla propria foto. Una nota di colore è da evidenziare in quei portali che ancora confondono i ppi con i dpi: su questi dubito possiate trovare supporto tecnico adeguato.

Vettoriali

Devo ringraziare Angela Zanin per il supporto su questa parte: nel mondo dei vettoriali c’è ancora molta confusione, tant’è che spesso molti ignorano che i formati .eps possono con-tenere elementi vettoriali. Questo è il formato più comune accettato dalle piattaforme, con spazio colore sRGB e peso massimo dei file che non dovrebbe superare i 60 MB (tecnica sempre valida: se state usando dei font, non incorporateli ma inserite un documento con il link per il download). I formati .ai di Illustrator sono ancora non troppo comuni e questo è tra i motivi che vi obbligherà a creare più versioni dello stesso progetto.

Parola all’esperto

a cura di patrizia Anna Coccia

Nel corso della mia carriera professionale ho utilizzato diversi siti di stock photo. Quasi sempre le immagini hanno un profilo sRGB e su questo ho avuto modo di confrontarmi con molti colleghi fotografi che ormai hanno modificato il proprio modo di lavorare proprio in funzione del portale di pubblicazione. Raramente mi è capitato di trovarmi davanti un profilo colore assente e questo capita su portali minori o amatoriali. In queste circostanze, proprio in virtù delle “dritte” avute da chi scatta, ho scelto per l’assegnazione di profilo sRGB valutando sia quali modifiche apportare (spesso poche correzioni cromatiche e di contrasto) sia scegliendo un output che potesse garantire l’aspetto dei colori che leggevo a monitor. Tuttavia il primo passaggio è sempre quello di cercare informazioni sull’autore e sullo scatto: dal confronto con il publisher spesso si possono ricevere le giuste informazioni e porre rimedio ad eventuali mancanze del portale di stock immagini.

 


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Color management: un evergreen

ItaliaGrafica Settembre

La gestione del colore nel processo di produzione di qualsiasi stampato è argomento ampiamente dibattuto. Sempre al centro dei lavori di ISO, l’organizzazione internazionale che studia ed emana norme, protagonista di rilievo nei convegni tecnici e sulle riviste di settore, il tema del color management è da tempo percepito come un elemento fondamentale per ottenere un risultato in linea con le aspettative del cliente. Ma se tanti passi avanti sono stati fatti, basti pensare ai vari standard proposti e ben documentati come FOGRA, UGRA, GRACOL, SWOP, G7, unitamente alle già citate norme ISO, permangono diverse zone d’ombra che ancora causano intoppi e contestazioni nel processo produttivo.

Innanzitutto un approccio a compartimenti stagni, per cui spesso i reparti di prestampa e stampa non si parlano e tendono a ricorrere i problemi piuttosto che affrontarli in modo congiunto. Meglio sarebbe cercare insieme soluzioni che partono dall’analisi del file, si basano su una corretta classificazione delle materie prime (substrato di stampa e inchiostri) e dalla caratterizzazione delle macchine da stampa.
Poi c’è la varietà di tecnologie di stampa oggi presenti in tutte le aziende grafiche che ha introdotto nuove variabili da tenere sotto controllo per avere un risultato, dal punto di vista cromatico, consistente.
Un altro elemento che contribuisce a complicare la materia è la mancata adozione da parte di Adobe delle nuove release dei profili colore contenuti nelle norme ISO più recenti (Fogra51 e Fogra52). Poiché i software dell’Adobe sono quelli più diffusi e utilizzati in tutto il mondo, la maggioranza dei file che vengono invitati agli stampatori fanno ancora riferimento ai dati Fogra39, uno standard ormai superato, che impone allo stampatore una maggiore attenzione nella gestione della colore dello stampato.
Nel numero di Italia Grafica di settembre trovano spazio una serie di articoli su questo tema; la Redazione ha coinvolto alcuni tecnici che si sono fatti carico di affrontare gli argomenti più importanti partendo dalla fase di acquisizione e composizione del file fino alla gestione del prodotto in macchina da stampa. Una carrellata di analisi, pareri e suggerimenti che confermano quanto una mancata o approssimativa gestione del colore possa portare alla contestazione dei lavori e alla conseguente ristampa, allunghi in modo significativo i tempi di avviamento, generi un alto volume di scarti e imponga la rischedulazione della programmazione interna come pure dei fornitori delle lavorazioni successive. Insomma un danno che può ridurre il margine economico delle commesse e compromettere la professionalità dell’azienda.
Oggi le risorse tecnologiche per affrontare con professionalità il tema della gestione del colore ci sono, le norme sono disponibili e le associazioni tecniche continuano a proporre documentazione a supporto del mercato. Non ci sono più scusanti: le aziende grafiche possono e devono fare propria questa materia e trasferire tutte le competenze necessarie ai propri collaboratori.


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TrojanLabel innova la stampa del packaging

TrojanLabel, brand del gruppo Astronova e apprezzato costruttore delle stampanti per etichette a bobina T2 and T2-C, ha lanciato nel mercato globale la stampante digitale per packaging T3-OPX, un sistema inkjet di ultima generazione in grado di stampare immagini, testi e dati variabili di alta qualità e in quadricromia su un’ampia gamma di prodotti ricettivi per la stampa inkjet come scatole in cartone, buste e sacchetti in carta, pannelli in legno, T-shirt, prodotti in tessuto o TNT o ad alto spessore come buste imbottite, cassette di legno o scatole in cartone già assemblate e pronte per la spedizione. T3-OPX utilizza inchiostri ad alta resistenza ambientale, testati per resistere a luce solare, acqua e graffi. Questi inchiostri aderiscono talmente bene alle superfici porose che hanno ricevuto la certificazione BS5609 Sezione 3 essendo resistiti cinque settimane all’azione erosiva di acqua fredda salata.

In precedenza, questo tipo di stampa durevole era difficile e costosa da effettuare in piccole tirature. Trojanlabel ha risolto questi problemi sviluppando un sistema ad alta tecnologia, che può essere applicato su due diversi sistemi di trasporto, standard (larghezza 600 mm) ed extra wide (1.000 mm) e declinato per vari tipi di materiali e di segmenti di mercato tramite accessori specifici come mettifoglio automatici, vasca di raccolta e pulitore per la superficie dei materiali.

Il “cuore” della macchina è un sistema inkjet HP ad alte prestazioni, che permette la stampa di grandi volumi di lavoro fino a 27 m/min o 1.200 dpi, mentre il touch screen capacitivo da 15,6” garantisce facilità d’uso, con una gestione intuitiva del lavoro e con pochi click. Infine il client RIP integrato direttamente nell’HMI permette una regolazione colore veloce ed accurata. Con la T3-OPX è facile passare tra materiali di diverso spessore senza dover effettuare regolazioni meccaniche, perché il sensore ottico impiega 10 secondi nel regolare automaticamente l’altezza di stampa, che viene salvata in memoria per future ristampe.

Il sistema elettronico di regolazione obliqua dell’unità di stampa consente una gestione semplice di materiali con spessore variabile in larghezza, come ad esempio shopper con manico in corda, mentre il sistema di trasporto con aspirazione a vuoto e la pressione elettronica per la planarità del materiale aiutano nella gestione dei materiali più complessi.

T3-OPX è distribuita in esclusiva in Italia da Erre.Gi.Elle. «T3-OPX sta avendo un ottimo successo commerciale – dice Marco Riva, direttore tecnico di Erre.Gi.Elle – poche settimane dopo il lancio commerciale e nonostante il lockdown, stiamo consegnando molte T3-OPX a stampatori italiani e ce ne sono dozzine in consegna in tutta Europa. È gratificante vedere quanti converter italiani hanno dato fiducia alle stampanti Trojanlabel per risolvere le necessità dei propri clienti in modo veloce e semplice. Siamo orgogliosi del lavoro svolto in questi 5 anni insieme a Trojanlabel e per l’impatto positivo nel business dei nostri clienti».

 


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Heidelberg vende Gallus Group a benpac

Gallus Labelfire combina stampa a getto d’inchiostro UV con la stampa flexografica e serigrafica

Heidelberg ha deciso di concentrarsi sul core business della stampa offset a foglio. Ha quindi annunciato la vendita di Gallus Group all’azienda svizzera di imballaggi benpac holding ag , affrontando la difficile situazione creata da Covid-19. 
In futuro, Heidelberg e benpac lavoreranno a stretto contatto sulla macchina da stampa digitale per etichette Gallus Labelfire. Heidelberg continuerà a fornire l’unità di stampa digitale (DPU) e i materiali di consumo per questa macchina da stampa.

Il gruppo benpac è attivo anche nei settori dell’ingegneria, della tecnologia informatica e della consulenza. Il gruppo, posizionato a livello internazionale, impiega 3.150 dipendenti ed è attivo principalmente negli USA e in Asia. La sede centrale della holding si trova a Stans.

“Stiamo vendendo le nostre attività di stampa flessografica rotativa a banda stretta e rotativa a bobina per concentrarci maggiormente su soluzioni innovative per l’intera catena del valore della stampa a foglio. Manterremo la nostra competenza interna sulla stampa digitale e, collaborando con benpac per la Gallus Labelfire, faremo anche ulteriori progressi nella digitalizzazione delle macchine da stampa convenzionali. Allo stesso tempo, con le nostre macchine da stampa offset a foglio, rimarremo un importante fornitore del mercato in crescita delle etichette”, ha dichiarato l’amministratore delegato di Heidelberg Rainer Hundsdörfer.

La transazione vedrà benpac assumere la proprietà della Gallus Holding AG di San Gallo, Gallus Ferd. Rüesch AG, sempre a San Gallo, Gallus Druckmaschinen GmbH a Langgöns, Heidelberg Web Carton Converting GmbH (WCC) a Weiden nell’Oberpfalz e Menschick Trockensysteme GmbH a Renningen – cinque sedi con un totale di circa 430 dipendenti in Germania e Svizzera. Con un prezzo d’acquisto concordato di circa 120 milioni di euro, Heidelberg si aspetta che l’operazione generi guadagni intorno ai 50 milioni di euro. I parametri saranno definiti al momento della chiusura. La vendita, che deve ancora essere approvata dagli organi competenti ed è soggetta ad altre condizioni sospensive, entrerà in vigore entro la fine del 2020.

“Il nostro obiettivo è quello di garantire la stabilità finanziaria a lungo termine di Heidelberg, e tutte le misure adottate da quando la nostra trasformazione è iniziata nel marzo di quest’anno sono state orientate a questo obiettivo. La vendita del Gruppo Gallus è un’altra parte fondamentale del nostro riallineamento e fa seguito ai successi ottenuti finora durante il processo di trasformazione. Questo ulteriore importante impulso alla nostra liquidità e al patrimonio netto del Gruppo ci sarà di grande aiuto, soprattutto durante la crisi del coronavirus”, sottolinea il CFO di Heidelberg Marcus A. Wassenberg.

Marcus Wassenberg, CFO di Heidelberg

Benpac e Heidelberg hanno concordato che Heidelberg continuerà a gestire le vendite e l’assistenza del portafoglio Gallus in stretta collaborazione dopo l’acquisizione. I clienti Gallus continueranno quindi a beneficiare della comprovata qualità e affidabilità della più grande rete di assistenza al mondo nel settore della stampa.

“L’acquisizione del gruppo Gallus è di grande importanza strategica per benpac. Completa la nostra gamma complessiva nel settore del packaging e garantisce la copertura dell’intera catena del valore. La competenza del Gruppo Gallus contribuirà all’ulteriore sviluppo del nostro gruppo di aziende”, ha dichiarato Marco Corvi, CEO e Presidente del Consiglio di Amministrazione di benpac holding ag.

drupa 2021: da 11 a 9 giorni

Per l’edizione 2021 drupa ha deciso di ridurre la durata della fiera da undici a nove giorni. In questo modo risponde all’auspicio dell’associazione partner VDMA (Printing and Paper Technology Trade Association) e di molti espositori di rendere più efficiente la presentazione della fiera e di concentrare il volume dei visitatori in modo mirato. Ciò risponde anche alle continue attività di viaggio e alle restrizioni.

“Dato che al momento presumiamo che a drupa 2021 potranno viaggiare meno visitatori provenienti dall’estero, consideriamo ragionevole una riduzione da undici a nove giorni per indirizzare i flussi di visitatori in modo più efficiente. Allo stesso tempo, la durata di nove giorni garantisce che le macchine in funzione possano essere mostrate, il che rappresenta un punto di forza unico di drupa”, spiega il presidente Claus Bolza-Schünemann.

Nonostante alcune disdette, lo stato attuale delle presenze rimane di alto livello. Ciò sottolinea ancora una volta la fiducia del settore nell’attrattiva internazionale della manifestazione e la necessità di incontri faccia a faccia, acquisizione di nuovi clienti o presentazione dal vivo delle macchine in funzione.

Manroland Sheetfed annuncia il ritiro da drupa 2021

Manroland Sheetfed ha annunciato il ritiro da drupa. “Esporre a drupa, o a qualsiasi altra fiera del settore, non ha senso durante l’attuale pandemia Covid-19”, ha dichiarato l’amministratore delegato del gruppo Rafael Peñuela-Torres. “Avremmo dovuto esporre con dimostrazioni dal vivo sia della nostra macchina da stampa Roland 900 Evolution recentemente lanciata sia della nuova Roland 700 Evolution Elite, ma purtroppo non è possibile nelle attuali circostanze. Invece terremo una serie di webinar dal vivo in autunno”.

Komori non parteciperà a drupa 2021

Komori ha annunciato la decisione di annullare la sua partecipazione a drupa 2021, a causa delle residue preoccupazioni sulla diffusione del Covid-19.

Il comunicato diffuso dall’azienda afferma che la decisione di sospendere la partecipazione alla fiera è stata presa a causa del Coronavirus e del suo grave impatto sull’economia generale, tenendo conto dei potenziali rischi di una eventuale diffusione ulteriore della pandemia, per dare la massima priorità alla sicurezza e alla salute dei clienti e dei dipendenti.

Komori comunica che la strategia sarà invece quella di lanciare una serie di nuovi prodotti e servizi prossimamente, attraverso però eventi, open house e partecipazioni a mostre regionali. Le novità saranno inoltre comunicate utilizzando la Rete, con iniziative online.

Heidelberg non parteciperà a drupa 2021

L’innovazione tecnologica è sempre più veloce. I modelli di business digitali si impongono e cambiano molto in fretta e vengono costantemente aggiornati per allinearsi alle specifiche esigenze dei clienti, momento per momento. Oggi è quindi necessario essere informati sulle ultime tendenze in modo rapido, flessibile e continuo. Lo sa molto bene Heidelberg, e per questo l’azienda ha deciso che si concentrerà sull’offerta di nuove opzioni digitali per presentare prodotti e innovazioni.

In particolare, Heidelberg punta sull’innovazione nel settore del packaging come mercato in crescita, un’interconnessione completa dei processi di stampa end-to-end da vedere dal vivo per la prima volta. Il calcio d’inizio sarà dato con la “Settimana dell’innovazione” dal 19 al 23 ottobre 2020. Con lo slogan “Unfold your potential”, Heidelberg presenterà una serie di innovazioni di prodotto che si concentreranno sul packaging e sul commerciale, tra cui la stampa autonoma, soluzioni end-to-end, Smart Print Shop e Push-to-Stop.

La settimana dell’innovazione si svolgerà tramite livestream e in presenza presso la sede di Wiesloch/Walldorf. Heidelberg ha già avuto esperienze positive di utilizzo dei canali digitali nella presentazione delle innovazioni previste per la drupa di quest’anno.

“Investiremo di più in nuovi concetti di fiera virtuale per garantire una comunicazione più stretta e individuale con i clienti, nonché in eventi regionali nei nostri mercati in crescita. Questo significa che saremo in grado di allinearci costantemente alle aspettative dei nostri clienti”, spiega Rainer Hundsdörfer, CEO di Heidelberg. “La Settimana dell’innovazione ci permetterà di comunicare con i nostri clienti il prima possibile”.

Il dialogo continuerà a essere al centro dell’attenzione presso gli esclusivi Print Media Center di Wiesloch/Walldorf, Atlanta, Shanghai, San Paolo e Tokyo, dove l’azienda continuerà a confrontarsi con le esigenze specifiche dei clienti sul posto. Presso i centri Heidelberg offre a tutti i suoi clienti un contatto diretto e specifico per il mercato con dimostrazioni di prodotti e soluzioni, una moltitudine di possibilità di comunicazione con gli specialisti delle applicazioni e corsi di formazione completi. I Print Media Center sono già diventati sedi consolidate che consentono ai clienti di assistere a dimostrazioni dal vivo e di convalidare gli investimenti. Heidelberg accoglie generalmente diverse migliaia di clienti ogni anno nei propri spazi dimostrativi in tutto il mondo.

La pandemia dovuta al Covid-19 ha accelerato il passaggio verso eventi digitali e locali. Anche se non c’è modo di sapere quale sarà l’impatto l’anno prossimo, Heidelberg ha dovuto prendere una decisione ora. L’azienda ha quindi deciso di non partecipare alle fiere internazionali del prossimo anno e quindi non parteciperà a drupa. Nel 2021, infatti, drupa sarà un evento molto diverso: le restrizioni di viaggio a livello mondiale e le norme igieniche significano una notevole riduzione dei visitatori e dei vincoli di comunicazione. Le tradizionali fiere internazionali con stand e padiglioni affollati saranno molto probabilmente difficili da realizzare e perderanno probabilmente il loro status di eventi di incontro globale per clienti e produttori. In qualità di partner di lunga data di drupa, Heidelberg fa sapere che continuerà a offrire la sua esperienza per adeguare i concetti fieristici futuri alle nuove possibilità digitali e alle esigenze dei clienti.


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Atif, premio alla qualità flessografica Sérgio Vay

In occasione della 27esima edizione del concorso internazionale indetto dall’associazione tecnica brasiliana per la stampa flexo AB Flexo – FTA Brasile, tre aziende italiane nell’ambito del packaging sono state insignite dell’importante riconoscimento.
Niederwieser, con il pack “Luxury salmon”, Pagani Print con il lavoro “Fette biscottate dolcezza del mattino” e Grafiche Pradella con “Univerciok caffè” hanno vinto, rispettivamente, oro, argento e bronzo nella categoria del premio dedicata agli stampati internazionali, andando così a formare un podio tutto italiano.

Il premio alla qualità flexo, creato nel 1993, è il premio più importante dell’industria flessografica brasiliana ed è intitolato alla memoria del Prof. Sérgio Vay, tra i fondatori
dell’associazione flessografica carioca AB Flexo. I vincitori sono stati annunciati in occasione della cerimonia tenutasi lo scorso 8 novembre a San Paolo.
Sante Conselvan, presidente FTA Europe e vice presidente ATIF – Associazione tecnica
italiana per la flessografia, ha commentato: “Nonostante gli ultimi avvenimenti su scala mondiale, la collaborazione tra ATIF, FTA Europe e associazione brasiliana prosegue
senza sosta, come negli anni passati, con momenti di confronto e di reciproco e
proficuo scambio tra associati. Un legame che ci teniamo ad alimentare e che ci
auguriamo continui a crescere anche grazie ai riconoscimenti ottenuti dalle aziende
italiane a livello internazionale, di cui, soprattutto in questo momento, andiamo
particolarmente orgogliosi”.