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Multicolor e Duocolor per la protezione e la valorizzazione del brand, by Luxoro

luxoro-duocolor-e-multicolorLeonhard Kurz, rappresentata in Italia dal distributore e agente esclusivo Luxoro, ha presentato all’ultima edizione di drupa 2016, due nuove foglie destinate alla protezione e alla valorizzazione del brand: Multicolor e Duocolor.

«Si tratta di due soluzioni olografiche», commenta Jana Kokrhanek, amministratore Delegato di Luxoro, «che fanno parte del programma di Brand Enhancement di Kurz. Un programma, come dice il nome, che comprende soluzioni in grado di potenziare il valore del brand e di proteggerlo da contraffazioni e falsificazioni».

L’ologramma Multicolor, in singola immagine, è un’innovativa combinazione di colori a registro da scegliere dal catalogo Luxor/Alufin®. Una soluzione unica sul mercato che permette d’identificare visivamente l’originalità del prodotto, attraverso la visualizzazione dei colori corporate applicati direttamente all’interno dell’ologramma di sicurezza. «È una soluzione molto sofisticata», afferma Valentina Pozzati, Business Manager Brand Enhancement di Luxoro, «che non è possibile a oggi simulare o tentare di riprodurre. Con il foil Multicolor, sicurezza e valorizzazione del brand vanno di pari passo».

Duocolor, invece, consiste in un film olografico, a disegno in continuo, in cui è presente un flip colore combinato a un disegno diffrattivo. «Con Duocolor siamo decisamente nel campo della protezione del brand», continua Valentina Pozzati. «Uno dei vantaggi offerti con questa soluzione, oltre all’estrema innovazione nel campo della sicurezza grazie a ologrammi con cromia bitonale che varia al variare dell’inclinazione di osservazione, è dato dalla possibilità di lavorare sui progetti già esistenti, cioè in quegli ambiti dove i brand devono rivedere i livelli di sicurezza dei loro prodotti». Con Duocolor è infatti possibile mantenere la grafica esistente dell’ologramma già in uso e innalzare il livello di sicurezza lavorando sulla foglia; ottimizzazione dei costi di produzione, quindi, e massima sicurezza con un prodotto unico e innovativo.

Che si tratti di Multicolor o di Duocolor, l’ologramma è una soluzione ottica per la protezione del marchio ed ha quindi la duplice funzione di deterrente per il contraffattore, che dovrebbe così desistere dalla sua opera di falsificazione, e di autenticazione per il consumatore, che ha quindi immediata certezza di originalità del prodotto.

«L’immediato riconoscimento dell’ologramma, specie se rappresentato con i colori del brand (Multicolor), oppure attraverso le due tonalità che cambiano in base al punto d’osservazione della superficie (Duocolor)», conclude Jana Kokrhanek, «costituisce una soluzione senza pari sul mercato ed è la prova, ancora una volta inequivocabile, di quanto Kurz sia in grado di dare concretamente valore e sicurezza ai brand attraverso le sue tecnologie».

FEI e Banca Sella firmano un accordo per il sostegno alle Pmi innovative italiane

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Il Fondo Europeo per gli Investimenti (FEI) e Banca Sella hanno firmato un accordo, denominato InnovFin, a supporto delle piccole e medie imprese e delle imprese a media capitalizzazione italiane, che beneficia del sostegno del Fondo Europeo per gli Investimenti Strategici (Feis), lo strumento principale del Piano di Investimenti per l’Europa.

InnovFin permetterà a Banca Sella di mettere a disposizione delle imprese italiane innovative finanziamenti erogabili nel corso dei prossimi due anni, grazie al supporto di una garanzia del FEI e con il sostegno di Horizon 2020, il programma quadro dell’Unione Europea per la ricerca e l’innovazione. Si prevede che l’iniziativa dell’Unione Europea rivolta alle aziende innovative italiane possa generare un portafoglio da 80 milioni di euro di finanziamenti. «Questo nuovo accordo con Banca Sella» dichiara l’amministratore delegato del Fei, Pier Luigi Gilibert «dimostra che c’è un certo interesse in Italia per il finanziamento alle Pmi. Banca Sella riveste un ruolo importante nel finanziare le imprese innovative, specialmente quelle presenti sul territorio. L’accordo porta l’ammontare complessivo in sostegno alle aziende italiane per mezzo del Fondo Europeo per gli Investimenti Strategici a 7,6 miliardi di euro, che rappresentano un rilevante finanziamento aggiuntivo».

«L’accordo con il Fondo Europeo per gli Investimenti» spiega Maurizio Sella, Presidente di Banca Sella «è di particolare importanza perché ha l’obiettivo di rafforzare il supporto finanziario alle piccole e medie imprese e alle imprese a media capitalizzazione, le cosiddette small mid cap, a cui tradizionalmente la nostra banca è vicina. Queste imprese sono oggi fortemente impegnate a migliorare e adeguare i loro processi alle nuove tecnologie a disposizione e la capacità di saper innovare è una delle leve fondamentali per la crescita e lo sviluppo dell’economia e, in particolare, di ogni singola azienda che si presenta sul mercato per offrire prodotti e servizi ai propri clienti, in concorrenza con le altre, soprattutto in un contesto come quello attuale, caratterizzato da una sempre maggiore globalizzazione dei mercati e da una forte spinta all’innovazione ad alto tasso tecnologico che l’avvento del digitale ha portato. È quindi nostro compito supportarle in questo percorso attraverso i migliori prodotti di finanziamento a disposizione».

Film metallizzati, un aiuto nel settore della sicurezza e dell’anticontraffazione

Esempi di targhette Rfid con antenna. Rfid (Radio-Frequency IDentification), in italiano identificazione a radiofrequenza è una tecnologia per l’identificazione di oggetti, prodotti o confezioni basata sulla capacità di memorizzare dati da parte di particolari etichette/targhette elettroniche, chiamate tag o anche transponder, e sulla capacità di queste di rispondere all’interrogazione a distanza da parte di appositi apparati fissi o portatili (reader). Questa identificazione avviene mediante radiofrequenza, grazie alla quale un reader è in grado di comunicare e/o aggiornare le informazioni contenute nei tag. Il loro impiego nel packaging sta crescendo e avrà come conseguenza pratica l’abolizione dei codici a barre e relativi sistemi di lettura.
Esempi di targhette Rfid con antenna. Rfid (Radio-Frequency IDentification), in italiano identificazione a radiofrequenza è una tecnologia per l’identificazione di oggetti, prodotti o confezioni basata sulla capacità di memorizzare dati da parte di particolari etichette/targhette elettroniche, chiamate tag o anche transponder, e sulla capacità di queste di rispondere all’interrogazione a distanza da parte di appositi apparati fissi o portatili (reader). Questa identificazione avviene mediante radiofrequenza, grazie alla quale un reader è in grado di comunicare e/o aggiornare le informazioni contenute nei tag. Il loro impiego nel packaging sta crescendo e avrà come conseguenza pratica l’abolizione dei codici a barre e relativi sistemi di lettura.

Pubblichiamo i risultati di un interessante studio sugli aspetti positivi e le carenze della stampa su supporti metallizzati impiegati nel packaging e nella decorazione. Ad oggi tali film vengono impiegati in ambiti quali sicurezza e anticontraffazione.

I film metallizzati sono film polimerici su cui viene depositato, mediante vaporizzazione, un sottile strato di metallo, normalmente alluminio. Essi presentano un aspetto di lucentezza simile a quello della foglia di alluminio, ma con un minor peso e a un costo assai inferiore. Vengono utilizzati prevalentemente per scopi decorativi e per imballaggio di prodotti alimentari in virtù delle loro proprietà fisiche: barriera alla luce e ai gas. Quando non è richiesta una barriere di tipo superiore, i film metallizzati PET (Polietilentereftalato) e PP (Polipropilene) sono usati per confezionare snack, dolciumi e caffè; il Nylon e il PE (Polietilene) metallizzati trovano impiego nell’imballaggio delle carni destinate all’esportazione.

Ecco gli aspetti positivi dell’impiego dei film metallizzati, non solo nel packaging alimentare, ma anche nel settore della sicurezza e dell’anticontraffazione, secondo Sergio Molino, tecnologo di stampa e converting della società Cerutti Packaging Equipment.

Esempi di targhette Rfid con antenna. Rfid (Radio-Frequency IDentification), in italiano identificazione a radiofrequenza è una tecnologia per l’identificazione di oggetti, prodotti o confezioni basata sulla capacità di memorizzare dati da parte di particolari etichette/targhette elettroniche, chiamate tag o anche transponder, e sulla capacità di queste di rispondere all’interrogazione a distanza da parte di appositi apparati fissi o portatili (reader). Questa identificazione avviene mediante radiofrequenza, grazie alla quale un reader è in grado di comunicare e/o aggiornare le informazioni contenute nei tag. Il loro impiego nel packaging sta crescendo e avrà come conseguenza pratica l’abolizione dei codici a barre e relativi sistemi di lettura.
Esempi di targhette Rfid con antenna. Rfid (Radio-Frequency IDentification), in italiano identificazione a radiofrequenza è una tecnologia per l’identificazione di oggetti, prodotti o confezioni basata sulla capacità di memorizzare dati da parte di particolari etichette/targhette elettroniche, chiamate tag o anche transponder, e sulla capacità di queste di rispondere all’interrogazione a distanza da parte di appositi apparati fissi o portatili (reader). Questa identificazione avviene mediante radiofrequenza, grazie alla quale un reader è in grado di comunicare e/o aggiornare le informazioni contenute nei tag. Il loro impiego nel packaging sta crescendo e avrà come conseguenza pratica l’abolizione dei codici a barre e relativi sistemi di lettura.

La demetallizzazione permette di ottenere particolari effetti sensoriali giocando sulla combinazione tra zone lucide e zone mattate e serve anche a evitare l’imbrunimento in certe aree delle confezioni alimentari riscaldate in forno a microonde. Questa tecnologia trova anche importanti applicazioni nei rilevatori di metalli e nella produzione di antenne Rfid. Lo studio condotto da Cerutti è stato motivato da vari fattori commerciali e tecnici; in primo luogo l’esigenza del mercato per un sistema veloce e di alta qualità, tenuto conto che gli effetti oggi ottenuti con la stampa di film metallizzati non sono ancora pienamente soddisfacenti.

Tecnicamente si deve puntare a un registro colori perfetto, nonché a sviluppare un sistema di stampa in linea con il processo di laminazione. Tra i frequenti problemi legati a questa tecnologia vengono rilevati una demetallizzazione scadente e una cattiva stampabilità dei supporti trattati. Per risolvere detti problemi viene analizzato l’intero processo; particolare attenzione è dedicata all’operazione di mascheratura delle aree da proteggere utilizzando appropriate lacche o speciali inchiostri. La rotocalco si dimostra il processo di stampa ideale, mentre la flessografia non garantisce una qualità sufficiente; inoltre, per ottimizzare la stampa rotocalco occorre disporre di un adeguato sistema d’incisione. Nel processo di demetallizzazione dello strato di alluminio depositato sul film plastico il bagno d’incisione svolge un ruolo importante e può essere alcalino (NaOH, KOH) o acido (HNO3, H3PO4); i residui di questo bagno vanno eliminati con un forte lavaggio in acqua corrente. Il perfetto asciugamento del film trattato dipende dalla temperatura e dalla velocità del flusso d’aria calda convogliato all’interno dell’apposita cappa. Occorre scegliere inchiostri e adesivi adatti alla stampa sullo strato metallico e sulle aree demetallizzate.

Il processo di metallizzazione

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La lucentezza dei metalli nobili, oro e argento, è da sempre associata all’idea di preziosità e bellezza ed è per questo che i laminati metallici, anche in foglia ultrasottile, trovano applicazione nel packaging flessibile o rigido, particolarmente per le confezioni di prodotti di lusso. Tuttavia, nella pratica, la foglia metallica viene sostituita in molti casi con i film e le carte metallizzate che consentono ugualmente di ottenere superfici metalliche riflettenti o iridescenti per generare particolari effetti estetici.

Con il termine metallizzazione si intende genericamente la sublimazione e deposizione su un supporto di un sottile film di metallo in condizione di bassa pressione. La bassa pressione (vuoto) consente alle molecole di metallo di passare dalla sorgente di evaporazione fino alla superficie da rivestire, senza incontrare l’impedimento dell’aria o di altre particelle gassose.

Le tecnologie utilizzate si basano essenzialmente sulla deposizione di particelle metalliche in un ambiente sottoposto a forte depressione. In questo ambiente sotto vuoto, detto plasma, la pressione gassosa è inferiore a quella atmosferica ambientale e vi sono ioni ed elettroni sufficienti a creare una conduttività elettrica necessaria al processo di deposizione di atomi e molecole. Possiamo quindi avere una deposizione fisica per vaporizzazione PVD (Phisical Vapor Deposition) o una deposizione per vapori chimici in bassa pressione Lpcvd (Low-Pressure Chemical Vapor Deposition) o anche un sistema a spruzzo in bassa pressione Lpps (Low-Pressure Plasma Spraying).

L’obbiettivo primario del processo di metallizzazione dei film per imballaggio è l’incremento dell’impermeabilità ai gas, ai vapori, all’umidità e alla luce conservando le caratteristiche tipiche del supporto scelto per l’applicazione.

Il processo PDV consiste nell’evaporare un metallo a pressione molto bassa per consentire la realizzazione di uno strato omogeneo e sottilissimo che formi un insieme coerente con il supporto di base. La bobina di film (OPP, Bopp, Cast, Ldpe, Mdpe, Hdpe, PET, PVC, PS, OPS, CPP, PC, PA, Nylon, nonché carta, cartoncino, tessuto, TNT, film biodegradabile ecc) viene posta all’interno del metallizzatore e svolta e riavvolta su di un asse. Durante lo svolgimento il film passa attraverso un apposito rullo di processo al di sotto del quale sono posizionati gli evaporatori. Gli evaporatori sono delle barrette di materiale conduttivo che, per effetto resistivo, si riscaldano fino alla temperatura necessaria per evaporare il filo di alluminio. La quantità di alluminio depositato dipende prevalentemente dalla quantità di alluminio evaporato e dalla velocità del film durante il passaggio. Tipicamente lo spessore di alluminio depositato va da un minimo di 30 a oltre 350 Ångström (1 Ångström=10-10m). Data la difficoltà nel misurare spessori così sottili, nella pratica è più comune misurare e quantificare il deposito in maniera indiretta: o misurando la resistenza superficiale di un campione oppure mediante la densità ottica che si definisce in relazione alla trasparenza del film metallizzato. Tra le tecnologie impiegate si considerano quella ad arco catodico (CAE) e quella a spruzzo «Magnetron Sputtering» (MS). Il processo PVD Sputtering è uno dei metodi più flessibili per depositare fisicamente il vapore PVD. Oltre a essere la tecnologia più pulita di ogni altra tecnica di rivestimento, Sputtering fornisce una combinazione di vantaggi che non ha eguali; è un metodo di produzione economicamente efficiente il quale genera il più sottile e uniforme rivestimento possibile. Lo «Sputtering» (in italiano «Spruzzamento») è un processo a polverizzazione catodica per il quale si ha emissione di atomi, ioni o frammenti molecolari da un materiale solido detto bersaglio (target) bombardato con un fascio di particelle energetiche (generalmente ioni).

Note sulla demetallizzazione

Si consiglia l’utilizzo di un bagno con pH molto elevato.

Formula: 2Al + 2NaOH + 2 H2O ®2NaAlO2 + 3H2 nella quale il sodio alluminato idrolizza: NaAlO2 + 2H2O -> Na + [Al(OH)4].

L’idrossido di alluminio è insolubile e quindi esce dalla soluzione.

Fattori chiave del processo sono il tempo, la temperatura e la concentrazione del bagno.

A questo punto, occorre misurare accuratamente lo spessore dell’alluminio residuo e analizzare il profilo dello strato. In conclusione, si può affermare che la qualità richiesta è stata ottenuta e che il processo in linea è possibile e auspicabile, tenuto conto che la velocità totale del processo è superiore a 180 metri al minuto.

 

Nobilitazione alla portata di tutti grazie a MK1060ST di Heidelberg

mk1060stSi tratta di un sistema dedicato alla stampa a caldo e alla fustellatura, per rispondere alla crescente richiesta di nobilitazione. Capace di lavorare con un formato massimo di 106 cm a una velocità di 7.500 fogli all’ora, MK1060ST garantisce agli stampatori la possibilità di offrire ai loro clienti una nobilitazione degli stampati di alta qualità.
I fogli vengono inseriti nel sistema grazie a un potente tavolo di alimentazione a quattro ventose di sollevamento e cinque di spostamento, che può essere modificato in modo opzionale con un tavolo ad aspirazione per una stabilità dei fogli ancora superiore.
Il cuore del sistema è l’area di stampa, dove un sistema di svolgimento a tre alberi assicura che la lamina abbia sempre la giusta tensione e che si svolga con una tolleranza all’errore di 1 mm, garantendo in questo modo un controllo degli sprechi. La particolarità unica della macchina è che, oltre all’applicazione della lamina nella direzione di marcia del foglio, è possibile laminare trasversalmente. Il piano di stampa a nido d’ape, realizzato con speciali materiali resistenti al calore, è strutturato per assicurare il perfetto posizionamento delle fustelle. Il piano rimane separato dalla lamina grazie a due rulli di teflon specificamente disegnati per prevenire danni da calore alla lamina.
Un software appositamente sviluppato controlla il funzionamento del sistema e ne gestisce tutti gli aspetti in maniera user-friendly, dando modo all’operatore di settare lavori ad alta precisione con pochi click.
«MK 1060ST si inserisce perfettamente nel portafoglio prodotti di Heidelberg Italia», afferma Mauro Antonini, Product Management Sheetfed Postpress Packaging di Heidelberg Italia. «La sua flessibilità e facilità d’uso ci dà la possibilità di soddisfare una fetta importante del mercato della stampa a caldo. La prima installazione, avvenuta presso la Tipografia ABC di Firenze, sta confermando la validità della scelta strategica di Heidelberg».

Italia Grafica compie 70 anni! È online il fascicolo di settembre!

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È online il fascicolo che festeggia i 70 anni di Italia Grafica, con tanti contenuti interessanti: uno speciale sul digital publishing, il nostro test di J-Flow, soluzione software per gestire autonomamente tutte le commesse con caratteristiche ripetitive, le interviste ai nostri sostenitori, e molto altro…

In onore di questo traguardo abbiamo organizzato un convegno dal titolo “Stampa digitale: abilitatore di nuovi mercati”.

Quando: mercoledì 14 settembre 2016

Dove: Palazzo della Cultura di Tecniche Nuove

Programma:

Ore 17 Registrazione e benvenuto partecipanti

17,45 Benvenuto da parte di Ivo Nardella

17,50 Saluti e introduzione del direttore tecnico – Ester Crisant

0RE 18 | “Tradimento e fedeltà: gestire le relazioni nell’era multicanale” – Alessandro Santambrogio, consulente di marketing e comunicazione

ORE 18,15 | “Tecnologie digitali: l’impatto sui processi e sull’organizzazione” – Alessandro Mambretti, consigliere Taga.

ORE 18,30 | “Stampa digitale e packaging farmaceutico: matrimonio subito o proviamo a convivere?” – Fulvia Lo Duca, Presidente Unione Grafici Cartotecnici Trasformatori Carta e affini della provincia di Milano, e Managing director del Gruppo Cartotecnico Abar Litofarma Spa

ORE 18,45 | “Vino, le funzioni dell’etichetta: verso l’Internet of Things” – Christian Fabrizio di Autoctono

ORE 18,55 | “I mega trend dell’interior decoration: da Pompei al rebranding” – Paola Silva Coronel, architetto

ORE 19,05 | Innovare sempre – Carlo Emanuele Bona, vice presidente Assografici con delega all’innovazione

ORE 19,20 | Conclusione e sessione domande&risposte

Il convegno è gratuito ma a numero chiuso: registrati qui! 

A seguire un ricco buffet in terrazza, dove stampatori e fornitori si incontrano e fanno networking!

Instagram: comunicazione visiva e digital storytelling

Ogni impresa dovrebbe valutare l’adozione di Instagram o strumenti simili per la creazione di un rapporto empatico con la propria target community in grado di trasmettere la propria identità. Poiché oggi, affinché vi sia una vendita di un prodotto o di un servizio è necessario creare empatia, identità e fiducia. Se non generiamo empatia saremo visti come «solo dei bravi professionisti», ma difficilmente, senza comunicare la propria identità, un’impresa riesce a far percepire la propria qualità.

Le campagne fondate sul dialogo diretto tra impresa e cliente, dove la promessa di vendita appare sempre meno manipolatoria e più naturale dato che proviene da propri pari, viene preferita, come forma pubblicitaria, nei recenti anni: è in aumento progressivo il peso degli influencer nei processi decisionali.

Con oltre 400 milioni di utenti, 70 milioni di foto al giorno e un tasso quasi perfetto di pari opportunità con il 49% di utenti di sesso femminile Instagram è il social network più efficace per legare il brand, l’impresa alla target community che intendi raggiungere. Ha infatti alcuni punti di forza decisivi che ne stanno determinando una crescita esponenziale: è un social network visivo e usato dalle community per fare visual storytelling delle proprie passioni, intendendo per storytelling un racconto espresso per immagini degli accadimenti della giornata, consentendo ai brand di interagire uno-a-uno con le proprie community di consumo.

Instagram consente infatti a un’impresa di scrivere una storia a più voci con la propria target community, attraverso sistemi avanzati di storytelling. Consente in questo senso di essere percepita come un «brand personale», dove per personale intendiamo vicino, dialogante e alla portata di ogni membro della propria target community e più in generale di ogni persona.

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È un social network nel quale vi è un grande potere aggregativo tra imprese, utilizzatori e social media influencer. In questo senso Instagram è uno dei canali social più efficaci nel diminuire le distanze che in altri social network si creano tra persone e imprese.

Queste caratteristiche lo rendono decisamente interessante per le imprese, soprattutto quelle legate alla comunicazione visiva e al segno grafico.

Quali benefit per le imprese

Secondo una ricerca Forrester, Instagram è il social network che consente un maggiore tasso di interazione tra brand e utenti. Tale tasso è infatti del 4,21%, rispetto allo 0,7% di Facebook e allo 0,3% di Twitter; Forrester mette inoltre in rilievo quanto i post in cui un Brand menziona un utente della propria target community ricevano un 56% di engagement (coinvolgimento) in più espresso in termini di commenti e “like” rispetto ai post in cui non vi è menzione di un utente.

Lo stesso avviene per i post geolocalizzati – che essendo legati a un luogo fisico percepito come foriero di identità – ricevono un 79% di engagement in più rispetto ai post non geolocalizzati.

Il dato interessante è che questa caratteristica di Instagram – così come tutte le caratteristiche che vedremo più avanti – è trasversale a ogni impresa: in questo senso questo social network è d’aiuto sia alle grandi imprese, sia alle PMI.

Già da questi dati appare chiaro come attraverso Instagram ogni tipo di impresa sia maggiormente in grado di generare una forma di contatto con i propri utente target, rispetto ad altri social network.

Il caso Boxed Water

Boxed Water è un brand statunitense molto conosciuto e attivo nella sostenibilità. La sua mission è basata sull’utilizzo di imballaggi in TetraPak per «imbottigliare» l’acqua.

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Ha creato The Retree Project, una campagna social per la reforestizzazione del pianeta, nella quale per ogni post su Instagram contenente l’hashtag #Retree, viene piantato un albero.

Boxed Water ha coinvolto tre influencer attivi nel campo delle tematiche ambientali per diffondere la campagna in modo virale. Il risultato è stato 73.000 alberi piantati e un ritorno di notorietà positiva per il brand e per l’impresa. Ha usato quindi Instagram per creare una campagna basata su influencer del settore che sono percepiti in modo molto capillare dalla community legate alle tematiche ambientali, le quali hanno reso virale un marchio dandogli un altissimo grado di notorietà.

Alcuni consigli per ottimizzarne l’efficacia

Una foto di alta qualità è fondamentale per la nostra comunicazione su Instagram. Per questo motivo consiglio sia di utilizzare sempre smartphone rigorosamente top di gamma, soprattutto per quanto concerne la fotocamera. Assolutamente da non sottovalutare passaggi su software di Photoediting professionale come Adobe Photoshop per sopperire alle limitazioni tipiche delle fotocamere degli smartphone come per esempio la difficoltà o impossibilità di controllare la profondità di campo.

Secondo una ricerca pubblicata su Sprout Social le immagini con un singolo colore dominante e uno sfondo neutro ricevono più like rispetto alle immagini con sfondi colorati oppure nelle quali non c’è uno stacco netto tra lo sfondo e il primo piano.

Un’interessantissima infografica a cura di Curalate ha provato che la suite per il «visual Web Analytics» ha evidenziato, su un campione di 8 milioni di post su Instagram, che le immagini chiare generano un 24% di like in più rispetto a quelle scure. Ecco qualche dato curioso…

  • Le immagini con un colore dominante blu determinano un 25% in più di like rispetto alle immagini con dominante rossa
  • le immagini in cui un soggetto in primo piano è stagliato su molto sfondo generano 29% di like in più rispetto alle immagini di oggetti privi di uno sfondo
  • le immagini caratterizzate da un solo colore dominante generano un 17% di like in più rispetto a immagini con più colori dominanti
  • le immagini con poca saturazione hanno più like rispetto a quelle ipersaturate.

Per quanto riguarda i Selfie, le foto con «smorfie» tipiche dei nativi digitali, generano più appeal rispetto a quelle tradizionali statiche e serie.

Non solo foto

La componente visiva di Instagram gioca un ruolo importantissimo in questo social network. Tuttavia il ruolo delle immagini non è preponderante: è infatti fondamentale affiancare un testo, che abbia un valore sia descrittivo, sia argomentativo, sia di relazione attraverso la menzione di altri utenti e l’utilizzo di Hashtag in modo tale da legare un’immagine a una specifica community.

L’individuazione di Hashtag gioca un ruolo molto importante, tanto che dall’anno 2014 Instagram fornisce in tempo reale il numero di post per ogni singolo Hashtag. Va comunque detto che questo strumento è decisamente limitante e impreciso per la scelta degli # e più in generale per una gestione professionale di Instagram, il quale non ha predisposto in modo nativo strumenti statistici come Facebook e Twitter.

Iconosquare per ottimizzare l’attività di creazione di contenuti

Esiste dal 2011 Iconosquare, uno strumento nato in Francia per l’analisi dell’efficacia della comunicazione su Instagram: è la prima e più nota suite di analytic e marketing tool per Instagram. Fondata nel 2011 da Jérome Boudot a Limoges offre uno dei più avanzati servizi statistici per consentire di ottimizzare la relazione con le community. Consente infatti di avere dei report mensili attraverso i quali mostra quanti post sono stati creati, quali hanno ottenuto maggiore engagement, quanti follower abbiamo guadagnato e quanti ne abbiamo persi. Per ogni follower è possibile vedere un profilo avanzato e quindi capire che tipo di relazione è meglio instaurare. È in grado di rivelarci la densità di pubblicazione del mese in corso, ovvero quanti contenuti abbiamo pubblicato durante i giorni della settimana, quali # abbiamo usato di più, le ore in cui postiamo maggiormente e anche quali filtri di Instagram usiamo maggiormente.

Ma il dato più interessante è che Iconosquare fa un’analisi comparativa tra diversi fattori. Come si vede dall’immagine sotto, mostra i nostri orari di pubblicazione con quelli che in media generano maggiore engagement, consentendoci di avere in questo modo la possibilità di comprendere il miglior momento per comunicare (best moment to speak).

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Allo stesso modo è possibile individuare tramite Iconosquare le Hashtag da noi utilizzate e confrontarle con la media di quelle che hanno più engagement.

Tramite Iconosquare possiamo ricavare inoltre il tempo vita (Life Span) di un nostro post (dove per Life Span intendiamo la viralità di ogni nostro post.)

È anche possibile conoscere quale dei filtri utilizzati genera più commenti e in questo modo ottimizzare la capacità di generare immagini riferita agli impatti che queste hanno sulla target community.

Iconosquare dà indicazioni decisamente utili sulla community di riferimento: rivela quanti follower abbiamo acquisito, quanti sono gli utenti in reciprocità (che noi seguiamo e che ci seguono), quanti following abbiamo (gli utenti che noi seguiamo e che non ci seguono) e quali follower abbiamo perso.

Dei following è in grado di determinare quali coinvolgiamo maggiormente e quali utenti dovremmo seguire.

Oltre alle statistiche, Instagram fornisce il Brand and Influencers Index, una directory di persone che sono influencer di Instagram e che si possono consultare, per settore. L’influencer Index è in grado di dirci quali sono gli influencer degli ultimi 7, 14, 30 giorni, di suddividerli per settori merceologici e per nazioni. È così possibile individuare in modo decisamente preciso i giusti influencer per determinate campagne social su Instagram.

Fujifilm: la nuova serie ad alte prestazioni Acuity Select HS 30

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Fujifilm ha annunciato il lancio della nuova serie Acuity Select HS 30, una soluzione ad alta velocità che va ad aggiungersi alla serie Select. La nuova HS 30, capace di stampare a velocità impressionanti che possono raggiungere i 57,6 m2 all’ora – quasi il doppio della velocità della serie Acuity Select 20 – offre tutti i vantaggi della serie di stampanti flatbed UV Acuity, di grande successo e diffusione, come: versatilità, qualità quasi fotografica delle immagini, eccellente facilità d’uso e capacità di produrre un ampio ventaglio di applicazioni su una vasta gamma di substrati di spessore fino a 50,8 mm.

Qualità di stampa

La serie Acuity Select HS 30 offre una qualità di stampa potenziata con la possibilità di utilizzare il ciano chiaro e il magenta chiaro, ideale per produrre immagini fotografiche o riproduzioni d’arte.

Produttività

Il nuovo sistema di messa a registro con perni pneumatici permette di caricare il supporto in modo semplice e rapido, mentre la produttività è ulteriormente potenziata da un sistema di manutenzione delle testine di stampa automatizzato.

Versatilità

La tecnologia a lampade UV della serie Acuity Select HS 30 apre la strada alla stampa di una più vasta gamma di supporti più sottili e sensibili.

Sistema di aspirazione

Infine, il sistema di aspirazione ad alta pressione potenziato del modello HS 30 riduce l’esigenza di mascherare il piano di stampa e agevola il caricamento del supporto.

Come per la serie Acuity Select 20, l’aggiunta di inchiostri chiari significa che la serie 30 viene a sua volta fornita in due varianti (a 6 e 8 canali) in tutti e sei i nuovi modelli, e questo offre la qualità di stampa necessaria per soddisfare gli standard di precisione dei settori fotografico e artistico. La nuova serie Acuity Select HS 30 è disponibile nella versione con piano di stampa standard (2,5×1,25 m) oppure doppio (2,5×3,08 m). Per ciascuna variante è disponibile un modulo a bobina acquistabile separatamente.

La serie Acuity Select HS 30 è progettata per ottenere la massima qualità di stampa possibile combinando una vera architettura flatbed con la tecnologia della scala di grigi. Questa combinazione conferma la ben meritata reputazione del marchio Acuity, considerato leader di mercato nel suo campo, ideale per la stampa di qualità su supporti sia rigidi che flessibili e in grado di aggiungere capacità senza scendere a compromessi sulla qualità.

Spiega Mike Battersby, Marketing Manager di Fujifilm Speciality Ink Systems: «La serie Acuity Select HS 30 continua a basarsi sul successo delle stampanti flatbed Acuity di Fujifilm, dal lancio della Acuity 2504 nel 2007 fino al modello Acuity Select 20, presentato all’inizio del 2016. Questa nuova e straordinaria macchina è stata appositamente progettata per chi stampa 10.000 m2 all’anno o una quantità superiore, per coloro che cercano la capacità senza scendere a compromessi sulla qualità, o per quegli stampatori specializzati o industriali che attualmente utilizzano tecnologie di stampa analogiche ma che vogliono passare al digitale, aumentando la flessibilità della produzione e potenziando la redditività nel corso del processo».

Misurare scientificamente il colore eliminando i rischi dell’interpretazione soggettiva

Misurazione di foglio macchina con spettrofotometro portatile.
Misurazione di foglio macchina con spettrofotometro portatile.

In un passato non molto lontano la valutazione delle qualità cromatiche degli stampati veniva effettuata in prossimità della macchina da stampa con l’intervento di personale esperto e/o degli stessi clienti. Oggi la tecnologia ci permette di «misurare» scientificamente il colore eliminando i rischi dell’interpretazione soggettiva.

Gli stampatori di imballaggi devono rispondere a un continuo aumento delle esigenze qualitative dei print buyer e dei proprietari di marche importanti, specie per quanto riguarda la fedeltà e la costanza dei colori nel corso della tiratura e tra le diverse tirature. Per assicurare questa costanza è importante che i dati di controllo cromatico siano acquisti non solo in fase di avviamento o a fine tiratura, ma nel corso della tiratura. A tale scopo, la tecnologia offre oggi moderne apparecchiature per il rilevamento dei dati di colore in linea sulla macchina da stampa. In questo modo lo stampatore è in grado di tracciare direttamente la qualità di produzione e anche il print buyer ne ricava un beneficio in termini di miglioramento qualitativo con dati immediatamente fruibili.

Secondo Michael Sisco della società americana QuadTech Incorporated vi sono diverse ragioni che spingono oggi le industrie grafiche ad adottare un sistema di misurazione del colore dinamico che segue l’andamento della tiratura direttamente in macchina senza interrompere il processo produttivo o attendere la fine del ciclo di stampa.

Le frequenti misurazioni nel corso della tiratura ottenute con il sistema in linea, oltre a portare significativi vantaggi allo stampatore grazie a un accurato rilevamento della qualità di stampa in tempi rapidi, danno al cliente finale la certezza di una qualità colore accresciuta a costi contenuti e con rapporti affidabili tramite la raccolta di dati sicuri.

L’effettivo aiuto della tecnologia

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Sistema di gestione colore basato su misurazione densitometrica e spettrofotometrica.

L’introduzione e l’evoluzione degli strumenti di misurazione del colore – densitometri e spettrofotometri – ha eliminato la soggettività dalla determinazione del «colore giusto»; tuttavia, è fondamentale saper usare correttamente tali strumenti per ottenere un controllo sistematico e affidabile del processo di stampa. In passato, lo strumento più usato era il densitometro che forniva valide misurazioni per i colori di quadricromia utilizzando determinate serie di filtri di densità. Nell’industria del packaging, però, ove si usano correntemente i colori speciali (spot colour) ottenuti mediante inchiostri espressamente formulati per imitare i colori di marca o colori uguali a uno specifico campione, la misurazione densitometrica diventa critica e inattendibile dato che i filtri all’interno dello strumento non sono calibrati per i colori speciali: si ottengono così i valori di densità, ma non è possibile determinare l’uguaglianza colore tra la stampa e la prova. Di conseguenza, cresce l’uso dello spettrofotometro – oggi presente in tutti i reparti di stampa, specie nell’industria del packaging – che permette di misurare con precisione qualunque colore determinandone la densità e la composizione cromatica.

Misurazione di foglio macchina con spettrofotometro portatile.
Misurazione di foglio macchina con spettrofotometro portatile.

Le misurazioni si effettuano normalmente in fase di avviamento macchina per verificare l’uguaglianza tra i primi fogli stampati e la prova colore fornita dal cliente ed effettuare eventuali operazioni correttive. Ulteriori misurazioni sono possibili nel corso della tiratura mediante il prelievo di fogli campione a intervalli prestabiliti. Nella stampa in banda le misurazioni si effettuano su ogni bobina in fase di avvolgimento finale.

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Lo Standard ISO 12647

L’ente internazionale di standardizzazione ISO ha messo a punto nel corso degli anni numerosi standard per sistematizzare la riproduzione del colore e tra questi sembra essere particolarmente utile l’ISO 12647 Graphic Technology che riguarda in particolare il controllo di processo delle selezioni retinate nelle prove colore e nelle stampe in produzione. C’è infatti una specifica sezione di questo standard che stabilisce la percentuale di una tiratura che deve essere entro le tolleranze specificate dei valori raggiunti per considerare la tiratura «accettabile». Il numero dato dallo standard è 68%, che corrisponde in modo approssimativo a una deviazione standard, assumendo che la distribuzione dell’errore sia Gaussiana. Non è facile accettare questo assunto, ma il punto importante è che ISO ha riconosciuto che il processo di stampa contiene una data variazione ed è quindi impossibile aspettarsi che il 100% di una tiratura cada entro una tolleranza ristretta. Da ciò dipende la necessità di effettuare numerose misurazioni nel corso della tiratura. Ma quante misurazioni sono necessarie? Per rispondere a questa domanda, John Seymour, noto matematico e scienziato del colore di QuadTech, ha analizzato il problema giungendo alla conclusione che il numero di campioni richiesto è matematicamente indipendente dalla lunghezza della tiratura. Comunque, risulta chiaro che la misurazioni sporadiche non consentono di rilevare variazioni di bassa frequenza nel processo di stampa e di effettuare correzioni in tempo reale; al massimo consentono di minimizzare le variazioni nelle produzioni future. Ne consegue che la misurazione in linea automatizza la raccolta di tali informazioni.

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Vantaggi per lo stampatore e per il cliente

Gli aspetti positivi della misurazione in linea nel corso della tiratura: in primo luogo si minimizzano i tempi di avviamento e si abbattono i costi legati a tale operazione, dato che le misurazioni fuori linea in fase di avvio comportano numerose partenze e arresti della macchina per prelevare i fogli campione fino alla determinazione del visto si stampi; al costo dovuto al funzionamento della macchina a bassa velocità si aggiunge quello generato dagli scarti; inoltre, anche la messa a punto dell’inchiostrazione risulta problematica in questa fase (il diagramma in figura, sotto, dimostra il potenziale risparmio all’avviamento con la misurazione in linea).

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Per contro, la misurazione in linea fornisce allo stampatore una chiara indicazione della media di bilanciamento cromatico in corso di tiratura. Lo stampatore può sapere in tempo reale se è necessaria una correzione del colore senza dover fermare la macchina e tale correzione viene effettuata sulla base di un preciso valore numerico misurato. Con il sistema in linea si ottiene anche una chiara indicazione sulla stabilità del colore in macchina e sulle eventuali cause di instabilità non legate all’inchiostrazione che vanno individuate prima di continuare la tiratura. L’operatore può portare la macchina alla massima velocità produttiva, verificare che tutto sia sotto controllo e decidere di fermare la produzione solo nel caso di un’effettiva esigenza di correzione non attuabile con la macchina in movimento.

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La misurazione in linea produce anche notevoli vantaggi quando il cambio d’inchiostri tra una tiratura e la successiva comporta la pulizia della macchina per eliminare i residui dei vecchi inchiostri; in questo caso si identificano immediatamente gli scostamenti della qualità cromatica prodotti dal cambio e si provvede alla correzione in corso di tiratura. Analogamente, è possibile intervenire in tempo reale nella stampa rotativa per correggere variazioni causate dal cambio bobina evitando così difettosità e scarti individuabili solo a fine produzione. I dati registrati nelle misurazioni in linea servono anche ad alimentare l’analisi statistica fornendo utili indicazioni al reparto prestampa che provvede alla realizzazione dei file, delle lastre e delle prove colore e al reparto allestimento che viene messo in grado di individuare nella produzione finale le parti realmente difettose destinate allo scarto.

Alimentando i sistemi di rapporto qualità del mercato in modo automatico, si comunicano al print buyer o al cliente finale informazioni esatte in tempo reale sulla qualità cromatica degli imballaggi forniti. Tale automazione accresce la fiducia nello stampatore, eliminando il rischio di errori dovuti a interventi manuali nelle misurazioni.

Acsg ti invita a scoprire il fantastico mondo del Type

Inserito nel programma di corsi proposti dall’Associazione Culturale Studi Grafici il workshop su “il fantastico mondo del Type” si terrà sabato 17 settembre: verranno illustrati gli aspetti fondamentali che portano alla progettazione di una font dalla prima produzione di schizzi dei glifi. Regole importanti di procedura nel disegno rispettando le problematiche di leggibilità, stile, armonia.

Pertanto si analizzerà l’alfabeto tipografico, le correzioni ottiche, le spaziature e il kerning.

Il workshop si concluderà con un vostro primo schizzo di glifi principali seguendo il metodo TypeCooker.

Dove, come, quando
Sabato 17 settembre 2016 dalle 09 alle 13.

Presso Auditorium Pavoni dell’Istituto Pavoniano Artigianelli
In Via Benigno Crespi 30 , 20159 Milano

Materiale necessario per partecipare:

  • fogli A4 di carta da schizzo a bassa grammatura che permetta quasi la trasparenza (i sempre più introvabili fogli di carta velina o vergatina sarebbero ottimali; in alternativa anche quella da fotocopie);
  • un paio di fogli A4 di carta da lucido;
  • matite di durezza variabile;
  • gomma;
  • scotch di carta;
  • righello.

Per tutte le informazioni e le iscrizioni, clicca qui!

Il docente: Giangiorgio Fuga

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Progettista grafico specializzato nel disegno di caratteri tipografici (letterista) è anche Graphic & Type Designer.

Dal 1985 si occupa di disegno del carattere, grafica editoriale e di immagine coordinata, fondando lo “Studio grafico Giò Fuga” (dal 2004 denominato “Giò Fuga Type & Studio grafico Giò Fuga”) a Milano, dopo un percorso di studi a Venezia presso la Scuola Internazionale della Grafica e a Milano presso l’Istituto Europeo di Design.

Inchiostri funzionali per applicazioni nel packaging attivo

Gli inchiostri funzionali rappresentano un modo diretto di integrare funzionalità nuove e specifiche nella tecnologia di spalmatura; per esempio i composti polimerici del Gruppo Saes consentono di progettare nuove serie di inchiostri funzionali, anche personalizzate secondo specifiche esigenze dei clienti.

I vari processi di stampa – offset, flexo, rotocalco, serigrafia, laccatura e inkjet – sono impiegati nel trasferimento di inchiostri adatti alla produzione di imballi attivi e/o intelligenti, ma il processo che sembra fornire i migliori risultati è l’inkjet, purché possa essere controllata la dimensione delle particelle spruzzate attraverso gli ugelli della teste di stampa che deve essere compresa tra 10 nm e 300 nm.

Paolo Vacca, capo del laboratorio di chimica dei materiali della Saes Getters SpA, ha esaminato le tecnologie per minimizzare le dimensioni delle particelle (microgocce) e per fornire all’inchiostro le proprietà di assorbimento dei gas che lo rendono adatto alle applicazioni di packaging attivo e intelligente. La sua presentazione è stata realizzata in collaborazione con Alessandra Colombo, Marco Pietro Mudu, Miriam Riva e Jiabril Gigli in occasione del congresso Advances in Packaging Industries.

Prima di entrare nel vivo dell’argomento, Vacca ha presentato il Gruppo internazionale Saes che si occupa principalmente di sviluppo, produzione e commercializzazione di componenti e sistemi realizzati con avanzati materiali attivi usati in molte applicazioni industriali e scientifiche. Il Gruppo è noto per le forniture di soluzioni hi-tech di alta qualità per applicazioni che richiedano condizioni di alto vuoto o in ambiente di gas ultra-puro, prodotti basati su memoria Nitilon per mercati industriali e medicali, nonché domini elettronici organici con composti funzionali polimerici di nuova generazione. In questo quadro, grande importanza assumono i reparti Ricerca e Innovazione che assorbono il 10% del fatturato e impiegano oltre 150 dipendenti, in prevalenza laureati, pari al 17% della forza lavoro del Gruppo.

Modulazione di parametri critici

Gli inchiostri sono basati normalmente su alcuni componenti principali: leganti, agenti indurenti, additivi ed elementi funzionali; la loro adattabilità al processo di stampa dipende dalla natura e quantità degli additivi, dalla dimensione e distribuzione delle particelle, dalle proprietà della superficie di stampa e dal peso molecolare delle sostanze organiche. È quindi fondamentale tenere sotto controllo i composti polimerici funzionali in base alla tecnologia impiegata, alla chimica macromolecolare, alle dimensioni delle particelle e ai modificatori della superficie. Gli ossidi metallici sono impiegati normalmente nel controllo della reattività e delle dimensioni delle particelle. Come piattaforma regolabile vengono impiegati gli Zeoliti, minerali alluminosilicati microporosi usati abitualmente come assorbenti e catalitici; essi hanno struttura porosa aperta tridimensionale con pori microscopici definiti. La struttura zeolitica è costituita da elementi con geometria molecolare a forma di tetraedro, ossido di Silicio (SiO4) e ossido di Alluminio (AIO4) che condividono l’Ossigeno tra ogni due elementi consecutivi. Una soluzione ibrida si ottiene sciogliendo a livello molecolare un sale organico attivo in una matrice polimerica. Per ottenere i decontaminanti trasparenti si usa una matrice organica e l’indice di rifrazione per dispersione a livello molecolare è ottimale con particelle di dimensione inferiore a 100 nm. Le principali funzionalità degli inchiostri impiegati nel packaging attivo sono: la sensibilizzazione, la capacità di catturare sostanze attive, la facilità di rilascio, l’asciugamento, l’eliminazione di vapori di solventi (componenti organici volatili, VOC), l’ottimizzazione della superficie del supporto di stampa.

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La formulazione di inchiostri per essiccamento rapido in macchina (AquaDry) presuppone l’applicazione di uno strato attivo che rallenti la permeazione dell’acqua; l’inchiostro deve essere fluido, trasparente, a bassa viscosità, privo di solventi e basato su un monomero di basso peso molecolare, possibilmente trattabile con radiazione UV. L’inchiostro trasparente per assorbire umidità è costituito da una soluzione ibrida ottenuta tramite l’interazione con una matrice a forte componente organica; non è richiesta alcuna modifica alle proprietà ottiche a causa dell’attività di assorbimento di acqua: trasmittanza >95% per film di alto spessore, indice di rifrazione=1.50; la valutazione dell’indice di rifrazione dipende dalla differente lunghezza d’onda (633 nm, 532 nm, 408 nm); la stabilità termodinamica è assicurata fino a 175° C.

Proprietà funzionali degli inchiostri per inkjet

La capacità di funzionamento degli inchiostri nei processi di stampa inkjet è stata verificata in laboratori qualificati utilizzando i protocolli standard in modo da assicurare la dispersione ottimale delle gocce e la stabilità del getto fino alle alte frequenze. La seguente tabella è una referenza per la regolazione del getto d’inchiostro applicabile alle differenti testine delle stampanti:

Regolazioni Valori
Frequenza 1.000 Hz
Ritardo dei LED 80 µs microsecondi
Pressione del menisco -18 millibar
Temperatura della testina di stampa 60° C
Alto voltaggio 78-79 V
Alto voltaggio 100%
Basso voltaggio 0%
Tempo crescente 2 µs
Tempo di picco 3 µs
Tempo di caduta 1 µs

 

Strati assorbenti attivi

L’integrazione di strati assorbenti attivi consente di ottenere efficienti barriere che determinano la funzionalità degli imballaggi intelligenti attivi e passivi; il tempo di penetrazione tende ad aumentare, mentre diminuisce il rateo di trasmissione del vapore acqueo (Water Vapor Transmission Rate, WVTR). Le tecnologie di stesa di questi strati sono l’Inkjet, la laccatura/verniciatura, la stesa a colata, e la distribuzione con getto a spillo. La composizione degli strati sovrapposti è fondamentale per il perfetto funzionamento del sistema di active packaging.

PACKAGING ATTIVO, «SMART» E SOSTENIBILE

Con la dicitura “packaging attivo” si intende un imballaggio che ha funzioni attive per la protezione del prodotto imballato, specie in campo alimentare; il termine «smart» o intelligente indica invece un imballaggio in grado di rilevare o di misurare una caratteristica del prodotto contenuto, l’atmosfera all’interno della confezione o l’ambiente di trasporto. Gli imballaggi definiti attivi e intelligenti sono in grado di garantire meglio la tracciabilità dei cibi e di migliorarne la conservazione perché interagiscono direttamente con l’alimento senza modificarne la forma, il colore e il sapore. In primo luogo si tratta di atmosfere modificate che consentono di prolungare la scadenza degli alimenti, di materiali in grado di assorbire cattivi odori e di rilasciare sostanze per contrastare l’azione dei microrganismi. Alcune confezioni assorbono l’ossigeno oppure indicano il livello di maturazione della frutta. Gli imballaggi attivi interagiscono con l’alimento o con l’atmosfera all’interno della confezione assorbendo sostanze indesiderate o rilasciandone di utili. In altre parole eliminano i gas indesiderabili, o producono altri gas in modo da mantenere inalterato l’ambiente iniziale. Le atmosfere modificate si utilizzano in molti prodotti come la carne macinata, il pesce fresco, la frutta fresca sbucciata. Il trattamento viene indicato sulle etichette con la dicitura: «Confezionato in atmosfera protettiva». In genere viene aggiunta una miscela di tre gas, ossigeno, anidride carbonica e azoto in percentuale variabile a seconda dell’alimento e si crea all’interno della vaschetta un ambiente che rallenta l’azione di batteri e microrganismi. Nel caso delle verdure, la miscela inibisce la respirazione delle foglie e rallenta l’azione degli ormoni vegetali molto attivi nella fase di maturazione, aumentando l’intervallo di durata. Nelle vaschette di carne l’ossigeno consente di mantenere vivace il colore naturale, mentre nei contenitori di salumi affettati si inibisce l’irrancidimento.

Packaging sostenibile

La difesa della salute dei consumatori ha determinato lo sviluppo del packaging sostenibile («imballaggio verde») basato su nuovi sofisticati sistemi che usano efficienti barriere all’ossigeno e soluzioni di imballaggio intelligente che comprendono Smart Label, Rfid, Microchip e Nanotecnologie. L’imballaggio intelligente dispone di sistemi in grado di monitorare le condizioni dell’alimento confezionato per fornire informazioni sulla sua qualità durante il trasporto e la distribuzione; esso ha la capacità di fornire la tracciabilità del prodotto, di testare l’ambiente interno o esterno all’imballaggio e di informare in merito il produttore, il distributore e il consumatore (figura 3). Maggiore attenzione viene dedicata alla protezione della salute del consumatore promuovendo tecnologie di stampa e imballaggio capaci di prevenire la contaminazione dei cibi e di eliminare rischi di danni causati da contraffazione e adulterazione di medicinali, cosmetici, bevande e generi alimentari.

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Grazie alle nanotecnologie, è oggi disponibile un indicatore di tempo e temperatura (TTI OnVu™) che si basa sulle proprietà di nano-pigmenti che cambiano colore col tempo o al fluttuare della temperatura. Permettendo così a produttori, distributori e consumatori di verificare con un colpo d’occhio se gli alimenti deperibili sono stati correttamente, o incorrettamente, trasportati e conservati; per esempio se non è stata interrotta la catena del freddo per i cibi surgelati. Un altro sistema intelligente di controllo è il RipeSens, il primo indicatore di maturazione su etichetta sviluppato in Nuova Zelanda che risponde all’aroma rilasciato dai frutti maturi, dando al consumatore un valido modo per determinare se i frutti sono al giusto punto di maturazione prima dell’acquisto.

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Secondo le valutazioni degli esperti di settore, il mercato globale dello smart packaging vale attualmente oltre 15 miliardi di dollari.