Per i prossimi 3 anni si prevede per il digital textile un trend di crescita a doppia cifra (18%). Un dato estremamente interessante, che evidenzia una grande opportunità di business per gli operatori del settore. «Per coglierla, da un lato, è necessario disporre delle attrezzature più idonee, dall’altro è fondamentale dotarsi di un know how tecnico che permetta di conoscere a fondo le prestazioni dei sistemi di stampa, degli inchiostri e dei materiali, commenta Cristina Del Guasta – socio fondatore di MCA Digital. Solo così si potrà offrire ai clienti un prodotto dall’effettivo valore aggiunto, che ne giustifichi il prezzo e la profittabilità per gli stampatori».
Affermazioni che nascono da una profonda conoscenza delle tecnologie, da un expertise consolidato e dal costante dialogo con i clienti. MCA è già pronta ad affrontare la nuova sfida: il catalogo 2018 prevede una sezione dedicata con nuovi supporti studiati per rispondere alle esigenze del textile printing. Si tratta di materiali scelti appositamente per valorizzare le caratteristiche degli inchiostri Latex, potenziando ulteriormente l’utilizzo di questa tecnologia, di cui lo staff MCA è profondo conoscitore con all’attivo un numero significativo di installazioni in tutto il territorio nazionale.
La caratteristica principale dei nuovi materiali è l’altissima resistenza all’abrasione a secco. Ciò permette di utilizzare le stampe sia per interior decoration, sia per applicazioni in ambito di soft signage, senza rischiare di danneggiarle durante l’installazione o la spedizione. «Rispetto alle stampe realizzate con inchiostri a solvente è immediatamente evidente una maggiore brillantezza dei colori e qualità delle immagini. Il Latex inoltre assicura migliori prestazioni anche paragonato agli inchiostri UV che tendono a irrigidire il materiale stampato, conferendo un effetto meno realistico», spiega Del Guasta. A queste caratteristiche si aggiungono le ormai note qualità ambientali del Latex, particolarmente importanti per applicazioni indoor.
Testimonianze che trovano conferma nell’esperienza che il team MCA consolida quotidianamente sul campo, affiancando i clienti con una puntuale attività di consulenza, che va ben oltre la vendita. «La combinazione di tecnologia Latex e supporti tessili ha consentito a molti dei nostri clienti di approcciare nuovi mercati e acquisire importanti commesse non solo nel sign & display ma soprattutto in ambito di interior decoration, contribuendo alla crescita aziendale. Il nostro impegno è orientato ad accompagnarli in un percorso di sviluppo comune che conduca a una maggiore consapevolezza del contenuto innovativo di certe produzioni». Un approccio che sta modificando anche il modello di business di MCA, sempre più rivolto all’integrazione con la clientela attraverso la condivisione di conoscenze finalizzate alla creazione di modelli produttivi sempre più performanti.
«È fondamentale abbandonare la logica del prezzo, puntando sulla qualità che crea emozione. Saper comunicare il valore dello stampato che si è in grado di realizzare è un prerequisito per poter beneficiare economicamente dell’investimento tecnologico nel più breve tempo possibile», conclude Del Guasta. Numerose le forze dunque messe in campo da MCA Digital per perseguire con successo questa mission. Tanti gli appuntamenti già in calendario per il 2018, a partire dall’evento già programmato per aprile presso lo showroom di Campodarsego, che accoglierà clienti e operatori con una veste rinnovata, pronta a dimostrare le grandi potenzialità del textile printing.
Helmuth Munter, segment manager labels & packaging printing Durst, e Marco Calcagni, sales & marketing director Omet
Durst e Omet rafforzano la loro collaborazione e lanciano la nuova Omet XJet powered by Durst, soluzione ibrida integrata per un’ampia gamma di etichette e di imballaggi flessibili di alta qualità, che garantisce risparmio di costi e flessibilità produttiva.
La nuova Omet XJet è stata ufficialmente presentata a oltre 100 clienti provenienti da tutto il mondo in occasione dei «Durst Digital Days» organizzati presso la sede di Bressanone di Durst, in Alto Adige. Si tratta di una tre giorni dedicata alle migliori soluzioni di stampa digitali per il settore etichette e packaging.
Omet XJet è una nuova macchina da stampa ibrida con integrazione in linea del gruppo di stampa digitale inkjet Durst Tau 330 con le unità flexo e i moduli di converting della Omet X6. La macchina offre una grande flessibilità e una vasta gamma di applicazioni finali con un notevole risparmio di costi grazie alla configurazione multi-processo in linea.
La tecnologia inkjet firmata Durst, insieme alle unità di finitura e converting della Omet X6 come Cold Foil, Hot Foil, laminazione, verniciatura, fustellatura, taglio e ribobinatura, assicurano affidabilità e risultati di qualità per ogni genere di tiratura, con il vantaggio di ottenere il prodotto finito in un unico passaggio.
In particolare, Omet XJet ha incorporato il nuovo modulo di stampa digitale Durst Tau 330 RSC a getto d’inchiostro UV con larghezza di stampa di 330 mm e una velocità fino a 78 metri / min (245 ft / min) a 1200 x 1200 dpi di risoluzione di stampa. Grazie agli otto gruppi colore (CMYK + W + OVG) con i nuovi inchiostri pigmentati di alta qualità, offre una qualità di stampa molto elevata con una copertura del 98% della gamma di colori pantone.
La soluzione ibrida amplia le opportunità per gli stampatori di etichette grazie alla sua configurazione flessibile. In effetti può essere vista come tre macchine in una, perché può essere utilizzata come soluzione ibrida, come linea flexo stand-alone o digitale stand-alone in base alla tiratura e al livello di personalizzazione richiesto.
Helmuth Munter, segment manager labels & package printing di Durst, commenta: «Siamo molto lieti di collaborare con Omet al lancio di questa soluzione di stampa ibrida altamente specializzata. Combina le migliori tecnologie di entrambi, nella stampa inkjet digitale e nel mondo della stampa e finitura tradizionale, offrendo ai nostri futuri clienti un processo di stampa all-in-one completo e altamente redditizio».
Marco Calcagni, direttore sales & marketing Omet, aggiunge: «Siamo riusciti a creare una soluzione di stampa completamente Made in Italy che risponde alle tendenze del mercato in termini di personalizzazione, consegne just-in-time e variazione del prodotto finale, mantenendo tutte le funzionalità di una stampa tradizionale. Credo che Durst sia il partner giusto per un progetto così impegnativo perché ha una profonda conoscenza del mercato e la migliore tecnologia inkjet digitale riconosciuta a livello internazionale».
L’edizione 2017 del convegno Advances in the Packaging Industry (Api) di Milano ha confermato gli orientamenti emersi nell’edizione del 2015 a Napoli, dimostrando che scienza e tecnologia operano congiuntamente per accrescere le prerogative dell’imballaggio nella protezione dell’ambiente e del consumatore.
In particolare, «Advances in the Packaging Industry» ha offerto a un pubblico selezionato di tecnici, imprenditori e accademici una visione chiara e attuale dei prodotti e dei processi per l’imballaggio considerato elemento essenziale per la vita dei singoli e della collettività nella civiltà dei consumi in continua evoluzione. Tra i numerosi argomenti trattati (dagli strati barriera con nanocristalli cellulosici alle membrane ibride nanospugne per nuovi imballi attivi, dalle nuove spalmature biodegradabili antimicrobiche per applicazioni nell’imballaggio alimentare all’effetto del bio-arricchimento e dei materiali d’imballo per la stabilità ossidativa dell’olio d’oliva vergine) vediamo quelli che ci sembrano particolarmente interessanti sul piano dell’innovazione.
Il potenziale degli optoelettronici organici nello sviluppo di sistemi smart packaging
Lo studio condotto da un team di ricercatori dello ISMAC-CNR e dello ISTM-CNR insieme al Dipartimento di Chimica dell’Università di Milano è stato presentato dalla dottoressa Chiara Botta dello ISMAC-CNR. Secondo quanto riferito dalla relatrice è da alcuni decenni che si parla di etichette intelligenti per l’imballaggio alimentare, ma l’idea non è stata ancora messa in pratica su larga scala. Etichette smart o intelligenti svolgono differenti funzioni e sono classificate in: interattive, che inglobano comunemente una funzione di identificazione a radiofrequenza (RFID); attive, focalizzate sulla protezione e miranti a estendere la shelf-life diventando attive in risposta a un evento; indicatori, etichette la cui principale funzione è quella di comunicare al consumatore che si è verificato un evento come l’esposizione a un anomalo livello di gas, luce, temperatura, tempo o un tentativo di frode. Ricordiamo qui cosa si intende per smart packaging nelle due tipologie: packaging attivo e packaging intelligente. Il packaging attivo estende la shelf-life mediante l’introduzione di componenti in grado di rilasciare o assorbire sostanze come ossigeno, etilene, antiossidanti, antimicrobici ecc. Il packaging intelligente rileva e condivide informazioni: controlla le prestazioni dei dispositivi attivi e le condizioni dell’imballaggio.
Il potenziale delle etichette intelligenti potrebbe essere pienamente sfruttato se combinato con componenti elettronici non tradizionali, ossia quelli organici.
L’elettronica organica si riferisce a componenti elettronici creati a partire da semiconduttori organici accoppiati a piccole molecole o polimeri. I dispositivi elettronici come i diodi organici emettitori di luce (OLED), i sensori e le RFID usati nelle etichette smart possono apportare vantaggi particolari quali il basso costo (componenti elettronici stampabili), la libertà di design (generatori di luce di forma e dimensione personalizzata), la flessibilità/conformità, la leggerezza/spessore. Inoltre, si possono ottenere informazioni relative ai prodotti imballati e promozioni del brand mediante l’introduzione di luci intermittenti generate dall’OLED integrato nell’etichetta del prodotto o nel display sul punto vendita. Sotto questo aspetto, possiamo proporre un semplice approccio per progettare etichette smart baste su piccole molecole coniugate (derivate dal pirene) sensibili alla temperatura che possono aprire nuove prospettive nel vasto campo dei sensori termici per la protezione del cliente o per la percezione di rischi. Il pirene e i suoi derivati sono piccole molecole congiunte che presentano eccellenti caratteristiche cromofore in base ai loro estesi sistemi delocalizzati π-elettrone. Questi fluorofori mostrano emissione blu nanomerica e giallo eccimera in base alla loro organizzazione sopramolecolare. Grazie a queste proprietà e alla loro buona compatibilità, essi sono stati ampiamente utilizzati come materiali sensibili per applicazioni biofisiche e nella tecnologia OLED. Presentiamo quindi un nuovo e versatile approccio basato sulla modulazione acidocromica e termica delle proprietà dei derivati del pirene (2-pirene-1-ylvinilpiridina) per regolare la fotoluminescenza (PL) e l’elettroluminescenza (EL) in una gamma di colori molto ampia. Abbiamo prodotto un prototipo di OLED multicolore con una locale protonazione/deprotonazione selettiva dello strato attivo. Per protonazione si intende l’esposizione di una soluzione di cloroformio (triclorometano – CHCL3) ai vapori di acido cloridrico (HCL) per alcuni secondi; la deprotonazione è invece l’esposizione a vapori di ammoniaca (NH3). Nello strato attivo del dispositivo il polimetilmetracrilato (PMMA) isolante è sostituito dal semiconduttore polivinilcarboazole (PVK) per garantire la conduttività elettrica. Tre pixel rappresentativi adiacenti sono cambiati in singoli emittenti rispettivamente di luce blu, bianca e arancione. Il pixel arancione si muterà in bianco e poi in blu in base al riscaldamento del dispositivo su una scala di tempo che dipende dalla temperatura e alla fine tutti i pixel emetteranno luce blu. Passando semplicemente sui tre pixel adiacenti e confrontando i loro colori è possibile ottenere informazioni sulla quantità di calore assorbita dall’etichetta. Contrariamente alla reversibilità fotoluminescente (PL) dei film, dopo la deprotonazione i prototipi OLED non possono essere nuovamente protonati dato che l’esposizione all’acido danneggia in modo irreversibile il catodo metallico rendendo il dispositivo uno scarto da eliminare. Quindi, ogni stress termico determina un cambio irreversibile dell’emissione di colore dell’OLED (da arancione a blu nel nostro caso). Questa caratteristica offre promettenti vantaggi per specifiche applicazioni quali le etichette smart anti frode che catturano la storia termica (es. sterilizzazione) di un prodotto imballato e possono essere proposte come informazioni pre-acquisto per i consumatori. Queste strategie aprono la via alle applicazioni smart come sfida alla realizzazione di dispositivi integrati piccoli e a basso costo per sorgenti luminose su richiesta di colore regolabile o di etichette in grado di rispondere a determinati stimoli. Usate come sensori per monitorare la storia termica di un prodotto, le etichette in film fluorescente o elettroluminescenti forniscono due modalità di trasferimento delle informazioni per la protezione del cliente.
Avanzamenti nella flessografia per film flessibili e imballaggi smart
Il professore Tim Claypole della Swansea University (UK) ha presentato le più recenti innovazioni nell’impiego della stampa flessografica per il mercato del packaging flessibile. Egli ha affermato che la flexo ha il potenziale per stampare dispositivi funzionali a velocità compatibili con le linee di produzione del packaging. Dato che crescono le esigenze dei clienti, c’è un forte bisogno di impegno per migliorare il processo (vedi schema).
La relazione ha illustrato i recenti avanzamenti nella comprensione del processo flessografico con particolare attenzione al profilo e alle proprietà superficiali della matrice (cliché) rispetto al trasferimento d’inchiostro e alla qualità di riproduzione descrivendo anche le nuove tecniche per caratterizzare la reologia dell’inchiostro.
Trasferimento dell’inchiostro dalla matrice
La struttura superficiale delle matrici di stampa richiede l’aumento dell’inchiostro trasferito; a tale proposito è stata condotta un’accurata indagine in condizioni di laboratorio e di produzione sull’influenza della struttura superficiale della matrice nel trasferimento d’inchiostro dalle tacche di fondo pieno. Strutture con dimensioni nominali di 50 μm sono state esaminate in funzione del loro effetto sulla densità ottica e sull’uniformità di stampa. È comunemente riconosciuto che i punti di retino a testa piatta forniscano la migliore riproduzione; tuttavia sia i punti a testa piatta sia quelli a forma piramidale hanno profilo similare; quindi la differenza non dipende tanto dal profilo, quanto dalle proprietà superficiali. Il trattamento con UV-ozono influenza in modo significativo le proprietà e la qualità della stampa. Dopo un prolungato trattamento UV-ozono migliora la bagnabilità della matrice di stampa e uno strato più sottile d’inchiostro viene trasferito sul supporto con conseguente riduzione del volume d’inchiostro nelle aree retinate dell’immagine con minore dot gain, mentre si assottigliano i tratti fini.
Miglioramento della reologia
La reologia è lo studio dei fluidi e di quanto essi fluiscono; la qualità di stampa dipende dalle caratteristiche di fluidità/viscosità degli inchiostri in base alla loro formulazione. Dato che gli inchiostri diventano sempre più sofisticati con complessi polimeri a catena lunga e nano materiali, le proprietà elastiche assumono importanza crescente. Per controllare tali proprietà è necessario utilizzare un reometro programmato in grado di fornire prove sulla viscosità dell’inchiostro in equilibrio o fuori equilibrio; tuttavia per ottenere il pieno profilo reologico occorrono alcune ore. I più recenti sviluppi in materia con l’uso delle tecniche di trasformazione di Fourier hanno permesso di ridurre questo tempo a meno di 30 secondi rendendo possibile il loro impiego per il controllo di processo.
Perché la flexo?
Rispondendo a questa domanda il professore Claypole ha elencato le ragioni che fanno di questo sistema di stampa il più adatto alle esigenze dei film flessibili e degli imballaggi smart: caratteristiche costanti, velocità, risoluzione, basso costo di processo, impressione morbida compatibile con un’ampia gamma di supporti. Le sfide in gioco riguardano le matrici polimeriche, la risoluzione inferiore a 30μm con registro inferiore a 10μm, lo spessore dei film d’inchiostro e la deposizione dell’inchiostro liquido.
Progetti insieme a Haydale Graphene Industries PLC
Claypole ha quindi illustrato i progetti in corso relativi alle applicazioni per rendere funzionali i nano materiali carbonici: produzione di alta precisione, componenti elettronici stampabili, batterie, sensori, membrane, inchiostri e vernici a base di grafene, composti nano-carbonici funzionalizzati per il controllo della reologia complessa in produzione e modellazione di microscale per il controllo delle proprietà elettriche, termiche e meccaniche dei composti.
Flexo Best Practice Tool Box
In conclusione, Claypole ha fatto riferimento al progetto che sta coinvolgendo anche alcune importanti aziende italiane finalizzato a ottenere la produzione corretta immediata fornendo una referenza per gli operatori esperti, assistenza nella formazione, pratiche fondamentali per la qualità e la produttività e aiuto per ottimizzare la strategia produttiva e le priorità. In sostanza, si tratta di rendere scientifico un processo produttivo ancora di tipo artigianale.
Sviluppo di nuove spalmature antimicrobiche biodegradabili per applicazioni nell’imballaggio alimentare
Luciano Di Maio del dipartimento d’Ingegneria Industriale dell’Università di Salerno ha presentato le innovazioni nei materiali e nelle tecnologie d’imballaggio per la conservazione degli alimenti mediante spalmature antimicrobiche; un sistema sviluppato insieme ai colleghi dell’ateneo salernitano e a un ricercatore dell’Istituto di Biochimica, Scienza dell’alimentazione e della nutrizione dell’Università di Gerusalemme. Lo studio risponde alla crescente domanda di prodotti alimentari confezionati sicuri e simili a quelli freschi con vita a scaffale (shelf-life) prolungata e aumentate qualità organolettiche unitamente a imballaggi funzionali, di basso costo ed ecocompatibili. Tutto ciò in funzione del packaging attivo e smart con basso impatto ambientale: biocompatibile, biodegradabile, di basso peso e riciclabile. Un settore interessante anche sul piano economico tenuto conto che si prevede una crescita del packaging attivo del 5,4% annuo per un valore stimato in $ 2,5 miliardi nel 2019. Le sostanze antimicrobiche possono controllare la popolazione microbica per fornire maggiore sicurezza e migliore qualità dei prodotti alimentari imballati. Tuttavia, l’aggiunta diretta di antimicrobici nella matrice alimentare genera un’immediata riduzione delle popolazioni microbiche, ma non consente di controllare la crescita di celle batteriche sopravvissute dopo lo svuotamento dei residui antimicrobici. Un approccio innovativo è costituito dall’incorporazione degli antimicrobici nel materiale d’imballo per prevenire la crescita microbica sulla superficie dell’alimento ove si verifica la maggior parte della contaminazione. L’uso di polimeri come portatori di antimicrobici può ridurre l’aggiunta di grandi quantità dei medesimi normalmente incorporati nella massa dell’alimento, consentendo il graduale rilascio del componente attivo dall’imballo al cibo per lungo tempo. Studi intensivi su differenti formule antimicrobiche hanno permesso di individuare le più adatte allo scopo: ioni argento, diossido di cloro, antibiotici, acidi organici, oli essenziali e spezie, estratti vegetali, diossido di zolfo. Una nuova sostanza derivata dall’acido laurico e dall’arginine – Lauroyl Arginate Etile (LAE) – si è dimostrata efficiente contro un’ampia gamma di microrganismi poiché le sue proprietà antimicrobiche derivano dalla sua azione come tensioattivo cationico su membrane cellulari e citoplasma dei microrganismi. Studi tossicologici hanno determinato che il LAE è rapidamente metabolizzato dagli organismi umani ed è stato riconosciuto come generalmente sicuro (GRAS) dalla Food & Drug Administration (FDA) nel 2005 e approvato dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA). Film per imballaggio basati su LAE sono oggi prodotti con successo mediante la tecnica di spalmatura; analisi fisico-meccaniche hanno dimostrato che la stesa di uno strato di LAE non compromette le funzioni primarie richieste per film destinati ad applicazioni nel packaging alimentare; inoltre, grazie alla natura amorfa dello strato di acido polilattico (PLA) i film in Poliestere biorientato (BOPT) spalmati con strato PLA e LAE presentano un’eccellente saldabilità indispensabile per gli imballi saldati.
Era il (discretamente) lontano 2002 quando in pochi mercati test, tra cui quello italiano, iniziarono a circolare i primi pacchetti multisoftware Adobe: la Design Collection e la Web Collection.
Erano gli anni del desktop publishing in cui si stava uscendo dallo storico trittico Xpress-Freehand-Photoshop, fatto salvo per rare nicchie geografiche dove Illustrator o Pagemaker costituivano una mezza alternativa, e si stava iniziando a parlare sempre di più di web design.
Al tempo ogni software aveva un’identità propria (o quantomeno provava ad averne una, non sempre riuscendoci, come Aldus Photostyler), i personal computer iniziavano ad avere un minimo di potenza di calcolo tale da poter sostenere decentemente i programmi di DTP, e internet poteva iniziare a considerarsi un buon veicolo comunicativo (e di diffusione dati, più o meno leciti), una decade, quella del 1990/2000, che ha rivoluzionato il mondo della grafica e della comunicazione in modo indelebile.
Da allora il panorama degli applicativi e delle software house ha visto non pochi stravolgimenti: acquisizioni societarie, fallimenti, integrazioni, la lotta per diventare “lo standard di mercato” hanno fatto vittime illustri, spesso dividendo in fazioni opposte quello che potremmo chiamare il primo popolo della rete.
Molti di voi ricorderanno Macromedia, famosa prima per Freehand nella grafica vettoriale per la stampa, e per Dreamweaver poi, quando pionieristicamente si spostarono dall’ambito prettamente stampa a quello web.
La distinzione tra i due mondi era piuttosto netta, chi si occupava di stampa impaginava con Quark Xpress (più raramente Adobe Pagemaker), creava contributi vettoriali con Macromedia Freehand (più raramente con Adobe Illustrator) e contributi raster con Adobe Photoshop (l’unico leader più o meno indiscusso tutt’oggi, per ora almeno).
Chi si occupava di web invece puntava sul mondo Macromedia: Dreamweaver (o raramente Adobe PageMill, poi sostituito da Golive), Flash (per il lato multimediale e animazioni), Fireworks (per le grafiche raster ottimizzate web).
Il quadro è molto scarno, potrei nominare molti altri software del tempo che in qualche modo potevano rientrare nei processi operativi dei due ambiti, ma l’intento di questo articolo non è quello di fornire un quadro storico così dettagliato. Certo, ad alcuni di voi potrebbe anche essere salito un pizzico di nostalgia, a me per esempio è successo, ma questo (non molto) breve preambolo serve fondamentalmente per contestualizzare le basi di un cambiamento che ha portato, oggi, ad avere l’offerta di applicativi della Creative Cloud.
Stampa, web, e…?
Se nel riassunto qui sopra ho diviso drasticamente il mondo stampa da quello web (di fatto si sono avvicinati e parzialmente sovrapposti solo nel corso del primo decennio del 2000, con l’avvento dell’e-publishing), ho anche omesso anche solo di menzionare il lato video (Premiere, After Effects, Final Cut, giusto per nominare quelli accessibili ai più) ed il lato audio (Cubase, Pro Tools…), per non parlare del 3D, al tempo ancora appannaggio di pochi eletti a causa delle esose esigenze hardware (3d Studio, Maya, Houdini…) e del Digital Imaging (le fotocamere digitali hanno fatto una rivoluzione tutt’altro che secondaria…).
Tutti questi mondi erano oggettivamente abbastanza distinti, inizialmente con pochi o nessun elemento di contatto, per questo chi operava in uno di questi ambienti difficilmente aveva modo di affrontare uno degli altri: un po’ perché ogni software house dava la sua impronta logica a interfacce/modus operandi ecc… , e un po’ perché il mercato non richiedeva tali competenze trasversali.
Prima della CC gli applicativi venivano venduti sotto forma di licenza perpetua anziché in abbonamento, ed erano presenti in diverse configurazioni, specifiche per ogni macro ambiente di produzione: web, print e video, con diversi gradi di assortimento (standard, premium, master)
E adesso?
A distanza di quasi un ventennio dal primo tentativo di promuovere un pacchetto sw autosufficiente (così da azzerare la concorrenza naturalmente…) l’offerta della Creative Cloud è imponente, quasi destabilizzante per un utente medio.
Certo, è tutto avvenuto per gradi, l’introduzione mondiale della Creative Suite nel Settembre 2003 ha vissuto vari step evolutivi (Design Standard, Design Premium, Web Premium, Production Premium, Master Collection, con vari numeri a fianco) anche e soprattutto per andare incontro alle esigenze di un mercato sempre più multimediale oltre che a quelle prettamente produttive.
Quello che abbiamo oggi è un mix di 22 applicativi tra loro strettamente correlati, che riunisce i mondi 2D, 3D, stampa, web, video, audio e mobile in un unico, grande ambiente connesso, a disposizione di chiunque, con processi di interoperabilità semplificati tali da avvicinare “facilmente” tra loro professionisti di diversa estrazione e di diverso livello.
L’elenco delle applicazioni presenti nell’offerta CC è nutrito, il vantaggio di avere una formula abbonamento consente di disporre sempre delle versioni più aggiornate di qualunque software, comprese le versioni precedenti che qualcuno potrebbe preferire per eventuali plugin specifici oppure per scelta personale. Ogni volta che Adobe rilascia un nuovo software, magari anche in Beta pubblica, compare in questo elenco
Le new entry
Mettiamo in secondo piano le cosiddette applicazioni “storiche”, di cui chiunque conosce almeno a grandi linee nome e ambiti operativi, e diamo un’occhiata a quelle di nuova generazione, tralasciando quelle espressamente solo mobile e/o di minore impatto:
• XD CC
• Dimension CC
• Portfolio
• Spark
• Muse CC
• Animate CC
• Character Animator CC
• Prelude CC
• Fuse CC
Queste sono le applicazioni disponibili per chi ha sottoscritto l’abbonamento Creative Cloud, le app per ambiente mobile sono invece free (per lo più), l’unica eccezione è costituita da Spark che però prevede l’eliminazione dei credit una volta attivata la versione a pagamento.
XD CC – eXperience Design
Con l’ampio sviluppo delle logiche touch e di dispositivi video delle più svariate dimensioni si è creato uno spazio adatto ad un software espressamente dedicato alla creazione di interfacce grafiche, alla gestione della navigazione e dell’esperienza utente.
Alcune esigenze di design potevano essere soddisfatte con Photoshop o Illustrator, in misura ancora minore anche Indesign, tuttavia mancava uno strumento di page layout integralmente adatto sia alla progettazione che alla vera e propria prototipazione. Gli ambiti in cui trova piena applicazione sono naturalmente le app mobile, il web e gli ambienti informativi stand alone (totem, lim).
XD consente sia di configurare layout responsive sia di gestire l’esperienza utente, l’approccio è marcatamente visuale e semplifica anche l’esportazione dei prototipi su web, iOS, Android
Dimension CC, Fuse CC
Il 3D non è mai stato un focus prioritario per Adobe, e anche con l’introduzione di questi software e di svariate funzionalità 3D in Photoshop ed Illustrator riveste sempre un ruolo di contorno. Non c’è alcuna intenzione di invadere il regno dei consueti sw 3D veri e propri, quanto piuttosto di avvicinare l’utenza a questo mondo fornendo soluzioni semplificate per risultati gradevoli in tempi contenuti. Dimension crea ottimi render a partire da modelli già esistenti (cioè già fatti da qualcun altro con sw di modellazione “veri”), Adobestock fornisce ampia scelta anche in questo senso e chiunque risulta in grado di realizzare delle composizioni in uno spazio tridimensionale con una curva di apprendimento molto bassa.
Fuse consente di creare personaggi 3D di forma umana o umanoide, personalizzandone caratteristiche fisiche e texture di abbigliamento. Assomiglia molto alle dinamiche di creazione personaggio nel contesto videoludico, da cui eredita gran parte delle dinamiche di intervento. Una volta creato si passa a Mixamo, un servizio on line che consente il rigging (la definizione del sistema di movimenti, con relative catene cinematiche) del modello, che poi può essere importato in Photoshop per l’inserimento nella scena 3D.
Con pochissime nozioni di 3D si può iniziare ad usare questi applicativi con buona soddisfazione, una volta capiti i concetti base diventa più facile eventualmente avvicinarsi a sw 3D veri e propri come 3D Studio, Cinema4D ecc…
Dimension CC e Fuse CC rappresentano a pieno titolo l’offerta espressamente 3D di Adobe, mantenendo il consueto approccio più da designer che da tecnico. Le logiche operative più prettamente visive favoriscono la curva di apprendimento e l’ottenimento di risultati gradevoli in poco tempo, un ottimo sistema anche solo per avvicinarsi al grande mondo del 3D
Portfolio
Rivolto principalmente ai fotografi ma adatto a tutti coloro abbiano la necessità di creare una gallery online, Portfolio guida l’utente in tutto il processo di messa online del proprio portfolio (maddài!), dalla sua progettazione più o meno basata su template fino alla pubblicazione.
Potremmo considerarlo come una logica evoluzione del modulo Web di Lightroom o della Web Photo Gallery inserita in Bridge Cs2 e poi rimossa dalla versione CC (in quanto decisamente limitata e superata).
Oltre ad una estrema semplicità (non serve sapere niente di codice html o simili) troviamo ampia disponibilità di opzioni, una comoda integrazione diretta con Behance e l’ovvia possibilità di creare pagine statiche a corredo della Gallery, come il Chi siamo o i Contatti.
Spark (Post, Page e Video)
È una web/mobile app (gratuita) che offre un approccio visivo e fortemente intuitivo per la creazione e la personalizzazione di grafiche e video espressamente dedicate ai social media: Facebook, i vari blog, Instagram, Pinterest ecc…
Ricco di modelli predefiniti mette chiunque in condizioni di preparare post per i vari ambienti social combinando facilmente immagini e testi con risultati professionali, di fatto aiuta la promozione di contributi multimediali in tempi estremamente ridotti, risultando quindi ottimo per i cosiddetti Racconti (o Stories se preferite) ed il digital storytelling.
Si divide di fatto in tre parti: Spark Post, Spark Page e Spark Video, tutti scaricabili anche singolarmente sul proprio tablet o smartphone (per Android al momento è in beta).
Come è facile intuire dai nomi stessi, Post è una tipography app che serve a mettere testo su sfondi colorati o immagini, a loro volta animabili e modificabili con una serie di filtri appositi, Video è un semplice videoeditor adatto anche a presentazioni più creative e articolate rispetto al classico Powerpoint (possiamo aggiungere musiche, Voice over ecc…), infine Page aiuta la creazione rapida di pagine dedicate allo storytelling aggregando contributi testo, immagine e video.
Spark è di fatto un’app multipla, composta dalla versione web e da tre singole mobile app. Rappresentano l’offerta Adobe nel mondo della produzione per i social media, un mondo non privo di concorrenza in questo senso, ma non dimentichiamo i vantaggi di avere strumenti integrati nelle consuete applicazioni grafiche Adobe
Muse CC
Sempre per l’ambiente web, ma decisamente più potente e versatile rispetto a Portfolio, troviamo Muse CC.
Si tarda di un vero e proprio editor web visuale, pensato per chi vuole realizzare progetti anche di media complessità senza avere dimestichezza con il codice, che viene creato in automatico.
Garantisce molteplici funzioni adatte a prodotti responsive, è più “amichevole” per i designer dal momento che vi risparmia gli aspetti più tecnici, e possiamo collocarlo ad un livello poco più “basso” rispetto a Dreamweaver, che continua ad essere il riferimento per i progetti più complessi.
Una specie di programma più diretto e semplificato che consente risultati spesso più rapidi di quelli raggiungibili con il fratello maggiore, ma con ovvi e inevitabili limiti a cui l’utenza media potrebbe anche non arrivare mai.
Animate CC
È l’erede nato dalle ormai ceneri dello storico Flash Professional (che ricordiamo verrà abbandonato ufficialmente nel 2020, anche a livello di player e supporto), per lo meno di quello che veniva utilizzato intorno al 2000: uno strumento molto bello per l’animazione di grafiche 2D sia vettoriali che raster, finalizzate sia alla produzione di contributi interattivi per web che per il gaming. A mio avviso più intuitivo di quanto non fosse Flash a suo tempo (immagino che l’esperienza della community sia servita a molto in tal senso) offre anche alcuni semplici strumenti adatti al disegno, oltre ad una timeline con funzioni di controllo sulle animazioni (come velocizzare o rallentare in modo non lineare) e ad un pannello per la gestione delle interazioni utente.
A trarre vantaggio da questa applicazione non sono solo i creatori di animazioni fini a sé stesse ma anche i designer di ambienti di gioco, interfacce utente (non solo gaming), e banner web interattivi.
Animate è a tutti gli effetti il nuovo Flash Professional: supporta tutti i principali standard di esportazione adatti al mondo web come HTML5, WebGL ed SVG, e offre naturalmente piena integrazione con Muse, Indesign, Dreamweaver e la Digital Publishing Suite
Character Animator CC
Se con Animate potevate animare alcuni personaggi con semplici movimenti, con Character Animator avete pieno controllo su tutte le catene cinematiche e sulle espressività facciali, anche grazie al rilevamento in tempo reale tramite webcam.
La gestione del singolo personaggio qui è completa e potete intervenire sulle modalità di movimento (simulando quindi caratteristiche comportamentali), sulla voce, e sulle modalità di transizione tra le pose, in modo del tutto simile ad un cartone animato.
L’applicazione per l’animazione di personaggi espressivi che parte dalle grafiche fatte con Illustrator o Photoshop, per poi “finire” in After Effects o Premiere Pro nella creazione di animazioni
Prelude CC
Pensato più per affiancare che per sostituire il fratello maggiore Premiere Pro, Prelude è ottimizzato per la gestione preliminare del girato video, la relativa archiviazione e la realizzazione rapida di montaggi grezzi.
Rispetto a tutte le altre app presenti in questo articolo è quello meno dedicato “alla massa”, ovvero non è stato semplificato in funzione di un uso popolare ma va inserito in un contesto di produzione ed un’utenza più professionale.
Del resto operazioni come la transcodifica dei video o l’attribuzione di metadati va oltre la possibilità di sovrapporre clip ed effettuare tagli sommari, per esigenze più basilari può bastare tranquillamente Spark Video o Premiere Clip (mobile app).
Aria nuova nel mercato italiano della stampa inkjet: in seguito a un recente accordo di collaborazione commerciale, FPS, importante dealer specializzato nella fornitura di prodotti di marca per la stampa digitale di piccolo e grande formato e interior design, distribuirà su tutto il territorio nazionale i sistemi della linea Acuity di Fujifilm.
«È un accordo importante, che si inquadra in un più generale progetto di sviluppo del business di Fujifilm in Italia», commenta Paolo Zerbi, general manager della divisione Graphic Arts. «La lunga esperienza di FPS nel segmento della stampa digitale, la presenza su tutto il territorio nazionale, l’approccio competente, professionale e molto flessibile alle tematiche tecniche e commerciali e la grande attenzione al servizio pre e post vendita sono per noi garanzia di sicuro successo nella diffusione dei sistemi Fujifilm in un mercato in crescita, nei piccoli ma soprattutto nei grandi formati».
Presente sul mercato fin dal 1976, FPS è oggi uno dei fornitori principali di sistemi digitali per la stampa. «La nostra divisione specializzata propone agli utilizzatori una gamma completa che comprende, oltre ai sistemi di stampa a getto d’inchiostro di alta qualità in piccolo e grande formato, scanner, supporti di stampa, prodotti di consumo, assistenza tecnica e consulenza tecnico-commerciale», spiega Guido Paglia, titolare di FPS. «La partnership con Fujifilm Italia apre la strada a nuove sinergie che produrranno risultati senz’altro positivi. Le tecnologie proprietarie su cui sono basati i sistemi Acuity di Fujifilm, con particolare riferimento alle testine di stampa e agli inchiostri inkjet, sono per noi garanzia di alta qualità, produttività e versatilità applicativa».
FPS ha già installato nel proprio showroom i sistemi Acuity LED 1600 II e Acuity LED 3200R, basati entrambi su tecnologia di polimerizzazione LED UV a basso consumo. Acuity LED 1600 II produce risultati di stampa di elevata qualità, adatti a un’ampia gamma di applicazioni su bobina e materiali rigidi come segnaletica, decalcomanie, grafici ambientali e prototipazione di imballaggi, con produttività di 33 mq/ora. Molto versatile grazie alla stampa simultanea a due o tre strati di colore e degli inchiostri bianco e trasparente, Acuity LED 1600 II è dotata di tecnologie proprietarie Fujifilm come le testine di stampa Dimatix Q-class Industrial e il set di inchiostri Uvijet LL a 8 colori vivi e brillanti. Acuity LED 3200R si rivolge invece alla produzione di grafiche espositive superwide di alta qualità in larghezza fino a 3.200 mm; dispone di testine di stampa piezoelettriche a getto d’inchiostro da 7 picolitri e offre produttività fino a 110 mq/ora. La tecnologia di polimerizzazione LED UV, che non emette calore, permette di ottenere immagini nitide e vivide su una vasta gamma di supporti anche termosensibili come poliestere, tessuti e altri, con resa perfetta anche nelle applicazioni con retroilluminazione, per le quali dispone di uno speciale pannello a LED che permette di controllare le stampe in tempo reale per identificare e correggere eventuali errori. La funzione di stampa di strati di colore-bianco-colore in un unico passaggio è perfetta per la riproduzione di immagini fronte-retro su materiali trasparenti, mentre la possibilità di stampa simultanea su due bobine contribuisce alla massima produttività, così come la modalità di stampa a 110 mq/ora, che consente di realizzare un banner di 3,2 x 4,2 m in soli 7 minuti.
I Loliware Edible Cups, sono bicchieri commestibili che dopo l’uso si possono sgranocchiare
o compostare
nell’umido.
Basta un clic. Questa frase riecheggia come un mantra da ogni sito di e-commerce che consultiamo per acquistare merce di vario tipo. E gli italiani hanno cliccato parecchio quest’anno, almeno stando ai dati forniti dall’Osservatorio e-commerce del Politecnico di Milano nel 2017, secondo cui il valore degli acquisti di prodotti on line è di 12,2 miliardi di euro (il 28% in più rispetto al 2016) e ha superato il valore dei servizi che è di 11,4 miliardi di euro. L’acquisto di prodotti genera circa 150 milioni di ordini all’anno che si traducono in consegne e, ovviamente, in scatole movimentate: dietro ogni semplice clic c’è un mondo che si muove e soprattutto ci sono montagne di imballaggi da smaltire. L’incremento degli imballaggi trova riscontro nel settore cartario italiano che vedrà a breve l’apertura di due nuove grandi cartiere (ad Avezzano e a Mantova), che produrrà l’immissione in circolo di 600mila tonnellate di cartone in più ogni anno, di cui si stima che fino a 300mila tonnellate potranno venire utilizzate per le vendite on line B2C o B2B.
Un cambiamento epocale, che obbliga tutti gli attori della filiera a cercare le soluzioni per affrontarlo nel modo adeguato e che Comieco (Consorzio nazionale per il recupero e il riciclo degli imballaggi a base cellulosica) ha messo al centro di un convegno dal titolo «La scatola a domicilio: la sostenibilità degli imballaggi nell’era dell’e-commerce».
come priorità La sfida per le aziende oggi è più che mai diminuire il volume di imballaggi e renderli più facilmente separabili e riciclabili considerato che spesso sono composti da più materiali, come nastri adesivi, strati di cellophane e carta da imballaggio con bolle.
Le grandi metropoli si stanno attrezzando in tal senso e a Milano, ad esempio, Amsa – in collaborazione con Comieco – ha avviato una raccolta porta a porta del cartone in 13mila utenze domestiche della zona nord ovest del capoluogo lombardo, con la previsione di raggiungere tutta la città entro il 2019. È evidente però che seppure sia importante conferire correttamente gli imballaggi, il problema risieda in una diversa progettazione del packaging destinato all’e-commerce: innovazione e attenzione all’ambiente devono andare di pari passo, considerando una sostenibilità che sia di sistema, dalla logistica alla progettazione. Ed è proprio grazie all’applicazione del design sistemico che gli studenti del corso di Laurea magistrale in Design Sistemico e triennale in Design e Comunicazione Visiva del Politecnico di Torino hanno portato a termine un lavoro prezioso che ha evidenziato le criticità dell’attuale sistema di imballaggio per lo shopping on line, indicando contestualmente le linee guida per la progettazione del packaging ideale in vista dei nuovi scenari di acquisto.
Elementi estremamente utili agli addetti ai lavori, raccolti nel libro dal titolo «Il sistema packaging nell’e-commerce» che verrà pubblicato il ad aprile 2018.
L’innovazione non può prescindere dalla sostenibilità
Un percorso durato un anno (un semestre per ogni corso di laurea) che ha visto impegnati 55 studenti coordinati da Silvia Barbero, ricercatrice e titolare del corso, Amina Pereno e Miriam Bicocca, assistenti alla docenza, e dalla dottoranda Agnese Pallaro, che al convegno ha illustrato i punti salienti del lavoro svolto in collaborazione con Comieco. «Ci siamo resi conto che in generale non esiste una visione d’insieme – ci racconta Agnese Pallaro – ma nella filiera, ognuno si concentra sulle proprie necessità senza preoccuparsi della fase successiva. Una modalità ormai inaccettabile che provoca inutile spreco di materiale con il quale ci ritroviamo a fare i conti». Lo studio è stato sviluppato in quattro fasi: dall’analisi dei sistemi logistici attuali all’individuazione delle problematiche, dalla riprogettazione dei sistemi logistici alla formulazione delle linee guida per la progettazione del pack. «Quello che colpisce su tutti – continua Pallaro – è lo spreco di materiale derivante dall’imballaggio. I packaging terziario e secondario diventano rifiuti ogni volta che passano da un attore all’altro». Da qui la necessità, secondo il gruppo di lavoro del Politecnico di Torino, di progettare un packaging che tenga conto di tutti i passaggi dell’imballaggio attraverso il sistema logistico e delle esigenze dei vari attori che lo maneggiano. «L’ideale è un packaging unico che soddisfi tutte le richieste e che consenta di eliminare il superfluo». Altro aspetto importante riguarda la scarsa attenzione verso il fine vita del packaging che invece dovrebbe rappresentare una priorità. «La durata delle confezioni può essere in molti casi allungata, soprattutto se parliamo di acquisti abituali e ripetuti dello stesso prodotto – sottolinea la ricercatrice del Politecnico – ecco perché è fondamentale che il packaging possa essere riutilizzato dopo l’uso». Tra le linee guida di riprogettazione in ottica di maggiore sostenibilità evidenziate dagli studenti del Politecnico c’è la possibilità di intervenire attraverso piccoli accorgimenti sugli imballaggi già utilizzati, ad esempio montando opportunatamente la confezione di un cellulare che si trasforma in un porta-telefonino o ancora l’imballaggio di un televisore che diventa un innovativo tavolino». Buone pratiche che, unite a una sapiente progettazione che semplifichi le procedure di restituzione dei prodotti, possono fare la differenza.
Quando la creatività è amica dell’ambiente
Sostenibilità e riusabilità sono, tra l’altro, temi sempre più cari ai consumatori e i brand sono chiamati a considerare questo aspetto. Il packaging ideale del 2018 dovrà avere un design multiuso, poco ingombrante e dovrà essere riutilizzabile. Tra gli esempi più curiosi e originali possiamo citare Pizza Hut che l’anno scorso ha introdotto DJ Pizza Box, un packaging design che riproduce una console da DJ che opportunamente collegata al computer o allo smartphone via bluetooth consente di graffiare, riavvolgere, controllare l’intonazione e sfumare i brani musicali. Chi vorrebbe liberarsene? Sempre nel campo del food, non si può non ricordare Happy Eggs, un packaging sostenibile per uova realizzato in paglia pressata da Maja Szczypek. Economico e completamente biodegradabile ricorda al tatto, alla vista e anche all’olfatto le origini del prodotto che contiene. Nati da un’idea della designer Chelsea Briganti e Leigh Ann Tucker, sono invece i Loliware Edible Cups, bicchieri commestibili prodotti a partire da un materiale a base d’alga ed essenze naturali ottenute dalla frutta. Possono contenere acqua e altri liquidi freddi, ma anche gelati e dessert. Una volta finito il drink, Loliware si può sgranocchiare o compostare nell’umido, essendo naturale al 100% e completamente biodegradabile. E gli esempi potrebbero continuare. Del resto, offrire la possibilità di riutilizzare le confezioni consente ai brand di essere presenti per lungo tempo nelle case dei propri clienti anche dopo che il prodotto è stato utilizzato. Una leva di marketing estremamente interessante che tra l’altro aiuta a ridurre il volume dei rifiuti. ❚
Barbieri electronic concentra la propria attenzione sui tempi di misurazione con il primo strumento al mondo chiamato Spectro LFP qb. E infatti, il protagonista del mercato nel campo della tecnologia di misurazione del colore per la stampa digitale di grande formato, ha presentato un nuovo spettrofotometro, che offre ai clienti una maggiore flessibilità – grazie all’unità spettrale removibile di Spectro LFP qb, che fornisce misurazioni affidabili e precise quanto la punta di un cappello. I colori misurati vengono visualizzati istantaneamente nel display touch, mentre i valori spettrali vengono inoltrati al computer tramite WiFi o USB per ulteriori elaborazioni. Soprattutto grazie sua nuova tecnologia qb, il laboratorio tecnico internazionale può garantire misurazione del colore con risultati estremamente precisi. Il sistema comprende un nucleo spettrale di alta precisione, tre sorgenti luminose per una illuminazione uniforme della superficie del supporto da tre diverse angolazioni.
“La testina di misurazione rimovibile è stata uno dei miglioramenti più richiesti per la serie Spectro LFP 3. L’abbiamo implementata in Spectro LFP qb in modo che gli utenti possano ora godere di una flessibilità assoluta – con uno spettrofotometro automatico che offre la massima precisione su tutti materiali più uno spettrofotometro manuale flessibile per misurare e confrontare le tinte piatte su una vasta gamma di materiali” ha commentato Wolfgang Passler, vicepresidente vendite e marketing internazionali di Barbieri electronic.
Guido Van Der Schueren, chairman of the board di Hybrid Software
Sgk, protagonista mondiale dello studio e sviluppo dei brand e della loro distribuzione ha firmato un accordo con Hybrid Software per l’utilizzo di Packz, l’editor pdf nativo, in tutte le strutture Sgk del mondo. Questo accordo è stato raggiunto dopo un ampio programma pilota, in più strutture negli Stati Uniti, Europa e Asia, che ha permesso di dimostrare un miglioramento dell’efficienza produttiva, una riduzione dei costi e una più moderna infrastruttura grafica di produzione.
Packz è un potente editor pdf nativo per il settore del packaging e delle etichette, con un sofisticato sistema di gestione del colore, oggetti intelligenti, trapping, warping, permettendo di migliorare la produttività. È anche possibile importare ed esportare file nativi di Adobe Illustrator che per Sgk è estremanente importante per lo scambio con grafici, clienti e stampatori. Il prossimo anno, Sgk installerà 425 licenze Packz presso le loro aziende di produzione nel Nord e Sud America, Europa e Asia.
Gary R. Kohl, presidente, Sgk Brand solution, ha dichiarato, “il rapporto con Hybrid Software ci dà la possibilità di riprogettare radicalmente il modo in cui gestiamo i nostri flussi di lavoro e ci consentirà di gestire in modo più produttivo la nostra piattaforma permettendoci di continuare a essere il più competitivo graphics provider del nostro settore”.
“Hybrid Software è onorata di essere la parte strumentale della ricerca di Sgk per la realizzazione di una tecnologia orientata al futuro per la gestione del ciclo di vita dell’ordine” afferma Guido Van der Schueren, chairman of the board di Hybrid Software. Questa unione è connaturata poiché Hybrid è rivolta alla produzione di etichette e packaging nel mercato premedia, e Sgk è fortemente incentrata sui brand, che costituiscono una gran parte della loro base clienti. Insieme, Sgk e Hybrid Software possono fornire una maggiore produttività realizzando un servizio migliore verso i brand. L’obiettivo è una perfetta connettività tra la gestione del prodotto, il marketing e l’ufficio pubblicità permettendo di intervenire su diverse piattaforme”.
Un accordo fra Fujifilm e Xerox unisce la joint venture Fuji Xerox a Xerox. Fujifilm possiederà il 50,1%della società combinata che manterrà i brand nelle rispettive aree operative, ma si chiamerà Fuji Xerox. Nasce così un società globale specializzata nelle tecnologie di stampa innovative e nelle soluzioni di lavoro intelligenti, capace di esprimere un fatturato annuale di 18 miliardi di dollari.
Gli azionisti della società americana riceveranno un dividendo speciale in contanti 2,5 miliardi di dollari, circa 9,80 per azione, e il 49,9% della società combinata (sarà infatti Fujifilm a possedere il 50,1%). Il dividendo in contanti rappresenta oltre il 30% del prezzo dell’azione Xerox basato sul valore di chiusura al 10 gennaio: 30,35 dollari.
L’operazione è stata approvata all’unanimità dai rispettivi Consigli di Amministrazione. Le azioni della società combinata saranno trattate al NYSE con il ticker XRX. La società avrà la doppia sede centrale a Norwalk, Connecticut (Usa), e a Minato, Tokyo, (Giappone), con presenza in oltre 180 Paesi.
Il presidente e amministratore delegato di Fujifilm, Shigetaka Komori, ha dichiarato che “Fujifilm e Xerox hanno creato una partnership eccezionale attraverso la joint venture esistente Fuji Xerox, e questa transazione è un’evoluzione strategica della nostra alleanza. L’attività di Document Solutions è una parte significativa del portafoglio di Fujifilm, e la creazione di Fuji Xerox ci permette di stabilire più direttamente una posizione di leadership in un mercato in rapida evoluzione. Siamo convinti che l’esperienza di Fujifilm nel campo dei progressi tecnologici in soluzioni innovative per l’imaging e l’informazione, specialmente nelle aree inkjet, imaging e intelligenza artificiale sarà una componente importante del successo della nuova Fuji Xerox”.
Per l’amministratore delegato di Xerox, Jeff Jacobson, “La combinazione proposta ha una logica industriale convincente e sbloccherà significative opportunità di crescita e produttività per l’azienda combinata, fornendo al contempo un valore sostanziale agli azionisti. La nuova società sarà meglio posizionata per competere nell’ambiente odierno con una dimensione veramente globale, una maggiore presenza nei mercati in rapida crescita e capacità di innovazione per soddisfare efficacemente le esigenze in rapida evoluzione dei nostri clienti”.
Il presidente del Cda della società americana, Robert J. Keegan, ha rilevato come l’accordo faccia seguito a “una revisione completa delle nostre alternative strategiche e finanziarie, iniziata dopo la separazione di Conduent nel 2016. Dopo un attento esame di tutte le alternative a disposizione dell’ azienda, il CdA ha concluso che questa combinazione è chiaramente la strada migliore per creare valore per i nostri azionisti”.
Arjowiggins Graphic è stata premiata per il suo impegno verso la sostenibilità. Il produttore europeo di carta e cartoni di alta qualità riciclati, infatti, ha ricevuto il rating Gold nella survey di EcoVadis per la Corporate social responsability, e si colloca tra l’1% di aziende più avanzate a questo livello.
L’organizzazione internazionale ha sviluppato una piattaforma che consente alle aziende di valutare le prestazioni ambientali e sociali dei propri fornitori su base globale prendendo in considerazione quattro criteri: impegno ambientale, condizioni di lavoro, acquisti sostenibili e pratiche commerciali corrette. La metodologia e i criteri utilizzati sono in linea con gli standard internazionali di Responsabilità sociale d’impresa tra cui Global Reporting Initiative (GRI), UN Global Compact e ISO 26000.
Agnès Roger, managing director di Arjowiggins Graphic, ha dichiarato: “Questo è un altro eccezionale riconoscimento internazionale per il nostro impegno continuo verso la sostenibilità. Siamo convinti che questo valore debba andare oltre la conformità alle normative e per questo continuiamo a ridurre il consumo di energia e acqua, migliorare il benessere dei lavoratori attraverso la sicurezza e la formazione e facilitare l’accesso delle donne a tutti gli ambiti di lavoro, particolarmente nelle fabbriche. Siamo anche impegnati nello sviluppo del riciclo della carta che può creare posti di lavoro a livello locale per la raccolta e selezione delle carte da riciclare”.
Il riconoscimento Gold testimonia la capacità di Arjowiggins Graphic di crescere come realtà ecosostenibile a tutto tondo. L’azienda continuerà anche in futuro a perseguire questo obiettivo per soddisfare le aspettative degli stakeholders attraverso un costante sviluppo del business unito al valore aggiunto della sostenibilità.
“La valutazione Gold di EcoVadis rafforzerà ulteriormente la convinzione dei nostri partner e clienti sul nostro impegno a lungo termine nella valorizzazione della sostenibilità. È anche un riconoscimento per il duro lavoro, la dedizione e l’impegno dei nostri colleghi”, ha dichiarato Gilles Lhermitte, sustainable director di Arjowiggins Graphic.