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Coronavirus, Aidr e Canon Italia: stampanti in dono a ospedali

Un piccolo aiuto, un’azione di solidarietà per sostenere l’attività di operatori sanitari e volontari degli ospedali italiani impegnati nella lotta al Coronavirus. È lo spirito con cui l’Associazione Italian Digital Revolution (AIDR) e Canon Italia hanno condiviso l’iniziativa con grande impegno e convinzione, donando stampanti per la gestione documentale a decine di strutture ospedaliere, dalla Calabria alla Lombardia, passando per il Lazio.

“In linea con lo spirito con cui agisce il nostro Osservatorio sanità digitale – sostiene Mauro Nicastri, dell’Agenzia per l’Italia Digitale e presidente Aidr – abbiamo condiviso l’iniziativa di Canon Italia, considerando anche la necessità di soddisfare le esigenze di natura tecnologica. Ci auguriamo che questo gesto possa servire da supporto concreto agli operatori sanitari che, per le diverse esigenze lavorative, hanno necessità di gestire e stampare documenti”.

“Stiamo lavorando senza sosta per ultimare l’allestimento dell’ospedale da campo di Bergamo insieme alla Protezione civile e all’Associazione Nazionale Alpini”, dice Lorenzo Siracusano, responsabile della Logistica di Emergency.

“Siamo molto grati a Canon per il suo contributo: per noi è importantissimo sapere di poter contare sul suo aiuto e sulla condivisione dei nostri progetti in un momento così impegnativo per tutti”.

“Il sostegno di Canon per un’Italia che soffre, ma reagisce con prontezza, nasce dall’esigenza di sostenere con un piccolo gesto gli ospedali Covid che si trovano in un momento di grave emergenza sanitaria e difficoltà organizzativa”, fa notare Massimo Macarti, amministratore delegato di Canon Italia.  “Da sempre, siamo guidati nelle nostre azioni dalla filosofia Kyosei che recita – vivere e lavorare insieme per il bene comune – e per tutti noi si tratta di un supporto concreto e quanto mai doveroso, già sperimentato con i Vigili del Fuoco nel recente terremoto che ha interessato il centro Italia. E la stretta collaborazione con Aidr sta dando una bella accelerazione all’idea: ce la faremo, insieme”, conclude.

Per poter ricevere la fornitura di stampanti pensata in base ai posti letto ricavati negli ospedali da campo, fino ad esaurimento scorte, le strutture ospedaliere che non sono state ancora raggiunte, potranno contattare l’Associazione all’indirizzo email emergenzacoronavirus@aidr.it indicando: l’azienda ospedaliera, un nominativo di riferimento, indirizzo ed i relativi contatti (indirizzo mail e telefono).

Xeikon presenta la tecnologia Sirius

Xeikon svela la tecnologia a toner secco di nuova generazione per il settore delle arti grafiche in grado di garantire velocità elevate, costi di gestione inferiori e una qualità ulteriormente migliorata. La prima macchina da stampa digitale basata su questa nuova tecnologia verrà presentata e sarà disponibile in commercio da giugno 2020.

Con il lancio della campagna “Power Of Dry Toner” lo scorso anno, Xeikon ha fatto capire con estrema chiarezza di essere ancora convinta della forza esclusiva che la tecnologia a toner secco può offrire al settore delle arti grafiche. Oggi dimostra la propria tesi annunciando il lancio della macchina da stampa di prossima generazione Xeikon SX30000: un solido dispositivo duplex a passata singola completamente riprogettato, gestito dalla nuova tecnologia SIRIUS, in grado di stampare larghezze fino a 508 mm su un ampio ventaglio di substrati a 30 metri al minuto, che vanta un incremento della velocità media di oltre il 50% su tutta la gamma di 40-350 g/m2 rispetto alla piattaforma precedente.

Un nuovo standard per il toner secco

Dal 2017 Xeikon ha destinato importanti risorse per definire un nuovo standard per la tecnologia a toner secco e sviluppare una piattaforma innovativa per il settore delle arti grafiche. “Le serie di LDA con raffreddamento ad acqua con tecnologia da 1200×3600 dpi e il principio della rotativa con sistema duplex a passata singola sono rimasti invariati, nonché la configurazione della stazione di stampa 5/5. Quasi ogni altro aspetto è stato riprogettato”, afferma Dimitri Van Gaever di Xeikon. “Uno degli aspetti che differenzia realmente la tecnologia Sirius è la capacità di stampare su substrati pesanti ad alte velocità.”

Dimitri van Gaever presenta alcuni dei componenti principali che consentono a Sirius di definire un nuovo standard. “Abbiamo lavorato su quattro assi principali: sviluppo del toner, tecnologia di imaging, tecnologia di fusione e condizionamento dei supporti, con interventi che si sono tradotti in oltre 400 modifiche e sviluppi della progettazione rispetto alla generazione precedente. Tutti questi componenti principali sono stati riprogettati e migliorati per offrire una qualità superiore, prestazioni leader del mercato, sostenibilità senza precedenti, la più ampia gamma di applicazioni e il costo totale di gestione migliore della sua categoria. Un elemento importante per portare la tecnologia Sirius verso una nuova era di produttività è costituito dalla nuova tecnologia EkoFuse di Xeikon: un nuovo sistema di fusione e un nuovo sistema di raffreddamento a flusso incrociato brevettato si uniscono per ottenere livelli di qualità di stampa superiore a velocità leader di mercato.”

Innanzitutto, Xeikon destinerà la SX30000 ad applicazioni di valore elevato, solitamente con contenuti cromatici a copertura elevata su carta di alta qualità assieme a requisiti di qualità superiori. “Potrebbe trattarsi del segmento della stampa di libri o di direct mailing di alta qualità, ma grazie alla versatilità della tecnologia potrebbe interessare anche i materiali utilizzati nei segmenti di retail e insegne, stampa di sicurezza e altri tipi di stampa commerciale generale. Inoltre ci rivolgiamo a clienti che hanno bisogno di una produttività superiore assieme a costi di gestione inferiori e un costo totale di gestione interessante”.

Massimo Medugno: “#lagentedellacarta: un’essenzialità che, prima che giuridica, è nei fatti”

di Massimo Medugno

DG Assocarta

Ieri si sarebbe chiuso il mese del riciclo della carta e del cartone organizzato da Comieco, a cui come Assocarta e Federazione Carta e Grafica abbiamo partecipato. In tempi normali, oggi 1° aprile, avremmo fatto un bilancio sul numero delle iniziative svolte e sulla partecipazione alle stesse, documentata da una corposa rassegna stampa.

Non è cosi.

Per girare pagina a una situazione iniziata il 21 febbraio (ero a Bruxelles per discutere di #greennewdeal) ci vorrà del tempo. Guardo all’appena trascorso mese di marzo che, per la prima volta nella storia di questo Paese, ha visto la pubblicazione di un atto normativo che elenca le attività essenziali per il Paese, tra cui c’è anche l’industria della carta. Dopo qualche giorno, un provvedimento analogo è stato pubblicato in Spagna.

Un’essenzialità che, prima che giuridica, è nei fatti. L’industria della carta e della trasformazione continua a produrre imballaggi per alimenti e medicinali, carte igienico sanitarie mai come in questo momento indispensabili, carte per usi speciali e medicali, per la cultura e l’informazione. Di ciò dobbiamo essere grati e riconoscenti alle persone e alle imprese che stanno lavorando per noi: agli operai, ai collaboratori, a tutti gli  operatori della nostra filiera e agli organi della stampa che ci stanno supportando in questa fase di emergenza.

La campagna #lagentedellacarta nasce per questo, grazie d un modello sviluppato dai colleghi spagnoli di Aspapel. Accanto a ciò tante iniziative di sostegno da parte delle aziende della filiera cartaria alle comunità e ai territori, perché l’industria è comunità e territorio, ben prima di ogni forma di responsabilità sociale. “Grazie all’impegno delle imprese e dei nostri lavoratori” scriveva il presidente Marchi, alle associate, all’indomani del DPCM sulle attività essenziali “sapremo fare quanto è necessario per affrontare questa situazione”. E concludeva “Anzi, faremo sicuramente qualcosa di più, come è nella storia del nostro settore”.

Quando metteremo la parola fine a questa situazione, e gireremo finalmente pagina, saremo pronti per un nuovo inizio.

#questoviruslofermiamouniti 

Foto: Cariere di Trevi (In primo piano direttore di stabilimento Andrea Marianucci, sulla scaletta conduttore di macchina continua di turno, sullo sfondo responsabile del processo produttivo Graziano Mattioli)

Roto4All si trasforma, si sposta e raddoppia

Un ulteriore rinvio era atteso, ma – nel caso di Roto4All – l’evento previsto per il 28 aprile a Firenze, posticipato al 23 ottobre, sarà preceduto da un webinar introduttivo.

Il 28 aprile sarà possibile collegarsi, attraverso un’apposita piattaforma, con il conduttore radiofonico Matteo Bordone che introdurrà gli interventi di Andrea Briganti (direttore di Acimga), Gianmatteo Maggioni (responsabile Gruppo Rotocalco), Enzo Baglieri (Professor of Practice di Operations and Technology Management presso SDA Bocconi School of Management – Direttore Executive MBA) ed Elisabetta Bottazzoli (Sustainability and Circular Economy Manager). Il webinar sarà così l’occasione per fornire alcune “pillole” sui punti di forza della stampa rotocalco, sulla diffusione di questa tecnologia nel mondo del packaging e sul concetto di sostenibilità inteso in senso complessivo. L’evento online sarà in italiano e in inglese, portando così anche oltre confine il know how italiano sulla rotocalco. A breve saranno comunicate le modalità per iscriversi al webinar.

Il 23 ottobre, invece, nella cornice fiorentina, i concetti anticipati del webinar saranno approfonditi e l’evento coinvolgerà tutto gli speaker in programma per Roto4all. Il 22 ottobre ci sarà una cena di networking al b-roof dell’Hotel Baglioni.

“In un momento difficile per il paese, le associazioni di categoria devono fare il massimo sforzo per sostenere le aziende e il grande know-how italiano – dichiara il direttore di Acimga Andrea Briganti –. Per questo abbiamo attivato, fin dall’inizio dell’emergenza, un Help Desk per condividere con i soci le informazioni. Inoltre, è stato fatto un lavoro di lobbying, con la Federazione Carta e Grafica e Confindustria, che ha portato il settore a veder riconosciuto uno dei suoi codici Ateco come servizio essenziale per il paese, e molte aziende a continuare a operare per sostenere la filiera del packaging del food e del pharma. Ma adesso dobbiamo programmare anche il dopo. Per questo abbiamo deciso di raddoppiare gli appuntamenti sulla rotocalco con un webinar il 28 aprile e l’evento Roto4all di Firenze a ottobre”.

Il codice Ateco Acimga 28.95.00 considerato servizio essenziale per il Governo

Tra le imprese che possono continuare a operare, perché ritenute servizi essenziali, ci sono le aziende con codice Ateco Acimga 28.95.00, ovvero i produttori di tecnologie per il converting. Il decreto del 22 marzo, parzialmente rivisto dal decreto del Mise del 25 marzo, permette inoltre alle aziende della filiera, fornitrici delle imprese con i codici Ateco ritenuti servizi essenziali, di continuare la produzione per questi clienti, previa comunicazione al prefetto. Un modo per garantire la continuità della filiera del packaging e del converting per il food e il pharma.
L’inclusione del codice 28.95.00, nonché la disposizione per le aziende della filiera, è frutto di un intenso lavoro di dialogo e di lobbying portato avanti da Acimga, insieme alla Federazione Carta e Grafica e Confindustria.
L’associazione dei produttori macchine per il printing, il packaging e il converting ha attivato fin dall’inizio della crisi un Help Desk per la comunicazione tempestiva delle novità in campo, e la raccolta di quesiti e richieste da parte degli associati. Acimga sta inoltre monitorando il settore, con la collaborazione dei soci, attraverso delle survey; sta predisponendo gli strumenti per attivare le misure straordinarie del piano Made in Italy dell’Ice e sta preparando una campagna comunicativa per sostenere il settore in questo periodo e per rilanciarlo appena la crisi sarà alle spalle.
Va ricordato, in questo momento difficile per il Paese, lo sforzo di imprenditori e lavoratori del settore che, chiamati a svolgere un compito strategico, stanno lavorando in un’ottica di servizio per la nazione.

Font variabili: come funzionano in stampa?


Guida ai font variabili, una preziosa opportunità che consente di avere pressoché infinite declinazioni di ogni singolo font


Era il 14 settembre 2016 quando quattro colossi della tecnologia mondiale, Adobe, Apple Google e Microsoft annunciavano i variable font, tra le innovazioni più promettenti degli ultimi anni in fatto di gestione caratteri; era quello che il mercato in quel momento chiedeva a gran voce per far fronte alle necessità creative dei designer e alla complessa gestione delle varianti che richiedeva singoli file per ogni declinazione specifica. Una rivoluzione importante tanto quanto il passaggio da TrueType a OpenType: le font variabili, introdotte nella specifica di OpenType 1.8 promettevano una flessibilità mai vista in termini di opzioni e varianti, che avrebbero consentito di avere pressoché infinite declinazioni di ogni singolo font.

Cosa sono i variable font?

Tra le definizioni che a mio parere meglio rendono l’idea di font variabile, cito questa: «A single font that behaves like multiple fonts». Lo schema proposto aiuta a meglio comprendere la questione.

La rappresentazione grafica per descrivere un font variabile

I type designer possono disegnare i master (in giallo) che descrivono gli estremi del loro font così che ogni glifo possa “muoversi” all’interno dello spazio tridimensionale creando variabili ad hoc. Questo può valere, ad esempio, per la spaziatura, l’inclinazione e tutte quelle caratteristiche tipiche di un font. Non mancano applicazioni in ambito creativo: diversi progettisti hanno sperimentato l’uso delle variabili con pattern applicati ai contorni o al riempimento dei glifi offrendo uno risultato stilistico che lascia credere a una soluzione disegnata su misura nonostante sia solo una declinazione di un parametro variabile.

Ogni font può avere una o più caratteristiche variabili a seconda del progetto del type designer. La loro combinazione permette di avere migliaia di declinazioni differenti senza generare altrettanti file: questo schema non necessita della creazione di file separati (per il bold, il black, l’italic per esempio) e tutte le informazioni sono contenute in un singolo file dalle dimensioni ridotte. Due vantaggi, quello della dimensione dei file e delle infinite variabili, che se si aggiungono alla capacità di adattarsi a seconda del dispositivo su cui è visualizzato (nel caso di supporti digitali) confermano l’aspetto rivoluzionario dei font variabili. Ma, come per ogni rivoluzione, gli aspetti negativi si palesano quando si passa dalla teoria all’applicazione. E con l’ultima release della Creative Cloud, che ha introdotto proprio l’uso delle variabili, qualche sorpresa dovevamo aspettarcela.

I marketplace

Se siete soliti usare il servizio di font di Adobe, avrete notato le nuove icone che differenziano i font variabili dagli altri. Anche Google nella nuova versione di Google Font, ha integrato la ricerca di font variabili, molti dei quali scaricabili gratuitamente. Il loro utilizzo non cambia il workflow dell’impaginatore che, anzi, ha un’arma in più per rendere i testi più leggibili e graficamente riconoscibili. Ma come si sono adeguati i marketplace on line? Molti di questi non hanno ancora sezioni dedicate ai font variabili e, tra quelli che offrono il servizio di riconoscimento font da immagine, nessuno riesce a stabilire con precisione la famiglia di appartenenza di un font variabile. Spesso la variabilità del glifo porta fuori strada l’algoritmo di riconoscimento, offrendo un risultato che si avvicina dal punto di vista visivo ma che non è mai preciso. Contattando i principali marketplace suggeriti dalle community di grafici e creativi (come, ad esempio, Dafont o MyFonts) ho avuto la conferma che, ad oggi, non sono disponibili strumenti di analisi font dedicati e studiati sui font variabili. Questa riduzione dell’offerta è sicuramente un primo punto negativo, che fa storcere il naso a tutti coloro che hanno abbonamenti o pacchetti spendibili su queste piattaforme non aggiornate.

Il PDF

Per chi si occupa di stampa, l’esportazione PDF non ha subito alcun cambiamento. Ma questa non è una buona notizia. Infatti il vostro PDF non è in grado di archiviare le informazioni sulle variabili, limitando di fatto le possibilità di modifica in Adobe Acrobat. Provate ad esportare un PDF da InDesign o Illustrator 2020 utilizzando un font variabile e apritelo in Acrobat. Le modifiche di battitura sul testo vi saranno proposte con font alternativi, mentre i colori e le opzioni di paragrafo sono supportati senza troppi problemi. È la stessa Adobe a confermare, prevedendo almeno due anni prima che queste funzionalità possano essere inserite nello standard PDF.

Modifica del PDF con font variabile in Adobe Acrobat PRO

Le soluzioni

Da uomo prestampa mi sono chiesto quale fosse la soluzione migliore per gestire i casi in cui, sotto indicazione del cliente, mi sia richiesta una modifica di testo su un PDF. Una procedura sempre valida è senza ombra di dubbio tornare a lavorare sui file nativi, esportando un nuovo PDF e evitando modifiche ulteriori. Nei casi più estremi, plugin come PitStop possono offrire un supporto parziale, potendo convertire i font in tracciati per modifiche legate alla dimensione o alla posizione delle scritte. Nulla purtroppo possono per gli errori di battitura, che devono necessariamente tornare all’origine.

La conclusione

Benchè la scelta di introdurre i font variabili possa essere considerata avventata, non possiamo non considerare i benefici che ne traggono figure professionali che lavorano a cavallo tra comunicazione stampata e digitale. Nonostante l’implementazione dei browser non sia stata rapida come ci si aspettava, soprattutto per i progetti web i benefici sono stati evidenti già dalla prima applicazione, con una fruizione migliore dei contenuti testuali e una notevole riduzione di spazio sui database di siti e applicazioni.

Per la stampa questo è a tutti gli effetti l’anno zero ma c’è da essere ottimisti: le richieste degli utenti non si sono fatte attendere e sono loro gli unici che possono stimolare lo sviluppo del formato PDF che potrebbe avere un’accelerata come non si vedeva da anni. Si tratterà di un cambio epocale e tutti gli attori della filiera (RIP e Workflow inclusi) devono stare alla finestra per analizzarne gli sviluppi.

Risorse utili e di approfondimento

Sono ancora poche le informazioni specifiche sull’applicazione dei font variabili nel mondo della stampa. Diverse invece quelle dedicate all’argomento in generale e alla sua applicazione in ambito digitale e web, con tutti gli accorgimenti di sintassi utili all’implementazione dei font variabili nei codici. Tra le risorse che consiglio c’è sicuramente Axis Praxis che permette di testare le variabili di oltre 30 font, simulando a video anche l’aspetto responsive. Un’altra risorsa è V-Fonts che permette anche di recuperare le informazioni di utilizzo e copyright dei font, in modo che possano essere utilizzate anche per scopi commerciali. Infine, per tutti i professionisti del web, rimando alla sezione del sito Css-Tricks dove sono raccolti tutti i suggerimenti per la corretta implementazione dei font variabili nei codici CSS.


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Grafici e tipografi: la vera coppia creativa

Patrizia Anna Coccia Creative director, pirate designer, community manager, founder della community “Pirati Grafici” analizza per Italia Grafica le dinamiche di questo delicato rapporto.

Il processo di separazione della figura del graphic designer e del tipografo è durato diversi anni e vede molte circostanze e figure indirettamente responsabili “dell’accaduto”. Parliamo di una situazione del tutto recuperabile e per capire meglio le varie dinamiche dobbiamo fare un breve e velocissimo viaggio nel passato.


Con grafico o operatore grafico si definisce “il personale tecnico che coordina le macchine per la stampa in tipografia o litografia”.

Il tipografo si distingue dal graphic designer per la profonda conoscenza dei processi e dei metodi di stampa: è colui che si occupa dell’ultima lavorazione del prodotto stampato.

Il graphic designer è genericamente “il creativo attivo nell’ambito della comunicazione visiva”: può essere specializzato in pubblicità, nell’editoria, nell’illustrazione. Ci sono brand designer, web designer, UI/UX designer, packaging designer, type designer, responsabili del layout, photo editor, 3D artist e così via. Ogni designer, quindi, è specializzato nel proprio settore specifico. O almeno è così che dovrebbe essere!

Una volta esistevano solo le agenzie di comunicazione

I freelance erano ancora figure mitologiche: i programmi di grafica non erano né diffusi, né popolari quanto lo sono oggi e la comunicazione era per lo più “pura”, libera da troppi condizionamenti.

I protagonisti principali delle varie campagne pubblicitarie e della comunicazione di piccole e medie imprese erano le agenzie, composte da art director in coppia col copywriter. Nello staff non potevano mancare il direttore creativo, l’account e tutte le varie figure tecniche come l’analista, il montatore video, il fotografo, il regista ecc. Tutti, insieme, appassionatamente per un unico obiettivo: comunicare al meglio.

La nascita e la diffusione dei software di grafica

Dall’algoritmo di Paul de Casteljau che decretò la nascita dell’idea di grafica vettoriale (1959), bisogna attendere il 1986 per il primo software vettoriale vero e proprio, Adobe Illustrator, e altri 2 anni per il più amato dai tipografi, ovvero Corel Draw. Nel 1998 arrivò il mitico e compianto Aldus Freehand.

L’impegno degli sviluppatori è sempre stato quello di migliorare i software nell’aspetto tecnico ma soprattutto di renderli sempre più semplici e performanti per un pubblico più vasto. Una scommessa, quella dell’usabilità, che Adobe ha vinto alla grande, soprattutto dopo l’acquisizione di Photoshop, precisamente 30 anni fa.

Il successo di questi programmi dipese, come abbiamo già detto, dalla qualità della programmazione ma una grande mano arrivò dalla Apple: i software si diffusero proprio quando i sistemi desktop iniziavano a moltiplicarsi. Un terreno molto fertile, insomma.

Programmi di grafica per tutti

L’avvento di internet e poi dei social diede la possibilità a chiunque lo volesse, di raggiungere un numero di informazioni spaventoso: la passione di molti iniziava a diventare “volontà di mettersi seriamente in discussione nel settore”. Tutorial, corsi on line. La condivisione della conoscenza che prima di quel periodo, in realtà, ognuno teneva un po’ per se.

Una rivoluzione incredibile nel mondo della comunicazione: il digital che scardina totalmente quelle che erano le basi della società, del lavoro. Il numero di persone che riuscivano a mettersi in contatto aumentava in modo esponenziale. I forum raggruppavano appassionati che riuscivano a confrontarsi, lasciando a disposizione di tutti preziosi topic già discussi tecniche e consigli pratici su come gestire i progetti. Ognuno poteva fare domande e ottenere risposte preziose che servivano per colmare le lacune di una formazione liquida e diversa, mai sperimentata prima.

La tecnologia per tutti: da una parte tantissime persone hanno potuto conoscere l’affascinante mondo della grafica e dall’altra in troppi hanno iniziato a credere che servisse solamente conoscere quegli strumenti per ottenere un buon prodotto finale.

Formazione atipica

In quel periodo nascevano silenziosamente le figure che oggi spopolano nel mondo della comunicazione: i freelance. Sebbene in molti continuavano a seguire un percorso didattico classico, passando attraverso la formazione delle università e delle scuole di design, tanti altri iniziavano ad imparare prima dalla tecnica e dai software, probabilmente mettendo da parte la cultura visiva.

In un certo senso il mercato aveva bisogno di queste figure: tantissimi sono i designer nati al di fuori dei percorsi canonici, quelli che sono riusciti a sviluppare capacità tecniche importanti con fatica e dedizione, senza seguire un percorso battuto. I designer “non canonici” hanno avuto dalla loro la possibilità di esprimersi al 100 per 100 senza restrizioni, risultando anche molto abili nell’uso dei software e di nuove tecniche. Certo, non senza problemi: è chiaro che non avendo le basi gli errori potevano essere dietro l’angolo.

In qualsiasi caso freelance non è sinonimo di “autodidatta”: molti laureati in design, alcuni per scelta, altri per mancanza di lavoro decidono di lavorare in proprio, iniziando con prestazione occasionale per poi aprire partita iva in caso di “successo”.


La tipografia rende vivo il design, comunica l’emozione di un progetto accattivante, costruito ad hoc su supporti capaci di potenziare al massimo il messaggio


Le tipografie on demand

In questo quadro inizia a spopolare la stampa on demand. I professionisti volevano prezzi vantaggiosi? Allora ecco le proposte: prodotti standard a prezzi bassissimi, puntando alle grandi quantità. Il successo di questo sistema è ancora sotto gli occhi di tutti. Non si discute, quindi, sulla presenza di queste realtà ma di quello che hanno generato nelle retrovie: si è perso il rapporto tra designer e tipografo, il rapporto con il definitivo di stampa.

Il template, unico incontro tra designer e stampa

Il designer dimentica spesso di considerare i supporti, ponendo al centro dell’attenzione il progetto grafico a discapito del prodotto finale. Dopo aver terminato l’elaborato, non resta che scaricare il template dell’azienda, “metterci su” la propria grafica secondo i dettami specificati e via in stampa.

Tutto è iniziato con i volantini, manifesti e grande formato ma presto l’abitudine del “mandare in stampa al prezzo migliore” è diventata così “scontata” che le aziende hanno iniziato, giustamente, a proporre anche altre tipologie di prodotti a prezzi vantaggiosi, riuscendo ad aumentare sempre più le vendite.

L’impulso al risparmio e la poca attenzione al progetto

Sicuramente le aziende on demand, qualcuna più delle altre, puntano da sempre ad aumentare la qualità di stampa e a ripristinare il minimo sindacale del rapporto con i designer: dopotutto ogni progetto dovrebbe assolutamente essere creato considerando la qualità dell’uso finale, l’esperienza tattile della carta, delle forme esclusive. Le tipografie on demand hanno cercato di ovviare a questo problema inviando campionari e si, hanno fatto l’ennesimo centro.

Dopo questo veloce tuffo nel passato abbiamo capito quante siano state le dinamiche che hanno portato all’allontanamento del tipografo dal designer. E c’è un bisogno incredibile di ripristinarlo e renderlo più forte, duraturo.

La vera coppia creativa: designer e tipografo

L’emozione di un design accattivante costruito ad hoc su supporti capaci di potenziare al massimo il messaggio, capaci di dare quelle sensazioni tattili e visive che restano impresse come segno indelebile di qualità e attenzione ai particolari: la tipografia rende vivo il design.

Bisogna unire le forze per rilanciare la qualità, perché è quella che bisogna vendere, solo quella.


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ANES, la comunicazione B2B non si ferma

Sono giorni governati dall’incertezza, per questo ANES – Associazione Nazionale Editoria di Settore ci tiene a sottolineare che gli attori della comunicazione B2B, tecnico-professionale e specializzata non si fermano e vogliono rappresentare un punto di riferimento sicuro per lettori e investitori pubblicitari.

Il mercato B2B ha cicli decisionali lunghi, tanto che a volte un decisore impiega mesi per scegliere cosa acquistare e da chi.

In momenti come questo una comunicazione col giusto tono di voce è essenziale per guidare le vendite dei prossimi mesi, e certamente è preferibile al silenzio.

Per questo gli editori B2B, tecnico-professionali, specializzati non si fermano.

Nuova data: Fespa Global Print Expo sarà a ottobre

Fespa ha annunciato oggi che Global Print Expo, si terrà all’IFEMA – Feria de Madrid dal 6 all’8 ottobre 2020, insieme a European Sign Expo e Sportswear Pro. Le tre mostre, originariamente previste dal 24 al 27 marzo, hanno dovuto essere rinviate, come vi abbiamo annunciato, a causa dei disagi causati dall’epidemia di COVID-19 nell’Europa continentale.

Il Ceo di Fespa, Neil Felton, afferma: “Nonostante l’impatto che il Coronavirus sta avendo sul settore della stampa, abbiamo avuto molte richieste svolgere la fiera nel 2020. Pertanto, siamo estremamente lieti di confermare che le nostre manifestazioni andranno avanti nelle date riprogrammate e siamo molto grati al team di IFEMA, che ha sostenuto pienamente la nostra decisione in queste circostanze straordinarie. Durante questo difficile periodo, rimaniamo in continuo dialogo con i nostri espositori per stabilire come Fespa sia in grado di supportare al meglio il lancio dei loro prodotti sempre nel 2020, di coinvolgere i clienti esistenti e di aprire nuove prospettive di crescita nel settore della stampa specializzata”.

Guandong, l’aggiornamento continua con i Coffee Webinar

Anche in questo periodo difficile per tutti l’inventiva di Guandong non viene meno.

In particolare, l’azienda si è ispirata a un rito sacro per molti: il momento del caffè che, ora più che mai, può riconnetterci e riportarci in piazza per parlare e scambiare idee. Questo simbolo unito alla tecnologia dà vita a una serie di webinar, i coffee webinar, organizzati da Guandong per restare ancora più vicina ai suoi clienti.

“Da un periodo così complesso e inaspettato, ci siamo inventati una splendida opportunità per consolidare ancora di più il rapporto con i nostri clienti e per mantenere i motori caldi”, commenta Daniele Faoro, amministratore delegato di Guandong.

Dal 18 marzo fino a inizio maggio, tutti i giorni alle ore 14:00, il management e gli esperti del team aziendale si collegheranno per una sessione di formazione interattiva sui prodotti e sulle soluzioni Guandong della durata di circa venti minuti.

Per partecipare scrivere a: info@guandong.eu