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Large format, all you can print

Un’esaustiva fotografia del settore del grande formato: dalla tecnologia agli inchiostri passando per le teste di stampa.

Silvia Riccio

È da diversi anni che parlare di stampa digitale di grande formato richiede competenze trasversali in diversi settori produttivi. La flessibilità dei sistemi di stampa e la rapida evoluzione sia delle teste sia degli inchiostri ha portato a utilizzare questi sistemi in molteplici campi produttivi, su diversi substrati, conducendo a molte sperimentazioni; il risultato di queste sperimentazioni ha portato alla specializzazione nei vari settori produttivi e alla formulazione di ricette di inchiostri e di costruzione di macchine sempre più vicine alle richieste dei clienti. Durante la visita all’ultima Fespa di maggio a Monaco la cosa che più balzava alla vista era, oltre alle presentazioni di nuovi prodotti dalle principali case produttrici, la forte presenza di sviluppatori per applicazioni specifiche su formati, sistemi di trascinamento, modularità nella composizione di diverse lavorazioni (parlando con un collega abbiamo concluso che le macchine wide format in primis stanno facendo guadagnare molti soldi a produttori di profilati in alluminio e viti); unitamente abbiamo avuto il piacere di parlare con diversi produttori di supporti che vedono ancora un grande crescita e continuano a proporre nuovi prodotti di più facile stampabilità.

Il dilemma che si trova di fronte uno stampatore che decide di investire per la prima volta in una macchina da stampa è, o dovrebbe essere legato, a che tipo di stampe farà, se privilegiare flessibilità o specializzazione, se fornire un servizio completo o in associazione con altri fornitori e produttori; uno stampatore già avviato cercherà un efficientamento o potenziamento nella sua produzione attuale (più velocità, più automazione, startup e downtime ridotti, più prodotti stampabili ecc…) e si concentrerà su quegli aspetti che, durante il lavoro, si sono rivelati dei punti di debolezza. Per compiere la scelta adatta non è necessario essere dei super esperti tecnologici bensì conoscere molto bene il prodotto che deve essere stampato, il suo campo di utilizzo, il suo ciclo di vita; è solo così che sarà possibile muoversi tra le molteplici proposte dei produttori di macchine da stampa digitale di grande formato e dei loro rivenditori, e capire se tra questi ci sia una risposta alle proprie richieste o la possibilità di produrre la stessa cosa in modo differente.

Un altro punto importante della stampa digitale di grande formato sono i tempi di produzione. Il formato largo era ed è considerato troppo artigianale per essere automatizzato, ma qualcosa sta cambiando. L’automazione è un elemento chiave nel controllo dei costi e per la stampa di grande formato può comprendere molti processi diversi, dall’elaborazione automatica dei file, alla robotica, fino alla gestione del database. Questi elementi ancora poco esplorati sono uno degli elementi di distinzione per fare il salto nella produzione industriale e per poter offrire servizi di stampa a grandi clienti su larga scala.

Dal punto di vista qualitativo la stampa digitale di grande formato ha già scontato la vicinanza e la continuità, o discontinuità a seconda dei punti di vista, con altre tecnologie di stampa presenti nel settore produttivo di riferimento.  Ad esempio, nel settore tessile d’abbigliamento la stampa digitale di grande formato diretta si confronta con la serigrafia e la stampa a inchiostri sublimatici in merito a numero di tinte ottenibili e saturazione dei colori; in campo promozionale e comunicazione il soft signage non teme confronti ed è in continua espansione grazie a qualità visiva raggiunta, velocità di produzione, flessibilità di produzione. Ceramica, vetro, alluminio, legno sono settori su cui da tempo le macchine da stampa digitale di grande formato sono presenti e le prestazioni in termini di qualità e produttività sono legate alla specializzazione di segmento, dove trattamenti superficiali, sistemi di fissaggio e applicazione-protezione post stampa sono ulteriori elementi di analisi oltre agli inchiostri e alla definizione.

La flessibilità dei sistemi di stampa e la rapida evoluzione sia delle teste sia degli inchiostri ha portato a utilizzare il grande formato in molteplici campi produttivi, su diversi substrati, conducendo a molte proficue e interessanti sperimentazioni.

Una panoramica tecnologica

Nella composizione di una macchina da stampa digitale di grande formato ci sono alcuni elementi su cui porre l’attenzione. Possono esistere tre tipologie di macchine: roll to roll, flatbed, ibride.

Le machine roll to roll sono le più diffuse e sono macchine che, come dice la parola stessa, caricano e scaricano bobine. Sono macchine che vanno dai 60 cm di larghezza fino oltre i 5 metri e sono sempre materiali flessibili. Sotto questo termine possiamo anche assimilare le roll to sheet (da bobina a foglio) che prevedono una uscita con tagli e caduta del foglio, e i sheet to sheet che di solito è una opzione disponibile nelle versioni precedenti. Dal punto vista meccanico ha importanza la dimensione dell’anima da caricare (la parte interna della bobina) e il peso alimentabile e scaricabile della stessa. La distanza tra testa di stampa e materiale incide sullo spessore del supporto alimentabile e, rapportato al peso e all’anima, a quanto lunga potrà essere la bobina stessa. Bisogna considerare che, in funzione del materiale, la curvatura dell’avvolgimento potrà incidere negativamente sulla planarità del supporto durante la stampa dando adito, nel peggiore dei casi, a un eccessivo sforzo sulle guide di trascinamento e un conseguente tocco accidentale tra testa e materiale, con relativo blocco delle stampa. Per questo motivo, alcuni fine-bobina di materiale non sono più stampabili e quindi scarto (da considerare nel calcolo dei costi di produzione). I sistemi di carico, specialmente nei formati oltre il 160 cm sono automatizzati e permettono di eseguire precisi allineamenti del materiale; il trascinamento è un elemento importante su queste macchine perché, specialmente con materiali morbidi, non devono esserci microdiseallineamenti durante le stampe, che provocherebbero effetti onda e distorsioni che comprometterebbero l’intero prodotto stampato. Per cui quando si effettua la valutazione della macchina e si parla di velocità di produzione è bene approfondire su quali materiali e a quale risoluzione. L’evoluzione, che è stata anche il motivo del grande successo della stampa digitale di grande formato nel settore print service, è la soluzione di stampa e taglio all in one. Il processo di stampa è il medesimo e solo a prodotto finito c’è il riavvolgimento e l’avvio della sessione di taglio. La flessibilità di questa soluzione deve essere supportata da un deciso apporto creativo e permette di realizzare da poster a piccole etichette. Tipicamente il processo di stampa è a solvente perché permette una essiccazione più veloce.

Sulla tecnologia roll to roll dal punto di vista dell’evoluzione tecnologica si è raggiunta una piena maturità e i prodotti rilasciati sono un continuo efficientamento in termini di prestazioni come numero di colori stampabili, tinte speciali, bianco.

Le macchine flatbed sono macchine da stampa di grande formato piane alimentate a lastra o, nel caso delle ibride, bobina e lastra. Possono essere a piano fisso, piano mobile, con trasporto a nastro. Le stampanti digitali di grande formato flatbed sono pensate per stampare su materiali rigidi planari di diverso spessore e in molti casi su oggetti finiti con superfici piane. La larghezza dei piani di lavoro è variabile in funzione delle necessità produttive sia in termini di singola lastra sia di numero di lastre. I piani di stampa sono ad aspirazione per mantenere fermo il materiale durante la stampa e le aspirazioni possono essere sezionate in diversi formati per effettuare la ripetizione della stampa da effettuare. È uno dei prodotti dove si è concentrata molto l’attenzione degli stampatori negli ultimi anni per il progressivo aumento di richiesta di stampa su cardboard e corrugato. Nella valutazione di questi sistemi di stampa bisogna considerare alcuni aspetti legati agli spessori dei materiali da stampare, il numero di pezzi da produrre, i formati di stampa che possono essere alimentati. Questi elementi incidono in modo significativo sulla velocità di stampa e sulla capacità produttiva per cui è assolutamente necessario condurre dei test specifici per le produzioni target.

Nei sistemi a piano fisso il supporto è appoggiato sul piano e la testa di stampa di stampa si muove in modalità scanning mode, cioè avanzando sul supporto grazie a un braccio mobile e spostandosi longitudinalmente sul supporto; su questa tipologia è possibile lavorare con materiali anche molto pesanti. I sistemi a piano mobile prevedono che sia un carrello che fa da piano di appoggio e muoversi perpendicolarmente alle teste di stampa che solitamente sono fisse. Le macchine con sistema di trasporto a nastro prevedono l’avanzamento del supporto sotto le teste che si muovono lungo un braccio fisso; il vantaggio di questi sistemi è la modularità di gestione degli spazi, con la possibilità di inserire delle prolunghe che permettono all’occorrenza di ampliare l’area di stampa e una efficiente gestione sia delle lastre sia delle bobine.

Individuare il sistema di carico ideale è, dunque, il primo passo per poter fare le valutazioni successive in termini di produzione e di automazione di carico e scarico. Su queste macchine si utilizzano inchiostri UV, solvente e Latex e si stampa su numerosi supporti grezzi e trattati. Per ogni modello di macchina possono esserci inchiostri, primer e coatizzatori differenti in funzione del materiale su cui si vuole produrre.

In termini di meccanica ed elettronica sono macchine, sia bobina sia a lastre, che richiedono bassa manutenzione e pochi interventi, riferiti per lo più a condizioni eccezionali. Negli ultimi tempi sono stati molteplici gli sviluppi per avere motori efficienti e sensori che monitorano la produzione e intervengano prima di un danno che comprometta la produzione, permettendo così di ampliare la gamma di supporti stampabili e di avere un immediato riscontro sulla effettiva capacità produttiva.

Le teste di stampa

Il cuore tecnologico delle macchine da stampa digitale di grande formato risiede nella testa di stampa, o meglio nelle teste di stampa dato che ci sono sempre più teste. Su queste macchine tutte le teste sono Drop on Demand (DoD) con prevalenza della tecnologia piezo rispetto alle thermal. La differenza risiede nella tecnologia di espulsione della goccia (per pressione elettrica la piezo, per riscaldamento dell’inchiostro la thermal) e nell’usura delle stesse: più frequenti e meno costose nel caso delle thermal, lunga vita e più costose nel caso delle piezo. Il numero di teste di stampa incide sul numero di colori stampabili, sulla velocità di stampa e sulle tipologie di lavoro realizzabili.

In funzione dell’inchiostro che si stampa le teste possono avere ugelli più o meno fini che consentono di generare punti di stampa fini e definiti. Nel caso di inchiostri UV e Latex mediamente si formano gocce della dimensione di 10 pico litri, con punte al basso di 4 picolitri e di 16 picolitri in alto. Più teste di stampa richiedono una maggiore attenzione nel setup iniziale per definire il giusto allineamento sui vari materiali e dei profili colore adeguati.

In funzione degli inchiostri utilizzati l’usura delle teste varia, con una maggiore degradazione nel caso di solvente hard (ormai utilizzato solo su alcuni sistemi super wide) e quasi nulla nel caso di inchiostri dye (acqua con colorante). Per la stampa UV, eco solvent e Latex è necessario fare la pulizia giornaliera delle teste e in caso di utilizzo di colori metallizzati e del bianco (che contiene normalmente ossido di titanio) le teste devono sempre essere tenute pulite per transitare con periodicità dell’inchiostro dagli ugelli, pena otturazione degli stessi. Sono diversi i modi adottati per evitare questo problema: sistema di ricircolo continuo dell’inchiostro con pulizia e chiusura degli ugelli se non utilizzati al sistema di sgancio delle teste dedicate e messa in soluzione conservativa.

Le macchine da stampa digitale di grande formato beneficiano della ricerca fatta sulle teste per applicazioni di tipo industriale e spesso sono le stesse a essere utilizzate. Controllo del jet out (mancata emissione della goccia), dissipazione del calore durante la lavorazione (che causa il cambio di viscosità dell’inchiostro e la deformazione delle gocce), mantenimento e adattamento dell’allineamento durante la produzione (dovute a problemi di trasporto) sono alcuni dei benefici che sono ormai dotazione standard nei gruppi stampa dei maggiori produttori. Questo ha permesso anche lo sviluppo delle prime macchine di grande formato con array di teste per elevate produzione principalmente su materiale cartaceo. L’affidabilità raggiunta dalle teste è tale da permettere un interessamento sempre più forte delle aziende che si occupano di packaging per valutare il passaggio dall’utilizzo per soli prototipi alla realizzazione di tiratura, cosa che già sta avvenendo nel settore del corrugato e del cardboard.

Gli inchiostri

Al pari delle teste di stampa l’inchiostro da utilizzare è l’elemento che deve caratterizzare la scelta della macchina da stampa digitale di grande formato da utilizzare. In linea generale c’è un trend in costante crescita nella ricerca e affinazione degli inchiostri, dal controllo della granulometria del pigmento alla sostenibilità ecologica delle soluzioni, alla risposta positiva alle certificazioni richieste dal settore produttivo di riferimento.

Molta ricerca in questo momento è indirizzata sul ritorno degli inchiostri base acqua ad assorbimento ed evaporazione cioè dye (con colorante in dispersione) e pigmento; questo perché sia in termini di finezza di goccia, di gamut riproducibile, di brillantezza e saturazione della stampa e di costi di stampa dà i migliori risultati. Tuttavia, in questo momento funziona solo su materiali ad alto assorbimento e con trattamenti superficiali che limitano l’assorbimento della goccia, come tuttora avviene nella stampa tessile.

La ricerca di un inchiostro che stampi tutto e bene è all’ordine del giorno da parte degli stampatori che tuttavia sanno bene a quali compromessi realituttora bisogna adeguarsi. Se non c’è la giusta tensione superficiale sul supporto le gocce espulse dalla testa tenderanno ad agglomerarsi e non sarà possibile fissare l’inchiostro se non con pessimi risultati; per questo motivo è importante definire il livello qualitativo atteso. Una delle macroscopiche differenze tra la stampa industriale fatta con sistemi di stampa digitale di grande formato e la stampa commerciale/promozionale/comunicazione è proprio nella formulazione dell’inchiostro.

Nella stampa su carta e materiali cartacei la stampa è a completo appannaggio di inchiostri base acqua con o senza pigmento; Questo perché c’è richiesta di dettaglio e colori profondi, nel caso della fotografia, di dettaglio e pulizia nel caso di cartine e disegni tecnici, di economicità e di grande effetto nel caso delle affissioni. La stabilità è appurata e nel caso serva una durata di vita maggiore il pigmento unito a materiali multistrato garantiscono una vita prolungata.

Con gli inchiostri a solvente è possibile stampare su molteplici materiali grezzi perché il veicolo dell’inchiostro aggredisce e scava il materiale affinché il pigmento possa depositarsi e legarsi al supporto una volta evaporato completamente il veicolo; questo ha fatto pensare per anni che fosse destinato a essere l’inchiostro buono per tutto. Tuttavia, i limiti ambientali e la difficoltà di sviluppare gocce troppo fini è stato anche un suo limite per molto tempo. Le attuali tecnologie a solvente hanno cambiato la formula dei veicoli e sono quasi tutti utilizzabili in ambienti di lavoro aperti senza necessita di aspirazioni dedicate. Tant’è che anche alcuni sistemi di stampa digitale di grande formato hanno avuto la certificazione Green Guard. Il lato negativo è che questa forza di adesione può limitare la nitidezza dello stampato, evidenziando in modo eccessivo i punti di stampa in uno sguardo ravvicinato, e su materiali ad alta lucentezza o trasparenti può causare velature e forte perdita di brillantezza.  Gli inchiostri a base solvente sono molto diffusi e, malgrado non godano di ottima reputazione, rappresentano un’importante fetta di mercato sia nel large sia nel wide e super wideformat in particolare nelle macchine roll to roll.

Nelle macchine flatbed l’inchiostro più diffuso è UV, che asciuga grazie all’utilizzo di una lampada ultravioletta ai vapori di mercurio o tramite luce LED ultravioletta fredda. L’inchiostro UV ha avuto una seconda vita grazie alle stampanti digitali di grande formato, dopo che per decenni è stato utilizzato solo in offset e in serigrafia. Esistono diversi tipi di inchiostri che bene si adattano alle varie superfici che devono essere stampate, tuttavia sulle macchine di taglio più commerciale l’inchiostro utilizzato è un buon compromesso per vari materiali rigidi. L’asciugatura avviene per reticolazione che si verifica grazie ai fotoiniziatori presenti nel veicolo che reagiscono alla lunghezza d’onda dell’UV e portano il pigmento a legarsi al substrato. L’assenza di assorbimento fa sì che i colori si mantengano sempre brillanti e che sia possibile far aderire l’inchiostro a qualsiasi superficie purché planare e con la tensione superficiale adeguata: altrimenti serve un pre-trattamento corona, plasma, fiamma o un primer, per consentire alla goccia di aderire e aprirsi per l’asciugatura. I pregi della stampa UV sono molteplici tuttavia anche con questo inchiostro ci sono dei limiti: la costante brillantezza anche quando servirebbe un risultato matt (superabile talvolta con la stesura di una vernice) e la rigidità che ne compromette l’utilizzo su materiali morbidi che necessitano di modellazione post stampa. Le soluzioni in commercio sono molteplici e malgrado il costo dell’inchiostro sia unitariamente più alto rispetto ad altri inchiostri, il basso consumo (l’UV ha un’alta coprenza) e la molteplicità delle applicazioni stampabili lo pongono al centro dell’interesse di molti stampatori. Anche il passaggio da lampade a LED ha contribuito ad aumentare la diffusione dell’utilizzo di questo inchiostro permettendo l’utilizzo delle macchine anche per piccole produzione on demand abbattendo il costo legato alla vita delle lampade. La stampa UV è tipicamente in quadricromia con l’opzione del bianco e di un trasparente che consentono di ottenere effetti molto accattivanti sfruttando le caratteristiche delle superfici del substrato e di ottenere effetti rilievo depositando strati di inchiostro sovrapposto.

Completa il panorama l’inchiostro Latex che attualmente è utilizzato da soli tre vendor e solo con HP su sistemi flatbed. L’inchiostro Latex è a base acqua con una miscela di pigmento e resina che asciuga per evaporazione e aderisce a molteplici supporti. È un inchiostro che permette di lavorare in modo eccellente su materiali che assorbono, ma anche che non assorbono e grazie a una assidua campagna di co-marketing con diversi produttori di supporti questo inchiostro è diventato la scelta primaria per chi vuole fare decorazione di interni. Può essere usato sia su materiali rigidi sia morbidi, a bobina e in piano, in interno ed esterno. È stato il primo inchiostro a ottenere la certificazione Green Guard e punta decisamente a essere la soluzione prevalente nel mondo commerciale. Per poter stampare con l’inchiostro Latex spesso è necessario che il materiale sia preparato tramite pre riscaldatori che aprono i pori dei materiali o con la stesura di un primer aggrappante quando non è possibile pre riscaldare. Questo serve per far espandere la goccia quanto basta per garantire una uniformità di stesura. Nel settore roll to roll l’inchiostro è utilizzato da decenni, ma è solo da un anno che è entrato nelle macchine flatbed. Dato che la temperatura di esercizio influisce in modo determinante sulla stampabilità del substrato è opportuno che il sistema di stampa digitale di grande formato non abbia elevati sbalzi termici.

La crescita tecnologica va nella direzione di una sempre maggiore affidabilità e produttività e questo deve essere da stimolo all’utilizzo dei sistemi di stampa digitale di grande formato per quello sono: una reale opportunità di diversificazione e crescita.

Un mercato frizzante

Portare il prodotto stampato al centro dell’analisi è il primo passo per capire a che punto è la crescita tecnologica. Se fino a qualche anno fa la realizzazione di packaging era una richiesta insoddisfatta, oggi si stanno già realizzando piccole tirature in stampa. Che cosa è cambiato? È migliorata la qualità? Si sono abbattuti i prezzi? Nell’esaustivo ripasso tecnologico fatto abbiamo volutamente tralasciato l’approfondimento di alcuni concetti come risoluzione e gamut perché da un po’ di tempo si sta facendo strada il concetto di adeguatezza. Tecnicamente sono stati raggiunti buoni livelli qualitativi, ma che ancora vanno a confronto con altri sistemi di stampa. Ora però si sta superando questo creando prodotti ad hoc per la stampa digitale tali da cogliere le opportunità che queste tecnologie possono offrire in termini di just in time, ripetibilità e versatilità.

Quindi la crescita tecnologica va nella direzione di una sempre maggiore affidabilità e produttività e questo deve essere da stimolo all’utilizzo dei sistemi di stampa digitale di grande formato per quello sono: una reale opportunità di diversificazione e crescita.

CERTIFICAZIONE GREENGUARD GOLD

La certificazione Greenguard Gold (precedentemente nota come certificazione Greenguard Children & Schools) nasce negli Stati Uniti e definisce i fattori di sicurezza riguardo a materiali ed emissioni che tiene conto delle persone sensibili (come bambini e anziani) che devono rimanere per lunghi periodi in ambienti come scuole e strutture sanitarie. Riferito ai sistemi di stampa digitale di grande formato considera se i prodotti stampati siano conformi in funzione degli inchiostri utilizzati. È una certificazione volontaria.

Nobilitazione della stampa: benefici e opportunità

Considerare un progetto di comunicazione visiva concluso, pronto per la spedizione, non appena uscito dalla stampante, è potenzialmente un grande errore. A meno di volersi confrontare sul mercato solo con il prezzo e rinunciare agli importanti margini ottenibili inseguendo un valore aggiunto per ogni progetto, saper gestire anche una fase di nobilitazione è un passaggio cruciale.

Al di fuori della sfida all’ultimo centesimo sta infatti crescendo un mercato con interessanti prospettive. Una realtà certificata da studi del settore: tra i più significativi quello di Keypoint Intelligence che prevede per la produzione di stampati a valore aggiunto una crescita annuale del 14% fino al 2020. Una tendenza iniziata ormai da qualche anno, nel 2017, e destinata a raggiungere un valore globale in questo arco di tempo di 1,3 miliardi di dollari.

Non a caso, alcuni mercati si stanno già muovendo. La stessa società di ricerche indipendente, conferma infatti come negli Stati Uniti e in Europa Occidentale siano già il 30% i supporti stampati a colori destinatari di un trattamento successivo alla ricerca di effetti speciali.

Anche i risultati sono già evidenti, al punto da consigliare di inserire tra le priorità la conoscenza di tecnologie, processi e strumenti per la nobilitazione degli stampati, uno dei sistemi più efficaci per distinguere uno stampato e caricarlo di un valore aggiunto lontano da confronti diretti.

 

La società Continua, del Gruppo Xerox, ha quantificato il margine di guadagno legato alla nobilitazione e il prezzo aggiuntivo che l’acquirente è disposto a pagare per la nobilitazione. (scopri gli altri dati di mercato leggendo la guida gratuita)

Certamente, passare dalla semplice stampa alla nobilitazione post-produzione non è immediato.

Servono competenze, manualità e naturalmente disponibilità a investire.

Partendo dalle basi però, grazie anche all’aiuto di strumenti tra i quali un buon white paper non sarà difficile scoprire un mondo più alla portata di quanto si possa pensare. Sia per l’aiuto fornito dalla tecnologia in termini di facilità d’uso e versatilità sia per l’investimento con il quale è possibile muovere i primi passi e toccare con mano i risultati nel giro di poco tempo.

Scarica la guida ideata da Italia Grafica per orientarti nel variegato panorama del Post Stampa

Federazione Carta e Grafica al Forum Nazionale di Legambiente sulla gestione forestale sostenibile

Si è tenuta a Roma la seconda giornata del Forum Nazionale sulla Gestione Forestale Sostenibile organizzato da Legambiente, con il supporto della Federazione Carta Grafica, e delle componenti che ne fanno parte quali Assocarta, Assografici e Acimga.

Durante l’evento, incentrato quest’anno sul tema della bio-economica delle foreste, è intervenuto – per la Federazione Carta Grafica – il direttore di Assocarta Massimo Medugno, illustrando come i comparti industriali rappresentati dalla Federazione si inseriscano, a pieno titolo, in quella che viene definita bio-economia circolare con una attenzione particolare all’utilizzo del capitale naturale che nasce da un impegno costante delle aziende in termini di Responsabilità Sociale d’Impresa.

«La sinergia tra la comunità urbana e l’industria cartaria concorre alla buona gestione delle risorse: dalla raccolta differenziata della carta proviene la prima materia prima del settore facendo della città una vera e propria foresta urbana. Più della metà della carta prodotta in Italia proviene dal riciclo e nell’imballaggio la percentuale di riciclo è all’80%»* afferma Medugno intervenuto al panel dal titolo “Le foreste urbane per rigenerare le città“.

«La carta» spiega Medugno «è un materiale che ha saputo sviluppare sia il ciclo biologico che quello tecnologico meritandosi quindi di essere considerato, a tutti gli effetti, un bio-materiale circolare che si caratterizza, rispetto ad altri suoi diretti competitors, per rinnovabilità, biodegradabilità e compostabilità». «Lo sforzo di tutta la filiera è quello di lavorare per rendere le “foreste urbane” migliori con sistemi adeguati e standard di riciclabilità come il nuovo metodo Aticelca MC 501-2017» conclude Medugno.

«L’industria cartaria e grafica, nonostante le caratteristiche ambientali della carta, viene spesso indicata come la principale responsabile della distruzione delle foreste, mentre i fatti dimostrano il contrario. L’84% della cellulosa impiegata in Italia è dotata di certificazione forestale sostenibile (es. FSC o PEFC) e proviene da foreste Europee che risultano in crescita: tra il 2005 e il 2015 (dato FAO 2005-2015) le foreste europee sono cresciute di 44.000 kmq, un’area corrispondente a oltre 1.500 campi da calcio al giorno» spiega Massimo Ramunni vice direttore Assocarta intervenuto ieri al Forum.

Un luogo comune da sfatare – secondo la ricerca “Carta e ambiente. Sfatiamo  i luoghi comuni, realizzata da Two Sides in otto Paesi europei, fra cui l’Italia – è l’idea che la superficie forestale europea dal 2000 ad oggi si sia ridotta, credenza assolutamente contraria alla verità che nel nostro Paese resiste presso l’80% degli interpellati, mentre nella realtà il patrimonio boschivo cresce proprio grazie all’intervento dell’industria della carta come dimostrato dai dati FAO.

 

*= La materia prima principale della nostra industria è  costituita per il 55% da carta da riciclare (detta anche macero) e tale percentuale rappresenta il tasso di circolarità (il rapporto tra materiali riciclati e uso complessivo delle materie prime) più alto d’Europa (si veda grafico sotto riportato) con punte dell’80% nell’imballaggio, un fiore all’occhiello per il nostro Paese.

 

Fedrigoni acquisisce Ritrama

Marco Nespolo, amministratore delegato di Gruppo Fedrigoni.

Fedrigoni S.p.A., protagonista in Italia e in Europa nella produzione di carte speciali, prodotti ad alto valore aggiunto per packaging e grafica ed etichette autoadesive, ha sottoscritto il contratto di acquisizione del gruppo Ritrama, multinazionale italiana di prodotti autoadesivi con siti produttivi in Italia, Spagna, Regno Unito, Cile e Cina. La famiglia Rink, fondatrice del gruppo Ritrama, manterrà la proprietà e la gestione del business di Ritrama in Nord America, continuando la collaborazione commerciale con il resto del Gruppo.
Con questa acquisizione, la seconda dall’ingresso di Bain Capital nel capitale del Gruppo, Fedrigoni rafforza la sua posizione di top player in Europa nel settore Pressure Sensitive Labels (ove opera attraverso i brand Arconvert e Manter), unendo la propria eccellenza nelle etichette per il vino, in cui è secondo produttore globale, per il food, l’household e la logistica, all’alta tecnologia applicata ai film adesivi di Ritrama, uno dei principali produttori mondiali per usi pharma, beverage e personal care. Ritrama, attraverso le divisioni graphics e industrial, integra l’offerta del Gruppo Fedrigoni in tali mercati di riferimento. 
Nasce dunque un grande player globale nel settore Pressure Sensitive Labels, dove il cliente può trovare ogni soluzione per le etichette autoadesive, sia ad alto contenuto tecnologico sia estetico, con un’offerta estremamente capillare e diversificata.
«I business di Arconvert e di Ritrama sono in forte sinergia – conferma Marco Nespolo, amministratore delegato di Gruppo Fedrigoni – operano entrambi con ottimi risultati su mercati in gran parte complementari, Arconvert con un’alta specializzazione nelle etichette autoadesive realizzate con carte speciali, Ritrama con un maggiore expertise nella produzione dei film plastici autoadesivi».
«La nostra divisione Pressure Sensitive Labels, che sta già registrando performance molto positive, sarà ora più grande, completa e competitiva – prosegue Nespolo – in un mercato in continua crescita in tutti i settori di sbocco e tutte le geografie, a livello mondiale. Ritrama ha un DNA sano, italiano e di vocazione internazionale, come il Gruppo Fedrigoni».
«Sono molto orgoglioso di questa operazione – commenta Tomas Rink, presidente di Ritrama – che garantisce al gruppo Ritrama e alla sua organizzazione di poter crescere ulteriormente all’interno di una realtà industriale solida e in forte espansione a livello internazionale quale il Gruppo Fedrigoni, con cui condivide i medesimi valori».
«Questa operazione rappresenta un ulteriore importante passo per Fedrigoni – commenta Ivano Sessa, managing director di Bain Capital e Chairman di Fedrigoni Holding – in linea con il nostro obiettivo di consolidare la presenza del Gruppo nei settori strategici Specialty Paper e Pressure Sensitive Labels, sia organicamente che attraverso l’acquisizione di realtà internazionali di rilievo come il gruppo Ritrama».
Ritrama ha registrato ricavi di circa 400 milioni di euro al 31 Dicembre 2018 che si aggiungeranno ai circa 1,2 miliardi di euro di ricavi del Gruppo Fedrigoni nello stesso periodo; a seguito dell’operazione, il fatturato del Gruppo Fedrigoni raggiungerà circa 1,6 miliardi di euro, posizionandolo tra i big mondiali del settore carte speciali per packaging e Pressure Sensitive Labels. Il closing della transazione è previsto per il primo trimestre 2020 ed è soggetto al perfezionamento di determinate condizioni sospensive.
Nell’operazione Ritrama si è avvalsa del supporto di Tamburi Investment Partners quale advisor finanziario, Martinez & Novebaci quale advisor legale e LED Taxand per gli aspetti fiscali.
Il Gruppo Fedrigoni si è avvalso del supporto di Rothschild & Co. in qualità di advisor finanziario, Latham & Watkins quale advisor legale M&A, Pirola Pennuto Zei e PwC per quanto concerne gli aspetti fiscali e finanziari, BCG per gli aspetti di strategia commerciale, Kirkland & Ellis International LLP per quanto riguarda gli aspetti legali relativi al finanziamento dell’operazione, e Golder per gli aspetti health, safety and environment.

Dalla Fondazione Istituto Rizzoli in arrivo il Calendario del Pubblicitario 2020

Anche quest’anno, per la seconda edizione, la Fondazione Istituto Rizzoli ha realizzato il Calendario del Pubblicitario 2020.

Questa iniziativa fa parte di un progetto di Raccolta Fondi finalizzata sia all’acquisto di strumentazione didattica per facilitare l’apprendimento degli studenti con disabilità, sia a supporto del progetto Aule 4.0, che ha come obiettivo principale l’eccellenza dell’istruzione scolastica, che si traduce per noi oggi nel rinnovo delle tecnologie delle aule multimediali dell’Istituto.

L’Istituto ritiene infatti che un laboratorio ben attrezzato e aule ben strutturate per l’apprendimento rendano l’ambiente ricco di scambi tra studenti, che crescono socialmente, culturalmente e formativamente per un corretto inserimento nel mondo del lavoro.

Il Calendario del Pubblicitario 2020 contiene 12 bozzetti reclame, uno per ogni mese, attinti dall’archivio storico dell’Istituto e realizzati a fine ‘900 da importanti pubblicitari.

Saes Coated Films e Sacchital Group, collaborazione di filiera per un packaging sostenibile

Massimo della Porta, presidente di Saes Group, e Alberto Palaveri, AD di Sacchital Group

Saes Coated Films e Sacchital Group, aziende appartenenti alla filiera del packaging alimentare, hanno ufficializzato alla fiera Cibus Tec una partnership che ha portato alla realizzazione di una novità nel settore dell’imballaggio sostenibile: il packaging flessibile firmato Sacchital, in carta, mono materiale plastico o compostabile, trattato con la nuova tecnologia Coathinktm di Saes Coated Films, ovvero film laccati a base acqua che conferiscono a questi materiali proprietà di alta barriera all’umidità e all’ossigeno con o senza trasparenza.

Per presentare la nuova linea di prodotti in anteprima mondiale, le due società sono state presenti a Cibus Tec con uno stand congiunto, visitato da oltre 200 buyer e visitatori.

Massimo della Porta, presidente di Saes Group, ha dichiarato: «Carta, mono materiale plastico e bio-materiali non hanno in sé proprietà di alta barriera, ovvero di protezione degli alimenti dall’umidità e dall’ossigeno. La sfida raccolta e vinta da Saes e Sacchital è quella di conferire queste funzionalità ai materiali creando imballaggi performanti e allo stesso tempo perfettamente in linea con i principi di economia circolare. Si tratta di una tipologia di prodotto finora assente dal mercato, reso possibile dall’unione delle competenze di entrambe le aziende. Un prodotto disruptive, 100% riciclabile e compostabile, frutto del lavoro di due aziende complementari, con una visione comune e il desiderio di innovare, in una collaborazione che ci auguriamo sarà di lungo periodo».

Alberto Palaveri, amministratore delegato di Sacchital Group, ha aggiunto: «Sacchital storicamente è esperta nell’utilizzo di carta e siamo stati tra i primi a richiedere la certificazione FSC, a sviluppare materiali con spessori sottili e oggi grazie a questa idea vincente siamo in grado di promuovere packaging sostenibili con proprietà di alta barriera a vapore acqueo e ossigeno, e quindi di rispondere alle esigenze dei clienti, oggigiorno sempre più attenti ai temi ambientali. Grazie a questa collaborazione abbiamo sperimentato che se la filiera è in grado di comunicare e lavorare in modo sinergico a tutti i livelli si possono raggiungere grandi risultati».

ITS Academy Meccatronico Veneto: al via questa settimana all’Istituto Salesiano San Zeno

È partito il primo corso che specializzerà tra due anni 20 studenti nel settore cartotecnico e packaging sostenibile e si consolida a pieno regime il corso a indirizzo meccatronico che conta tra 1° e 2° anno ben 50 studenti. Occupabilità vicina al 100% dopo due anni di alta formazione post diploma.

Dunque, parte a Verona, presso ITS Academy Meccatronico Veneto, il corso tanto atteso da tutta la filiera delle aziende del settore grafico-cartario in provincia di Verona e in Veneto e 20 ragazzi tra due anni porteranno il titolo di Tecnico Superiore dell’industria della Carta e del Packaging Sostenibile direttamente in azienda.

«Siamo complessivamente molto soddisfatti dei risultati ottenuti nella selezione 2019 di iscrizioni che ha visto due nuovi corsi al via a Vicenza e a Verona – sottolinea il direttore dell’ITS Academy Meccatronico Veneto Giorgio Spanevello -. Nel caso di Verona nonostante le difficoltà iniziali alla fine la sensibilizzazione capillare dei ragazzi diplomati, la sintonia con le aziende, le scuole, con la Federazione Carta e Grafica che ha supportato il corso, nonché l’appoggio costante della Regione Veneto, che con il MIUR è ente finanziatore attraverso il Fondo Sociale Europeo, hanno permesso di dare avvio alle lezioni, primo step per rispondere ad un’esigenza forte del tessuto imprenditoriale regionale. E la prova è quel 99% di occupati subito dopo il diploma».

«Le aziende della filiera della carta hanno necessità di personale qualificato. Siamo orgogliosi di aver contribuito alla creazione di un corso ITS per i nostri comparti. Le lezioni sono finalmente partite, ora non ci resta che attendere di accogliere i ragazzi nelle nostre aziende» afferma Lorenzo Poli Presidente AFC, consigliere Assocarta (componente Federazione Carta Grafica).

Le lezioni e le esercitazioni per i 20 studenti si terranno presso le aule e i laboratori dell’Istituto Salesiano San Zeno che ha da subito creduto nelle potenzialità dei corsi ITS per la formazione dei ragazzi e la loro occupabilità.

 

Colorcopy celebra il sodalizio con Roland

Dallo small format al large format: sono passati più di 15 anni da quando il Gruppo Colorcopy è entrato nel mercato del digital printing grande formato puntando sulla solidità e sulla versatilità del brand Roland. Una collaborazione che è cresciuta e si è consolidata anno dopo anno, portando Colorcopy a essere il più grande rivenditore Roland in Italia. Migliaia le installazioni messe a segno negli anni, basate su rapporti fiduciari coi clienti che si affidano al Gruppo a tutto tondo: dalla consulenza per la scelta del sistema da implementare, alla fornitura di consumabili, passando per l’assistenza tecnica. La capillarità di Colorcopy, presente nel Centro-Nord con tre sedi (Brescia, Milano, Bologna), alimenta il dialogo con i clienti, che si rivolgono al team bresciano anche per l’aggiornamento tecnologico dei sistemi.

A Viscom la partnership tra Roland e Colorcopy si è dimostrata con aree espositive attigue volte ad accogliere l’ampio ventaglio di sistemi tecnologici. «Il nostro ingresso nel mondo del large format inizialmente poteva essere una scommessa. A distanza di parecchi anni possiamo considerarla una visione, basata sull’intuizione di aver scelto il brand giusto, con cui condividiamo successi e valori», commenta il management Colorcopy. In occasione della kermesse milanese, tante le novità tecnologiche presentate in anteprima attraverso dimostrazioni che hanno rivelato le prestazioni dei sistemi Roland in tutta la loro versatilità.

Anteprima assoluta per LEC2-300, il plotter stampa & tagliodi nuova generazione che potenzia le performance dei modelli precedenti consentendo produzioni automatizzate di elevati volumi senza il presidio dell’operatore. Dotato di lampade a LED, garantisce elevati standard qualitativi ed è ideale per la produzione di etichette personalizzate e prototipi di imballaggio. Altra novità in ambito Print&Cut, TrueVIS VG-2 per la stampa e taglio di grande formato. Tra i plus che la rendono unica sul mercato, la produttività e l’ottimizzazione del workflow. Proposte inedite anche per la stampa UV in piano con la nuova IU 1000, sistema flatbed con tecnologia UV f.to 1300 x 2500 e velocità fino a 116 mq/h che permette di realizzare applicazioni molto redditizie tra cui insegne, grafiche espositive, interior decoration, retroilluminati e stampa su tessuto. Grande versatilità e compatibilità con un’ampia varietà di materiali, la rendono ideale per l’utilizzo in ambito industriale. Massima accuratezza dei dettagli contraddistingue anche la nuova Serie Laser LV, compatibile con materiali quali plastica, legno, cuoio, carta e sughero. Dotata di tecnologia laser CO2 senza contatto, assicura margini nitidi ad alta velocità.

E se il portfolio clienti del Gruppo Colorcopy spazia dalle tipografie alle industrie è anche grazie alla vastità del catalogo che, accanto alle soluzioni Roland, vede schierate le tecnologie firmate Xerox per il piccolo formato, Agfa per i grandi volumi con i sistemi flatbed Anapurna, Brother per la stampa diretta su tessuto e Liyu International, la vera rivelazione nel panorama della visualcom che sta registrando grande successo anche in ambito industriale.

 

Rotocel si affida a Konica Minolta per la personalizzazione delle finiture

Il settore della nobilitazione delle etichette è in continua crescita e il futuro è sempre più digitale. A riguardo non ha dubbi Rotocel, azienda bolognese che da anni utilizza la tecnologia HP Indigo per personalizzare la stampa e che si dimostra attenta all’innovazione investendo sul digitale anche per la fase di finitura, acquistando MGI JETVarnish 3D Web di Konica Minolta: una nuova tecnologia integrata che permette di personalizzare le finiture delle grafiche senza vincoli di impianti e che quindi può essere utilizzata anche per la nobilitazione delle etichette.

«Rotocel si è avvicinata alla tecnologia digitale già da anni», spiega Catia Cantelli, fondatrice e CEO dell’azienda. «Una tecnologia in continua evoluzione, come dimostrano i passi da gigante fatti ultimamente: oggi possiamo personalizzare la stampa con dati variabili, immagini sequenziali differenti e tanto altro ancora. Gli studi grafici accolgono questo potenziale dando libero sfogo alla fantasia e ottenendo riscontri economici importanti. Una dinamicità che si arrestava quando il processo arrivava alla finitura, ancorata ai vincoli della tecnologia tradizionale. MGI JETVarnish 3D Web, invece, cambia le carte in tavola: con questa macchina abbiamo la possibilità di diversificare tutte le finiture che vogliamo con un processo digitale».

Le fa eco Antonio Maiorano, sales manager large account industrial printing di Konica Minolta: «In un mercato sempre più tecnologico e digitale, Konica Minolta ha scelto di arricchire il proprio portfolio Professional Printing con soluzioni orientate alla finitura. Si tratta della gamma MGI che comprende JETVarnish 3DS per il settore commerciale e del digital printing, JETVarnish 3D Evolution, adatta soprattutto al packaging, e JETVarnish 3D Web, la soluzione roll to roll per la nobilitazione di etichette, scelta appunto da Rotocel per ampliare il proprio business. I professionisti della stampa hanno sempre più la necessità di differenziarsi e offrire un valore aggiunto ai propri clienti e la nobilitazione digitale è la risposta. Rotocel, società leader nel mondo delle etichette a livello nazionale, ha scelto i sistemi Konica Minolta MGI per ampliare la propria offerta e differenziarsi sul mercato, riconoscendo l’affidabilità del nostro marchio e la qualità dei nostri sistemi. Siamo molto lieti di collaborare con un’azienda prestigiosa come Rotocel e ci auguriamo che questo possa essere solo l’inizio di un percorso di crescita insieme».

La MGI è una tecnologia talmente innovativa che Rotocel è disposta a metterla a disposizione anche dei propri competitor, aziende e studi grafici, che ne avessero bisogno: «l’evoluzione tecnologica è orientata sempre più al digitale in tanti settori; – spiega ancora Catia Cantelli – c’è chi è ancora titubante, noi invece ci crediamo talmente tanto che siamo più che disponibili a creare progetti anche con i nostri competitor. Non abbiamo mai avuto niente in contrario a confrontarci con professionisti del nostro settore, è un’opportunità di crescita per entrambi».

MGI JETVarnish 3D Web sarà integrata nel sistema informativo aziendale di Rotocel, Azul5 di Azul sistemi, capace di dialogare direttamente con la macchina e inserirla nel processo produttivo.

 

 

Nuovi controlli per i file usati nel sign&display

Standard Ghent

Il sign&display è un mercato estremamente vivace che offre ottime opportunità di business agli stampatori, ma la grande varietà
di prodotti che ricadono in questo mercato complica non poco la preparazione dei file e, di conseguenza, tutto il flusso produttivo. Vediamo come affrontare la fase della prestampa.


Come è facile intuire i requisiti tecnici di un cartellone pubblicitario posto su una facciata di una casa sono diversi da quelli richiesti da uno striscione o dai rivestimenti degli autobus o dai roll-up.
L’elenco potrebbe continuare ancora poiché la varietà di macchine digitali e la velocità con cui è possibile produrre e allestire questi prodotti abilita di continuo la creazione di nuove forme e tipologie di stampati.
La crescente importanza del sign&display e i risultati di un sondaggio condotto nella comunità grafica ha convinto il Ghent Workgroup della necessità di produrre una specifica per il controllo dei file PDF creati per la stampa di grande formato. Fedele alla sua missione di stabilire e diffondere le specifiche di processo al fine di migliorare i flussi di lavoro delle arti grafiche, il GWG nel giugno 2019 ha pubblicato le specifiche tecniche e i primi profili di verifica preliminare per i software di Enfocus e Callas, rivolti al settore del sign&display.

Le specifiche sono ancora in versione beta, ma i fornitori di software possono già utilizzarle per implementare i propri controlli mentre gli utenti finali possono eseguire i profili di verifica preliminare per migliorare il proprio controllo di qualità al fine di rilasciare PDF idonei alla stampa finale.

Lo sviluppo delle specifiche

L’approccio al problema di racchiudere in una solo specifica il controllo una varietà di prodotti così grande, ha messo gli esperti del GWG davanti a una vera sfida. Fino a quel momento, ricordiamo che il Ghent Workgroup è nato nel 2002, le specifiche emesse tenevano conto del mercato di riferimento (magazine, advertisement, newspaper, packaging), della metodologia di stampa (offset, rotooffset, flexo, rotocalco, digitale) e dei colori ammessi (CMYK, RGB, Spot).
La quasi totalità delle specifiche del GWG sono basate sullo standard ISO PDF / X-4 (fanno eccezione solo alcuni controlli per il settore del packaging) con l’aggiunta di una serie di requisiti rivolti a diversi segmenti di mercato, di prodotto e di metodologia di stampa. Ogni serie di requisiti specifici per il GWG è definita “variant” ed è individuata da una nomina esplicativa, ad esempio per il grande formato la specifica si chiama GWG_Sign_&_ Display_2015_RGB.
Il mercato del sign&display, oltre a comprendere prodotti diversi e di dimensioni variabili, impiega una vasta gamma di inchiostri e di materiali. La stessa varietà la troviamo anche sul fronte dei file dove la scelta della risoluzione delle immagini e la dimensione dei file (occupazione di memoria) sono realmente un problema che ha un grande impatto sulla velocità di produzione e sulla qualità finale. Quasi sempre i file per gli stampati di grandi dimensioni come la cartellonistica sono inviati allo stampatore scalati; sempre secondo il GWG i fattori di scala maggiormente usati sono 1/2, 1/10 e 1/48. Questo significa che prima di essere stampati i file dovranno essere ingranditi e questo va considerato poiché ha un’influenza diretta su diversi aspetti del file come la risoluzione, la dimensione del testo e lo spessore delle linee.

Il risultato finale

Tutti i fattori appena descritti hanno convinto il GWG ad adottare un approccio diverso per la stesura delle specifiche per il grande formato. È stato, infatti, introdotto il concetto di variabile allo scopo di evitare il proliferare del numero di specifiche (che elencano requisiti tecnici e controlli) semplificando così la fase di individuazione delle impostazioni più adatte al flusso di lavoro adottato.
In pratica le variabili sono dei contenitori per i valori che l’operatore addetto al controllo del file dovrà inserire in base a due elementi:

  • La distanza di visione tra gli spettatori e il lavoro stampato;
  • Il fattore di ridimensionamento, ovvero quante volte il lavoro dovrà essere ingrandito prima di essere stampato (nel caso in cui il contenuto del file sia stato realizzato in modo ridimensionato).

La distanza di visione è un parametro importante perché, in genere, maggiore è la distanza di visione, minore è la risoluzione dell’immagine, mentre il fattore di ridimensionamento è ampiamente utilizzato poiché i file possono diventare molto grandi e per questioni tecniche molti designer preferiscono creare i loro file PDF a 1/2, 1/10 o anche 1/48 della dimensione finale stampata. Con l’adozione delle variabili il GWG è riuscito a creare una sola specifica che incorpora i concetti di distanza di visualizzazione e di fattore di ridimensionamento.

Dove trovare le specifiche

Allo stato attuale sul sito del GWG sono presenti due profili di verifica preliminare che possono essere caricati all’interno di Pitstop (Enfocus) o di Pdftoolbox (Callas). Molto semplice il funzionamento. Una volta lanciata la fase di preflight, il software richiede all’operatore di specificare negli appositi campi, la distanza di visione e il fattore di ridimensionamento. Dopo l’immissione dei valori il software calcola in modo autonomo i valori di soglia per tutti i controlli che dipendono dai due parametri ed esegue il preflight. Il meccanismo di funzionamento si basa su formule matematiche e coinvolge molti aspetti tra cui: la risoluzione che devono avere le immagini (a colori, in scala di grigio, 1-bit), la dimensione dei testi e lo spessore delle linee. Naturalmente la specifica comprende anche i classici controlli di qualità e di correttezza tecnica tipici del GWG che poggiano sullo standard PDF/X-4 con l’aggiunta di controlli sulle modalità colore, sulla presenza dei livelli, sulla definizione dello spazio colore per la conversione della trasparenza (blend color space) e sulla sovrastampa degli elementi bianchi. Il GWG si aspetta che sempre più applicazioni che creano o eseguono il preflight dei file PDF per il grande formato integrino queste regole, che ribadiamo sono ancora in versione beta. L’auspicio del GWG è che la comunità grafica, unitamente ai fornitori di soluzioni, testino in produzione queste specifiche in modo da ricevere feedback utili a migliorare ed estendere quanto già fatto. Va anche sottolineato che da marzo 2019 è disponibile un documento e le relative specifiche riguardanti i flussi di lavoro dei file PDF che devono essere stampati in digitale su macchine da stampa di piccolo formato (fogli singoli). Sicuramente anche questa specifica sarà oggetto di un articolo nei prossimi numeri.


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