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Gruppo Lucaprint acquisisce Cartotecnica Olimpia. Ora tra i primi player europei nella produzione di astucci per pellicole da cucina

La torinese Cartotecnica Olimpia entra a far parte del gruppo Lucaprint. È la seconda operazione di M&A del 2024 per la storica azienda di packaging con sede nel vicentino, che ad aprile aveva acquisito Officine Grafiche Riunite rafforzando il proprio portfolio di soluzioni per il packaging di prodotti cosmetici e farmaceutici. Con questa nuova operazione, l’impresa guidata da Alberto Luca consolida la propria posizione nei mercati esteri – in particolare di Francia, Inghilterra e Danimarca – e si colloca tra i primi operatori europei nella produzione di astucci con seghetto per pellicole di alluminio, carta forno e film ad uso alimentare, con clienti multinazionali come Auchan, Carrefour e Tesco. Grazie all’acquisizione di Cartotecnica Olimpia, il fatturato del gruppo Lucaprint cresce di 10 milioni di euro, per un giro d’affari complessivo superiore a 30 milioni di euro.

Nasce così un player ancora più competitivo nel panorama internazionale del packaging in cartone, mantenendo saldi quei valori – orientamento all’innovazione e alla sostenibilità – che sono da sempre anche asset strategici, e tratti comuni al gruppo vicentino e Cartotecnica Olimpia.

«Questa operazione è un passo importante nella strategia di espansione di Lucaprint, e rappresenta un’opportunità per attivare sinergie e collaborazioni essenziali per il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo in Europa. Grazie a questa acquisizione, avremo un nuovo sito produttivo nel nord-ovest d’Italia e arricchiremo il nostro portfolio con competenze e tecnologie altamente specializzate». Dichiara Alberto Luca, Presidente e Amministratore Delegato di Lucaprint.

«Abbiamo individuato in Lucaprint il partner ideale per accelerare il nostro percorso di crescita e per cogliere nuove opportunità di sviluppo. Siamo certi che questa operazione porterà grandi benefici a tutti i nostri stakeholders, dai clienti ai dipendenti», sottolinea Luciano Masconi, fondatore di Cartotecnica Olimpia.

La governance di Cartotecnica Olimpia verrà rafforzata grazie all’inserimento nel CDA di nuovi componenti del gruppo Lucaprint, che si affiancheranno a Emilio Ebana, nuovo Amministratore Delegato della società, con pluriennale esperienza nel settore, e a Marco Masconi, che proseguirà nel ruolo di direzione commerciale con l’obiettivo di presidiare e sviluppare maggiormente il mercato italiano ed estero.

Fondata nel 1953, Lucaprint è un’azienda cartotecnica specializzata nella progettazione e realizzazione di packaging su misura, prodotti ottenuti impiegando materiali ecosostenibili e interamente riciclabili.  Il gruppo presenta oggi due sedi produttive – a Pianezze, nel vicentino, dove è presente la sede Lucaprint e Caselette, nel torinese, dove è sita l’ultima acquisizione: Cartotecnica Olimpia. Il gruppo è stato protagonista di importanti crescite nel corso del tempo, diventando uno dei principali player italiani del settore, con clienti nazionali ed esteri. Oggi realizza un fatturato di circa 30 milioni di euro, una produzione di circa 450 milioni di astucci annui e può contare su un organico di 170 dipendenti. L’offerta di Lucaprint comprende un’ampia gamma di prodotti, tra cui astucci e packaging in cartoncino teso e accoppiato, oltre a espositori da banco e da terra, e si rivolge principalmente ai settori food, industrial, premium, healthcare & beauty. Il gruppo si impegna quotidianamente per una crescita sostenibile e innovativa, collaborando attivamente con i propri clienti per cercare le soluzioni che abbiano il minor impatto ambientale possibile sul mercato, fornendo soluzioni custom dedicate alle specifiche necessità del cliente, partendo dalla scelta di materie prime di qualità dei migliori produttori internazionali e avvalendosi di enti di certificazione esterni per garantire elevati standard qualitativi.

 

 

I materiali per la stampa, carte speciali

In questa puntata parliamo di carte speciali, in particolare carte termiche capaci di resistere ad applicazioni e ambienti in cui la tenuta della carta e della stampa sono elementi essenziali, e di cartoncini le cui caratteristiche naturali passano anche per la texture del materiale, dichiarandosi ecosostenibili già solo attraverso l’esperienza tattile che consentono di fare. E ancora parliamo di nastri adesivi stampabili e completamente riciclabili, e di carte multistrato che si adattano ad applicazioni grafiche e a packaging di alta qualità, così come ad applicazioni nel mondo food and beverage.

Insomma un universo sempre più ricco di materiali di supporto e di idee che, grazie alla stampa, possono poi diventare originali prodotti e mezzi di comunicazione marketing.

Frontale termico a elevata efficienza

Si chiama Termax TCLLX ed è la nuova carta speciale studiata da Lecta che fa parte dell’omonima gamma di carte termiche del gruppo.

La TCLLX è dunque un frontale termico progettato specificamente per la produzione di etichette linerless. Le etichette di questo tipo, essendo prive di liner o carta di supporto tradizionale, contribuiscono a ridurre gli sprechi di materiale.

La nuova carta termica è un top-coated ed è priva di fenoli. È caratterizzata da un’elevata qualità e resistenza che la rendono ideale per applicazioni in cui è essenziale che l’etichetta duri nel tempo, mantenendo integra la propria forma e finalità, anche se esposta agli elementi ambientali. È in grado, per esempio, di resistere all’umidità e al grasso. Per tale motivo, Termax TCLLX si rivela particolarmente adatta per la realizzazione di codici a barre e stampa variabile, da essere utilizzati nei settori della logistica e della vendita al dettaglio, o ancora per l’imballaggio alimentare.

Il nuovo modello, infine, come l’intera gamma Termax a cui appartiene, può essere richiesto anche con la certificazione forestale della Catena di custodia Pefc o con la certificazione FSC C011032, ed è dotato di certificazione ufficiale “No phenols added” ovvero senza fenoli aggiunti. Quest’ultima certificazione, rilasciata dal francese Ineris – Istituto nazionale dell’ambiente e dei rischi industriali, garantisce l’assenza di Bisfenolo A (BPA), S (BPS) e F (BPF) e di altri dodici composti fenolici.

Naturali da toccare

Le aziende, accanto alla ricerca di imballaggi premium dotati di elementi estetici che possano rendere i loro prodotti unici e distinguibili sul mercato, richiedono sempre di più spesso che l’estetica richiami elementi di naturalità. È per rispondere a queste esigenze che Holmen ha ideato la linea Invercote.

L’azienda produce cartone di qualità superiore e prodotti di carta adatti a molteplici soluzioni di imballaggio e applicazioni grafiche, utilizzate soprattutto nei settori della cosmetica, elettronica, farmaceutica e alimentare. Per le produzioni nei suoi quattro stabilimenti, in Svezia e nel Regno Unito, utilizza fibre vergini provenienti da foreste gestite in modo sostenibile. Il nuovo cartoncino è stato sviluppato presso uno di questi stabilimenti del gruppo, per la precisione quello di Iggesund ed è l’ultimo prodotto aggiunto alla gamma è Invercote.

Si chiama Invercote Touch ed è un innovativo cartoncino non patinato caratterizzato da un’ottima stampabilità e che offre un’estetica naturale accompagnata da un’esperienza tattile particolare, capace di esaltare anche nel tocco il messaggio di naturalezza che veicola. La sensazione non patinata e le caratteristiche di goffratura superiori, tipiche dell’intera linea Invercote, consentono di avvertire le fibre grezze della carta e di sentire persino il rumore dell’attrito sulla superficie del cartoncino. Non solo, Invercote Touch conserva anche tutte le altre p roprietà che distinguono i prodotti Invercote, ovvero la resistenza, la rigidità ma anche la piegabilità e la sostenibilità elevata.

Coniuga così una giusta combinazione tra trasformazione e proprietà di stampa, è infatti un cartoncino multistrato, completamente privo di rivestimenti pigmentati e adattato per supportare le stampe non patinate; inoltre il punto di bianco elevato e stabile consente un’ottima riproduzione dei colori. Il nuovo cartoncino è indicato per packaging e applicazioni grafiche di ogni tipo. Inizialmente sarà disponibile in una versione da 330 g/m2.

Il nastro adesivo in carta per imballi smart e green

Un design nuovo e intelligente che ha permesso di studiare una soluzione con un apporto minimo di materiale. Nasce così, dalla ricerca di monta – produttore tedesco di nastri adesivi destinati all’imballaggio e ad applicazioni industriali – il nuovo nastro adesivo di carta Greenline.

Il supporto cartaceo di cui è dotato è robusto – anche se può essere strappato a mano – ed è stato realizzato in polpa sbiancata senza cloro (ECF), con una provenienza della materia prima garantita e sostenibile. Il nastro è rivestito con una specifica formula di collante in gomma naturale, che gli permette di essere particolarmente adesivo e di assicurare una tenuta duratura. A differenza deitradizionali nastri in pellicola, è privo di silicone e plastica sintetica, ed essendo costituito dello stesso materiale cellulosico delle scatole in cartone a cui viene applicato, può essere riciclato tranquillamente nella frazione carta della raccolta differenziata. È dotato, inoltre, di una nuova struttura superficiale che è più liscia rispetto ai comuni nastri e consente un processo di produzione più efficiente.

Il nastro Greenline è indicato per sigillare sia scatole di cartone, da leggere a mediamente pesanti, sia buste postali, buste, sacchetti e cartoni. È in grado di resistere a temperature fino a 60 °C per brevi periodi e ha una buona resistenza anche alle intemperie e all’umidità.

Naturalmente può essere stampato e consente di ottenere risultati di stampa nitidi, anche con l’utilizzo di inchiostri a base acqua. Il nuovo nastro è disponibile in due diversi colori: monta 852 che è dotato di supporto in carta bianco puro e adesivo bianco, ideale come mezzo pubblicitario in quanto consente ottimi risultati di stampa; e monta 843 in carta marrone e adesivo trasparente che ha invece un aspetto più naturale.

Packaging multistrato e sostenibile

Due categorie e cinque diverse carte per la nuova gamma SUN prodotta da Burgo e realizzata interamente presso la cartiera del gruppo a Sora, in provincia di Frosinone. Lo stabilimento laziale le può produrre grazie a unimportante investimento tecnologico effettuato dal gruppo sulla macchina continua numero 2 (PM2) che, conl’installazione di una nuova cassa d’afflusso a triplo strato, ha permesso alla cartiera di iniziare a produrre cartoncino multistrato.

Le due categorie a cui appartengono i cartoncini della gamma SUN sono FBB – folding box board – e FSB – food service board. Tutti i cartoncini della gamma SUN sono caratterizzati dal fatto di avere uno spessore elevato che conferisce loro anche una maggiore rigidità, elementi ideali per le applicazioni delle carte della gamma.

La prima categoria riguarda carte progettate per applicazioni grafiche e packaging di alta qualità. I cartoncini FBB sono patinati con una struttura a triplo strato di fibre vergini bianchite, con Ctmp (pasta chemitermomeccanica)nello strato centrale, che conferisce un elevato spessore e una maggiore rigidità, e doppia patinatura sul lato frontale. Ne fanno parte le carte SUN TOP (GC1) e SUN Strong (GC2).

SUN TOP, disponibile in grammature comprese fra i 230 e i 350 g/m2, è un cartoncino con una doppia patinatura sul lato frontale e una leggera patinatura monostrato sul lato retro. Mentre SUN Strong presenta una doppia patinatura sul lato frontale con un lato retro naturale non patinato e il suo range di grammature è compreso fra i 230 e i 325 g/m2.

La proposta FSB riguarda, invece, una gamma di cartoncini con struttura a triplo strato di fibre vergini bianchite con una miscela di Ctmp e cellulosa. Comprende carte ideali per la produzione di bicchieri, vaschette, coppette e vasetti progettati per il contatto con gli alimenti e le bevande. In questa categoria rientrano SUN CUP, SUN Tray e SUN ICE. SUN CUP è un cartoncino naturale dalla struttura a triplo strato di fibre vergini bianchite, con una miscela di Ctmp e cellulosa nello strato centrale, ed è pensato per la produzione di bicchieri per bevande calde e fredde. SUN Tray ha le stesse caratteristiche strutturali di SUN CUP ed è un cartoncino naturale studiato per la realizzazione di vassoi per contatto alimentare. SUN ICE, infine, è un cartoncino patinato con la struttura dei precedenti a cui aggiunge una doppia patinatura sul lato frontale; ed è ideale per la produzione di coppette per gelati e bevande fredde.

Convegno Giflex, “Con il flessibile si può!”

La cultura d’impresa è tradizione, lavoro, innovazione: nel 2024 il prestigioso riconoscimento, promosso da Confindustria, è stato assegnato a Torino Capitale della cultura d’impresa.  Per questo Giflex ha scelto il capoluogo piemontese quale sede ideale per il suo convegno d’autunno dal titolo “Con il Flessibile si può!”.

Con l’obiettivo di rappresentare e valorizzare, con un approccio storico e prospettico, il Made in Italy, le nostre eccellenze produttive e il legame con il territorio, Torino diventa fulcro e racconto di quel patrimonio di conoscenze, creatività e visione di chi sa “fare impresa”.

Riconoscendosi in questi valori Giflex invita il prossimo 25 ottobre, la filiera del packaging flessibile per una giornata di approfondimento presso il Centro Congressi dell’Unione Industriali Torino.

L’agenda dei lavori si articolerà su quattro macroaree: andamento economico-congiunturale, storie di successo e applicazioni vincenti del flessibile, LCA vs PPWR, Agenda 2030 e SDG (Sustainable Development Goals).

Dalle parole di Alberto Palaveri, Presidente di Giflex, lo spirito che animerà l’evento di ottobre: “Poche parole, molti fatti! A Torino, racconteremo come la nostra strategia per la sostenibilità stia prendendo sempre più forma attraverso azioni concrete. La conformità al PPWR – Packaging and Packaging Waste Regulation è ancora in una fase preliminare in attesa degli atti delegati, ma l’imballaggio flessibile è già un alleato della riduzione dell’immesso al consumo: con il nuovo Regolamento gli Stati devono immettere meno packaging in peso sul mercato e noi siamo la risposta.

Inoltre, le caratteristiche del flessibile sono sempre più apprezzate dai nostri interlocutori come soluzione per ridurre sprechi ed emissioni. Ora per noi è fondamentale continuare a raccontare e valorizzare la forza delle soluzioni offerte dal nostro prodotto nei tavoli di lavoro istituzionali e coinvolgendo brand owner e retail per definire insieme la visione del futuro.

Come settore puntiamo sempre di più sull’innovazione e sullo sviluppo di soluzioni smart, quali ad esempio il refill, e sull’uso sostenibile delle risorse, partendo da misurazione scientifiche come le linee guida LCA messe a punto da Giflex”, conclude il Presidente di Giflex.

Colorcopy, la stampa di grande formato per applicazioni grafiche

Colorcopy si distingue per l’offerta di soluzioni innovative e tecnologie all’avanguardia, supportando i clienti in ogni fase del progetto e garantendo risultati eccezionali e duraturi. Che si tratti di grafiche murali, banner, wrapping veicolare o stampe su materiali rigidi, le soluzioni di stampa digitale di grande formato di Colorcopy sono sinonimo di qualità e affidabilità. Grazie a un ampio assortimento di macchine e tecnologie, Colorcopy è in grado di soddisfare le esigenze più diverse del mercato della stampa, offrendo soluzioni personalizzate e all’avanguardia.

Soluzioni Colorcopy

Roland VersaOBJECT CO-300/640i:  perfette per chi cerca versatilità e qualità. Offrono risultati sorprendenti in tempi rapidi grazie alla stampa diretta e all’asciugatura istantanea. Sono ideali per stampare su un’ampia gamma di oggetti e superfici, con la possibilità di creare effetti speciali lucidi e opachi. Queste stampanti sono progettate per garantire la massima precisione e qualità, rendendole perfette per applicazioni industriali e grafiche di alto livello.

Roland TrueVIS LG Series:  offrono la massima tecnologia di stampa e taglio UV professionale. Con un’interfaccia intuitiva, testine di stampa sfalsate per maggiore produttività e inchiostri ECO-UV5 di alta qualità, queste macchine sono ideali per produzioni di stampa e taglio di qualsiasi dimensione. La serie LG raggiunge una velocità di stampa fino a 30 m2/h con una risoluzione massima di 1200 DPI, garantendo risultati eccellenti per una vasta gamma di applicazioni grafiche.

Roland VersaOBJECT MG Series:  utilizzano la tecnologia di stampa UV di alta qualità, rendendole perfette per la stampa e il taglio professionale. Offrono massima versatilità su vari supporti, garantendo risultati eccellenti per qualsiasi tipo di tiratura. Queste macchine sono dotate di un’interfaccia utente intuitiva e di tecnologie avanzate per garantire la precisione e la qualità delle stampe.

Roland TrueVIS AP-640:  ridefinisce la stampa in resina con un’elevata resa dei colori su un’ampia gamma di materiali. Questa macchina è ideale per applicazioni sia indoor che outdoor, garantendo durabilità e colori brillanti. La tecnologia di stampa in resina è particolarmente adatta per ambienti sensibili come scuole, ospedali, musei, ristoranti e uffici pubblici, grazie all’assenza di sostanze volatili e odori tipici degli inchiostri tradizionali.

Da Guandong la “Guida Pratica agli Allestimenti per il Mondo Nautico”

Il settore nautico è un fiore all’occhiello del Made in Italy, apprezzato per l’artigianalità, il valore tecnico e la raffinatezza dei materiali e delle finiture. Ogni imbarcazione deve garantire un equilibrio tra estetica e funzionalità, sicurezza e affidabilità. A tal fine è fondamentale la predisposizione di allestimenti e comunicazioni a bordo, che devono essere immediate ma soprattutto tecnicamente studiate per affrontare le sfide del mare.

Per rispondere a queste esigenze, Guandong,  ha messo a punto l’innovativa “Guida Pratica agli Allestimenti per il Mondo Nautico”: uno strumento che raccoglie idee, suggerimenti e informazioni tecniche rivolte a stampatori, allestitori, architetti e designer alla ricerca delle soluzioni più performanti per applicazioni indoor, outdoor destinate proprio la mondo della nautica. Le soluzioni proposte da Guandong coniugano funzionalità e design, con un’attenzione particolare anche alla tutela ambientale, grazie all’uso di materiali riciclabili e riciclati, senza compromessi su qualità estetiche e prestazioni tecniche.

Sostenibilità dunque, ma anche resistenza, sicurezza e delicatezza sono le parole d’ordine della nuova linea di supporti che Guandong dedica al settore nautico. Proprio la resistenza è fondamentale per gli allestimenti delle imbarcazioni, che richiedono materiali capaci di sopportare forti sollecitazioni meccaniche. Le soluzioni Magnetico & Ferro di Guandong sono perfette per fissare saldamente oggetti e accessori, evitando movimenti indesiderati durante la navigazione.

Altrettanto cruciale, in mare, è il tema della sicurezza. Un’esigenza a cui Guandong risponde proponendo materiali antiscivolo che migliorano l’aderenza delle superfici, riducendo il rischio di cadute anche in condizioni di mare mosso. Mak Floor, ad esempio, è un supporto ad altissima tenuta ideale per personalizzare le pavimentazioni esterne, aumentando la sicurezza e creando un wayfinding a prova di onde.

Le imbarcazioni, specie quelle di lusso, richiedono applicazioni non aggressive che proteggano le superfici pregiate. I materiali nano-tecnologici di Guandong, privi di colla e facili da applicare e rimuovere, preservano anche le finiture più delicate senza compromessi estetici. Come ReVita Tack Puro, il tessuto riposizionabile creato dal riciclo di bottigliette in PET, perfetto per pavimenti indoor ultra delicati come teak nautico, parquet e marmi. Altrettanto sicura sulle superfici è Wally, la speciale pellicola nano-tecnologica in poliestere pensata per decorare pareti, porte, vetri e superfici lisce senza lasciare residui grazie alle sue 4.368.000 nano-ventose che permettono di applicare la grafica senza l’uso di colla. Removibile e riposizionabile, Wally è realizzata al 100% in PET riciclabile.

Per gli allestimenti di oblò e vetri, Guandong propone One Way Vision Pet, una pellicola traforata priva di colla che oscura la vista dall’esterno senza compromettere la visione dall’interno, certificata PVC free e glue free.

La “Guida Pratica agli Allestimenti per il Mondo Nautico” è la terza monografia tematica ideata da Guandong, che si affianca alla “Guida Pratica per gli Allestimenti Temporanei” e alla “Guida Pratica agli Allestimenti Sciistici”.

AGF acquista la nuova HP Indigo 120K

Nel corso della prima settimana di drupa 2024, AGF Solutions ha siglato un accordo con HP per l’acquisto e l’installazione della sua nuova HP Indigo 120K digital press, la più recente del portafoglio di macchine da stampa HP Indigo.

HP Indigo 120K apporta significativi vantaggi alla produzione di AGF Solutions, ottimizzando i costi operativi, semplificandone l’utilizzo per offrire la migliore qualità e versatilità della categoria. L’installazione dell’ultima innovazione tecnologica di HP Indigo evidenzia l’impegno di AGF Solutions nell’essere all’avanguardia nella settore della tecnologia di stampa e stabilisce un nuovo standard per l’industria della stampa digitale, concentrandosi su soluzioni di stampa di altissima qualità, con una velocità senza precedenti.

Oltre all’acquisizione della nuova macchina da stampa digitale, il software HP PrintOS continua a supportare AGF Solutions nell’automatizzare le produzioni e le spedizioni per i suoi clienti. Il software HP PrintOS contribuisce a semplificare i lavori di stampa con la programmazione automatica, la coerenza dei colori e la produttività ottimale.

Luca Fiorin, CEO di AGF Solutions, ha dichiarato: “Con oltre ottant’anni di esperienza nel settore della stampa, l’acquisizione dell’ultima HP Indigo 120K nel corso di drupa 2024 consentirà ad AGF Solutions di soddisfare gli standard e la qualità più elevati richiesti dai nostri clienti. Sappiamo che la collaborazione con HP ci consentirà di fornire soluzioni di stampa di alta qualità, con la possibilità di stampare su una più ampia varietà di applicazioni in tempi di consegna più brevi.”

Haim Levit, senior vice president and division president di HP: “Siamo lieti che AGF Solutions abbia scelto di acquistare la nostra ultima HP 120K digital press. L’ultima macchina da stampa HP Indigo 120K offre una produzione ad alto volume e sfrutta l’automazione per offrire una soluzione di stampa che risponde alle esigenze del team di AGF Solutions e dei suoi clienti”.

Firefly: storIA e filosofIA

Il logo di Italia grafica (1) è stato portato in Illustrator per generare un’estrusione (2) con i recenti aggiornamenti nelle funzioni 3D, dopodiché è stato aperto in Photoshop e importato in Firefly su web per fare una comparativa. Il prompt è quanto più possibile simile nei due ambienti ed è il seguente: Logo trasparente in vetro, riempito con fili al neon incandescenti. Stile iper realistico e fotografico. L’output di Photoshop (3), basato su Firefly 1 è anni luce indietro rispetto a quello generato da FF2 su web (4), e la stessa interfaccia web offre più libertà di intervento rispetto al prompt interno a Photoshop. A distanza di un anno una funzione inizialmente miracolosa risulta già superata. Da sé stessa

Firefly, il motore grafico generativo di Adobe, festeggia il suo secondo compleanno. In soli due anni, Firefly ha visto tre importanti release e oggi integrato con tecnologie avanzate e un’interfaccia user-friendly, offre diverse funzionalità innovative, tra cui generazione di immagini, riempimento generativo e creazione di vettori. Una rapida evoluzione alimentata dal feedback degli utenti che pone Adobe in una posizione di avanguardia nella tecnologia AI generativa.

Firefly si sta avviando verso il suo secondo compleanno e, fin dal suo primo annuncio agli Adobe MAX di settembre 2022, si è fatto notare per una serie di caratteristiche che lo hanno reso più fruibile e immediato rispetto a diversi “concorrenti”.

Già visti così, due anni potrebbero sembrare pochi, ma osservandoli sotto un’altra prospettiva siamo di fronte alla terza release (di aprile 2024) di un motore grafico generativo estremamente complesso, entrato in beta pubblica solo a marzo del 2023.

Praticamente un apparente anno di vita effettiva e già 3 “major release”. È un buon biglietto da visita per un “software”?

Se guardiamo allo storia degli ultimi 35 anni la semplice lettura di questi dati potrebbe essere fuorviante, pensiamo ad esempio ai grandi applicativi (Photoshop o Illustrator, così restiamo in tema) o ai sistemi operativi: tralasciando le fisiologiche evoluzioni legate alle prestazioni dell’hardware, quindi una major release ogni 2 o 3 anni (più complesso e pesante è il software e più tempo può intercorrere tra un rilascio e il successivo), gli aggiornamenti molto ravvicinati erano spesso indice di problemi urgenti da risolvere, come bug bloccanti o fortemente critici.

È così anche adesso?

No. Il contesto corretto in cui considerare queste frequenti evoluzioni è radicalmente diverso e, anzi, è un indice molto significativo della portata di questa velocissima rivoluzione digitale in cui ci troviamo ad essere attori o comparse, volenti o nolenti, consapevoli o meno.

I cicli di sviluppo nella tradizione e nel presente

Dalla mia esperienza informatica passata posso recuperare uno spunto interessante, ripescando quel detto del mio trascorso scolastico che definiva come prodotti con il miglior rapporto tra innovazione e affidabilità quelli di terza generazione.

Non mi sbilancio a definirla una regola, sia chiaro, se tralasciamo l’insegnante (RIP) che a suo tempo l’aveva detta non ho più incontrato testi che la riportassero; statisticamente sui grandi numeri trova diversi riscontri ma, come tante questioni, può essere messa in discussione da una molteplicità di eccezioni.

Sintetizzando molto: per svariate ragioni, il lancio di un prodotto (o il primo rilascio di un servizio) è generalmente poco più di un MVP, un Minimum Viable Product, ossia un prodotto sufficientemente strutturato da poter essere considerato fruibile e appetibile dal target a cui è rivolto (e quindi commercializzatile), ma con margini di miglioramento o revisione anche molto ampi, che vengono eventualmente concretizzati in base alla risposta dell’utenza.

La prima versione di qualunque cosa venga mostrata al pubblico però è già passata attraverso una serie di versioni preliminari, che a loro volta sono state già sottoposte a uno o più gruppi di test, secondo una scaletta di sviluppo che tipicamente viene definita con le lettere greche Alfa e Beta, per poi diventare Release Candidate (RC, o Gamma o Delta).

Prendendo l’esempio di Photoshop, il gruppo dei Beta Tester aveva a disposizione l’embrione della versione successiva già qualche settimana dopo il lancio di quella ufficiale, per questo motivo a me era sempre sembrato che si trattasse più di un’attività da Alfa Tester che da Beta Tester.

Cambiai idea quando conobbi personalmente alcuni Alfa Tester, ossia quelli che proponevano e/o sperimentavano funzioni pionieristiche in anticipo anche di diversi anni rispetto al possibile rilascio al pubblico, e questo fa molto riflettere su quanto il nostro presente “innovativo” sia in realtà il passato (in certi casi anche remoto) per i veri innovat(t)ori. A proposito: sapevate che certe funzioni che negli anni ritenevo super fighissime non sono mai uscite (o magari non così come erano nate)? No eh?! No. Non lo sapevate.

Ma certi passati non necessariamente trovano futuro, e finiscono per non diventare il presente di nessuno, quindi nessuno viene a saperlo e si sta tutti benone.

Quando è nato Firefly?

Come scritto in apertura, Firefly è stato ufficialmente “battezzato” a settembre del 2022, ma nascita e battesimo, si sa, non sono la stessa cosa.

Le prime idee di progetto legate più propriamente all’AI in casa Adobe hanno almeno una ventina d’anni (la nascita della disciplina stessa dell’AI risale ai primi anni ’50), e le necessità di accelerare lo sviluppo di un prodotto con le caratteristiche dell’odierno Firefly avevano spinto Adobe ad acquisire Fotolia nel 2014, integrandola in Adobestock, così da avere un’enorme quantità di dati royalty-free da cui attingere per ottimizzare gli algoritmi di arte generativa.

Avete presente il “miracoloso” Riempimento in base al contenuto? Ecco, questa microscopica parte di rudimentale AI uscì nel 2010.

E i primi filtri neurali (bel nome, loro un po’ meno)? Siamo al 2020, ma il livello dell’AI coinvolta è diversi ordini di grandezza superiore.

Se li confrontiamo con le prime funzionalità generative dell’ultimo anno e mezzo ormai sembrano dell’anteguerra.

La velocità con cui recentemente stanno evolvendo algoritmi e risultati è aumentata esponenzialmente, complice anche il confronto continuo con più prodotti sviluppati da diversi attori, che vedono partecipare anche i grandi e grandissimi player come Apple, Microsoft, Google ecc… con investimenti che definire “imponenti” sarebbe poco.

La rivoluzione a cui stiamo assistendo fatica a trovare eguali nella storia dell’uomo, soprattutto per la rapidità con cui si sta evolvendo e per la vastità dei settori che va a coinvolgere, per questo il rischio di diventare altrettanto dispersiva è dietro l’angolo.

Bello volare…

…ma torniamo coi piedi per terra. Quando si sperimenta è legittimo spaziare il più possibile, si arriva però a un punto in cui bisogna

“quagliare”, specialmente quando bisogna rientrare degli investimenti fatti.

Tradotto nel contesto dell’arte generativa significa rendere fruibile lo strumento nel modo più facile possibile (facendolo pagare), così da aumentare rapidamente la platea degli utilizzatori secondo una curva di apprendimento molto bassa, mantenendo i risultati appetibili e accattivante.

Qui le scelte possono condizionare successo e posizionamento del prodotto, in prima battuta perché il fulcro di tutta l’AI generativa è il cosiddetto “prompt” (la riga di comando dove inserire istruzioni testuali), in seconda battuta perché la semplificazione sottintende limitazioni nel controllo dando priorità ai parametri automatici, con il rischio che l’aleatorietà rispetto al desiderata prenda il sopravvento.

Dal lato utente il professionista spinto (una minoranza) preferisce sperimentare e avere il controllo sulla totalità dei parametri, ma quasi tutti gli altri preferiscono (o necessitano di) bilanciare alta velocità con buona qualità.

Basandosi su questi presupposti Adobe ha scelto una proposizione molto visiva, divisa per tipologie operative, che al momento sono:

  • Audio e video generativi (in arrivo);
  • Espansione generativa (come quella di Photoshop, ma con l’anteprima di un motore grafico potenzialmente più evoluto);
  • Da testo a immagine (la più potente e interessante di tutte, oltre che la più classica tra le logiche generative);
  • Riempimento generativo (vale quanto detto qui sopra per l’espansione generativa);
  • Genera un modello (per creare rapidamente diversi template grafici da utilizzare con Adobe Express);
  • Genera un vettore (come Da testo a immagine, ma in vettoriale e da usare necessariamente con Illustrator);
  • Ricolorazione generativa (anche qui da usare con Illustrator, da considerare come un Ricolora Grafica evoluta);
  • Effetti di testo (come Da testo a immagine, ma dedicato solo ai trattamenti sulle scritte).

Questa è l’attuale suddivisione dell’offerta AI di casa Adobe. In questa pagina saranno presenti tutte le funzioni di AI generativa con buon anticipo rispetto a quelle regolarmente implementante negli applicativi

In tutti i casi in elenco si tratta di modalità ibride tra il prompt, comunque presente, e una serie di “preset” che raccolgono gruppi di parametri su cui l’utente non ha praticamente accesso diretto. Una soluzione decisamente più snella e pratica, che ritengo non faccia rimpiangere modelli generativi diversi (tipo Midjourney o Stable Diffusion),dove si può fare sicuramente molto di più, ma in tempi più lunghi e al costo di una curva di apprendimento molto più verticale.

Dal mio punto di vista è una filosofia operativa che nel complesso funziona, soprattutto per il target tipico degli utenti Adobe che è composto da operatori di comunicazione visiva in senso lato. Questo perché le combinazioni di risultati ottenibili con queste “semplificazioni” sono comunque innumerevoli, e non escludono l’intervento manuale in un secondo momento (anzi, a mio avviso quello non dovrebbe mai mancare, anche solo si trattasse di un intervento di sharpening e/o di color correction o color grading).

Comunque sia, ora che risulta ben delineata l’offerta, nei prossimi numeri affronteremo le parti più interessanti via via che si evolvono, a partire dal “Da testo a immagine” che è la funzionalità ora oggettivamente più matura.

I modelli di AI generativa per le immagini raster

Al momento in cui queste righe vengono i modelli attivi sono tre:

  • Firefly 1, attualmente attiva all’interno di Photoshop (25.9.1) quando si invocano funzioni generative come il riempimento. È limitata a generazioni di max 1 Megapixel;
  • Firefly 2 e 3 sono accessibili solo sulla versione Web, dove la 3 è formalmente ancora in versione beta (ovvero beta pubblica, per raccogliere riscontri dagli utilizzi degli utenti). La versione 3 si trova anche in Photoshop Beta (appunto), con risultati decisamente superiori al FF1 e in certi casi preferibili alla 2.

Man mano che cresce il numero degli utilizzatori migliorano anche i modelli generativi, con una rapidità impressionante se consideriamo i risultati oggi ottenibili, e se all’inizio ci si doveva “accontentare” di sole immagini statiche, negli ultimi mesi sono sempre di più gli esempi di video installazioni spettacolari e filmati generati interamente in AI.

Il logo di Italia grafica (1) è stato portato in Illustrator per generare un’estrusione (2) con i recenti aggiornamenti nelle funzioni 3D, dopodiché è stato aperto in Photoshop e importato in Firefly su web per fare una comparativa. Il prompt è quanto più possibile simile nei due ambienti ed è il seguente: Logo trasparente in vetro, riempito con fili al neon incandescenti. Stile iper realistico e fotografico.
L’output di Photoshop (3), basato su Firefly 1 è anni luce indietro rispetto a quello generato da FF2 su web (4), e la stessa interfaccia web offre più libertà di intervento rispetto al prompt interno a Photoshop.
A distanza di un anno una funzione inizialmente miracolosa risulta già superata. Da sé stessa

Il logo di Italia grafica (1) è stato portato in Illustrator per generare un’estrusione (2) con i recenti aggiornamenti nelle funzioni 3D, dopodiché è stato aperto in Photoshop e importato in Firefly su web per fare una comparativa. Il prompt è quanto più possibile simile nei due ambienti ed è il seguente: Logo trasparente in vetro, riempito con fili al neon incandescenti. Stile iper realistico e fotografico.

L’output di Photoshop (3), basato su Firefly 1 è anni luce indietro rispetto a quello generato da FF2 su web (4), e la stessa interfaccia web offre più libertà di intervento rispetto al prompt interno a Photoshop.

A distanza di un anno una funzione inizialmente miracolosa risulta già superata. Da sé stessa

La rivoluzione tecnologica nelle arti grafiche

L’uso inappropriato dei profili colore e delle risoluzioni delle immagini causa molti problemi in fase di stampa, pertanto sarebbe utile una corretta formazione tecnica. Un approccio integrato per migliorare le competenze nel settore della stampa e una formazione continua per mantenere gli standard professionali sono le necessità di oggi.

di Dario Zannini

Il progresso informatico nelle arti grafiche ha spiazzato i professionisti e ha fatto in modo che tanti “amatori” si siano potuti inserire nelle differenti professioni. Com’è successo per la fotografia, che ha subito il diffondersi prima di macchine compatte digitali poi di smartphone con ottiche sempre più evolute, anche il mondo della grafica e del DTP ha subito la stessa sorte. La diffusione sempre maggiore di software grafici – gratuiti, economici o craccati – ha fatto sì che nelle tipografie/litografie, flessografie ecc. arrivi ogni sorta di file da stampare. E siccome il cliente ha sempre ragione e non si può contrastare, chi c’è andata di mezzo è la prestampa. Alla fine degli anni ‘90, l’operatore di prestampa era frequentemente definito “uno smanettone” (così mi venne descritta un’offerta di lavoro): una persona che ci sapeva fare col computer. Qualcuno mi disse che l’ideale era un incrocio tra un ingegnere e un hacker, altri con la mentalità del “misura due volte, taglia una”, ma doveva anche essere disposto a tirar fuori il coltellino svizzero quando serviva sistemare i file. È una metafora per dire che si è pronti a usare tutte le abilità e le risorse a disposizione per affrontare una situazione o si deve risolvere un problema.

Non bastava e non basta una bella dose di interesse e curiosità personale.

La mia esperienza personale maturata nel tempo presso alcune importanti aziende mi permette di affermare che a oggi il 99% di chi prepara le immagini, le illustrazioni, l’impaginato e il PDF lo fa da amatore, anche se si definisce un professionista. Osservando i file si capisce che purtroppo non conosce le regole essenziali indispensabili per gestire tutto il flusso di lavoro. Sono certo che chi ha problemi tecnici che emergono nella stampa non conosce come si realizzano le forme di stampa e le primarie differenze tra le varie tipologie di substrati, e in molti casi anche tutti i passaggi per ottenere lo stampato. Come ogni bravo professionista o artigiano, anche il tecnico di prestampa deve adeguarsi alle incompetenze tecniche di qualsiasi committente indipendentemente che sia una azienda multinazionale, un piccolo artigiano o un commerciante. Nelle aziende di stampa pervengono innumerevoli tipologie di file, alcuni PDF realizzati da professionisti (fotolito) altri generati con Word o con software simili e a prescindere dall’output utilizzato non sono in linea con le aspettative del cliente.

Patti chiari, amicizia lunga

Secondo la mia esperienza la cosa principale in un rapporto commerciale (io non sono né un commerciale né un commerciante ma un tecnico) è definire a priori la maggior parte delle caratteristiche che il committente si aspetta di vedere sullo stampato. Nel mio passato professionale avendo a che fare con i commerciali nell’impossibilità di non soddisfare le aspettative del cliente evidenziando i problemi la risposta era “ma io non posso riferire questo argomento al cliente” e si sapeva da subito che se non si interveniva arrivavano poi i problemi. L’approccio di certi manager “non voglio problemi, voglio soluzioni” è solo un’americanata che non è di aiuto a nessuno.

La soluzione: affrontare i problemi fin dall’inizio, creando un ambiente di comunicazione aperta con tutti. Questo approccio proattivo favorisce una comprensione condivisa di vari argomenti, consentendo a entrambe le parti di contribuire attivamente alla risoluzione dei problemi e stabilendo basi solide per stampe conformi alle aspettative del cliente.

Profili ICC

Nonostante l’avvento dei profili colore “Fogra51 e i suoi fratelli” utilizzati in base alle differenti tipologie di substrati, il 99% dei file che pervengono nella maggior parte delle aziende di stampa utilizzano il profilo Fogra39 e in alcuni casi anche il Fogra 27. Chi realizza il PDF se non conosce le differenze e non sa a cosa serve il profilo colore e i relativi vantaggi qualitativi non può impostare il flusso per preparalo in modo corretto.

Chi come me è attento ai progressi tecnologici, non può né parlare né confrontarsi su questi argomenti con il committente se non li conosce. I tentativi da me fatti sono sempre falliti è come parlare di fisica a un bambino dell’asilo. Le moltitudini di grafici e designer che nascono ogni giorno non possono diventare “tecnici” se non hanno appreso le basi indispensabili per ottenere uno stampato di qualsiasi tipo (carta, cartone, materiale plastico, tessuto). Il vecchio metodo di affrontare questi problemi resterà valido ancora per molto: analizzare il file, convertire/correggere i colori e il dettaglio (quando possibile), stampare una prova colore fisica, informando il committente che anch’essa è una simulazione.

I fantomatici 300 dpi (più corretto indicare ppi)

Ancora oggi arrivano file con le immagini a 72 ppi, seppure sono meno di una volta. Al contrario sono frequenti i file con foto a 1.000 ppi, pensando che poi saranno più belle in stampa. Nei miei primi anni di lavoro, quando i computer erano meno potenti, maneggiare un catalogo di foto con pesi eccessivi dei file era doloroso. A quei tempi un test stampato in offset mi fece capire che anche 200 ppi erano più che sufficienti per ottenere ottime stampe.

Nessuno si è mai accorto (e nemmeno si accorge oggi) dele differenze tra le stampe a 300 ppi o a un numero inferiore, e questo ci permetteva (e ci permette anche oggi) di gestire file più velocemente, e di risparmiare spazio su disco, trasferirli in rete tra i colleghi, ecc.

Oggi, i computer sono più performanti, ma l’argomento è identico e a mio parere forse peggio perché più performanti sono i computer meno domande mi pongo in merito al “peso” dei file. Ottimizzare i “pesi” può tornare utile sia nella gestione dei file in azienda, l’archiviazione, e l’invio telematico: perché trasferire 2GB di file quando basta un PDF da 10MB ottenendo gli stessi risultati qualitativi? Non è facile educare i grafici e designer sulla risoluzione, correzione colore in metodo RGG, conversione con profilo specifico, ecc., ideali da utilizzare in base alle differenti esigenze di stampati (poste, riviste, brochure, packaging, ecc.) e visti i risultati, si devono implementare linee guida (procedure operative) che tutti devono seguire. L’adozione di formati “leggeri” e PDF ben ottimizzati semplifica l’efficienza complessiva.

IN PRATICA

Un semplice calcolo per capire la risoluzione. 150 ppi (dpi) vuol dire che 2,54 cm sono divisi in 150 parti, quindi pixel da 0,17mm.

Poiché un pollice è equivalente a 2,54 centimetri, dividendo questa dimensione per la densità di pixel (150 ppi), si ottiene la dimensione di ciascun pixel in millimetri. Quindi, 2,54 cm diviso per 150 pixel dà un valore approssimato di 0,17 mm per ciascun pixel. In altre parole, la larghezza di ciascun pixel su uno schermo o su una stampa con una densità di 150 ppi è di circa 0,17 millimetri.

I colori e gli inchiostri

Oggi i tecnici si confrontano con argomento come: Cxf, Lab, DeltaE, ecc. ma molti grafici, professori e alunni delle scuole grafiche utilizzano o codici colore obsoleti o “Pantone rosso”.

Se da una parte c’è un’industria che sta cercando una definizione universale del “colore”, svincolandosi da nomi commerciali, dall’altra parte c’è chi parla di colore come si fa normalmente nelle scuole elementari: rosso, verdino, grigio, ecc. Come prestampatore sono stato fortunato in pochi casi incontrando un cliente disposto ad ascoltare le spiegazioni. Le multinazionali difficilmente sono disposte ad ascoltare, in molti casi non sanno che i colori Spot (speciali) sono identificati con Cxf, formato che definisce anche sfumature e coprenza. L’approccio corretto dev’essere su due fronti: da un lato dobbiamo affidarci a campioni fisici per poter comunicare al committente in maniera a lui comprensibile quello che sarà il risultato finale, dall’altro dobbiamo affidarci a misurazioni oggettive con lo spettrofotometro per aver comunque un obiettivo condiviso e insindacabile.

La formazione a più livelli

Non solo il prestampatore deve tenersi aggiornato sulle nuove tecnologie per essere pronto a maneggiare il file più “alla moda”, anche lo stampatore deve essere aggiornato per poter discutere alla pari con i colleghi della prestampa. Lo stampatore deve capire che un TAC del 400% gli crea problemi e non fare spallucce. Ancora oggi discuto coi colleghi sull’inutilità delle guide colore cartacee dei colori Spot, e sull’importanza di misurazioni oggettive. L’industria della stampa si confronta con sfide legate alla disparità di competenze. La mancanza di consapevolezza sulle nuove tecnologie può portare a errori, come elevati valori TAC frequentemente ignorati. La discussione sull’utilità della guida colore e la preferenza per misurazioni oggettive evidenziano la necessità di un approccio più integrato.

Per affrontare questa problematica, è cruciale implementare un programma di formazione personalizzato, coinvolgendo tutte le figure professionali. Tale programma dovrebbe abbracciare le ultime tecnologie, fornire linee guida per l’ottimizzazione dei file e promuovere l’adozione di approcci moderni. Un forum online dedicato potrebbe facilitare il dialogo continuo tra professionisti, e certificazioni documentate potrebbero incentivare la formazione continua.

La soluzione consiste nell’introdurre certificazioni di competenza, incoraggiare la partecipazione a conferenze e workshop settoriali e implementare sistematicamente le soluzioni proposte. Queste azioni mirano a ridurre le disparità di competenze e a elevarne il livello complessivo, fondendo la passione creativa e anche artistica con la precisione tecnica nel settore della stampa.

Print4All Conference 2024, un futuro condiviso

Si è tenuto a Ospedaletto di Pescantina (VR) l’appuntamento annuale con Print4All Conference. Tema di quest’anno la “Stampa futura. Prospettive di filiera e innovazione per l’industria della stampa del domani”, un momento di confronto e collaborazione per tutta la filiera della stampa e del converting.

In attesa di Print4All 2025 – la manifestazione dedicata al mondo della stampa che avrà luogo dal 27 al 30 maggio 2025 a Fiera Milano – si è tenuto nel veronese, Print4All Conference 2024. Un appuntamento trasformatosi in tradizione da quando, nato durante Expo2015, è divenuto un’occasione di dialogo e di confronto tra i player del settore.

L’evento 2024, che si è svolto l’11 luglio presso Villa Quaranta nel cuore della Valpolicella, ha riunito l’industria della stampa e del converting – dai produttori di tecnologia agli stampatori e trasformatori, fino ai brand owner – per discutere i temi principali che interessano il settore e che determineranno l’indirizzo del mercato dei prossimi mesi. Al centro dell’edizione 2024, dedicata alle sfide del futuro, le innovazioni tecnologiche, i trend ma anche temi d’attualità, quali l’uso dell’intelligenza artificiale (AI) nelle strategie aziendali e l’importanza dell’aggregazione e dalla collaborazione all’interno della filiera.

Quale futuro per la stampa

La conferenza è parte di una roadmap verso l’appuntamento di maggio 2025 ed esplicita una strategia di sistema che vuole riunire gli attori dell’intera filiera per discutere come affrontare insieme le sfide che interessano il settore e, soprattutto, quelle che si prospettano all’orizzonte.

Un approccio trasversale perché la “Stampa futura” – che dà il titolo all’evento – interessa ogni azienda del comparto, seppur con modalità differenti.

Proprio di condivisione tra le diverse realtà che compongono la filiera hanno parlato Daniele Barbui, presidente di Acimga – Associazione costruttori italiani macchine per l’industria grafica, cartotecnica, cartaria, di trasformazione e affini – e Antonio Maiorano, presidente di Argi  – Associazione fornitori industria grafica – le cui realtà sono partner organizzative dei Print4All.

«Nelle aziende di stampa di oggi» dice Barbui «le tecnologie digitali, rotocalco e flessografiche che le nostre associazioni rappresentano sono in combinazione e alternative» e la collaborazione diventa un elemento essenziale. Anche per Maiorano tale collaborazione è fondamentale e da anni caratterizza le imprese che fanno parte di Argi. «Il mondo della stampa non è più solo verticale» afferma «ci sono piuttosto convergenze che portano le nostre aziende a lavorare insieme. Le tecnologie oggi evolvono e ci aiutano a stampare su materiali molto diversi tra loro, che non più solo ed esclusivamente carta».

Le varie anime della filiera e le loro evoluzioni esprimono l’essenzialità di un’intera industria. Pensare a un mondo senza stampa sarebbe impossibile; «nonostante i mezzi di comunicazione digitale forniscano molte delle informazioni necessarie alla vita di tutti i giorni, lo stampato resta un’eccellenza e rimane insostituibile» aggiunge il presidente di Acimga.

L’andamento del mercato e la forza dell’unità

Il mercato che ci attende nei prossimi anni, dunque, è un mondo in profonda evoluzione. Per capire come evolverà e in quale direzione il settore potrà e dovrà svilupparsi, occorre valutarne l’andamento. A farlo, durante la conferenza, è stato Michele Bianchi, presidente di Federazione Carta e Grafica (FCG) , che ha accompagnato i presenti lungo una valutazione dell’evoluzione e delle tendenze economiche della filiera. «Il settore esprime numeri importanti» spiega Bianchi. Si parla di «oltre 27 miliardi di euro di fatturato nel 2023 che rappresentano il 1,3% di PIL con un saldo della bilancia commerciale positivo per 3,7 miliardi di euro. Una filiera con oltre 16mila aziende, rappresentate dalla Federazione, e più di 160mila addetti».

I numeri registrati nel 2023 sono, nel loro complesso, in calo rispetto all’anno precedente ma non devono spaventare in quando il bilancio resta comunque positivo.

Al di là dei numeri il vero valore della filiera, espresso proprio nella Federazione, è la sua unità e la sua capacità di mettere competenze e forze a fattor comune. In questo senso «l’Italia sta dando esempio nel mondo di un valore molto importante» aggiunge Bianchi, «è un modello di eccellenza in cui le diverse componenti si parlano» e agiscono unite per il bene dell’intero settore.

La convergenza delle tecnologie

La conferenza si è focalizzata anche sulla convergenza delle tecnologie di stampa e sulle loro applicazioni future, con un’attenzione particolare alla sostenibilità in tutti i segmenti dell’industria, dalla grafica al commerciale, fino al packaging e all’industriale.

Sono state analizzate le innovazioni e le nuove tecnologie lanciate sul mercato negli ultimi mesi, tracciando uno scenario più ampio e promuovendo un dibattito trasversale lungo tutta la catena di fornitura. L’obiettivo è individuare le direttrici del settore della stampa in tutti i segmenti, ponendo in evidenza l’importanza di affrontare le sfide future con una visione comune, promuovendo inclusione e collaborazione.

Durante la conferenza, quindi, sono stati presentati vari interventi che hanno esplorato le diverse prospettive dei settori del mondo grafico e della stampa. La mattinata è stata dedicata ai nuovi trend di stampa, alle innovazioni tecnologiche e alle evoluzioni previste per il mercato. Nel pomeriggio, l’attenzione si è spostata su chi utilizza queste innovazioni, discutendo l’uso dell’intelligenza artificiale (AI) nella gestione dei nuovi processi.

A questo proposito Andrea Camisani, research director di Camozzi Group, ha parlato di come l’introduzione dell’innovazione dell’intelligenza artificiale possa essere utile alle imprese. «L’AI può aiutare l’azienda a estrarre feature sul funzionamento delle macchine» ovvero le caratteristiche che sono quelle parti di informazioni rilevanti in grado di dire molto sul funzionamento delle linee. Tali informazioni, spiega Camisani, «permettono di individuare le eventuali anomalie e di capire quando e come intervenire». L’AI, oggi utilizzata maggiormente nella manutenzione predittiva, può davvero diventare un importante mezzo per efficientare anche le aziende del settore grafico, della stampa e del converting.

Infine, nell’ultima parte dell’evento, le innovazioni tecnologiche sono state esaminate sia dal punto di vista dei produttori sia da quello dei brand owner e creativi che le utilizzano. A chiudere i lavori della giornata sono stati, infatti, marchi, designer e stampatori che hanno condiviso le loro esperienze di collaborazione e le sfide nel soddisfare le esigenze di comunicazione future.

Aspettando Print4All 2025

Print4All 2025, organizzata da Fiera Milano e promossa da Argi e Acimga, si concentrerà sulle opportunità offerte dalla convergenza tra tecnologie di stampa e mercati di riferimento. La mostra presenterà le ultime innovazioni per printing, converting e finishing rivolte a tutti i segmenti dell’industria del settore grafico, della stampa e del converting.

«Abbiamo voluto creare una piattaforma integrata che potesse unire sia la parte di business che quella di conoscenza» afferma Paolo Pizzocaro, exhibition director Print4All di Fiera Milano. Una piattaforma «che permetta di mettere a frutto le proprie esperienze e di confrontarsi. «Sarà un’edizione nuova e innovata» aggiunge, «perché sono cambiate anche le dinamiche del mercato». L’edizione del prossimo maggio presenterà quindi anche alcune novità. Sono previsti tre nuovi temi verticali che caratterizzeranno la manifestazione: Corrugated Experience, il tema dedicato al cartone ondulato, sviluppato con la collaborazione di Gifco, PrintMAT, dedicato ai materiali innovativi, e Green Printing incentrato su recupero e riciclo.

I materiali per la stampa, supporti dal riciclo

In questa puntata parliamo di cartoncino riciclato e di carte speciali derivate anche dai tessuti dismessi, e ancora di altre carte patinate da trattare con tecnologie di stampa innovative. Soluzioni per progetti unici e realizzazioni di particolare pregio che, con i supporti giusti e le lavorazioni adeguate, diventano qualcosa di nuovo, qualcosa di più, persino qualcosa di insolito.

Ma i materiali e le loro lavorazioni non si limitano ad avere look e stili esclusivi e preziosi, devono mantenere anche caratteristiche tecniche e prestazionali di alto livello.

Il cartoncino ad… alta velocità

Pensato per la stampa e la piegatura ad alta velocità, Syros Duo Brown è il un nuovo cartoncino che RDM Group ha realizzato al 100% con fibre riciclate.

Syros Duo Brown – prodotto nello stabilimento di Paprinsa del gruppo, vicino a Barcellona (Spagna) – è stato progettato per eliminare la formazione di macchie e crepe. Pensato come una valida alternativa agli imballaggi in plastica, è adatto per un’ampia gamma di applicazioni, tra cui cartelle, buste, vassoi e piatti per alimenti laminati e scatole.

Tre le principali caratteristiche tecniche che gli esperi di RDM hanno pensato per questo cartoncino. In primis la versatilità di stampa che gli permette di essere adottato per soluzioni personalizzate in linea con tutte le tecniche di stampa standard; allo stesso tempo il cartoncino è pensato anche per essere utilizzato nel suo colore naturale marrone.

Il secondo elemento distintivo di Syros Duo Brown è dato dalle prestazioni ottimizzate. È stato progettato tenendo in considerazione anche le fasi di trasformazione degli imballaggi e del processo di incollaggio, per tale motivo può essere utilizzato in modo ottimale: per esempio è dotato di uno particolare strappo che facilita l’apertura di imballaggi nell’e-commerce.

Ultima caratteristica – non però per importanza – del nuovo cartoncino è la sua completa riciclabilità. È composto al 100% da fibre riciclate ed è completamente riciclabile. Promuove quindi un’attenzione al tema della circolarità oggi essenziale per rispondere alle esigenze di sostenibilità di aziende e di consumatori finali.

Non solo, oltre ad essere in grado di adattarsi alle necessità di stampa, il nuovo cartoncino offre anche nell’estetica un rimando all’aspetto di sostenibilità ambientale che sottende. A differenza del comune grigio dei cartoni riciclati grezzi, mantiene infatti il color marrone naturale del cartoncino. Questo è possibile grazie a una nuova ricetta della pasta di legno con una specifica pigmentazione marrone utilizzata per i due strati esterni. Anche questi ultimi sono costituiti però interamente da fibre riciclate, esattamente come agli altri strati che compongono il cartoncino.


 

 

 

 

Le principali caratteristiche tecniche di Syros Duo Brown:

– versatilità di stampa

– prestazioni ottimizzate

– riciclabilità completa

Circolarità dai jeans per stampe di pregio

Già intrinseco nel mondo cartario, il tema della circolarità diventa un’interessante occasione anche per gli stampatori. Dal settore Ricerca & Sviluppo di Favini nasce l’idea una nuova tipologia di carta che strizza l’occhio alla storia stessa della produzione cartaria, che in passato ricavava la propria materia prima seconda dagli stracci.

Realizzata a partire da jeans usati, la nuova Refit Denim è infatti una speciale carta in cui le fibre di tessuto vengono unite alle cellulosa.

Nasce, o meglio rinasce, recuperando il materiale dai jeans usurati. Dopo uno speciale trattamento per eliminare bottoni, zip, etichette e altri parti estranee, si aggiunge il materiale alla cellulosa per produrre i fogli di questa originale carta. Il suo aspetto mantiene volutamente un effetto slavato che ricorda proprio la tela jeans da cui, almeno in parte, deriva. Refit Denim contiene il 50% di materiale riciclato pre e post-consumo, di cui circa la metà deriva da residui di lavorazione del cotone e di jeans.

La sua destinazione? Il packaging di lusso e la stampa di pregio.

Refit Denim, dunque, è una carta di alta qualità. Oltre a essere riciclabile e biodegradabile, il nuovo prodotto è certificato FSC e, per la prima volta in ambito cartario, anche con il GRS (global recycled standard) di Textile Exchange.

Infine, per produrla Favini fa ricorso solo ad energia da fonti rinnovabili a marchio EKOenergy; un elemento in più che sottolinea la connotazione ecologica di questa nuova carta.

Nobilitare la carta

L’abito non farà il monaco, ma il packaging spesso fa il contenuto o quanto meno lo presenta, fino a diventarne parte. Per un prodotto di lusso la ricerca di un confezionamento all’altezza è quasi un obbligo.

Erredue 1973 si occupa proprio di fare questo, dare forma – con la carta e con la stampa – alle idee più innovative dei designer. Un esempio è il packaging realizzato per la collezione di And Camicie. Si tratta di scatole realizzate in tre misure, ognuna delle quali esprime una grafica diversa che la identifica – una, in particolare, presenta un disegno di luci creato attraverso una fustellatura laser. Hanno la particolarità di unire estetica e sostenibilità: il cartoncino utilizzato è infatti un monopatinato ed è certificato FSC, nel pieno rispetto dell’ambiente.

Le scatole sono realizzate completamente con la tecnica di stampa Cold Foil, eseguita durante il processo di stampa offset. Si tratta di una laminazione a freddo, una tecnica di nobilitazione e di finitura. Attraverso un’apposita tecnologia, nei primi gruppi stampa viene trasferito uno strato decorativo – in argento, oro oppure olografico – poi sovrastampato dai colori posti in sequenza, conferendo così diversi effetti che nobilitano il materiale. Oltre alla resa, la particolarità di questa tecnica è l’assenza di alcun trasferimento di plastica sul supporto; quest’ultimo quindi riceve soltanto il pigmento decorativo. La carta utilizzata con questa tecnica deve essere sempre carta patinata, inoltre la maggiore lucidità e patinatura amplificano l’effetto di lucentezza della lamina e, quindi, l’effetto metallico finale del prodotto. Nel caso invece si scelga come supporto il cartone, per questa particolare applicazione sono consigliati cartoncini GC1 dotati di una bella superficie.

Etichette tra lusso e tecnica

L’etichetta di un prodotto è fonte essenziale di informazioni sulle sue caratteristiche, sulle sue componenti e proprietà, spesso sulla modalità di utilizzo. Ma mai come per il vino l’etichetta diventa il biglietto da visita del prodotto.

Lo dimostra “Quartese Limitless” il progetto dell’azienda Ruggeri Valdobbiadene per il lancio dell’omonimo prosecco – Quartese Valdobbiadene Prosecco superiore DOCG – con un’etichetta speciale. Studiata in ogni particolare, si caratterizza per la presenza dei quattro elementi della natura – aria, acqua, terra, fuoco – che, insieme alla lettera Q di Quartese che domina l’etichetta, sono resi dal lavoro congiunto di designer grafici, stampatori, produttori di attrezzature per la stampa e produttori di carte.

Un progetto complesso che ha richiesto diverse lavorazioni, tra cui rilievi a cuspide, vernici fluo, glitterate e ad effetto sabbia, e ancora accoppiamento di diverse carte, lamine olografiche, inchiostri serigrafici, nano incisione.

Le carte scelte per il progetto sono le etichette di Fedrigoni Self-Adhesive, in particolare le etichette della collezione Manter. Realizzate con carte certificate FSC, quindi completamente sostenibili, così come con fibre alternative, come il cotone, la canapa o il lino, le etichette  Manter sono materiali autoadesivi, caratterizzati non solo da texture raffinate ma anche da elevate prestazioni tecniche.

Le etichette per i vini, del resto, devono rispondere alle esigenze del prodotto a cui sono destinate. Devono poter offrire quindi resistenza al contatto con il ghiaccio o ai cambi di temperatura, caratteristiche waterproof per resisstere al contatto con l’acqua o ad ambienti umidi. L’etichetta deve rimanere impeccabile, nel look e nelle performance, durante ogni tappa del percorso di vita della bottiglia di vino.

Fedrigoni Self-Adhesives realizza materiali autoadesivi, etichettate, anche di lusso, per vini, liquori, birre artigianali, ma anche carte di prima qualità, autoadesive per designer e creativi.

Oltre a Fedrigoni Self-Adhesive, al progetto “Quartese Limitless” hanno partecipato NSG Design per il progetto grafico, Luxoro per la lamina, Hinderer + Muhlic Italia per i cliché e Tonutti Tecniche Grafiche per la stampa.