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Il potere della lattina: stampa diretta sul contenitore

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I prodotti in lattina sono in crescita e il mercato della birra artigianale registra un rapido incremento: non stupisce quindi che uno sviluppatore digitale specializzato, il produttore inkjet digitale del Regno Unito Tonejet, con sede a Cambridge, stia perfezionando tecnologie avanzate per fornire soluzioni a converter e produttori di birra.

Sappiamo tutti, come consumatori, che prima di fidelizzare un cliente, e prima che questo sia disposto a mettere mano al portafoglio, il brand deve lavorare duramente per essere visto e notato da noi. La questione è avvertita ancor più acutamente dalle nuove imprese, come i produttori di birra artigianale con fondi limitati, ma anche i produttori di birra e di bevande di dimensioni più grandi non sfuggono a questa pressione.

Per questo motivo, le opportunità di marketing e vendite rese possibili dalla nuova tecnologia di stampa stanno spingendo il mercato a preferire le lattine stampate digitalmente.

In passato, i produttori di birra artigianale non hanno potuto sfruttare appieno il potenziale di marketing ricavabile dal packaging dei loro prodotti, in particolare con la crescita del mercato della birra in lattina, a causa della mancanza di flessibilità dimostrata dall’industria della stampa di lattine. Oggi, utilizzando la tecnologia di stampa digitale, possono usufruire di tale flessibilità: sono in grado di ordinare tirature medio-piccole di lattine da stampatori a contratto, con un design che potrebbe essere diverso per ciascuna lattina o essere personalizzato per una particolare fermentazione o per un evento speciale. I produttori di birra artigianale stanno scegliendo di produrre versioni diverse delle loro fermentazioni e, cosa fondamentale, di utilizzare l’area superficiale più estesa della lattina per differenziare ulteriormente il proprio brand. Le lattine offrono infatti la possibilità di utilizzare l’intera altezza del contenitore e l’intera circonferenza a 360 gradi della lattina. Questo spazio è molto superiore a quello che un’etichetta potrebbe offrire in modo economicamente conveniente; i produttori di birra hanno quindi la possibilità non solo di esplorare opportunità creative per affermare il proprio marchio, ma anche di aggiungere ulteriori informazioni per raccontare la propria storia e vendere i propri prodotti.

La lattina, anche se tradizionalmente era il contenitore d’elezione per il mercato delle birre a bassa fermentazione prodotte in massa, è ora ampiamente adottata in tutto il settore delle birre artigianali statunitensi, e tutti i segnali indicano che presto la stessa cosa avverrà anche in Europa. Nel Regno Unito, alcuni dei produttori di birra artigianale che hanno adottato per primi la lattina sono Brewdog, Camden Town, Fourpure e Beavertown.

A causa del tradizionale processo di stampa analogico utilizzato per decorare le lattine e del punto di crossover economico dei fornitori, quantitativi minimi di circa 150.00 pezzi, con tempi di produzione di diversi mesi, rappresentano un notevole ostacolo per la continua crescita dei piccoli produttori indipendenti che offrono birra in lattina. Questo significava che cambiare un’etichetta per riportare le informazioni relative a un evento musicale o sportivo locale, oppure confezionare una nuova fermentazione in edizione limitata, non era semplicemente possibile senza pianificare e pagare con mesi d’anticipo.

Tonejet ha perfezionato un nuovo sistema di stampa digitale drop-on-demand elettrostatico di tipo avanzato, progettato per permettere a confezionatori e produttori di birra artigianale di produrre tirature medio-piccole di lattine e, cosa fondamentale, ad alta velocità e con una stampa di qualità elevata, nonché a basso costo. Questi sistemi vengono forniti attraverso partner per le attrezzature che costruiscono macchinari che utilizzano il motore di stampa digitale di Tonejet.

Il motore di stampa digitale di Tonejet utilizza testine di stampa senza ugelli per offrire affidabilità industriale.

E non sono solo i vantaggi per il marketing a orientare la preferenza verso le lattine. Innanzitutto, le lattine preservano meglio la freschezza e qualità di una birra; a differenza delle bottiglie, escludono la luce UV che degrada i luppoli alterando il gusto e la natura del prodotto.

In secondo luogo, se messe a confronto con le bottiglie, per il consumatore le lattine sono più facili e sicure da conservare e trasportare. Per i produttori artigianali e il mercato degli eventi all’aperto, questo aspetto è molto importante. Eliminando il problema dei vetri rotti, gli organizzatori di eventi e i responsabili di luoghi pubblici approvano ora il consumo in loco di bevande in lattina, mentre è raro che autorizzino le bottiglie.

Già solo questo vantaggio, di per sé, rappresenta un’enorme opportunità per il mercato della birra artigianale, soprattutto se associato alla stampa digitale delle lattine. Il basso costo della stampa digitale fornisce ora la possibilità, per prodotti di marchi e fermentazioni particolari, di essere realizzati in modo economicamente conveniente e di essere venduti in occasione di eventi grandi e piccoli. Per gli organizzatori di eventi, questo assicura ulteriori opportunità di marketing e introiti, aumentando nel contempo l’esperienza complessiva del consumatore/visitatore.

Perciò, la stampa digitale di lattine sta sicuramente avendo risonanza nel mercato della birra artigianale ed è destinata ad alimentare un’ulteriore crescita e adozione di questo prodotto nel prossimo futuro. Ma è improbabile che l’utilizzo della stampa digitale di lattine si limiti al solo mercato della birra artigianale. Poiché in tutto il mondo esistono migliaia di produttori artigianali di bevande alcoliche e analcoliche, le opportunità per la stampa digitale delle lattine appaiono sostanziose.

E, cosa ancor più importante, quanto tempo ci vorrà prima che i produttori di bevande di dimensioni più grandi cerchino di sfruttare la tendenza dello “speciale/artigianale” e decidano di produrre a loro volta piccole-medie tirature in proprio? Se non ci stanno già lavorando, di sicuro lo faranno a breve.

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La Filiera della carta si dice soddisfatta dell’approvazione alla Camera della legge per l’editoria

Confindustria

«L’approvazione definitiva del DDL editoria è una buona notizia». È il commento del Coordinamento della Filiera Carta, Editoria, Stampa e Trasformazione* (Acimga, Aie, Argi, Asig, Assocarta, Assografici e Fieg) dopo l’approvazione alla Camera della legge sull’editoria di ieri.

«Va dato atto al Governo e al Parlamento di avere individuato una serie di strumenti per affrontare la situazione di perdurante difficoltà del settore.»

Per il Coordinamento della Filiera Carta, Editoria, Stampa e Trasformazione ora occorre far presto e attuare subito la norma sugli sgravi fiscali per gli investimenti pubblicitari sulla stampa. «Per far fronte alla caduta degli investimenti pubblicitari sulla stampa (ancora in caduta del 5,1% sui quotidiani e del 3% sui periodici nei primi 7 mesi 2016) la Filiera sostiene la detassazione degli investimenti pubblicitari incrementali su quotidiani e periodici, misura che premia le imprese che investono in pubblicità». Sottolinea che «la misura, contenuta nella legge approvata oggi deve essere attuata con rapidità in quanto ha il duplice obiettivo di rilanciare gli investimenti pubblicitari, con la loro funzione di spinta ai consumi e, al contempo, garantire risorse a quotidiani e periodici, veicolo di cultura e libertà».

L’altro tema sul quale il Coordinamento richiama l’attenzione è quello della promozione della lettura e dei consumi culturali. «Rimane forte la necessità di dare un nuovo impulso al consumo dei prodotti culturali da parte delle famiglie: la Filiera ha proposto una detrazione dalle imposte sul reddito delle persone fisiche per gli acquisti di libri, quotidiani e periodici, in percentuale all’importo speso nel corso dell’anno. La detrazione proposta dalla Filiera è utile per la promozione stabile della lettura e per sostenere il diritto allo studio e alla conoscenza, il cui esercizio alimenta il sapere e il futuro del nostro Paese.»

In questo senso il Bonus Cultura per i diciottenni, di prossima attuazione e già previsto nella Legge di Stabilità 2016, è certamente positivo e lo sarà tanto più se sarà esteso dal settore dei libri anche a quello dei quotidiani e dei periodici.

*I numeri della Filiera Carta, Editoria, Stampa e Trasformazione:
-Fatturato 2015: 30,63 miliardi di €
-Export 2015: 9,48 miliardi di €
-Occupazione diretta: 197mila addetti
-Occupazione indotta: 490mila addetti
-Occupazione totale: 687mila addetti

Photoshop CC 2015: massima efficienza per risolvere situazioni di scontorno critiche

Con l’ultimo aggiornamento del 20 giugno scorso Photoshop CC 2015.5 ha riorganizzato e migliorato un comando che già funzionava piuttosto bene. Sostanzialmente invariato fin dalla sua introduzione in CS3, nell’aprile 2007, per circa una decina d’anni ha semplificato i processi di scontorno di tutti gli operatori.

Già testato a dovere in Photoshop Elements nei due anni precedenti, in questo articolo lo prenderemo in esame in maniera puntuale, un po’ perché non lo abbiamo mai fatto in nessun articolo (l’ho vagamente accennato in un paio di occasioni ma nulla più) e un po’ perché mi ha sorpreso per l’efficienza con cui risolve situazioni di scontorno critiche.

A volte ritornano…

Nel numero 6 di luglio 2013 avevo parlato di alcune tecniche di scontorno legate all’uso dei canali. La modella presentava una nutrita quantità di riccioli che, seppur già su fondo bianco, non potevano essere selezionati con nessun strumento di selezione «base», o per lo meno, non con l’uso di un singolo strumento.

Quando ho voluto testare il nuovo Seleziona e maschera… ho ripreso esattamente la stessa foto e ho ri-affrontato la selezione dei capelli: a differenza del «vecchio» Migliora bordo il risultato è stato ben più che soddisfacente su tutta la linea, anche in quelle regioni dove non c’era modo di intervenire adeguatamente senza scomodare i canali.

Per questo motivo se ad alcuni di voi sembrerà di aver già visto la foto della modella utilizzata in questo articolo è probabilmente perché l’avete già vista su queste pagine tre anni fa.

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Comparativa tra il risultato di scontorno ottenuto tre anni fa usando le tecniche basate sui canali (a sinistra) e quello ottenuto adesso in tempi più ridotti con il nuovo Seleziona e maschera. Ho evidenziato alcune zone dove sarebbe necessario l’intervento manuale per rifinire il risultato ma ciò che si ottiene mette in condizioni qualunque operatore di scontornare quasi tutto molto bene e in breve tempo.

Uno sguardo all’interfaccia

Una prima sostanziale differenza rispetto al passato riguarda la modalità di accesso all’area di lavoro specificatamente creata per il comando: finora si poteva accedere a Migliora bordo solo dopo aver creato preventivamente una qualunque selezione, ora è possibile accedere alla nuova area operativa anche senza averne fatta una e partire direttamente da lì.

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Il bottone di accesso alla nuova area di lavoro Maschera e seleziona. Ora ci si può andare subito e iniziare la selezione successivamente, utilizzando gli strumenti appositamente sintetizzati nella specifica barra strumenti.

Anche il passaggio al Migliora bordo maschera a cui si poteva accedere dal pannello Proprietà quando ci si trovava su una maschera di livello è stato ora snellito con il messaggio che vedete in figura sotto, che vi consente di impostare una preferenza per l’accesso diretto alla nuova area di lavoro.

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Facendo doppio clic sulla maschera di livello ora vi si presenta questo messaggio (una volta sola, poi lo si può cambiare dalle preferenze). Prima avrebbe mostrato direttamente il pannello Proprietà, ora vi chiede se volete accedere direttamente alla nuova area di lavoro Mascera e seleziona. Piuttosto azzeccato considerando che la maggior parte degli usi del pannello Proprietà>Maschere era proprio quello di accedere al Migliora bordo maschera.

Appena attivata l’area in questione vi troverete sulla sinistra una barra degli strumenti specifica e un pannello Proprietà specifico sulla destra (bullet 5), che in buona parte ricorda quello vecchio.

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Gli strumenti specifici della nuova area, ci sono molte vecchie conoscenze ma il nuovo Migliora Bordo fa decisamente la differenza sulle rifiniture.

Negli strumenti di sinistra l’unica novità è il secondo, gli altri funzionano come di consueto.

Andando con ordine:

Selezione Rapida: fate clic sull’area che volete selezionare e tenendo premuto trascinate come se doveste evidenziarla con un evidenziatore. Non è necessario essere particolarmente precisi perché l’algoritmo di Photoshop cercherà di rilevare i bordi del soggetto in maniera automatica. Se la selezione eccedesse i contorni desidera è sempre possibile sottrarre parti di selezione tenendo premuto il tasto Alt ed evidenziando le zone in più. Non è comunque infallibile quindi se l’algoritmo automatico non interpreta l’immagine come desiderate si può sempre integrarlo con i consueti strumenti manuali (per esempio il Lazo, come vedremo tra poco).

Migliora Bordo: se il precedente delimita grossolanamente l’area questo nuovo strumento la rifinisce localmente come mai prima è stato possibile. Nelle zone dei capelli per esempio si può «evidenziare» le zone che ci interessano di modo da circoscrivere l’analisi solo a quelle, in modo molto più efficace rispetto a quanto poteva fare in precedenza l’opzione Bordo (tuttora presente ma di fatto ora meno indispensabile, anzi…).

Pennello: Similmente a quello precedente consente di aggiungere e togliere parti di selezione, come se si stesse lavorando sulle maschere tradizionali, tipo maschera veloce.

Lazo: esattamente come il lazo tradizionale vi permette di isolare rapidamente aree che verranno istantaneamente aggiunte o tolte alla selezione esistente.

Mano e Zoom non hanno bisogno di particolari presentazioni.

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Questa à l’area di lavoro integrale con la zona rossa a indicare l’esterno della selezione. Notare l’irregolarità iniziale a riprova del fatto che le rifiniture sono ottimamente gestite dal passaggio successivo, con lo strumento Migliora bordo.

Come si può vedere dalla figura sopra la selezione grezza iniziale è molto, troppo ampia rispetto all’area ricoperta dai ricci, nell’esempio è stato utilizzato un valore di bordo piuttosto alto (70 px) ma anche portandolo al massimo restano scoperte delle zone bianche più vicine al viso e al collo su cui non era possibile intervenire fino a oggi.

Con lo strumento Migliora Bordo invece possiamo ora evidenziare le zone di rifinitura con risultati in tempo reale decisamente notevoli, soprattutto considerando la complessità del soggetto.

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Questa è la sequenza di selezione, dallo status grezzo iniziale, a quello intermedio (inutile a conti fatti) utilizzando un valore di bordo pari a 70, a quello finale dopo l’intervento con lo strumento Migliora bordo.

Inoltre, mentre il «vecchio» Migliora bordo era valido per i contorni con componenti semitrasparenti e semiconsistenti, come capelli mossi, foglie e vegetazione fine ecc…, non era altrettanto efficace nei soggetti con contorni netti. Di fatto la maggior parte dei soggetti da scontornare presenta difficoltà miste, era perciò necessario procedere per gradi e unire le eventuali selezioni diversificandone gli approcci.

Il nuovo Migliora bordo maschera risente molto meno di queste problematiche, proprio in virtù dello strumento sopra descritto e di un algoritmo di calcolo più efficace.

Niente di nuovo invece sul fronte dei parametri e delle modalità di output, c’è stato un semplice cambio di denominazione per cui il precedente «Arrotonda» si chiama ora «Liscio» (di fatto non cambia niente, quindi vai col Liscio).

Un’ultima nota di chiusura la merita l’opzione Decontamina Colori, che rispetto alla vecchia generazione perde il cursore percentuale in cui si poteva decidere l’intensità di rimozione del colore di sfondo, ma che funziona benissimo ugualmente e non ne fa sentire la mancanza.

Italia Grafica 70 anni | Stampatori&mercato: Diego Carbonara di Mediagraf

Diego Carbonara, responsabile commerciale di Mediagraf, spiega come si può restare al passo con i tempi e col mercato: politiche di consolidamento finanziario, attenzione ai prezzi e alle politiche di vendita, ma anche alle esigenze creative del cliente e alle nuove pubblicazioni digitali, patrimonio delle arti grafiche.

«Il valore aggiunto è assicurare la crescita (per esempio quest’anno con l’acquisto di una nuova rotativa), che ci fa stare al passo coi tempi, e diversificare i prodotti. Siamo così vicino agli editori, alle loro esigenze. In più crediamo molto nel servizio a 360 gradi e per questo abbiamo aperto da ormai tre anni Mediagraf Lab, per favorire la crescita del prodotto stampato, al passo col digitale.»

Latte in cartone: può davvero funzionare?

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Un gruppo di giovani designer brasiliani ha progettato un kit costituito da un guscio in cartone e quattro buste flessibili di capacità 700 ml ciascuna: il cartone – praticamente un pack secondario – permette di dare rigidità e protezione meccanica alla busta; le quattro «ricariche» sono a diretto contatto con il latte e vengono inserite nel guscio esterno.

Il poliaccoppiato è davvero il miglior confezionamento possibile per il latte o è possibile immaginare qualcosa di diverso? Forse esistono alternative. Ha provato a proporne una un gruppo di giovani designer brasiliani – Danilo Saito, Maira Kondo, Akira Mizutani, Lau Bellesa e Mariana Mascarenhas – che ha disegnato un concept pack che, se applicato su scala industriale, rivoluzionerebbe il modo di confezionare il latte.

Il team di sviluppo ha pensato di «scomporre» il poliaccoppiato in due parti, fisicamente separate tra loro: una busta interna in film flessibile ricavato da fonti rinnovabili (mais, secondo il progetto), chiusa con tappo a vite e un contenitore esterno in cartoncino riutilizzabile. Secondo gli ideatori, i vantaggi di questa proposta sono notevoli, soprattutto sotto il profilo della sostenibilità. Anzitutto il volume di ogni busta è più compatibile con i consumi di latte di nuclei familiari sempre più piccoli e questo va a incidere, almeno potenzialmente, sugli sprechi alimentari.

Il fatto che le due componenti dell’imballaggio siano di per sé separate, poi, semplifica la gestione dell’imballo vuoto: il cartone entra nella filiera del riciclo della carta, la busta in quello delle plastiche; dove è possibile potrebbe essere addirittura inviato al compostaggio. Inoltre il fatto di riutilizzare quattro volte lo stesso guscio di cartone riduce l’utilizzo di cellulosa.

Sicuramente il progetto dimostra una grande sensibilità nei confronti delle tematiche ambientali, ma può diventare davvero una soluzione applicabile a livello industriale per il confezionamento del latte? Abbiamo posto questa domanda a degli esperti di imballaggio, anche se con diverse sensibilità: Stefano Farris, ricercatore del Defens – Università degli Studi di Milano, che ha analizzato la soluzione sotto il profilo tecnico e della protezione dell’alimento; e Alice Tacconi e Mirco Onesti, partner di Reverse Innovation, un’agenzia di creatività specializzata in brand e prodotti del largo consumo, che hanno invece valutato la fruibilità del pack. Ecco le loro opinioni sul concept del designer brasiliano.

Idea interessante, ma mancano garanzie sulla shelf life

«A mio avviso questa confezione è di grande impatto a livello di marketing e di design, ma a livello di funzionalità mi lascia perplesso. Il latte, infatti è confezionato in un film costituito da un polimero di origine rinnovabile e per giudicarne l’adeguatezza tecnica sarebbe opportuno conoscere le caratteristiche del materiale, in particolare la permeabilità a gas e vapori e quella alla luce» esordisce Stefano Farris. «Questo imballo si propone in alternativa al poliaccoppiato e ne vengono evidenziati i punti di forza a livello ambientale: il fatto che sia costituito da due parti separate – il cartoncino esterno e il film flessibile interno – entrambi di origine rinnovabili e molto semplici da smaltire separatamente. Però oggi capita molto spesso che si pensi prima al design e all’impatto ambientale, che non all’aspetto tecnico: quello legato alla shelf life dell’alimento. La prima funzione di un pack alimentare è quella di proteggere l’alimento e prolungarne la conservazione. Se viene meno la funzione primaria, il resto ha poco senso. Anche considerando il solo aspetto ambientale, se il bio-imballo non garantisce le stesse performance di quello tradizionale in quanto a shelf life, permette sì di ridurre l’impatto ambientale del pack, ma rischia di aumentare lo spreco di latte e questo non è accettabile.» Prosegue Farris: «c’è un altro aspetto da valutare: i biopolimeri, per avere performance di processo paragonabili a quelli di origine fossili, devono essere addizionati di sostanze che li rendono capaci di sopportare il processo di produzione e il confezionamento. Risulta quindi indispensabile affrontare l’aspetto relativo al contatto con gli alimenti, prendendo in esame aspetti come la migrazione di sostanze potenzialmente pericolose, la neoformazione di composti… Se quindi ci fossero studi su questo imballaggio in grado di dimostrare che ha le stesse proprietà del poliaccoppiato in termini di protezione dell’alimento e che non rappresenta un potenziale pericolo per la salute del consumatore, lo giudicherei positivamente. Se così non fosse, ritengo che certi esperimenti è giusto che rimangano tali: non rischiamo di fare dei passi indietro dal punto di vista della protezione dell’alimento».

Non dimentichiamo il consumatore!

«Il pack realizzato da questo gruppo di designer propone spunti tecnici e creativi sicuramente molto interessanti. La premessa iniziale, legata alla semplificazione dello smaltimento dei rifiuti e alla loro riduzione, è senza dubbio un trend in pieno sviluppo nel mondo del packaging. È molto positivo che emergano dei concept che propongono soluzioni innovative e non convenzionali, in termini sia di scelta dei materiali sia di sviluppo grafico» è invece la riflessione di Alice Tacconi e Mirco Onesti.

«Le idee ci sono, mentre alcuni aspetti funzionali andrebbero interpretati meglio: la confezione è pensata per rispettare l’ambiente ma finisce per dimenticarsi, in parte, del consumatore! La fruibilità del prodotto risulta un po’ complessa: aprire e richiudere più volte il cartone esterno, per sostituire all’interno la confezione in plastica non è molto pratico, soprattutto per un prodotto di consumo quotidiano. Occorre inoltre tener conto anche delle specificità strutturali dei materiali. La parte in cartone, che fa da armatura alla plastica e sostiene la confezione, è quella strutturalmente più debole. Rischia infatti di bagnarsi con l’umidità del banco frigo e del frigo domestico ed è anche soggetta a continue sollecitazioni meccaniche nei momenti di apertura e chiusura. Non dimentichiamo però che questo è un progetto concettuale: il suo scopo è quello di stimolare una riflessione e di mostrarci un futuro possibile, fatto di materiali, soluzioni e abitudini di acquisto e di nuove fruizioni. Sarebbe davvero bellissimo se il package design si evolvesse sempre più in questa direzione!»

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Saica acquisisce la romagnola Centroplast

Il gruppo spagnolo Saica arriva in Italia acquisendo Centroplast, azienda di Meldola (Forlì-Cesena) che dal 1968 produce imballaggi flessibili, occupa 235 persone, ha un giro d’affari di 67 milioni di euro nel 2015 e punta a chiudere il 2016 con un fatturato di circa 75 milioni.

Centroplast era stata comprata a inizio 2008 da Athena Private Equity sa (fondo lussemburghese sottoscritto da Mediobanca e altri investitori istituzionali) e da Imi Fondi Chiusi sgr (tramite il fondo Centro Impresa). Ciascuno dei fondi, tramite il veicolo Riviera srl, aveva rilevato il 45,6% del capitale, affiancati da cinque manager di Centroplast, che detenevano l’8,8%. A vendere era stata Centroplast Holding, società finanziaria controllata dalla famiglia Sagradini, L’operazione era stata condotta allora sulla base di un fatturato 2007 dell’azienda di 40 milioni di euro. E oggi dunque la cessione agli spagnoli.

«Questa operazione» spiega il presidente di Saica, Ramón Alejandro «ci permette di entrare con maggior forza sul mercato degli imballaggi flessibili, insieme a un attore di primo livello. L’investimento ha un’ottica di lungo termine, considerando lo sviluppo potenziale del settore, in particolare in Italia». L’acquisizione avviene con l’intermediazione finanziaria di Sabadell Corporate Finance e Scounting, mentre l’assistenza legale è stata fornita da Pavia e Ansaldo.

Il gruppo Saica, con sede a Zaragoza, opera a livello europeo nella fabbricazione di carta riciclata per cartone ondulato, con una produzione annuale di 2,5 milioni di tonnellate di carta. Con oltre 8mila dipendenti, la multinazionale spagnola è presente in Spagna, Francia, Italia, Portogallo, Regno Unito, Irlanda e Turchia. Ha quattro settori produttivi: fabbricazione di carta riciclata per cartone ondulato, recupero di materiali riciclabili, confezioni di cartone ondulato e imballaggi flessibili. Nel 2015 ha sviluppato un fatturato consolidato di 2,78 miliardi di euro.

Stampa digitale: gli interventi del convegno dei 70 anni

«All’interno di questo numero il lettore potrà trovare diverse testimonianze sull’adozione della stampa digitale che sono state le protagoniste del convegno, organizzato per i 70 anni di Italia Grafica, dal titolo Stampa digitale: abilitatore di nuovi mercati» spiega Ester Crisanti, il direttore tecnico. «Ciascuno dei relatori ha portato il proprio contributo evidenziando quanto sia importante oggi in ogni progetto/prodotto di comunicazione la stampa digitale perché tra i molti punti di forza ne ha alcuni da sempre agognati come la creatività, che ora è più libera dai vincoli economici poiché consente di sperimentare a costi sostenibili; la personalizzazione: ogni singola stampa può essere diversa dalle altre, e la produzione a piccoli lotti, per verificare in anticipo la reazione del mercato sul progetto di comunicazione o sull’appeal di un packaging.»

Dall’architettura di interni, all’etichetta integrata con tecnologie di realtà aumentata, passando da stampati dove nobilitazioni visive e tattili trasmettono emozioni, fino ad arrivare al prodotto personalizzato e costruito intorno ai bisogni dell’utilizzatore, la stampa digitale oggi può essere la scelta giusta, a patto che questa sia preceduta da un’analisi approfondita dei bisogni, dei clienti e dell’azienda, e seguita da un percorso di affiancamento tecnico e organizzativo interno. Tutti insieme appassionatamente – fornitori di tecnologia, stampatori, tecnici, esperti di marketing, agenzie di comunicazione, formatori e riviste –, questo deve essere il motto per riuscire a evitare gli errori del passato e intraprendere con successo un cammino dove il digitale sarà uno dei protagonisti più importanti.

Su questo fascicolo anche lo spciale sulla stampa funzionale, in vista di InPrint.

Sfoglia la rivista! 

Italia Grafica 70 anni | Stampatori&mercato: Joseph Marsanasco di Rotolito Lombarda

Joseph Marsanasco, direttore generale di Rotolito Lombarda, spiega l’importanza di un’innovazione che non sia fine a sé stessa, ma finalizzata all’ascolto del mercato e dei desiderata dei clienti. Questa è la chiave di lettura della crescita e dell’evoluzione dell’azienda.

NTG Digital porta a Viscom la stampa 3D in grande formato

La stampante di grande formato, che non sarà presente in fiera, ma ci saranno campioni di stampa prodotte da Massivit 3D e presentazioni video supportate dal team NTG specializzato.
La stampante di grande formato, che non sarà presente in fiera, ma ci saranno campioni di stampa prodotte da Massivit 3D e presentazioni video supportate dal team NTG specializzato.
La stampante di grande formato, che non sarà presente in fiera,  ma  ci saranno campioni di stampa prodotte da Massivit 3D e presentazioni video supportate dal team NTG specializzato.
La stampante di grande formato, che non sarà presente in fiera, ma ci saranno campioni di stampa prodotte da Massivit 3D e presentazioni video supportate dal team NTG specializzato.

La stampante Massivit 3D, grazie alla possibilità di produrre oggetti di dimensioni fino a 180 cm di altezza per 120 cm di profondità e di 150 cm di larghezza, permette la costruzione di oggetti che consentono una vasta gamma di applicazioni, dagli allestimenti teatrali e fieristici alla decorazione, scenografie, pubblicità correlate a marchi aziendali come ad esempio espositori durevoli anziché in cartone e altri messaggi pubblicitari. Queste applicazioni sono create da imprese industriali professionali – fornitori di servizi di stampa. Ma altri mercati potenziali sono quelli dell’arte per la realizzazione di sculture creative.

Le applicazioni principali a cui oggi è destinata questa tecnologia comprendono tuttavia display 3D, materiali per esposizioni, scenografie, articoli promozionali e decorativi. Per applicazioni all’esterno la durata può essere ampliata mediante l’applicazione di rivestimenti come il poliuretano.
Allen Datagraph, la società americana presente sul mercato sin dagli anni ’80 ha ideato soluzioni produttive nel mondo delle etichette: dai converter ai centri stampa digitali e alle piccole e medie industrie che si stampano internamente le proprie etichette in bassa tiratura nei settori del food, del beverage, della cosmetica e delle industrie in generale.
La gamma di sistemi di stampa per etichette Adsi comprende tecnologie avanzate come l’inkjet per la stampante Ctpher (con teste HP Pagewide) e le tecnologie a LED come per i sistemi Spectrum. Le soluzioni prevedono non solo le stampanti ma anche sistemi di finishing “all in one” che includono: la fustella, la rimozione dello sfrido, la laminazione e il taglio in linea di bobine in piccolo formato in una sola macchina.

Gli inchiostri

Gli inchiostri pigmentati originali HP per stampe durevoli si mantengono in ottimo stato per anni, resistendo all’acqua, allo sbiadimento e alle macchie offrendo colori vividi, saturi e neri intensi. Essi offrono molti vantaggi in più rispetto agli inchiostri tradizionali a base di coloranti artificiali (dye based). Queste qualità uniche sono possibili poiché il pigmento solido non si dissolve in acqua ma viene invece disperso per prevenirne la sedimentazione. Ne risulta che le stampe resistono alla pioggia e al versamento di liquidi.

La tecnologia HP PageWide è il segreto dell’eccezionale velocità e affidabilità di questa straordinaria multifunzione: la vera protagonista è la testina di stampa che contiene un enorme numero di micro iniettori di inchiostro, più di 40.000, posizionati in modo da coprire tutta la larghezza della bobina  rendendo così possibile la stampa in un unico passaggio.
Quando la carta passa sotto la testina di stampa, gli ugelli rilasciano una piccolissima goccia di inchiostro, nero o colorato, nel punto esatto richiesto dall’immagine da stampare. La testina di stampa, con la sua serie di iniettori di inchiostro, rimane ferma, solo la carta si muove mentre l’inchiostro viene applicato sul foglio.
La multifunzione effettua inoltre una continua auto-diagnosi, utilizzando speciali sensori per analizzare le minuscole gocce d’inchiostro nel momento in cui vengono rilasciate dalla testina di stampa. In base a questa diagnosi, calibra poi il sistema. Questo processo di calibratura avviene in tempo reale, con il risultato di una qualità di stampa ottimale. Tutte queste complesse procedure avvengono a un ritmo velocissimo.
Cypher è stata costruita con teste HP Pagewide per garantire una lunga durata, alte produzioni e standard qualitativi di eccellenza.

 

Soluzioni di stampa e finitura di etichette autoadesive-
Soluzioni di stampa e finitura di etichette autoadesive.

Italia Grafica 70 anni | Stampatori&mercato: Stefano Pongiglione

Alla serata dedicata ai 70 anni di Italia Grafica abbiamo chiesto agli stampatori di darci qualche dritta: in un contesto di mercato difficile, su cosa punta la sua azienda? Cosa vi ha permesso di restare sul mercato? Qual è il segmento di mercato più promettente per la sua azienda, su cui puntare in futuro?

Per Stefano Pongiglione di BN Marconi (Genova) sono fondamentali la cura del cliente e la capacità di coglierne le effettive esigenze. Questo permette di diventare partner e non semplici fornitori. Dal punto di vista tecnologico, il digitale è un validissimo aiuto, soprattutto laddove la stampa tradizionale stenta a causa del calo delle tirature.