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Packaging no food: ogni prodotto ha il suo imballaggio

Sostenibilità, sperimentazioni da nuove materie prime naturali e forti alleanze tra multinazionali e operatori logistici.

In un contesto di economia circolare, ogni prodotto avrà un imballaggio progettato con la consapevolezza che il riciclo non è più sufficiente. Il focus si sposterà sul riutilizzo. Gli imballaggi a rendere, mai abbandonati del tutto dal comparto business to business, torneranno anche nel settore business to consumer.

Le tradizionali funzionalità dell’imballaggio sono note: proteggere e trasportare un prodotto, adattarsi al canale di distribuzione, rafforzare l’esperienza di consumo.

La nuova sfida riguarda l’impatto ambientale del settore. Il Pacchetto Economia Circolare UE fissa al 65% la quota di packaging riciclato al 2025, e al 70% entro il 2030 (solo il 55% per la plastica).

L’ecodesign di prodotti e imballaggi diventa elemento fondamentale nell’applicazione di modelli di business e di produzione basati sull’economia circolare, definendo in partenza il ciclo di vita dell’imballaggio o del prodotto è possibile progettare la soluzione più sostenibile con minore impatto ambientale.

Sostenibilità, sperimentazioni da nuove materie prime naturali (paglia pressata, alghe, miceli di funghi, gusci di uova, midollo di piante a rapida crescita come il soft rush o la posidonia marina), forti alleanze tra multinazionali e operatori logistici per lo sviluppo e l’affermazione di progetti tesi a modificare i comportamenti dei consumatori sono fattori portatori di reale innovazione in ogni parte del mondo.

Le quattro linee di intervento sono quattro: la prevenzione alla fonte, riciclo, riutilizzo, innovazione.

La prevenzione alla fonte riduzione e riciclo

La riduzione della quantità di imballaggi non food immessi in commercio ha un evidente impatto sul risparmio di risorse primarie. In linea teorica vale l’assioma: meno imballaggi, meno rifiuti da imballaggio.

La riduzione può essere declinata in termini di riduzione del numero di pezzi immessi in commercio o di riduzione di peso delle confezioni. Per esempio, nel settore personal care il passaggio dai flaconi di vetro ai flaconi di plastica ha notevolmente ridotto il peso degli imballaggi immessi in commercio. È risaputo che gli imballaggi di plastica pur costituendo solo il 10% in peso del packaging complessivamente prodotto, sono impiegati per confezionare il 50% delle merci di fabbricate in Europa.

Secondo i dati presentati nel convegno Advanced Polymers via Macromolecular Engineering 2017, se non venisse impiegata la plastica il peso complessivo del packaging aumenterebbe del 391%, i consumi energetici per produrre imballaggi crescerebbero del 208% e la quantità di rifiuti di imballaggio crescerebbe del 258%. Il maggior peso si tradurrebbe in un aggravio dell’impatto ambientale legato al trasporto, in termini di consumo di carburante e di emissioni, nonché, in un aumento in peso della quantità di rifiuti da imballaggio, soprattutto nei Paesi nei quali non sono attivi sistemi di raccolta e riciclo.

Nella gestione di questi progetti è importantissimo tenere presente non solo la riduzione del materiale alla fonte, ma anche il grado di riciclabilità del nuovo materiale e il tasso di riciclo in essere nel Paese di destinazione del prodotto.

In altri termini, sebbene l’alleggerimento contribuisca all’efficienza complessiva delle risorse nella catena del valore dell’imballaggio, non è la soluzione al problema dell’efficienza complessiva delle risorse nella catena del valore dell’imballaggio. Gli imballaggi alleggeriti devono essere ottimizzati anche in termini di riciclabilità, in caso contrario la raccolta differenziata perde di efficacia.

La scelta di materiali, colori, formati e altri importanti parametri di progettazione influenzano la facilità e i costi di riciclo. Cambiamenti di struttura e di composizione del materiale apparentemente insignificanti possono fare una notevole differenza in sede di riciclo: per esempio le bottiglie in PET trasparente, sono più facili da riciclare rispetto alle bottiglie in PET opaco.

Il tenere conto di quanto accade dopo l’utilizzo della confezione considerando la compatibilità dell’imballaggio con il sistema locale di raccolta e selezione rifiuti e con la possibilità di recuperare e rilavorare le materie prime di cui sono composti migliora l’economia del riciclo degli imballaggi.

La riscoperta del riuso

Il riutilizzo ha un ruolo importante nella futura politica comunitaria di gestione dei rifiuti di imballaggio.

Il legislatore europeo ha stabilito un ordine di priorità e tra le diverse soluzioni adottabili per il trattamento dei rifiuti l’applicare metodi che riducono i rifiuti alla fonte o l’individuare una serie di siti dove creare delle discariche non hanno lo stesso valore. Secondo questa logica, la prima e più importante azione per affrontare la questione dei rifiuti da imballaggio è non produrli, il secondo obiettivo sia pur residuale rispetto alla opzione precedente, la progettazione deve favorire il riutilizzo per lo stesso scopo o introducendo iniziative di adattamento a nuovi impieghi.

Finora il consumatore, soprattutto italiano non ha abbracciato iniziative di riduzione del packaging come quelle proposte per esempio da alcune aziende attive nel settore detergenza o personal care che hanno immesso in commercio ridottissime bustine solubili in acqua contenenti detergenti prodotti concentrati da inserire nella confezione originale e diluire con acqua. Anche le rivendite e le postazioni di prodotti sfusi non hanno avuto il favore dei potenziali clienti. Sono restati un comparto di nicchia a beneficio della convinta minoranza disposta a cambiare abitudini in nome della tutela dell’ambiente. Il consumatore medio ha finora scelto la via più comoda.

Nei prossimi mesi molto potrebbe cambiare se il progetto Loop, voluto da TerraCycle cui hanno collaborato diverse multinazionali del settore largo consumo, sarà compreso e apprezzato dal target cui si rivolge.

TerraCycle, leader nel settore sostenibilità e riciclo, ha ideato un nuovo interessante schema di riutilizzo degli imballaggi primari; il sistema garantisce sostenibilità senza chiedere al consumatore di modificare le proprie abitudini.

Alla prima fase del progetto hanno aderito Procter & Gamble – azionista di minoranza di Loop – con alcuni dei suoi marchi più iconici (Ariel, Cascade, Crest, Febreze, Gillette, Pantene, Pampers, Marea), Unilever con i marchi Rexona, Dove, Axe, Signal, Hellmann; Nestle, PepsiCo, Mondelez International, UPS.

Queste famose aziende, convinte della validità della iniziativa, hanno riprogettato gli imballaggi per irrobustirli, renderli sanificabili e riutilizzabili. Le aree test in corso, per le sole vendite online, sono due rispettivamente nella regione dell’Ile-de-France (area della Francia centro-settentrionale che circonda Parigi) e negli Stati Uniti, precisamente nella zona di New York, parte della Pennsylvania e del New Jersey.

I consumatori acquistano i prodotti sul sito Loop Store, pagano il prodotto e versano una piccola cauzione per gli imballaggi riutilizzabili e per le borse dove riporli e restituirli dopo l’uso. In occasione di ogni nuova consegna il corriere ritira la borsa con i vuoti che l’azienda sanificherà e riempirà di nuovo.

Sarà quindi ridotta al minimo l’ormai temutissima plastica monouso e sarà ridotto il numero dei contenitori immessi in commercio indipendentemente dal materiale che li compone. Il consumatore acquisterà solo il contenuto della confezione, mentre l’utilizzo di questa ultima è garantito dalla cauzione deposito gli verrà restituito se decidesse di non acquistare più il prodotto.

Il consumatore non dovrà cambiare abitudini, anzi sarà sollevato dall’onere della raccolta differenziata, dovrà solo inserire i vuoti nella borsa Loop e restituirli senza più preoccuparsi del fatto che la confezione sia o meno riciclabile.

L’idea è di fatto un ritorno alla tradizione del milkman che consegnava ogni giorno il latte a domicilio e ritirava i vuoti. Una consuetudine che viene modernizzata ed estesa a migliaia di altri prodotti.

I nuovi imballaggi per Loop

Le aziende che aderiscono al circuito Loop sono responsabili della progettazione del proprio packaging. TerraCycle dà suggerimenti, se richiesto e testa i prototipi valutandone sanificabilità e resistenza in funzione dei previsti cicli di riutilizzo.

Sono ammessi nella piattaforma solo i prodotti confezionati in imballaggi che hanno superato i test.

Tra questi ci sono già il nuovo flacone per shampoo e balsamo Pantene realizzato in alluminio leggero e resistente; la nuova bottiglia di vetro per il collutorio Crest; il vasetto di vetro delle Tooth Tabs di Signal innovazione che pensa all’ambiente anche i termini di prodotto (per favorire il risparmio di acqua durante il lavaggio dei denti il dentifricio è proposto in compresse che con la masticazione si trasformano in pasta dentifricia), i nuovi contenitori per il gelato Haagen-Dazs che terranno il gelato alla temperatura ottimale per periodi sufficientemente lunghi da consentire la consegna a domicilio, aiutati in questo anche dalle caratteristiche della borsa termica Loop.

L’area test permetterà alle aziende di imparare molto ed eventualmente migliorare il sistema, dimostrerà la sua affidabilità ai consumatori e alle nuove aziende interessate ad aderirvi.

Terminato il periodo di prova, le vendite saranno dapprima solo online sul sito web di Loop, in una seconda fase saranno estese ad altre piattaforme online che avranno stipulato contratti con Loop e infine ai punti vendita, prevalentemente supermercati, centri che vendono prodotti e servizi dedicati a bricolage, fai da te, manutenzione e miglioramento di casa e giardino, elettronica e altri ancora.

Il consumatore farà la spesa e potrà scegliere se chiedere il ritiro a domicilio dei vuoti o riportarli al negozio depositando la propria borsa Loop in un’area dedicata.  La restituzione sarà gestita tramite un codice QR. Alcune catene della grande distribuzione europea hanno già resa pubblica la propria manifestazione di interesse.

Il problema dell’impatto ambientale delle consegne a domicilio è stato risolto affidandosi a normali corrieri, primo fra tutti UPS, che inseriranno le consegne Loop nelle loro attività abituali. Dividendo le emissioni derivanti dai trasporti per il numero di colli consegnati e ritirati il valore per ogni consegna diventa irrisorio.

In fase di produzione un imballaggio durevole, riutilizzabile prevede l’impiego di maggiori materie prime ed energia rispetto a un imballaggio monouso, ma il suo impatto ambientale diminuisce ciclo dopo ciclo. Se nel caso di due soli cicli di rientro un flacone progettato secondo i criteri di TerraCycle ha un impatto ambientale superiore a quello di corrispondente flacone usa e getta più leggero, quando i cicli diventano cinque l’impatto ambientale è pressoché dimezzato.

Imballaggi da prodotti naturali

Di grande interesse sono i risultati della ricerca nel settore dei materiali di confezionamento di origine naturale, meglio se compostabili anche negli impianti domestici.

Tra i più quotati ci sono i materiali a base di miceli fungini, coltivati su sottoprodotti agricoli di scarso valore economico, ripuliti ed inoculati con un tessuto contenente le spore e i miceli fungini. Il micelio cresce in 5-7 giorni senza bisogno di luce o acqua, nutrendosi delle sostanze organiche presenti nel sottoprodotto agricolo e legandosi alla forma dell’inoculo.

Trascorso il suddetto periodo il materiale è disidratato, trattato termicamente per arrestare la crescita del fungo e garantire l’assenza di spore o allergeni. Il risultato è una rete fungina che si comporta da colla.

Formano una rete fungina filiforme autoassemblante e autoincollante, modellabile in qualsiasi forma, utilizzabile in sostituzione di plastiche o di pannelli particellari ottenuti pressando particelle miscelate con colle sintetiche. Il vantaggio rispetto agli altri biopolimeri è la possibilità di utilizzare l’intero materiale ottenendo una bioefficienza molto elevata.

PACKAGING NO FOOD, LE TENDENZE

Minimalismo

Riscoperto dagli stilisti della moda negli anni 90 del secolo scorso, il minimalismo è diventato una tendenza senza tempo.

Nel settore packaging non equivale a mancanza di creatività, ma è il risultato di scelte ben meditate che aiutano il marchio ad esprimere la propria essenza.

Qualità

Gli imballaggi premium non sono più solo per i prodotti di lusso. La parola premium identifica la qualità sotto tutti i punti di vista: scelta del materiale, sensazioni tattili, apertura facilitata, richiusura affidabile e altro ancora.

Riutilizzo

Cresce la proposta di imballaggi multiuso corredati di spunti per riutilizzarli nei modi più diversi all’insegna di una illimitata creatività.

Social sharing

La confezione sorprende piacevolmente il consumatore, lo sollecita a interagire con l’azienda e a condividere la sua scoperta sui social media. I consumatori utilizzano i social per aggiungere valore ai prodotti acquistati. Un packaging approdato in Instagram può dirsi un imballaggio di successo.

Sostenibilità

In passato la sostenibilità era una opzione, oggi è un prerequisito. Il produttore di beni di largo consumo deve essere affidabile anche in termini ambientali. Gli imballaggi devono essere progettati o rivisitati all’insegna di riduzione e riciclo.

Stampa digitale

La stampa digitale è sinonimo di flessibilità, riduzione di spazi e costi, rapido adattamento alle tendenze di mercato in termini di design e costi.

Trasparenza

Il packaging comunica i valori del marchio che alcune fasce di consumatori vogliono allineati con i propri. Il packaging deve quindi rispecchiare i valori della azienda e comunicare la sua etica.

BookCity 2019, l’insostituibile autorevolezza del leggere

La lettura protagonista: dei mezzi tradizionali in carta, supporti mediali e, al tempo stesso, elementi trainanti, sotto il profilo economico e culturale, di un’intera industria che produce quotidiani, periodici, libri. Un appuntamento speciale, quello in BookCity Milano 2019 presso la Sala Viscontea del Castello Sforzesco, dal titolo “L’insostituibile autorevolezza del leggere”, che ha riunito i protagonisti del settore dell’editoria, dell’informazione e delle istituzioni a confrontarsi sul ruolo sociale della filiera della cultura e dell’informazione e sugli strumenti di promozione della lettura. L’evento è stato organizzato dalla Federazione Carta Grafica, main sponsor di Bookcity 2019. 

«La Federazione Carta e Grafica sottolinea l’importanza di promuovere la lettura, e quindi la cultura e la formazione nel Paese, ma anche la relativa filiera produttiva. Perché è doveroso e meritevole promuovere la lettura, ma serve anche conoscere e sostenere un sistema produttivo in grado di garantire cultura e informazione in maniera sostenibile» ha affermato Girolamo Marchi pPresidente Federazione Carta e Grafica.

«Ciò che chiediamo è una politica di effettiva promozione della lettura, autentico ed insostituibile bene comune – ha spiegato il presidente di AIE Ricardo Franco Levi –. Attraverso l’iniziativa #Ioleggoperché abbiamo attivato un meccanismo virtuoso che, grazie alla generosità dei cittadini e degli editori, in quattro anni ha permesso di arricchire le biblioteche scolastiche con un milione di nuovi volumi. Ma accanto a questo servono politiche pubbliche che devono e non possono non comprendere agevolazioni e incentivi alle famiglie e ai singoli cittadini per l’acquisto dei libri».

«Gli editori di quotidiani e periodici della FIEG credono nell’importanza della lettura come strumento di crescita personale, di arricchimento, di riflessione, perché attraverso la lettura si acquisiscono la consapevolezza e l’apertura mentale che consentono la comprensione dei fenomeni complessi presenti nella società moderna» spiega il vice direttore generale Area Publishing & Digital de Il Sole 24 Ore Karen Nahum. E aggiunge: «In quest’ottica il settore dell’editoria giornalistica è impegnato nello sviluppo di una proposta editoriale crossmediale, con l’offerta di contenuti in tutti i formati oggi disponibili con l’obiettivo di moltiplicare per il lettore le occasioni di fruibilità, oltre ad alcune piattaforme digitali, dove l’offerta di contenuto si articola in long form, inchieste, dossier, che consentono sia la copertura delle notizie in tempo reale sia l’approfondimento delle tematiche di maggiore interesse sfruttando anche il linguaggio visual per intercettare un pubblico più giovane. Lo sforzo degli editori va sostenuto con regole chiare e con efficaci e strutturali forme di sostegno pubblico alla domanda».

Dopo l’introduzione di Pier Luigi Vercesi, editorialista del Corriere della Sera che ha moderato l’evento, sono stati presentati i dati e i trend economici della Filiera della carta, editoria, stampa e trasformazione – costituita dalla Federazione Carta Grafica (Acimga, Assocarta, Assografici) con AIE(editoria libraria), FIEG (editoria quotidiana e periodica) e ASIG (stampa di giornali quotidiani).

La Filiera della carta e della stampa ha sempre rappresentato un segmento vitale per l’economia del Paese. Nel 2018 il fatturato della Filiera, pari a 31,4 miliardi di Euro (+1,4% rispetto al 2017) ha contribuito alla formazione del PIL per una quota pari all’1,8%. L’export, da sempre elemento trainante della Filiera, costituisce oggi il 31,8% del fatturato complessivo, con un saldo della bilancia commerciale positivo di 3,5 miliardi di Euro.

«La crisi della Filiera appare concentrata nel settore della grafica e della stampa, in sensibile riduzione dal 2004 ad oggi, con una perdita produttiva complessiva del 48% (a fronte di un ridimensionamento del manifatturiero del 14%) con riduzioni del 60% per quotidiani, periodici e libri» sottolinea Cinzia Caradini responsabile del Centro Studi della Federazione.

Pesano  il continuo calo del numero dei lettori e la conseguente riduzione dei consumi interni di prodotti culturali. Nel 2018 la popolazione che legge libri rappresenta il 40,6% (46,8% nel 2010), per quotidiani e periodici siamo oggi rispettivamente al 30% e al 37,1% (36,6% e 50,5% nel 2014). Sempre in progressiva riduzione la pubblicità su stampa che oggi vale meno di un sesto del mercato pubblicitario (un terzo nel 2007).

Dopo l’illustrazione dei trend economici della Filiera, si è parlato di come promuovere la lettura mettendo a confronto le esperienze e le buone pratiche di due grandi metropoli come Milano e Barcellona. Pier Luigi Vercesi, editorialista del Corriere della Sera ha moderato una tavola rotonda sul tema della promozione alla lettura, alla quale hanno partecipato Filippo Del Corno Assessore alla cultura Comune di Milano, Gian Arturo Ferrari Presidente Collegio Ghislieri ed esperto editoria, Ricardo Franco Levi presidente AIE, Piergaetano Marchetti presidente di Bookcity, Girolamo Marchi presidente Federazione Carta Grafica e Karen Nahum, vice direttore generale Area Publishing & Digital de Il Sole 24 Ore.

Tra gli strumenti per promuovere la lettura, oltre al bonus cultura per i 18enni confermato anche nel 2020 nella Legge di Bilancio (art.43) – che conferma i libri, e da quest’anno, anche gli abbonamenti a giornali – la Filiera Carta, Editoria, Stampa e Trasformazione, nell’ambito della tavola rotonda, ha proposto uno strumento più strutturale, quale la detrazione dalle imposte sul reddito delle persone fisiche per il 19% di quanto speso nel corso dell’anno per comprare libri e giornali quotidiani e periodici.

«La Filiera della carta e della stampa» conclude Marchi «è tradizionalmente parte dell’economia circolare: la tecnologia per la produzione di carta ha saputo coniugare sostenibilità con l’impiego di materie prime rinnovabili (60% tasso di utilizzo della carta da riciclare) e il riciclo dei prodotti a fine vita, in particolare negli imballaggi il tasso di riciclo ha raggiunto quota 80%».

TAGA Day 2019, grande affluenza e nuovo consiglio direttivo

Con più di 130 partecipanti e i numerosi attestati di stima ricevuti al termine dell’evento, si è chiuso il TAGA Day 2019 che può considerarsi a tutti gli effetti una delle migliori manifestazioni degli ultimi anni.

Gli speech tecnici sulla tecnologia UV hanno richiamato l’attenzione di molti professionisti e tecnici, che hanno approfittato della giornata per approfondire l’argomento e confrontarsi con le aziende che hanno partecipato alla stesura del nuovo documento, il TAGA.DOC.19 – Tecnologia UV (disponibile gratuitamente sul sito per tutti i soci regolarmente iscritti).

Compito del presidente della Fondazione Daimon, Renzo Bertoldo, e al presidente uscente di TAGA, David Serenelli, aprire i lavori ed introdurre i temi della giornata.

Adalberto Monti, Elia Nardini e Manuel Trevisan hanno quindi riportato le sperimentazioni eseguite dal Gruppo di Lavoro “Bilanciamento cromatico”, mostrando le ultime misurazioni fatte sui test offset eseguiti presso Ruggeri Grafiche.

Moderato da Angelo Meroni, il dibattito si è poi spostato sulla Tecnologia UV, con una tavola rotonda in cui hanno preso parte, oltre ai tecnici Taga Italia, anche i rappresentanti delle aziende presenti in sala. Un primo ringraziamento va a ColorGraf, PrintabLed, Sun Chemical, Komori, Printgraph e Tecnologie Grafiche per aver creduto e partecipato alla realizzazione dell’evento.

Non sono mancati gli interventi istituzionali da parte del presidente di Assografici, Emilio Albertini, e del presidente onorario di Taga, Emilio Gerboni, che hanno rafforzato l’importanza della formazione e della ricerca tecnica.

La giornata si è conclusa con l’elezione del nuovo consiglio direttivo, che sarà in carica per il biennio 2020-2021: l’assemblea ha confermato il direttivo uscente, che avrà il compito di proseguire e confermare gli ottimi risultati raggiunti fino ad oggi.

 

Convegno Tecnico Gipea: Milano, 15 novembre

Il tradizionale Convegno Tecnico Gipea 2019 si terrà il giorno 15 novembre presso l’Hotel Melià di Milano.
Continuando con il percorso di rinnovamento intrapreso già dall’anno scorso con la presentazione del nuovo sito Gipea, quest’anno al Convegno sarà dedicato uno spazio alla presentazione della nuova pagina Linkedin, aperta a tutte le aziende, che vuole essere un punto d’incontro dove le aziende potranno confrontarsi e porre domande anche tecniche. Se ne parlerà dopo l’introduzione ai lavori da parte del presidente Elisabetta Brambilla.

Il Convegno non dimentica comunque la connotazione tecnica e pertanto saranno affrontati i temi più caldi del momento: sostenibilità e ambiente in primis, argomenti che oggi sono diventati materia di confronto giornaliero con i clienti. È previsto un approfondimento in merito alla normativa sui prodotti plastici e si parlerà anche di inchiostri compostabili, oltre che dello stato dell’arte delle carte termiche.
Da ultimo, ma non meno importante, ci sarà un’interessante relazione sulle principali novità che sono state presentate in occasione dell’ultima edizione di Labelexpo Europe.
Non mancherà nel pomeriggio la tradizionale presentazione dell’Osservatorio Economico del settore, giunto all’ottava edizione, che aiuterà a capire meglio come sta andando il settore e si potranno trovare spunti di riflessione per il futuro degli etichettifici.

Viscom Italia e InPrint Milan insieme: accordo strategico per nuove sinergie

Reed Exhibitions, parte del gruppo britannico Relx Group e protagonista mondiale nell’organizzazione di eventi fieristici, ha rilevato la connazionale Mack Brooks Exhibitions (organizzatrice di InPrint Munich e InPrint Milan) con l’obiettivo di sviluppare nuove prospettive di crescita e ampliando in questo modo il portfolio B2B con oltre 30 eventi in 14 Paesi.

Questa sinergia, finalizzata alla realizzazione di nuovi progetti di business competitivi, consentirà alle aziende partecipanti alle due manifestazioni – Viscom Italia 2020 e InPrint Milan 2020 – di incontrare nuovi professionisti alla ricerca di soluzioni tecnologie e applicazioni innovative per i mercati della comunicazione visiva, comunicazione digitale, 3D, design, retail, fashion e industria manifatturiera.

La prima espressione della collaborazione avverrà durante la prossima edizione Viscom Italia, dal 22 al 24 ottobre 2020 presso fieramilano pad 8/12.

Saper stampare non è più sufficiente! Il post stampa che eleva è alla portata di tutti

Guardare oltre un logorante confronto sul prezzo di vendita è obiettivo primario per qualsiasi stampatore desideroso di chiamarsi fuori dalla mischia. Spostare il termine di confronto verso la qualità e soprattutto verso la capacità di proporre lavorazioni uniche è certamente un’impresa; niente però di impossibile, soprattutto alla luce degli strumenti tecnici disponibili sul mercato.

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Una delle vie più efficaci è puntare alla nobilitazione: in termini estremamente semplificati, la capacità di elevare un documento. Andare cioè oltre qualità e precisione dei colori, elementi già di per sé indicatori di bellezza per uno stampato, per stimolare la sensazione di bellezza; nei casi migliori, superando anche la semplice sensazioni visiva, allargando il raggio sensoriale al tatto.

In misura maggiore rispetto al passato, oggi tutto questo è possibile. Non tanto perché in precedenza fosse impossibile realizzarlo, quanto perché la nobilitazione era spesso quasi un’arte, un lavoro artigianale capace di assorbire tempo e risorse.

La differenza importante è la possibilità per qualsiasi stampatore di avvalersi di soluzioni per taglio, piega, plastificazione, verniciatura, cucitura e altri processi di abbellimento in casa, senza dover necessariamente affidare il lavoro a terzi, e soprattutto senza stravolgere i processi. Contando semplicemente su nuovi strumenti, pronti a distinguersi per versatilità e facilità d’uso.

Pensare sia semplice nobilitare uno stampato sarebbe un errore. Oltre a macchinari dedicati, per riuscirci è necessario trovare la capacità di affrontare e gestire le diverse fasi di post stampa nel miglior modo possibile, accumulando la necessaria esperienza.

Ad esempio, loro hanno fatto così:

scopri le case history raccolte nella guida di Italia Grafica

Sul mercato le soluzioni non mancano. Le possibilità di cimentarsi con la nobilitazione sono alla portata di chiunque sia pronto a mettersi in gioco e inseguire la ricerca di elementi distintivi. Orientarsi tuttavia, non è sempre facile; è importante infatti inquadrare bene dove si vuole arrivare, come si vuole investire e soprattutto cosa si vuole ottenere.

In situazioni del genere, una soluzione valida è lasciarsi guidare da un esperto del settore nella scoperta delle potenzialità della nobilitazione, i relativi requisiti e come integrarla con successo nei propri processi. Solo allora sarà possibile tracciare una strada personale, lontano dalle produzioni di massa.

Nel frattempo, è possibile, Italia Grafica ha realizzato una guida che:

  • riassume le regole d’oro per gestire le innumerevoli fasi del post stampa
  • approfondisce alcune tecnologie ad alta versatilità
  • raccoglie le case history di chi ha già iniziato a innovare.

Scarica la guida ideata da Italia Grafica per orientarti nel variegato panorama del Post Stampa

BestInFlexo 2019: le nomination

Circa 200 i lavori iscritti all’edizione 2019 del BestInFlexo, premio alla qualità di stampa flessografica organizzato e promosso da ATIF, Associazione Tecnica Italiana per la Flessografia.

La giuria BestInFlexo 2019, di cui hanno fatto parte ben quattro brand owner con Massimiliano Ferrari (Barilla), Gianpaolo Gentile (Gruppo Besana), Mauro Pascutto (Esselunga), Silvia Proscia (Bonduelle), oltre a David Serenelli (Taga Italia) e Mario Villa (Masterscolor), si è riunita nella sede di Atif per esaminare gli elaborati inviati dagli stampatori flexo che hanno accettato la sfida, partecipando numerosi con i loro migliori lavori. L’incremento di partecipazione è quasi del 70%, segno del crescente interesse da parte degli stampatori che accettano di mettersi alla prova.

«Anche quest’anno ho incontrato colleghi particolarmente esperti con i quali ho avuto l’opportunità di confrontarmi apertamente. Il livello qualitativo degli elaborati è sempre molto elevato e ciò ha determinato in parecchi casi l’esclusione dalla classifica di lavori egregi con scarti minimi di punteggio», dichiara Mauro Pascutto, presidente della giuria. «Immagino che alcuni stampatori che hanno presentato lavori eccellenti si possano interrogare sui motivi di un’eventuale esclusione. Ecco, li invito a partecipare alla sessione del 21 novembre 2019 alle ore 15.00 del FlexoDay 2019 dove i miei ex colleghi giurati Giandomenico Marcone (Granoro) e Claudio Rimondi (Coop) illustreranno le modalità con cui i giudici BestInFlexo valutano gli elaborati. Può essere molto utile anche per capire quali criteri adottare nella selezione dei lavori da inviare», conclude Pascutto.

Le aziende in nomination saranno celebrate giovedì 21 novembre a Bologna, a partire dalle ore 18:30 (Savoia Hotel Regency), in occasione della cerimonia di premiazione che vedrà quest’anno l’autorevole partecipazione di Vincenzo Boccia, presidente di Confindustria.

Saranno premiate: Acm, Antonio Sada & Figli, Carteria, Cartotecnica Postumia, Ekaflex, Eurolabel, Europoligrafico, Florio Carta, Formbags, Gamma Pack, Grafiche Pradella, Idea, Imball Center, Mec-Pac, Minova Labels, Mondi San Pietro In Gu, Multi-Color Italia, Pagani Print, Plastik, Sacchettificio Naz. G. Corazza, Scatolificio Ceriana, Scatolificio Vernizzi, Scatolificio Ts, Sdr Pack, Sidac, Simplast, Sititalia, Smurfit Kappa, Tech It Packaging, Tecnocarta.

 

Xerox sarebbe intenzionata ad acquistare HP

Fonti americane, Wall Street Journal in testa, riportano che Xerox sta valutando la possibilità di presentare un’offerta in contante e azioni per acquistare HP e integrarne il business di personal computer e stampanti.

Il valore complessivo dell’operazione è stimato in 27 miliardi di dollari, praticamente il triplo rispetto all’attuale valore economico di Xerox.

Secondo il Wall Street Journal l’operazione è stata discussa e approvata nell’ultimo consiglio di amministrazione di Xerox, ma non è stata ancora presentata un’offerta formale.

La combinazione tra i due gruppi creerebbe sinergie, visto che anche Xerox è attiva nella produzione di stampanti e sistemi multifunzione e che, come HP, è coinvolta in una strategia di riduzione dei costi.

Non ci sono conferme ufficiali da parte delle società interessate.

Nel frattempo Xerox ha annunciato che cederà la quota di partecipazione del 25% in Fuji Xerox, la joint venture creata con Fujifilm.

Sempre il Wall Street Journal riferisce anche che Xerox avrebbe già incassato l’impegno informale di un grande istituto di credito per ricevere supporto nell’eventuale operazione di acquisto di Hp.

+++ Articolo in aggiornamento +++

La flessibilità del (packaging) flessibile

Intervistato sulle istanze del settore, Michele Guala, presidente del gruppo Giflex, ci racconta cosa è emerso dal XXXIV Congresso d’Autunno a Monopoli (BA) e soprattutto ci spiega quali sono i focus su cui il gruppo continua a operare. In primo piano restano i temi della sostenibilità, della sicurezza alimentare e del destino della plastica, oggi più che mai messa in discussione.

Le dinamiche di mercato e l’andamento dell’economia sono in stretta relazione con le vicissitudini politiche internazionali, nazionali o settoriali che siano. In questi mesi a tenere banco a livello mondiale è l’attesa di una serie di decisioni politiche le quali, senza dubbio, avranno incidenza sulla vita economica anche del nostro Paese e delle nostre aziende: dalla Brexit alle strategie comuni per affrontare i temi legati all’ambiente, passando per lo sviluppo dell’Industria 4.0. Temi contingenti che le aziende di Assografici tengono sotto controllo.
Ne hanno parlato anche le imprese che fanno parte di Giflex, riunite a Monopoli, in provincia di Bari, per il XXXIV Congresso d’Autunno (17-18 ottobre 2019).
Abbiamo intervistato il presidente del gruppo, Michele Guala, per farci raccontare cosa è emerso dall’incontro e quale sia il suo pensiero in merito ai temi più caldi che interessano il settore.

Visione plastica
Uno degli argomenti più discussi dell’attualità di questa fine anno riguarda la plastica. Produzione, uso e riciclo sono sotto la lente d’ingrandimento dell’Europa. Sin dalla determinazione della nuova strategia europea dedicata a questo materiale, denominata “EU Plastic Strategy”, e dalla pubblicazione della direttiva sulla plastica monouso, “Single Use Plastic” – Direttiva (UE) 2019/904 del 5 giugno 2019 –, in Europa si è molto discusso sull’effetto dell’utilizzo della plastica e del suo impatto sull’ambiente. Si sono determinate posizioni dimostratesi, in taluni casi, persino eccessive che hanno finito per additare la plastica come nemico assoluto da combattere, senza considerare che è importante invece farne un uso corretto e consapevole, privilegiandone il riutilizzo.
Da subito Giflex si è trovato ad affrontare questi temi, anche in occasione dei propri più recenti appuntamenti, compreso l’incontro di Monopoli. «Il congresso si è tenuto proprio nei giorni in cui è uscita la notizia che il Governo sta studiando una tassa sulla plastica e quindi è stato un tema molto dibattuto» dichiara Guala. «Purtroppo questa notizia ci ha trovati decisamente negativi, per il fatto che crediamo sia una tassa che non servirebbe all’ambiente e graverebbe molto sui consumi delle famiglie e sull’industria». Il presidente ne è convinto, occorre trattare queste questioni – che sono indubbiamente importanti – con un approccio differente. «I temi dell’ambiente vanno affrontati in maniera più seria di così e i costi che eventualmente possono gravare sull’industria del packaging devono servire a fare qualcosa di positivo». Un esempio di come investire efficacemente tale denaro, spiega, è dato dal Consorzio nazionale imballaggi: «il modello Conai prevede che alcuni dei costi previsti servano ad aumentare il riciclo dei materiali. Una tassa come quella in discussione invece, andando nella fiscalità generale, non sarebbe utile a nessun miglioramento. Oltre a questo, va notato che il packaging è in gran parte destinato all’alimentare e, quindi, la tassa graverebbe direttamente sui consumi delle famiglie, andando ad aumentare i prezzi dei generi alimentari».

I focus di sostenibilità e sicurezza alimentare
Giflex sta lavorando allo studio di soluzioni che permettano di aumentare il riciclo e il miglioramento del fine vita degli imballaggi flessibili e i temi dell’economia circolare e della sostenibilità sono da tempo al centro degli impegni dell’associazione così come delle singole aziende che ne fanno parte. Su queste allerte il settore sarà sempre più spesso chiamato a intervenire e su di esse è necessario che tenga alta la guardia. Come gruppo, conferma il presidente Guala, «stiamo lavorando sempre di più sulla parte sostenibilità, con un comitato dedicato allo studio e alla comunicazione su questo tema». Spiega in proposito l’impegno profuso dal settore nell’agire concretamente sulle caratteristiche dei proprio prodotti. «L’industria del packaging» dice «sta affrontando un grande cambiamento nella direzione di rendere riciclabili gli imballaggi. A livello europeo abbiamo un’associazione di filiera, il Ceflex, che sta lavorando nella direzione di aumentare la quantità di packaging flessibile riciclato. A livello italiano lo stesso lavoro va fatto di concerto con Corepla», il Consorzio nazionale per la raccolta, il riciclo e il recupero degli imballaggi in plastica.
Le questioni ambientali e quelle inerenti al riciclo delle materie non sono però gli unici argomenti sui quali il gruppo sta lavorando. Già nel 2017, in occasione della sua conferma alla presidenza, Guala ci ricordò come si fosse creato nel tempo un filo conduttore che univa di fatto l’operato di diversi comitati esecutivi di Giflex. Il Comitato tecnico, nello specifico, già allora era focalizzato su una tematica delicata ed essenziale per molte tra le aziende del gruppo e che ancora oggi è di estrema attualità: la sicurezza alimentare. È stato fatto molto sul ruolo e valore dell’imballaggio nel contatto con gli alimenti e i risultati si vedono ora anche oltre i confini nazionali. «Per quanto riguarda questa tematica, che è stata da molti anni il punto forte del nostro Comitato tecnico, abbiamo rilevato con soddisfazione che i nostri protocolli di analisi sono sempre più riconosciuti dai laboratori a livello internazionale, contribuendo a fare chiarezza su come affrontare le sfide sempre maggiori della sicurezza del consumatore».
Giflex riconferma così nei fatti il proprio ruolo di interlocutore sui temi del contatto alimentare e della sostenibilità, nei confronti sia delle proprie aziende sia del mercato.

Essere la migliore risposta
L’industria del settore imballaggio ha dimostrato di cambiare, facendo proprie istanze comuni come i principi che sono alla base di una visione circolare dell’economia e di una gestione delle imprese rispettosa dei tre cardini della sostenibilità, ovvero gli aspetti economici, sociali e ambientali. «L’imballaggio flessibile è principalmente nella filiera del food» ricorda Guala, «quindi raccoglie le sfide che sono del nostro tempo e che consumatori sempre più esigenti impongono. Credo che l’imballaggio flessibile, che è per leggerezza intrinseca l’alternativa più sostenibile, debba raccogliere la sfida della riciclabilità anche per andare incontro alla sensibilità di un consumatore esigente e attento».
Un lavoro articolato per il quale si è fatto tanto, ma che altrettanto impegnerà ancora il gruppo, come ricorda il presidente che, nella fase finale del proprio mandato – il suo periodo di presidenza avrà termine nel 2020 – non pensa affatto a tirare le prime somme, «non spetta a me farlo» ci dice giustamente, precisando «soprattutto in un momento in cui c’è tanto da fare. Quello che posso dire è che siamo in un momento di cambiamento, e nei momenti di incertezza le associazioni possono svolgere un ruolo aggregativo e informativo ancora più utile alla filiera. Forse per questo il congresso è stato ancora una volta molto partecipato e Giflex conta ogni anno più associati». Intanto, da qui a fine mandato ci pare di capire che ci sia ancora qualche obiettivo da raggiungere e di certo la disponibilità, anche dopo, a lavorare insieme e per il gruppo. «Lascerò tanti fronti aperti» ci dice Guala in ultimo «ma anche la disponibilità a dare ancora una mano all’associazione nei prossimi anni».

Multimateriali in carta-bioplastica: ridurre la plastica negli imballaggi

Il progetto europeo Biocompack-CE giunge al suo ultimo evento in Italia. Dopo i focus sui produttori, i trasformatori e la grande distribuzione organizzata, Legambiente e Innovhub-SSI presentano il progetto a Ecomondo con i partner europei e i principali attori del mercato.

Il progetto europeo Biocompack-CE, finanziato dal programma europeo Interreg Central Europe, prende il via nel 2017 con l’obiettivo di stabilire legami più forti tra le istituzioni di ricerca e sviluppo e le aziende della filiera per sviluppare soluzioni di imballaggio certificate e sostenibili in carta-bioplastica.

Il mercato italiano degli imballaggi in Italia ha registrato nel 2018 un fatturato di 33,4 miliardi di euro con una crescita del 2,6% rispetto all’anno precedente. Tutte le tipologie di packaging hanno visto un notevole incremento, sia le tipologie “storiche” come legno e vetro, sia quelli di più recente concezione come gli imballaggi multi-materiale che hanno segnato un +2,5% (fonte: Istituto Italiano Imballaggi).

Nel nostro Paese il settore del packaging è un compartimento molto virtuoso: nel 2018 l’80,6% dei rifiuti da imballaggio è stato recuperato che tradotto in cifre significa 10.691.000 tonnellate delle 13.267.000 totali immesse al consumo e, di queste, la parte avviata a riciclo sfiora il 70% (fonte: CONAI) che fa dell’Italia un eccellenza a livello continentale.

Biocompack-CE vede la partecipazione di dieci realtà da sei diversi Paesi europei dell’area dell’Europa centrale (Italia, Slovenia, Croazia, Ungheria, Polonia, Slovacchia), includendo università, centri di ricerca, laboratori di analisi, associazioni, cluster ed aziende del settore.

«Il packaging ci offre molti vantaggi – afferma Andrej Kržan, professore dell’Istituto Nazionale di Chimica di Lubiana e coordinatore del progetto Biocompack – ma spesso ha una vita utile molto breve prima che diventi un rifiuto. Contiene materiali che possono essere riutilizzati, ma solo se la progettazione del prodotto e il modo in cui raccogliamo e trattiamo i rifiuti consentono un processo economico ed efficiente. Le combinazioni di materiali sono una sfida particolare che stiamo affrontando per risolvere i problemi degli imballaggi che combinano carta e plastica. Il risultato del progetto sarà un packaging che soddisfi tutti i requisiti funzionali che ci aspettiamo, ma che possa essere facilmente ed efficacemente riciclato o compostato».

L’unione di materiali diversi come la carta e le bioplastiche nel packaging conferisce funzionalità e migliora gli aspetti critici, sfruttando le caratteristiche di entrambi i materiali. Nel settore alimentare la necessità primaria riguarda la sicurezza e la conservazione: l’imballaggio non deve essere tossico, deve fungere da barriera, deve proteggere dall’umidità ed eventualmente dal grasso e deve impedire l’ingresso e la fuoriuscita di gas e odori.

Un aspetto non secondario è la separabilità dei materiali per avviarle correttamente a riciclo. «La sostituzione della plastica convenzionale con bioplastiche nei prodotti di packaging accoppiati con la carta – dichiara Graziano Elegir, responsabile Settore Chimica e Ambiente di Innovhub-SSI e responsabile di una delle aree tematiche del progetto – può rappresentare un’alternativa sostenibile che aiuta a ridurre la quantità di plastica favorendo lo sviluppo di nuove opzioni di smaltimento. Tuttavia, in questo contesto occorre sviluppare strategie che limitino il più possibile l’impatto sulle filiere del riciclo individuando il corretto fine vita e sviluppando l’ecodesign del prodotto. Prodotti a contatto con alimenti umidi e grassi possono eventualmente essere accettati negli impianti di compostaggio mentre il packaging non alimentare e quello a contatto con alimenti secchi dovrebbe essere destinato al recupero della fibra cellulosica in impianti idonei di riciclo della carta».

«In Italia abbiamo voluto costruire un percorso che andasse a toccare tutti gli aspetti della filiera – dichiara Emilio Bianco di Legambiente, communication manager del progetto Biocompack – siamo partiti con un workshop dedicato ai produttori, per poi spostare l’attenzione sui trasformatori ed in seguito sulla grande distribuzione organizzata, includendo, ovviamente, a ogni incontro, degli speech specifici da parte dei consorzi di filiera interessati e delle associazioni nazionali sia dei produttori di carta che di bioplastiche. L’evento di oggi, infine, rappresenta un po’ il riassunto dei precedenti, includendo anche la principale associazione dei consumatori per dare voce a chi effettivamente poi va ad utilizzare l’imballo, e per questo abbiamo scelto Ecomondo come cornice. Ma non solo, abbiamo deciso di portare l’intero progetto in Italia, dedicando la prima sessione ai nostri partner europei, con l’obiettivo di rafforzare le sinergie tra il mondo del packaging del nostro Paese e gli Stati dell’Europa Centrale».

La sostenibilità dell’uso di imballaggi multimateriale dipende fortemente dalle pratiche reali e non potenziali di gestione dei rifiuti e soprattutto dalle infrastrutture disponibili. Il nostro Paese deve necessariamente dotarsi di impianti di recupero e riciclo, a partire da quelli di digestione anaerobica per il trattamento della frazione organica per la produzione di biometano e di compost di qualità. Solo così si potrà proseguire velocemente lungo la strada dell’economia circolare.