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Viscom Italia 2019 conferma il trend positivo del comparto

L’edizione 2019 ha aperto i battenti all’insegna dell’ottimismo e si è conclusa confermando l’impressione iniziale. Viscom Italia ancora una volta, ribadisce il suo ruolo fondamentale per il comparto: è l’indiscusso appuntamento da non mancare a livello europeo. E quest’anno le aziende del mondo delle comunicazione visiva hanno rinnovato il loro attestato di stima, riconoscendo alla manifestazione il suo grande valore aggiunto: la capacità di offrire, anno dopo anno, uno strumento di marketing irrinunciabile e un’occasione di business e comunicazione unica nel suo genere.

Il successo della fiera è legato alla necessità di toccare i prodotti, di valutare le competenze dei produttori, di intuire le tendenze del mercato e le innovazioni emergenti, di fare networking, di acquisire conoscenze specifiche e di fare business. A confermarlo sono i numeri di questa edizione: oltre 450 brand internazionali e una crescita della manifestazione a doppia cifra pari al 13% ed un totale di 20.478 professionisti (+2% rispetto all’edizione passata) e una presenza di pubblico proveniente dai paesi Cina, Russia, Spagna, Inghilterra, Croazia.

«Abbiamo portato a Milano un mondo in fermento, tra i big e nuovi espositori che hanno eletto la fiera come piattaforma privilegiata per farsi conoscere e farsi apprezzare dai visitatori provenienti da tutto Europa. La fiera negli anni ha saputo rinnovarsi senza perdere di vista l’importanza del suo valore relazionale e di esperienza sul campo – afferma Cecilia Montalbetti, Exhibition Manager Viscom Italia. Il nostro obiettivo è stato quello di continuare ad essere strumento fondamentale al servizio della competizione europea delle imprese. E’ in questa direzione che si è mosso quest’anno il nostro lavoro organizzativo e le risposte avute dalle aziende sembrano premiarci».

Grande interesse per la nuova area Digital Innovation Area dove i visitatori hanno potuto sperimentare e, approfondire attraverso un programma di workshop, i software dedicati alla grafica e al design per potenziare e creare nuovi linguaggi e progetti per la comunicazione visiva.

L’affluenza di pubblico ha confermato l’importanza dei consueti appuntamenti tra i quali i Viscom Talks, il luogo deputato alla formazione, informazione e aggiornamento del mercato. 13 seminari, 31 relatori per un totale di 1.030 partecipanti. Un confronto diretto di esperienze ha messo in luce svariati temi: dagli sviluppi dell’estetica fotografica per la costruzione di nuove campagne pubblicitarie on e off line, ai nuovi approcci tecnologici per trasformare un’idea in un prodotto di design. Dalle creazioni visive illustrate e raccontate tra realtà e immaginazione a un viaggio esplorativo tra carta stampata e realtà aumentata. Si è parlato della versatilità del cristallo utilizzato per ridisegnare l’interior design e il visual merchandising, di design espositivo e POP Display sempre più sostenibili, di come realizzare t-shirt che diventino un brand di successo fino alle innumerevoli applicazioni e tendenze derivate dall’ecopelle. Abbiamo scoperto i segreti che un imprenditore deve avere per far crescere la propria azienda in un mercato che si evolve, a valorizzare il nostro brand e accrescere il business attraverso le instagram stories e quali sono le opportunità per le imprese di far leva sulle community, per sviluppare azioni di marketing e strategie commerciali.

Una panoramica completa su quanto può offrire il mercato, ma anche un’occasione di confronto per trovare nuovi stimoli è arrivato dall’affollatissimo Viscom Live che ha presentato in anteprima il primo parco dei divertimenti dedicato interamente alla comunicazione visiva. L’evento – ideato da Reed Exhibitions Italia e curato dall’architetto Paola Silva Coronel – ha avuto circa 1000 visitatori e ha raccolto tutte le tecnologie derivate dal nostro settore. Il visitatore si è immerso in un percorso emozionale e tecnologico per sperimentare labirinti wrappati, applicazioni, materiali innovativi e soluzioni originali, cimentarsi in un live quiz per approfondire le loro conoscenze del mercato e comprendere le diverse fasi di creazione e produzione di oggetti e prodotti personalizzati.

Infine sono stati assegnati i premi ai vincitori di DIVA, Display Italia Viscom Award, la competizione internazionale organizzata in collaborazione con Display Italia e il patrocinio di Comieco, che ha visto 28 soluzioni espositive per il punto vendita in gara premiate dalla giuria.

Federazione Carta e Grafica e Unirima: «End of Waste, passi in avanti, ma sono possibili migliorie»

Si stanno compiendo passi importanti per la definizione dell’End of Waste, ma permangono ancora motivi di preoccupazione con la richiesta al Parlamento di un contesto normativo che supporti in modo chiaro e semplice lo sviluppo dell’economia circolare.

Questa la posizione espressa da parte della Federazione Carta e Grafica, che raccoglie Acimga, Assocarta, Assografici e in forma di socio aggregato il consorzio Comieco, e di Unirima, Unione Nazionale Imprese Recupero e Riciclo Maceri, nell’audizione in commissione Ambiente della Camera nella indagine conoscitiva sull’EoW.

Il settore guarda al dibattito in Senato sull’emendamento in materia di End of Waste in discussione in Senato. Amelio Cecchini, presidente di Comieco, ha affermato: «Se approvato, consentendo l’operatività delle autorizzazioni regionali caso per caso sulla base dei criteri previsti dalla nuova direttiva europea, l’emendamento sbloccherebbe la situazione di stallo determinata dalla sentenza del Consiglio di Stato del febbraio 2018 e ulteriormente aggravata pochi mesi fa dal decreto-legge sblocca cantieri. Al contempo riteniamo complesso e poco chiaro il meccanismo, previsto nell’emendamento, basato su controlli ‘a campione’ sulla conformità agli atti autorizzatori delle modalità operative e gestionali degli impianti. Temiamo che il meccanismo, anche in considerazione del numero di imprese interessate, sia in concreto inapplicabile e pertanto inefficace. Sarebbe più semplice un registro presso il Ministero dell’Ambiente, come proposto dal mondo delle imprese proprio per consentire in modo semplice e lineare le opportune verifiche».

Grazie agli operatori della selezione e del recupero, in Italia si riciclano 10 tonnellate di carta al minuto. Un giornale rientra nel ciclo produttivo in media dopo 7 giorni, una scatola entro 14 giorni. Il risultato è che ogni anno, grazie al riciclo della carta, vengono evitate 20 discariche. Questo sviluppo è stato reso possibile dal carattere sussidiario al mercato del sistema consortile Comieco e dell’Accordo Quadro Anci/Conai che ha rappresentato una garanzia di ritiro per i Comuni italiani su tutto il territorio nazionale indipendentemente dalle condizioni di mercato.

«La filiera cartaria, che traina l’economia circolare italiana, è ancora priva del decreto che – ha detto Francesco Sicilia, direttore di Unirima – deve definire le condizioni per le quali i rifiuti di carta cessino di essere tali. Il decreto del 1998 sulle procedure di recupero dei rifiuti non è più in grado di rispondere alle esigenze del settore. È più che mai urgente l’emanazione del decreto ‘EoW carta’ per recepire ed allineare finalmente prassi e procedure agli standard merceologici europei».

La Federazione e Unirima hanno indicato la proposta relativa ai residui dei processi di recupero e riciclo: «Occorre dare loro la priorità nell’accesso agli impianti esistenti e prevedere che ciò venga regolato in sede di pianificazione regionale, dove invece troppo spesso si tiene conto soltanto dei rifiuti urbani», ha affermato Massimo Medugno, direttore di Assocarta.

«Rendere più fluido il sistema del riciclo, eliminando gli ostacoli burocratici che lo rallentano, è importante anche per tutto il comparto della stampa e della trasformazione», ha affermato Maurizio D’Adda, direttore di Assografici.«Le nostre aziende, non beneficiando di un sistema sussidiario e garantito come quello del Comieco, stanno infatti incontrando nello scenario attuale di mercato difficoltà sempre maggiori nella gestione degli scarti e degli sfridi industriali».

 

Pubblicate le Linee guida per la rotocalco

Con la presentazione del manuale “Rotocalco: conoscerla per meglio apprezzarla” ha preso vita il primo progetto del Gruppo Italiano Rotocalco.È stato Andrea Briganti, direttore di Acimga, ad aprire la conferma stampa che ha visto la partecipazione di scuole e addetti ai lavori.

Il gruppo Italiano Rotocalco, nato all’interno di Acimga (Associazione costruttori italiani di macchine per l’industria grafica, cartotecnica e del converting), riunisce i rappresentanti di più di 20 aziende del settore con l’obiettivo di promuovere e far conoscere la tecnologia di stampa rotocalco ai grafici, ai brand owner e a chiunque faccia formazione.
Il manuale presentato è nato dalla collaborazione delle aziende e di professionisti del settore e costituisce un valido aiuto per chi vuole approcciare questa tecnologia capendone i principi di base, il flusso di lavoro e le componenti base del processo.
Le linee guida, oltre al capitolo scritto da Gianmatteo Maggioni (Cilindri stampa), include il lavoro di Giovanni Daprà (Introduzione, cenni storici, processo e prestampa), Carlo Carnelli (Colore), Giuseppe Gianetti (Inchiostri), Angelo Alloggia (Pressori) e Sergio Santarlasci (Racla).
Al termine della presentazione si è svolto un interessante e vivace dibattito che ha visto le scuole protagoniste: il volume è stato apprezzato da tutti i presenti e costituisce un ottimo inizio per introdurre lezioni mirate sulla tecnologia rotocalco. Il gruppo Italiano Rotocalco si è anche detto disponibile a partecipare a iniziative di formazione mirate ad avvicinare i giovani studenti a questa tecnologia di stampa in cui gli stampatori italiani i sono sempre distinti. Ambiziosi i programmi futuri che il Gruppo Rotocalco ha in mente di realizzare, tra cui la volontà di portare la voce di Acimga e di tutto il settore rotocalco sui tavoli ISO.

I Micro Momenti e il packaging

I Micro Momenti sono gli attimi specifici in cui un utente interroga il proprio smartphone: rappresentano un aspetto molto importante della customer journey, cioè il percorso che compie un prospect per diventare acquirente di un prodotto scelto nella GDO o nel mondo della distribuzione retail oppure online in un e-commerce o marketplace.

Abbiamo visto nel corso di questi nove anni di articoli su Italia Grafica, come il digitale sia ormai pervasivo e trasversale alle nostre vite: non ha infatti più senso usare il termine andare su internet oppure essere offline, in quanto siamo perennemente connessi tramite i nostri dispositivi, primi fra tutti gli smartphone. Per meglio comprendere il concetto pensiamo al fatto che in questo preciso momento, mentre leggi questo articolo hai sicuramente vicino a te il tuo smartphone acceso e connesso a internet, se non addirittura stai leggendo questo articolo sul tuo smartphone.

Lo smartphone diventa quindi quello strumento pervasivo che ci accompagna dall’alba al tramonto: si comprende quindi il perché sia diventato così importante per la customer journey dei nostri clienti non solo business to consumer, ma anche cusiness to cusiness. Lo smartphone è di conseguenza il punto di riferimento che utilizziamo ogni volta che abbiamo un impulso o desiderio di acquisto: diverse ricerche concordano sul fatto che, in media, si tiene in mano il proprio smartphone una volta ogni 10 minuti nell’arco della loro giornata.

Inoltre – tendenza in crescita nel 2019 – attraverso gli assistenti virtuali abbiamo dei dispositivi digitali presenti nelle nostre abitazioni che ci possono aiutare anche nelle shopping experience. Mi riferisco agli smart speaker quali – Google Home, Amazon Echo o Apple HomePod per citare i modelli più diffusi – che tramite assistenti virtuali (Alexa, Ok Google e Siri) ci agevolano negli acquisti.

Tramite questi dispositivi possiamo fare la lista della spesa vocalmente: basta dire Alexa/Siri/Ok Google, aggiungi il prodotto X alla lista della spesa per aggiungerlo e ritrovarselo sullo smartphone quando siamo al supermercato. Il consumatore si sente onnipotente, nomade e pervasivo quando il digitale lo aiuta È importante analizzare quale stato d’animo ha il consumatore quando usa il proprio smartphone poiché in questo modo possiamo avere una migliore comprensione di come integrare nel design del packaging questi valori. Il consumatore si sente onnipotente quando usa il proprio smartphone nel senso che è consapevole che tramite il proprio dispositivo può generare, approfondire, attuare il suo processo di acquisto in ogni momento del giorno e della notte. Gli è infatti sufficiente una consultazione del proprio smartphone e può farla in qualsiasi luogo e momento della giornata: da qui il senso di onnipotenza. Il consumatore è nomade nel senso che può decidere di comprare lo stesso prodotto online e riceverlo a casa (digital-to-home), oppure può comprarlo nel negozio o punto vendita fisico (retail) per riceverlo a casa (retail-to-home), oppure può comprarlo online per riceverlo nel punto vendita (digital-to-retail). E questa caratteristica del consumatore è sempre più presente: ciò spiega per quale motivo il digitale si sta unendo sempre di più alla dimensione del retail.

Il consumatore è pervasivo poiché usa il digitale come consigliere interrogando al bisogno il proprio smartphone durante l’intero processo di acquisto.

Come cambia la customer Journey: che cosa sono i Micro Momenti

Google definisce con il termine Micro Momenti i momenti che contano per il consumatore, ovvero quegli specifici momenti in cui viene presa una decisione d’acquisto: possono essere momenti in contesti di divertimento, apprendimento, volontà di gratificazione tramite acquisti o momenti per aprirsi a nuovi stimoli tramite l’informazione.

Si tratta in ogni caso di occasioni chiave per le imprese, perché identificano i momenti in cui vengono prese dai consumatori le decisioni importanti durante il processo di acquisto.

Ci sono 4 tipologie di Micro Momenti: i Micro Momenti Voglio conoscere, i Micro Momenti Voglio andare, i Micro Momenti Voglio fare e infine i Micro Momenti Voglio comprare.

Il Micro Momento Voglio Conoscere rappresenta l’istante in cui un consumatore desidera soddisfare una sua curiosità e interesse, sia su un argomento (ad esempio le allergie al lattosio, oppure l’esposizione ai raggi UV), oppure su uno specifico prodotto. Questo Micro Momento è soddisfatto tipicamente da una interrogazione sui motori di ricerca effettuata dal proprio smartphone. In questo senso il packaging deve contenere gli elementi chiave per catturare l’attenzione del cliente sul Micro Momento Voglio Conoscere. È importante, dunque, creare un effetto di rimando tra l’esperienza online (la ricerca) e quello che il consumatore troverà sul bancale della GDO oppure fotografato in una scheda prodotto di un e-commerce o marketplace.

La tipologia di micro momenti Voglio Andare rappresenta il momento in cui un consumatore desidera recarsi in uno specifico luogo, come ad esempio un negozio, uno store monomarca, un centro commerciale, una pizzeria o un ristorante.

La tipologia Voglio Fare, è quel Micro Momento in cui una persona ha voglia di approfondire un’esperienza d’uso aumentata con il prodotto. Si differenzia dal Micro Momento Voglio Conoscere poiché nel Micro Momento Voglio Fare il consumatore ha voglia di sapere come sfruttare il massimo da uno specifico prodotto appena acquistato o in corso di acquisto. Il packaging in questo caso dovrebbe o contenere dei consigli d’uso (per esempio nell’alimentare la classica ricetta stampata sul retro di una confezione di biscotti) oppure un rimando al blog del produttore dove trovare articoli su come usare al meglio quello specifico prodotto.

La tipologia Voglio Comprare è quello specifico Micro Momento in cui il consumatore sente il desiderio di comprare uno specifico prodotto. Questo Micro Momento può verificarsi sia negli e-commerce, sia nei punti vendita. Si differenzia dal Micro Momento Voglio Andare poiché nel Micro Momento Voglio Comprare il consumatore è consapevole quale prodotto comprare, mentre nel Micro Momento Voglio andare il consumatore vuole andare a fare una esperienza più focalizzata sullo shopping e meno focalizzata sull’acquisto di uno specifico prodotto.

Tre consigli per rendere il packaging interconnesso con i Micro Momenti

Per essere parte integrante dei Micro Momenti del target, il packaging dovrebbe avere tre caratteristiche: essere interconnesso, avere un forte appeal, avere un alter ego digitale.

Essere interconnesso ovvero fare da ponte con il digitale.

Diversi packaging integrano strumenti per fare da ponte con il digitale. Dagli ormai conosciuti codici QR, quei codici che consentono quando fotografati di collegare un prodotto a una pagina specifica di un sito web, ai più evoluti sensori RFID che consentono forme più avanzate di interazioni tra packaging di prodotto, siti web, app e altri dispositivi.

Per fare un esempio di packaging interconnessi vi sono packaging di creme solari che consigliano di scaricare la loro app che dà informazioni preziose sul tempo di esposizione alla luce solare sulla base della posizione dell’utente e dell’indice UV.

Avere un forte appeal per favorire comportamenti imitativi.

I packaging devono avere un design innovativo che favorisca fenomeni di notevole rilevanza dal punto di vista del marketing: mi riferisco alla pratica diffusa dell’unboxing. L’unboxing è la pratica di filmare e condividere su un social network, tipicamente sotto forma di storia o di post, il momento in cui si apre il packaging di un prodotto. L’unboxing si verifica con prodotti di alto coinvolgimento come i prodotti cosmetici di fascia alta, i capi di abbigliamento di alta gamma, o i prodotti Hi-Tech. L’unboxing è un fenomeno importante: è determinante sul gradimento del prodotto ed è generativo di comportamenti d’acquisto imitativi secondo la logica se il/la mio/a amico/a ha comprato il prodotto X e lo ha filmato, vorrei averlo anche io.

L’unboxing trova il suo fulcro ed elemento modale sul packaging che viene filmato da chiuso fino alla sua apertura. Per questo motivo il packaging deve avere un qualcosa di magico e sorprendente in modo da favorire e generare un effetto scenografico tramite l’unboxing. È bene ricordare come spesso il consumatore apra in diretta il prodotto durante il video e quindi scopra il packaging mentre riprende con il proprio smartphone il prodotto. Per questo motivo il packaging diventa un elemento chiave dell’unboxing e più alta è la sua capacità di stupire, meglio riesce l’unboxing.

Più i packaging sono coinvolgenti più aumenta l’effetto di contaminazione, dove per contaminazione intendiamo il fatto che altre persone vogliano a loro volta fare un unboxing generando in questo senso effetti imitativi. È infatti più semplice e coinvolgente fare un unboxing di un packaging che sappia stupire piuttosto che di un packaging ordinario. In questo senso l’unboxing favorisce i Micro Momenti Voglio Comprare e Voglio Andare.

Il packaging deve avere un suo alter ego digitale.

Il packaging può e deve avere un suo alter-ego o equivalente digitale. Questo concetto è veramente innovativo poiché è nato tramite i famosi filtri ed emoji di Instagram e di Snapchat. Si tratta di filtri che gli utenti possono applicare alle storie oppure ai post e che da poco tempo possono essere personalizzati o creati ad hoc come forme di sponsorizzazione del brand.

Il brand Lancaster ha creato uno specifico filtro di Snapchat per i propri solari permettendo alle persone di creare un effetto tintarella sulle proprie Storie. Questo è un esempio emblematico di come il packaging crei forme di alter ego digitali sotto forma di filtro: tramite queste forme di sponsorizzazione si inseriscono nell’alter ego del packaging i Micro Momenti Voglio Fare.

Il packaging da fisico a digitale

In questo senso si comprende sempre di più come il packaging abbia un ruolo fondamentale nelle strategie di marketing digitale. Sebbene siamo abituati a pensare che il packaging sia materico (è, infatti, composto da materiali compositi) mentre il digitale è il regno della virtualità, appare anche da questi esempi sempre più evidente come questa antica dicotomia fisico vs virtuale abbia sempre meno senso nel digitale alla soglia degli anni 20 del XXI secolo e come sia fondamentale ripensare il packaging integrandolo nel digitale.

Edigit ha annunciato il lancio del nuovo sito

Edigit International ha annunciato oggi il lancio del nuovo sito web edigit.it. Il nuovo sito, che rappresenta l’ultimo step nel processo di ottimizzazione e razionalizzazione delle interazioni con i clienti su tutti i canali digitali, incorpora elementi altamente visivi e interattivi e si adatta in modo sensibile alle dimensioni dello schermo del dispositivo che sta utilizzando il cliente, sia che si tratti di uno smartphone, un tablet, un portatile o un PC. Il risultato è un’esperienza intuitiva, avvincente e ricca.

«Sapevamo di dover dimostrare competenza e solidità con la nostra presenza digitale al fine di mantenere il nostro stretto rapporto con il settore delle arti grafiche», ha affermato Gabriele Montanari, direttore generale della Edigit International. «Il nostro team ha deciso di introdurre una nuova piattaforma digitale semplice, in grado di entrare davvero in sintonia con i nostri clienti. Crediamo che il nuovo sito possa velocizzare la ricerca di soluzioni per i nostri clienti e che rilancerà l’immagine digitale dell’azienda, proprio mentre ci avviciniamo al nostro 30esimo compleanno».

Il nuovo edigit.it implementa la divisione di settori e aree d’interesse proprio per accompagnare l’utente nella ricerca della miglior soluzione gestionale necessaria.

«Negli ultimi anni Edigit ha intensificato gli investimenti in ricerca e sviluppo al fine di migliorare le proprie soluzioni gestionali», ha dichiarato Enrico Parisini, storico fondatore della software house bolognese. «Siamo convinti che il nostro nuovo sito web darà un immagine più convincente dell’azienda, essendo in linea con il processo di rinnovamento che è in atto».

Il lancio del nuovo sito web Edigit coincide con l’inizio di Viscom, fiera dedicata al visual communication, proprio per ribadire l’interesse verso il settore, inoltre il lancio del nuovo portale fa parte di un piano complessivo di investimenti strategici in innovazione, che sta gettando fondamenta solide e flessibili in vista di un futuro sempre più sfidante.

 

 

Guida alle possibilità di alterazione e deformazione offerte da Photoshop

Ormai l’estate è un ricordo, siamo in autunno e la memoria delle vacanze estive va a sbiadirsi di settimana in settimana… prendiamo quindi l’occasione per “rinfrescarci” le idee con alcune funzioni facili, ma dalle molteplici potenzialità.

Le svariate possibilità di alterazione e deformazione offerte da Photoshop sono ormai ben note, da tempo non ci sono novità significative sull’argomento e, personalmente, dubito ce ne saranno data l’ampia proposta attuale.

Andiamo a riepilogarle in ordine temporale di rilascio:

Il gruppo dei comandi di trasformazione, tutti legati ad un riquadro di trasformazione con maniglie e/o griglie di deformazione.

1 – La trasformazione libera, che comprende tutte le voci elencate singolarmente nella voce Trasforma… del menu Modifica (tranne Altera), a patto di combinare opportunamente i tasti modificatori CTRL (Cmd su Mac), ALT e SHIFT.

Tutte le voci del menu Trasforma, accessibili anche tramite menu contestuale (tasto destro) sul riquadro di trasformazione del livello attivo, oppure più comodamente combinando in vari modi i tasti modificatori durante il trascinamento dei vertici.

Con questa modalità possiamo attivare i seguenti comportamenti: Scala, Ruota, Inclina, Distorci e Prospettiva, e volendo possiamo renderne più rapido l’accesso usando lo strumento Sposta e spuntando la casella Mostra contr. trasformaz. nella barra delle opzioni.

2 – Il filtro Fluidifica (introdotto in PS 6, nel 2000), che nel corso degli anni è stato oggetto di varie migliorie, non ultime quelle legate all’accelerazione computazionale sulle GPU.

La voce del filtro Fluidifica, nella parte alta del menu Filtro. Rispetto a tutte le altre modalità elencate in questo articolo apre una finestra di dialogo a parte, con un ambiente operativo esclusivo.

3 – Altera (introdotto in CS2 nel 2005), accessibile dal menu del punto 1 oppure dall’apposito pulsante nella barra delle opzioni in alto a destra, una volta attivata la modalità di trasformazione libera.

Rispetto alla precedente si deforma l’immagine con una griglia anamorfica morbida, similmente a un fazzoletto, trascinando vertici, maniglie o i singoli quadratini.

Questa modalità è mutualmente esclusiva con quella del punto 1, ma il passaggio da una all’altra è rapido e indolore.

Il pulsante di attivazione Altera, sulla barra delle opzioni che compare dopo essere entrati nella modalità Trasforma (o Trasformazione libera).

4 – Scala in base al contenuto (introdotto in CS4 nel 2008): un algoritmo di ridimensionamento analizza l’immagine e ne ricalcola l’ingrandimento cercando di proteggere dalle deformazioni i soggetti significativi (al bisogno si può definire forzatamente un canale di protezione).

5 – Alterazione marionetta (introdotta in CS5 nel 2010, ma già presente in After Effects CS3), consente di controllare la deformazione tramite una griglia a mesh (triangoli irregolari) ed appositi perni posizionati dall’utente. Rispetto a Fluidifica è più controllabile e consente dei movimenti analoghi alle catene cinetiche.

6 – Alterazione prospettica (introdotta in CC 2014), ottima per la correzione immagini con linee rette e superfici piatte, piuttosto frequente nelle foto architettoniche. Possiamo considerarla come una funzione semplificata e complementare del filtro Grandangolo Adattato.

Modalità standard o… avanzata?

Tutte le voci elencate, a eccezione di Scala in base al contenuto, possono essere applicate in modalità non distruttiva (leggi: sempre modificabile) su livelli convertiti in Oggetti Avanzati, quindi il mio consiglio è quello di valutare concretamente la preventiva conversione di un livello (o più) in Oggetto avanzato di modo da poter sempre intervenire sui parametri di distorsione, mantenendo al contempo il massimo della qualità iniziale.

Si tratta di una strada che può richiedere anche molte risorse di sistema, ma una volta compreso quali sono i limiti entro cui muoversi i pro sono molti più dei contro, come abbiamo già avuto modo di vedere in uno dei Tip&Tricks passati (maggio 2016).

Un esempio… fresco

In questa foto di acqua da piscina abbiamo un semplice esempio di livello Testo convertito in Oggetto Avanzato, e successivamente deformato con il filtro Fluidifica.

Il livello è stato poi duplicato (va bene uno qualsiasi dei modi conosciuti, basta che non sia “Crea Oggetto Avanzato tramite copia”) e ognuno dei filtri avanzati è stato personalizzato di modo da crearne delle varianti.

Qui ho giocato con opacità e metodi di fusione, ho aggiunto al Fluidifica anche della sfocatura con diverse intensità a seconda dei livelli, e un minimo Filtro Effetto Increspatura sul livello principale.

La parte più interessante del procedimento a mio avviso qui è l’interdipendenza tra gli oggetti avanzati: entrando all’interno di uno qualsiasi di questi possiamo modificare direttamente il livello testo, cambiandone font e contenuto; al bisogno si vanno a correggere le dimensioni del documento in funzione del testo (con Immagine>Rifila o Immagine>Mostra tutto) oppure del testo in funzione del documento (con la Trasformazione libera o con il pannello Carattere).

Infine, si chiude il file del testo salvandolo e le modifiche vengono propagate a tutte le copie create nella prima fase, trovandosi così tutti i filtri riapplicati al testo aggiornato con la possibilità di intervenire nuovamente per raffinare il risultato.

I molteplici livelli di testo duplicati come Oggetti Avanzati mantengono sia l’editabilità di ogni filtro applicato su ciascuno che la possibilità di intervenire sul testo originario, aggiornandosi a cascata.

Panel Osi, un inizio anno poco performante

I risultati dell’ultima indagine Osi, riferita al primo trimestre del 2019, sono poco entusiasmanti per il settore grafico. Che risente anche della débâcle della domanda estera. Ma anche il settore cartotecnico evidenzia nell’analogo periodo una flessione della produzione. Cosa, forse, non troppo incredibile dal momento che l’intera produzione industriale nazionale cala dell’1%. Migliore l’outlook sul secondo trimestre 2019.

Il 2019 inizia decisamente sottotono per l’industria grafica. Secondo l’ultima indagine del Centro Studi Assografici, realizzata sul Panel Osi (Osservatorio Stampa ed Imballaggio), nel primo trimestre dell’anno calano in maniera intensa sia il fatturato sia la produzione del settore. Tale rimbalzo negativo è connesso a una certa flessione della domanda estera, con un pronunciato abbassamento del livello delle esportazioni in valore del comparto. Bisogna però evidenziare che il confronto è davvero sfavorevole: il primo trimestre 2018 fu, infatti, molto buono.

Il fatturato delle aziende cartotecniche trasformatrici, invece, cresce ancora rispetto allo stesso periodo del 2018. Ciononostante, la produzione, in sintonia con il rallentamento macroeconomico nazionale e dell’Eurozona, subisce una battuta d’arresto. Si segnala tuttavia una prima fase di stabilizzazione sul fronte dei prezzi delle carte e dei cartoni, dopo i forti aumenti che hanno caratterizzato il 2018.

A fare da sfondo a questi dati c’è uno scenario economico italiano all’insegna della completa stagnazione: il Pil cala dello 0,1% sul primo trimestre 2018; i consumi nazionali sono praticamente fermi, così come la spesa delle famiglie (+0,2%). Solo le esportazioni mantengono un discreto ritmo di crescita (+3,5%), divenendo in questo modo un vero e proprio salvagente per l’andamento dell’intera economia nazionale, mentre rallenta anche l’Eurozona.

Fatturato e produzione in declino per le aziende grafiche

Nel primo trimestre 2019 il fatturato delle aziende grafiche del Panel Osi evidenzia una flessione del 7,5% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, ma va detto che ci confronta con un primo trimestre 2018 che era stato positivo (+2,6% sul primo trimestre 2017). A livello di singola impresa prevalgono nettamente i risultati negativi, confermando un inizio 2019 difficile: il 93% delle aziende grafiche del Panel Osi riduce infatti il fatturato, in media del 12,4%, a fronte di un 7% di imprese che lo aumenta, mediamente del 9,4%. Anche i dati sulla produzione segnalano un inizio 2019 complesso per il settore grafico: sulla base dei dati Istat rielaborati dal Centro Studi Assografici, il settore grafico mostra una flessione della produzione del 9,8%, rispetto al primo trimestre 2018. Bisogna sottolineare però che, come nel caso del fatturato, ci si confronta con un primo trimestre 2018 che era stato particolarmente (ma occasionalmente) positivo, in cui si era verificata una crescita produttiva del 14% sul primo trimestre 2017 degli stampati pubblicitari e commerciali, legata alla stampa dei materiali elettorali per le elezioni politiche di marzo 2018.

La flessione produttiva tendenziale del primo trimestre 2019 è imputabile principalmente al comparto della grafica pubblicitaria e commerciale (-16,2%), mentre moderato è il calo produttivo della grafica editoriale (-1,6%). Nella grafica editoriale la diminuzione produttiva di gennaio-marzo 2019 è più intensa per le riviste (-4,3%), mentre è modesta per i libri (-0,5%). Nella grafica pubblicitaria e commerciale vi è un calo a due cifre in termini produttivi degli stampati pubblicitari e commerciali (-16,1%), a fronte di una flessione anche della produzione di modulistica (-20,6%).

Mercato pubblicitario in difficoltà

Dal lato della grafica editoriale, i dati di fonte Nielsen dei primi tre mesi 2019, sui primi tre mesi 2018, vedono un mercato pubblicitario in leggero calo nel complesso (-0,2%), ma che risulta in flessione del 3,5% se si esclude il web and social advertising. La pubblicità su stampa ha iniziato, ancora una volta, il 2019 come aveva chiuso il 2018, cioè male. Si segnala un calo degli investimenti del 12,5%, determinato da un -13,1% sui periodici e un -12,2% sui quotidiani, nel primo trimestre 2019 rispetto allo stesso periodo del 2018. Dal lato della grafica pubblicitaria e commerciale, la flessione in termini di stampa del primo trimestre 2019 è confermata anche dal negativo andamento della pubblicità della Grande Distribuzione Organizzata (-4,3% per Nielsen), fra i grandi utilizzatori di cataloghi e depliant. Osservando gli altri segmenti dell’advertising che hanno un’influenza sulla domanda di stampati pubblicitari e commerciali, si osserva che prosegue la crisi dell’advertising in affissioni (-7,2%) e resta in calo anche l’adv sul direct mail (-3,7%).

Arretramento anche del commercio estero

Anche sul fronte della domanda estera, l’export grafico ha un forte decremento nei primi 3 mesi 2019 sui primi 3 mesi 2018: nel complesso l’Istat rileva una diminuzione delle esportazioni in valore del comparto del 20,4%, imputabile alla caduta dell’export delle riviste (-39,7%) e degli stampati pubblicitari e commerciali (-25,5%); meno intenso il calo delle esportazioni di libri (-2,7%).

Anche nel caso dell’export in valore settoriale va però evidenziato che ci si confronta con un primo trimestre 2018 in crescita del 22,9% sul primo trimestre 2017, per cui le variazioni tendenziali andranno verificate nei trimestri successivi. Positivo invece nel primo trimestre 2019 il profilo delle importazioni in valore del settore grafico (+2,8% sul primo trimestre 2018), per l’incremento dell’import di libri (+15,9%) e riviste (+3,3%), a fronte di un calo delle importazioni di stampati pubblicitari e commerciali (-9,5%).

Aspettative di stabilità sul secondo trimestre

Sul fronte delle previsioni per il secondo trimestre dell’anno, le imprese grafiche tracciano quadro di stabilizzazione su diversi indicatori, ovvero produzione, fatturato e ordini interni. Stazionarie le aspettative sugli ordini interni: prevalgono nettamente le aziende che segnalano una stabilità.

Migliorano, rispetto alla precedente indagine, le aspettative sugli ordini esteri: dopo un difficile primo trimestre 2019, le attese sul secondo trimestre 2019 vedono un 57% di imprese in miglioramento e un 43% di aziende con aspettative stazionarie.

L’industria cartotecnica trasformatrice perde in produzione, ma guadagna in fatturato

Nel primo trimestre 2019 il fatturato delle aziende cartotecniche trasformatrici del Panel Osi cresce del 2,3%, rispetto allo stesso periodo 2018. Lo sviluppo del giro d’affari è prevalente fra le singole imprese cartotecniche del Panel Osi, poiché il 64% delle aziende ha un incremento (in media del 7%), contro un 36% delle imprese che ha un calo delle vendite (mediamente dell’8,6%).

Tuttavia, in base alle indagini di Assografici, la produzione del settore cartotecnico trasformatore, dopo un positivo 2018, diminuisce nel primo trimestre 2019 dell’1,2%, rispetto al primo trimestre 2018: un calo produttivo del genere per il settore, superiore all’1%, non si vedeva in effetti dal primo trimestre 2015.

Del resto, il trimestre 2019 è stato difficile per tutta la produzione industriale nazionale, che cala dell’1% sullo stesso trimestre del 2018. Fra i motori della domanda di imballaggio in carta e cartone e flessibile, alimentari e bevande hanno un discreto aumento produttivo (+1,3%) mentre, dopo la forte crescita che aveva caratterizzato il 2018, la farmaceutica vive una fase di arretramento (-4,5%).

Nel primo trimestre 2019 la diminuzione produttiva è simile nel comparto dell’imballaggio in carta e cartone flessibile (-1,3%) e in quello della cartotecnica (-1%). Con riferimento ai segmenti di attività, il Gifco (Gruppo Italiano Fabbricanti Cartone Ondulato) dichiara un primo trimestre 2019 in calo del 2,1%, rispetto al primo trimestre 2018, in termini di tonnellate prodotte di cartone ondulato. Il Gifasp (Gruppo Italiano Fabbricanti Astucci e Scatole Pieghevoli), sulla base dei dati Istat, segnala nello stesso periodo un incremento moderato dello 0,4% delle quantità prodotte di astucci e scatole pieghevoli. Continuano a crescere i volumi produttivi dei sacchi in carta a grande contenuto, il segmento attualmente più performante: sulla base delle statistiche del Gipsac (Gruppo Italiano Produttori Sacchi Carta), il numero di sacchi venduti aumenta del 2,8% nei primi 3 mesi 2019, per la spinta della domanda nei comparti delle costruzioni e dei mangimi. Il Giflex (Gruppo Imballaggio Flessibile), nello stesso periodo stima una crescita tendenziale della produzione di imballaggi flessibili intorno al 2,5%. Nel comparto della cartotecnica, sulla base degli indici Istat, la produzione di carte trattate per uso industriale ha un aumento del 3,5%, nel primo trimestre 2019 sullo stesso periodo 2018, mentre c’è una diminuzione produttiva per le buste per corrispondenza (-14,6%).

Commercio estero di segno positivo

Sul fronte del commercio estero, gli scambi internazionali della cartotecnica trasformazione mantengono l’intonazione positiva che aveva già caratterizzato il 2018: le esportazioni in valore crescono del 3,3%, nel primo trimestre 2019, rispetto al primo trimestre 2018. L’incremento dell’export è dovuto alla crescita di scatole, sacchi e imballaggi vari in carta e cartone (+5,2%), mentre è moderatamente positiva l’esportazione di articoli igienici e sanitari (+0,9%); aumenta anche l’export di articoli per scuola, ufficio e cartoleria (+12,7%) ed etichette (+1,6%). Calo intenso per le esportazioni di prodotti cartotecnici per corrispondenza (-21,3%) e carte da parati (-13,7), diminuzione più moderata per l’export di tubi di cartone (-3,4%). Nei primi tre mesi 2019 le importazioni in valore del comparto cartotecnico trasformatore crescono moderatamente (+0,5%), rispetto ai primi tre mesi 2018: nello specifico, fra i principali prodotti, l’import di scatole, sacchi ed imballaggi vari in carta e cartone cala del 3,8%, a fronte di un incremento a due cifre delle importazioni di articoli igienici e sanitari (+15,4%).

Buono l’outlook per il secondo trimestre

Decisamente positivi i pareri delle imprese cartotecniche trasformatrici su tutti gli indicatori indagati. In particolare, riguardo la produzione, il 48% delle imprese si esprime per la stabilità, il 35% per l’incremento e il 17% per il decremento. Migliori i giudizi sul fatturato, con un 44% di imprese ottimiste. Per quanto concerne gli ordini interni, gli stazionari sono il 57%, i fiduciosi sono il 39% e gli scettici solo il 4%. Gli ordini provenienti dall’estero sono previsti stabili dal 48% delle imprese, in crescita dal 43% ed in calo dal 9% delle imprese.

Global Trends: l’evoluzione è in atto

Segnali positivi e alcune ombre affiorano dal sesto Global Trends Report di drupa, che fa emergere importanti spunti di riflessione rispetto all’evoluzione della stampa a livello globale.

La serie di rapporti drupa Global Trends raccolti attraverso un panel selezionato di aziende è davvero unico nel suo genere. Sia per l’ampiezza del campione sia per l’estensione della ricerca in più ambiti produttivi. I report prodotti da Messe Düsseldorf, in qualità di organizzatore di drupa, in collaborazione con le due strutture di ricerca Printfuture e Wissler & Partner, vanno infatti a sondare tutti e quattro i settori della filiera della stampa, vale a dire la stampa commerciale, il packaging, la stampa editoriale e quella funzionale, fornendo importanti indicazioni sulle tendenze di mercato e sugli sviluppi economici futuri a livello globale.

L’indagine è stata condotta su un campione di circa 850 partecipanti, appartenenti in maniera trasversale al mercato degli stampatori e a quello dei fornitori, ai quali è stato dedicato un questionario apposito con alcune domande specifiche

Il campione globale è dunque composto da 620 stampatori, di cui solo 358 provenienti dall’Europa, mentre per i fornitori i partecipanti sono stati 209, di cui 120 europei.

Stampa globale in buona forma

Il report mostra chiaramente che la maggior parte degli indicatori della vitalità del settore è cresciuta negli ultimi cinque anni, anche se emergono alcuni dati anticipatori rispetto alle sfide che attendono il mercato. Specie quelle che riguardano le condizioni sistemiche ed economiche in generale. È infatti evidente che ci sono alcune regioni e settori che stanno assai meglio di altri, con la compresenza di mercati più forti e altri più fragili.

Tuttavia, l’industria della stampa, nonostante la recessione globale e l’effetto disrupting dei nuovi media digitali, continua a fornire segnali complessivi di ottimismo.

Il Printer Barometer di drupa, che misura la fiducia economica del settore, mostra infatti un saldo netto positivo del +27% per il 2018, con ben il 40% degli stampatori che ha descritto la propria azienda in “buone condizioni”, a fronte di un 13% che l’ha giudicata invece in “sofferenza”.

La previsione per il 2019 rimane piuttosto positiva, anche se a livello regionale i risultati sono disomogenei, con il Nord America che sta fornendo ottimi risultati, l’Europa e Australia/Oceania che si stanno rafforzando e il grandissimo blocco di mercati facenti capo all’Asia, al Medio Oriente e al Sud e Centro America che rimangono in una posizione di cautela e di incertezza.

Come giudichi l’attuale situazione economica della sua azienda? Quali sono le tue aspettative sulla situazione economica della tua azienda per i prossimi 12 mesi? (fonte: drupa Global Trends 2019).

Packaging e funzionale: i mercati migliori

La ricerca mette in grande evidenza come i due settori considerati come più positivi sono il packaging e la stampa funzionale, mentre la fiducia verso la stampa commerciale è in netto calo dopo diversi anni di rafforzamento dei risultati, con solo il 20% di positività rispetto al +31% dello scorso anno.

Anche osservando le risposte dei fornitori, che da quando sono stati inclusi per la prima volta nel programma hanno dimostrato di anno in anno un ottimismo crescente (passando da un +18% nel 2014 a un sostanzioso +53% nel 2017), si osserva un certo calo delle aspettative. In quest’ultima rilevazione c’è stato infatti una grossa caduta della fiducia, che si arresta a +28%. Inoltre, le previsioni per il prossimo anno sono molto più prudenti rispetto allo scorso anno, anche se permangono ancora complessivamente positive.

Anche in questo caso le variazioni regionali sono enormi, con il Nord America che gode di un’ottima fiducia, seguita a una certa distanza da Europa e Australia/Oceania.

I margini e il fatturato

A livello globale, gli stampatori si trovano a fronteggiare il problema relativo ai margini ridotti, generati da un aumento dei costi che è più veloce rispetto a quello dei prezzi. Per sottrarsi a questa morsa della dinamica economica, l’unica soluzione messa in atto dagli stampatori è stata quella di aumentare l’utilizzo delle macchine da stampa in modo tale da “spalmare” meglio i costi su un numero maggiore di commesse. E anche se questo metodo resta ancora molto valido un po’ per tutti, nell’ultimo anno si è però registrato un miglioramento piuttosto modesto del saldo netto dei prezzi (+4%). Un risultato tutto sommato accettabile, sottolinea il report drupa, se si tiene conto dell’aumento generalizzato del prezzo della carta e dei substrati avvenuto negli ultimi anni.

Tornando ai due “fenomeni” vincenti della ricerca, il packaging e la stampa funzionale, il primo appare positivo n quasi tutti gli indicatori osservati, mentre il secondo mostra un saldo netto negativo sia per i prezzi sia per i margini. Il che sorprende per un mercato in così forte espansione.

Per inciso, nel packaging i volumi crescono di anno in anno, ma nel settore commerciale si è registrato per la prima volta un calo decisivo dei volumi.

Come sono cambiati i ricavi, i prezzi, i margini e l’utilizzo dei macchinari nella vostra azienda durante gli ultimi 12 mesi? (fonte: drupa Global Trends 2019).

Stampa convenzionale VS digitale: le dinamiche in atto

Per capire meglio i cambiamenti avvenuti nel mix operativo dei processi di stampa, è necessario guardare ai singoli segmenti di mercato.

La stampa offset a foglio è ancora la tecnologia di stampa più diffusa e presente nel 66% di tutte le aziende del campione. Per quanto riguarda invece la stampa convenzionale in generale, le tirature e i tempi di consegna si contraggono costantemente, mentre il numero di lavori continua ad aumentare. Invece nella stampa digitale le tirature aumentano, anche qui con tempi di consegna che diminuiscono e un numero di commesse che cresce. Tuttavia, la percentuale del fatturato della stampa digitale progredisce molto lentamente: se nel 2013 il 23% degli stampatori dichiarava che la stampa digitale rappresentava più di un quarto del proprio fatturato, nel 2018 questa percentuale sale ad appena il 29%.

Inoltre, il 20% degli stampatori ha dichiarato che del fatturato totale ottenuto dalla stampa digitale, più di un quarto deriva dai dati variabili, con un aumento di un solo punto percentuale rispetto al 2014.

Per concludere l’analisi sulla lentezza evolutiva del mercato digitale, occorre infine sottolineare che solo il 25% dei partecipanti alla ricerca ha realizzato un’installazione web to print durante il 2018, la stessa percentuale registrata nel 2014.

A onor del vero, la percentuale del fatturato realizzato con un’installazione web to print è in, seppure lento, aumento: se nel 2014 il 17% delle aziende con installazioni web to print riferiva che più di un quarto del fatturato proveniva da questa fonte, nel 2018 la percentuale è salita al 23%.

Infine, una nota interessante: il toner digitale a colori a toner a foglio singolo è la tecnologia più diffusa (il 48% degli stampatori ce l’ha) ma, a eccezione della stampa funzionale, si registra un calo del tasso di crescita rispetto all’anno precedente. Solo il prossimo Global Trends Report ci potrà fornire una spiegazione più precisa di questa tendenza.

Dove vanno i budget e gli investimenti

In questi anni il tema degli investimenti è decisivo e improrogabile per tutto il settore della stampa. E, nonostante le difficili condizioni economiche generali, tutti i mercati e tutte le regioni (tranne una, l’Africa) hanno visto gli stampatori investire di più nel 2018 rispetto al 2017, anche se assai meno di quanto poteva suggerire l’ottimismo dell’anno scorso.

In ogni caso gli stampatori di packaging e funzionali sono stati i più prodighi di risorse rispetto a quelli commerciali ed editoriali. Osservando i dati da una prospettiva macroeconomica, l’andamento della spesa ha seguito in larga misura la performance complessiva delle regioni. Quindi il Nord America è stato il più positivo, seguito dall’Asia, dall’Europa e, a seguire, Medio Oriente, Sud e centro America.

Guardando infine ai singoli comparti, gli investimenti maggiori hanno interessato le macchine per il finishing, seguite dalla tecnologia di stampa (tutte, convenzionali e digitali) e infine dall’insieme degli interventi che riguardano i processi di prestampa, compresi workflow e Mis.

Anche i fornitori continuano a investire costantemente. I mercati del Funzionale e del Packaging sono quelli che stanno ricevendo il maggior numero di risorse, con cifre significativamente più contenute nella stampa editoriale e in quella commerciale.

Anche qui, le dinamiche regionali sono differenziate e a più velocità: ci sono livelli di investimenti molto ridotti in Sud e Centro America e Medio Oriente, ma livelli molto alti in Australia e Oceania.

Come è cambiato l’investimento di capitale negli ultimi 12 mesi? E nei prossimi 12 mesi? (fonte: drupa Global Trends 2019).

Asset durevoli e budget per il marketing

Sul fronte interno delle aziende, la costruzione di nuovi canali di vendita rimane l’obiettivo principale di ogni politica di capital expenditure, vale a dire quella parte di investimenti volta a sviluppare asset durevoli per il sistema. Mentre, sul fronte esterno, la collaborazione attraverso partnership strategiche è diventata ormai piuttosto comune, con il 44% delle aziende che ha avviato nuove partnership nell’ultimo anno.

Anche i budget di marketing sono in crescita, ma a un ritmo più lento rispetto agli anni precedenti. In ogni caso la spesa destinata alla formazione e all’informazione di prodotto veicolata attraverso la produzione di contenuti online è quella in più rapida crescita, mentre la partecipazione a eventi fieristici rappresenta lo strumento di marketing più diffuso, con la quasi totale adesione (96%) da parte dei fornitori.

I principali fattori di resistenza alla crescita

Uno degli aspetti più interessanti della ricerca riguarda la percezione dei vincoli alla crescita del fatturato da parte degli intervistati. Per la maggior parte (stampatori e fornitori) il maggior fattore di resistenza è dovuto alla «forte concorrenza», seguita da una «mancanza di domanda» e da una «mancanza di competenze» al terzo posto. Incredibilmente la «mancanza di investimenti» o di «risorse finanziarie» non vengono valutati come importanti elementi di resistenza alla crescita.

Occorre sottolineare che la carenza di competenze sta diventando un elemento sempre più importante, al punto da rappresentare il fattore di resistenza principale in Nord America e il numero due in Asia.

Ma che cosa potrebbero fare gli stampatori e i fornitori per migliorare questa situazione? Le risposte più comuni per gli stampatori sono la «riduzione del personale accompagnato da miglioramento della produttività» (45%), seguita dall’«integrazione dei sistemi» (35%). Per i soli fornitori la soluzione migliore consiste nel «lancio di nuovi prodotti» (54%), seguito dalla costruzione di «nuovi canali di vendita» (43%).

In risposta a una domanda sulle minacce a lungo termine per l’industria della stampa, gli stampatori hanno indicato i «media digitali» (56%) e i fornitori la «sovracapacità produttiva» (47%).

Tra i fattori di resistenza alla crescita globale del sistema vanno inoltre annoverati alcune questioni che non riguardano direttamente il settore della stampa, ma la politica e le condizioni economiche più ampie, come ad esempio la Brexit o le guerre commerciali e doganali in atto in questi mesi e che probabilmente diventeranno ancora più incisive nei prossimi anni.

Comunicare con carattere

Il font è la voce della comunicazione, eppure la sua importanza non sempre è colta appieno. Avere competenze anche su questo versante, invece, permetterà di elaborare una comunicazione integrata su più canali.

La comunicazione è fatta di molti elementi. Per un messaggio efficace e d’impatto è necessario scegliere la carta, l’inchiostro e il packaging giusto. Basta così? Non proprio. Un’attenzione particolare va riservata anche alla selezione del font più indicato, aspetto su cui non sempre vi è l’adeguata attenzione da parte di stampatori, grafici e agenzie. In realtà, come spiega Antonio Cavedoni, esperto del tema, tra i progettisti del font San Francisco per la Apple e titolare della nascente Fonderia Cavedoni, «il carattere è la voce di un’applicazione di comunicazione, ogni utente finale lo registra immediatamente a livello inconscio: se si sceglie quello sbagliato, l’efficacia del messaggio crolla». Sulla base di questa premessa, ben si comprende, quando si ha a che fare con i font, quanto si rischi di camminare su un terreno scivoloso, risultando un tema sì decisivo, ma al tempo stesso tendenzialmente sottovalutato. Eppure, sapersi districare tra i font e le loro caratteristiche permette di affrontare una delle sfide più attuali nella comunicazione di oggi: l’integrazione tra canali on-line e off-line.

Antonio Cavedoni esperto di font, tra i progettisti del font San Francisco per la Apple e titolare della nascente Fonderia Cavedoni.

Quando si parla di font, qual è oggi il rapporto tra digitale e stampa?

Fino a circa dieci anni fa sul web non si potevano usare gli stessi caratteri della stampa e, perciò, si utilizzavano esclusivamente quelli di sistema, progettati per lo schermo. Questa scarsa varietà risultava penalizzante nell’elaborazione di una determinata strategia di comunicazione. Anno dopo anno lo scenario si è modificato ed è migliorato, consolidandosi sempre di più. Un grande miglioramento è stato dovuto all’aumento della risoluzione degli schermi, che ormai permette di visualizzare bene anche sui display i caratteri realizzati per la stampa. La questione, ora, è quella di affrontare il rapporto tra il digitale e la stampa non più come due mondi separati. L’altro miglioramento è stato dovuto dai nuovi formati di caratteri per il web, i cosiddetti web font.

Ci può fare un esempio di collegamento tra digitale e stampa?

San Francisco, il carattere su cui ho lavorato in Apple assieme al resto del team, è un carattere inizialmente nato per lo schermo e successivamente applicato anche sulla carta. Quindi ha fatto un percorso che dimostra, una volta di più, il collegamento tra digitale e stampa. Si tratta di un esempio che riporto per fare capire che ora è il momento in cui si può investire su una comunicazione integrata su vari media. Potrei farne anche altri di esempi, naturalmente. La differenza tra questi e il progetto di Apple consiste fondamentalmente nel fatto che a Cupertino viene tutto controllato in maniera verticale, profonda e monolitica. Quindi, il font San Francisco è uscito contemporaneamente su stampa, carta, schermo e software, in modo unificato. Chiaramente questa opportunità di comunicazione uniformata su tutti i canali è molto rilevante per chi si occupa di grafica e di stampa.

Quali competenze sono chiamate in causa nella progettazione dei font?

Sono entrato in Apple grazie alla mia esperienza di programmatore, ma avevo alle spalle anche un master in type design, presso l’università di Reading in Inghilterra. Si tratta, perciò, di un lavoro ibrido, che chiama in causa grafica, programmazione e disegno. Proprio per il fatto di coinvolgere diverse discipline, ci si arriva a svolgerlo attraverso una serie di esperienze differenti. Ci sono, inoltre, anche competenze legate alla tipografia, ovvero alla composizione del testo, dato che bisogna anche capire come funzionano e come sono usati i caratteri. Conoscere la storia della tipografia, inoltre, penso sia un prerequisito fondamentale.

Dal momento che una comunicazione coordinata su vari canali oggi è possibile, ci sono font più utilizzati, diffusi o adatti a tal scopo?

Diciamo che cominciano a essere disponibili le prime famiglie di caratteri che prendono in considerazione più ambienti di output, quindi solitamente realizzati per la stampa, lo schermo e il packaging. Maggiore versatilità significa più opportunità di impiego di un medesimo font in più ambienti di utilizzo. Quindi, quando si progetta un carattere, si pensa già a tutti gli ambienti di sviluppo contemporaneamente. Anche se in realtà sono ancora relativamente pochi, ci sono già caratteri concepiti e realizzati in questa maniera: la chiave di lettura diventa il loro utilizzo, con riferimento alla loro dimensione finale, dato che un carattere disegnato per essere letto a 4 punti ha caratteristiche diverse rispetto a uno disegnato per essere letto a 85 punti. Perciò, se si prendono in considerazione tante dimensioni diverse, automaticamente una determinata famiglia di caratteri si adatta ai diversi scenari. Penso siano le famiglie di caratteri con queste caratteristiche quelle che meglio si allineano con la comunicazione integrata del mondo di oggi.

Visto che è impegnato anche con incontri e presentazioni, qual è in Italia la preparazione degli operatori su questi temi?

Purtroppo non posso fare a meno di notare che in Italia siamo ancora legati a delle strutture e a dei modi pensare superati. Per esempio, il passaggio ai caratteri per lo schermo nel nostro Paese non è ancora sufficientemente diffuso e, quando lo si fa, si scelgono quelli a disposizione gratuitamente, dalla qualità non sempre apprezzabile. Anche sul fronte dell’integrazione dei canali on-line e off-line si potrebbe fare di più. Ritengo che il mondo della stampa e della grafica abbia bisogno ancora oggi di educazione, formazione e informazione. Parte di quello che faccio è proprio questo, spiegare come funzionano i caratteri, cosa si può fare con ciascuno di essi e come trarre spunti e indicazioni dalla storia della tipografia per affrontare le sfide di oggi.

A proposito di stampatori e grafici, ci sono differenze di approccio su come affrontare questi temi?

Sostanzialmente lo stampatore si occupa di tre aspetti: carta, inchiostro e stampa. La legatura e la confezione sono ovviamente passaggi fondamentali di un prodotto a stampa e su cui lo stampatore presta comunque attenzione, ma l’impaginazione e la scelta del carattere vengono spesso delegate ai grafici. Credo che gli stampatori debbano avere maggiore attenzione su questi temi, dato che il carattere è un elemento fondamentale della comunicazione. Per esempio, ci sono pubblicazioni stampate benissimo ma con caratteri non all’altezza, andando a pregiudicare la qualità del lavoro finale. Eppure l’Italia è la culla del carattere.

Considerato tale scenario, quale messaggio cerca di trasmettere a stampatori e grafici quando li incontra?

Innanzitutto, di non considerare il carattere come un qualcosa di risolto, perché si può sempre modificare e migliorare: ci possono sempre essere nuove versioni e forme. In pratica, il font andrebbe considerato come un ambito di ricerca continua. In questo modo, se ne afferrano le ampie possibilità.

Cosa dobbiamo aspettarci per il futuro?

Dal punto di vista formale la ricerca sui font andrà sicuramente avanti, così come, dal punto di vista tecnico, si procederà nell’integrazione di schermo e stampa, visti come un tutt’uno. Poi, chiaramente, dal momento che c’è una grande offerta di caratteri in questo momento, alcuni realizzati meglio di altri, ci sarà sicuramente anche un processo di selezione.

LAVORARE CON OCULATEZZA

Per selezionare il font più adatto, stampatori e grafici non solo devono avere le competenze adeguate, ma, al tempo stesso, devono tornare a dare a tale tema la giusta attenzione. Come? «L’attività di composizione del testo va considerata una componente importante come tutte le altre che appartengono al mondo della stampa, proprio come la scelta dell’inchiostro, della carta o della macchina da stampa», spiega Cavedoni.

A Viscom 2019 la stampa digitale Canon per accelerare il business

La tecnologia per alimentare le emozioni e accelerare il business nel rispetto della sostenibilità ambientale: è questa la ricetta che Canon, nelle giornate del 10-12 ottobre, presenta a Viscom 2019.

Fra le più recenti tecnologie esposte in stand, oltre a Océ Colorado 1640, si potrà osservare in funzione la Océ Colorado 1650, la stampante roll-to-roll con tecnologia UVGel green, versatile e produttiva. Questa rivoluzionaria soluzione di produzione da 64″ utilizza un inchiostro di ultima generazione e dispone della tecnologia Océ FLXfinish che offre la possibilità di scegliere tra una finitura lucida oppure opaca senza dover cambiare inchiostro o supporto.

Gli inchiostri UVGel sono stati progettati nel rispetto dell’ambiente e, recentemente, hanno ricevuto la certificazione Greenguard a testimonianza dell’impegno costante di Canon nel fornire inchiostri in linea con i più elevati standard in termini sostenibilità e bassi livelli di emissioni. Una certificazione che contraddistingue anche gli inchiostri Océ UV, utilizzati per la celebre serie di stampanti grande formato a getto d’inchiostro Océ Arizona. Di questa serie i visitatori dello stand potranno visionare Océ Arizona 1300: una soluzione ottimale per il segmento di produzione di medi volumi del mercato Display Graphics, sviluppata per incrementare l’efficienza produttiva dei clienti e soddisfare la richiesta di applicazioni sempre nuove e differenti; con questo preciso obiettivo, Canon presenterà Arizona in combinazione con i Software Océ Arizona Xpert e Océ Touchstone.

«Come ogni anno partecipiamo con grande interesse a Viscom, una fiera in cui da sempre creatività, tecnologia, esperienza e innovazione convergono per offrire ai visitatori un’esperienza a 360 gradi nel mondo della visual communication. Per Canon si tratta di un’occasione importante per far conoscere agli addetti del settore non solo la forza produttiva e creativa delle nostre soluzioni per alimentare le emozioni e accelerare il business, ma anche il nostro impegno sul fronte della sostenibilità, un aspetto su cui stiamo investendo ormai da tempo» ha commentato Walter Bano, production printing products country director.

Tra le novità Canon a Viscom 2019 si potrà scoprire imagePRESS C165, la nuova stampante multifunzione al debutto in Italia. I visitatori dello stand Canon potranno vedere per la prima volta questa nuovissima soluzione che, combinando la pluripremiata tecnologia imageRUNNER ADVANCE, un’interfaccia utente intuitiva e una suite di strumenti professionali tipici del sistemaimagePRESS, amplia il potenziale di stampa e libera la creatività, garantendo costi e tempi ridotti.

Infine, presso lo stand di Prima, azienda partner di Canon, sarà possibile vedere in azione anche la nuovissima serie di stampanti imagePRESS C910, progettata per soddisfare le esigenze degli stampatori commerciali e dei centri stampa aziendali.