Home Blog Pagina 226

Le certificazioni e i marchi ecologici e a difesa dell’ambiente

La pagina stampata, in quanto risultato di un processo produttivo complesso, ha un impatto ambientale che dipende dalle emissioni di anidride carbonica e dal consumo di energia dei macchinari utilizzati per la stampa, dall’eventuale tossicità degli inchiostri o solventi usati e dalla tipologia di carta adottata. Il primo obiettivo di un’azienda, quindi anche del settore grafico, che intenda avere un approccio eco-sostenibile è quello di tenere sotto controllo tutte le variabili che concorrono a danneggiare l’ambiente, il luogo di lavoro e la salute dei dipendenti. Si può fare attraverso vari strumenti, quali i sistemi di misurazione dei consumi energetici e delle emissioni di gas serra (carbon footprint), le materie prime nonché i consumabili ecocompatibili. Sono importanti anche le etichette ecologiche e le certificazioni ambientali e di prodotto.

La materia è ampia: per fare il punto abbiamo riunito qui alcune tra le più importanti certificazioni…

Tra le certificazioni definibili più «generiche», la ISO 14001 (Certificazione di sistema ambientale) è lo standard utilizzato per dimostrare che l’organizzazione ha in atto un sistema di gestione, monitoraggio e continuo miglioramento delle proprie performance ambientali che permette di ridurre l’impatto sull’ambiente e i costi di gestione. Lo scorso 15 settembre è stata pubblicata la nuova versione, la ISO 14001:2015. Tra i cambiamenti più importanti una maggiore responsabilità della leadership dell’azienda nonché la dimostrazione di come sono gestiti i rischi ambientali e le opportunità significative nell’ambito della catena di approvvigionamento. Inoltre si punta al miglioramento dell’efficienza ambientale piuttosto che al solo sistema di gestione. L’EMS – Environmental Management System (Sistema di Gestione Ambientale) deve essere basato sull’identificazione degli aspetti ambientali applicabili alle attività, prodotti e servizi diretti dell’organizzazione e di quelli sui quali può esercitare un’influenza (aspetti indiretti), e sulla determinazione della loro significatività.

Certificazioni per la carta

Ecolabel

L’Ecolabel UE è un marchio – riconoscibile dal logo del fiore – volontario di qualità ecologica che attesta che un prodotto o servizio sia stato realizzato, in tutto il suo ciclo di vita, con attenzione anche dal punto di vista dell’ambiente secondo il regolamento CE n. 66/2010. Per ognuno sono presi in considerazione i principali aspetti ambientali (qualità dell’aria e dell’acqua, protezione dei suoli, riduzione dei rifiuti, risparmio energetico, gestione delle risorse naturali, protezione della fascia di ozono, impatto sulla biodiversità). La Commissione Europea ha istituito un comitato dell’UE per il marchio di qualità ecologica (Cueme) composto dai rappresentanti degli organismi competenti di tutti gli Stati membri e dai rappresentanti delle altre parti interessate. Questo ha il compito di revisionare i criteri Ecolabel UE, identificare nuovi possibili prodotti, sensibilizzare e promuovere la diffusione del sistema. L’insieme delle attività viene svolta con la partecipazione equilibrata di tutte le parti interessate per ciascun gruppo di prodotti, quali gli organismi competenti, i produttori, i fabbricanti, gli importatori, i fornitori di servizi, i grossisti, i dettaglianti, in particolare le PMI, le organizzazioni ambientaliste e le associazioni dei consumatori. Il marchio è rilasciato dal Comitato Ecolabel-Ecoaudit e tra le tipologie di prodotti che lo possono acquisire ci sono la carta da giornale, per copie e grafica nonché stampata e i prodotti di carta trasformata.

Nonostante nella Comunità Europea siano in vigore da anni marcature ambientali volontarie (per esempio Ecolabel), alcuni paesi membri, come Germania, Francia e Belgio, sono diventati molto rigorosi per quanto riguarda l’ingresso di prodotti nei propri mercati. Sul fronte di materiali a base cellulosa, quali la carta, è sempre più spesso necessario che, soprattutto per soddisfare i requisiti richiesti dalla grande distribuzione nordeuropea, siano certificati Blue Angel (Blaue Engel in tedesco). La certificazione governativa tedesca, nata nel 1978, viene concessa in uso dall’ente RAL controllato dall’agenzia federale per l’ambiente. Il marchio identifica i servizi e i prodotti ecologici che rispettano rigorosi criteri dal punto di vista ambientale: basso consumo di acqua nelle diverse fasi di produzione, l’utilizzo di materie prime prodotte in modo sostenibile, l’impiego oculato di risorse nella fase d’uso o in quella di smaltimento, l’assenza di effetti nocivi sulla salute e sull’ambiente nonché facilità di riciclo.

nordic ecolabel logo

Nordic Ecolabel, anche conosciuto come Nordic Swan o Swan Label, è il marchio ufficiale di certificazione ambientale dei paesi scandinavi ed è stato creato nel 1989 dal Nordic Council of Ministers. La versione 4.1 (22 giugno 2011 – 30 giugno 2016), che riguarda la carta per copie e stampa, valuta ogni fase del ciclo di vita e stabilisce standard ambientali molto rigorosi. Questo significa che il prodotto è ottenuto utilizzando materie prime certificate, limitando l’uso di sostanze chimiche dannose per l’ambiente, con basse emissioni e riducendo il consumo energetico e di acqua. Il Nordic Ecolabel è il più conosciuto e accreditato nei paesi nordici tant’è che ha una diffusione di oltre il 90 per cento in Danimarca, Norvegia e Svezia, dell’88% in Finlandia e del 73% in Islanda. È quindi un’importante certificazione per chi vuole produrre o esportare in questi stati, ed è comunque riconosciuta a livello internazionale.

Fino a qualche anno fa per sbiancare la carta si utilizzava esclusivamente il cloro, un processo che contribuisce pesantemente a inquinare l’acqua. Per ovviare a questo problema si è arrivati alla produzione senza farne uso e ci sono tre marchi ecologici di prodotto che lo attestano. Il Processed Chlorine Free (PCF) si riferisce alla carta riciclata senza agenti sbiancanti clorurati, preferendo il perossido di idrogeno oppure l’ozono, il Totally Chlorine Free (TCF) è attribuito a quella vergine prodotta senza cloro, mentre l’Elemental Chlorine Free (ECF) indica che non è stato usato il cloro elementare, come il biossido di cloro, che produce diossina.

Marchi FSC e Pefc

FSC (Forest Stewardship Council) è un’organizzazione internazionale non governativa, indipendente e senza scopo di lucro, nata nel 1993 per promuovere la gestione, rispettosa dell’ambiente, socialmente utile ed economicamente sostenibile, di foreste e piantagioni. Include tra i suoi membri (circa 900) organizzazioni non governative, gruppi ambientalisti (WWF, Greenpeace) e sociali, proprietari forestali, industrie che commerciano e lavorano il legno e la carta, gruppi della grande distribuzione organizzata, ricercatori e tecnici. FSC rilascia tre tipi di certificazioni. La Gestione Forestale (Forest Management, FM) assicura che una foresta o una piantagione siano gestite nel rispetto di rigorosi standard ambientali sociali ed economici: per esempio, comprendono la protezione della qualità dell’acqua, vietano il taglio di foreste antiche, prevengono la perdita della naturale copertura forestale e proibiscono l’uso di prodotti chimici altamente tossici. La certificazione di Catena di Custodia (Chain of Custody, CoC) garantisce la rintracciabilità dei materiali provenienti da foreste certificate FSC ed è indispensabile per poter applicare le etichette FSC sui prodotti di origine forestale, a partire dal legno fino a quelli a base legno o da esso derivati, come la pasta di cellulosa e la carta (per stampa, tissue, da ufficio e così via). La certificazione è volontaria, ma sono tenute a farlo tutte le organizzazioni che acquisiscono la proprietà di materiali o prodotti certificati, svolgono attività quali la vendita di prodotti FSC o vi applicano etichette con questo marchio oppure manipolano o trasformano prodotti certificati FSC (produzione, stampa, confezionamento, aggiunta di componenti di natura forestale). La terza è quella del Legno Controllato, ovvero un materiale che può essere mescolato con quello certificato durante la realizzazione di prodotti etichettati come FSC Misto.

Sempre in tema di materia prima legnosa per carta e prodotti in legno derivati da foreste gestite in maniera sostenibile, c’è anche la certificazione Pefc (Pan European Forestry Certification). Si pone come alternativa ai sistemi di certificazione esistenti, primo fra tutti l’FSC, soprattutto nel caso di proprietà forestali di piccole dimensioni. Lo schema di certificazione in Europa è fondato su tre principi fondamentali: il rispetto dei criteri e degli indicatori definiti nelle Conferenze Ministeriali per la protezione delle foreste europee (Helsinki 1993, Lisbona 1998) che hanno dato avvio al cosiddetto «Processo pan-europeo», l’applicazione a livello regionale o di gruppo (anche se è possibile un’adesione individuale), le verifiche ispettive e la certificazione affidate a una terza parte indipendente e accreditata.

Inchiostri ecologici

La certificazione Greenguard è rilasciata da UL Environment, una business unit di UL (Underwriters Laboratories), ai produttori che realizzano materiali per interni, nello specifico gli inchiostri da stampa, con basse emissioni di sostanze chimiche, migliorando la qualità dell’aria negli ambienti in cui vengono utilizzati. In particolare la Greenguard Gold Certification prevede criteri di certificazione in conformità con la norma CA 01350 e garantisce che gli inchiostri rispettino i severi standard UL sulle basse emissioni di VOC (composti organici volatili). L’utilizzo di questi prodotti assicura il contributo alla creazione di ambienti interni più sani, riduce l’inquinamento dell’aria e i rischi a esposizioni chimiche.

L’Associazione Internazionale Oeko-Tex, a cui appartengono 16 istituti di ricerca e controllo nel campo tessile in Europa e Giappone, con agenzie di rappresentanza e uffici di contatto in oltre 60 paesi in tutto il mondo, è responsabile delle analisi indipendenti per la ricerca di sostanze nocive secondo l’Oeko-Tex Standard 100. Questa certificazione, importante soprattutto per i produttori tessili, assicura che gli inchiostri non siano nocivi se entrano in contatto con la pelle.

Gli inchiostri possono essere anche certificati Nordic Ecolabel (si rimanda al paragrafo «Certificazioni per la carta»).

Jobs act: com’è cambiato il mondo del lavoro

court gavel and computer mouse, on white

 

A qualche mese dalla pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del Decreto Legislativo n. 23 del 4 marzo 2015 recante disposizioni in materia di contratto di lavoro a tempo indeterminato a tutele crescenti, abbiamo chiesto a un avvocato di descriverci quali siano le novità più importanti…

In breve, con il Jobs Act il legislatore ha riformato profondamente il mondo del lavoro sia sotto il profilo delle assunzioni sia dei contratti di lavoro. La riforma ha opportunamente stabilito la centralità del contratto a tempo indeterminato, oltre ad aver semplificato i contratti a termine, rendendo tale forma contrattuale molto vantaggiosa per le imprese.

Il Decreto è entrato in vigore dal 7 marzo 2015 e si applica esclusivamente:

  • ai lavoratori assunti a tempo indeterminato dal 7 marzo 2015;
  • ai lavoratori che dal 7 marzo 2015 hanno avuto trasformato il contratto di lavoro da tempo determinato a tempo indeterminato;
  • agli apprendistati che sono stati qualificati dal 7 marzo 2015.

Ai rapporti di lavoro già in essere alla data di entrata in vigore del presente decreto legislativo continuerà a essere applicata la disciplina precedente prevista dalla Riforma Fornero.

Pertanto, nella stessa azienda, potranno essere presenti lavoratori soggetti al nuovo regime perché assunti, trasformati o qualificati dal 7 marzo 2015 in poi e lavoratori soggetti al vecchio regime in quanto assunti prima di tale data.

Il nuovo regime troverà applicazione anche nei confronti dei lavoratori che, benché assunti a tempo indeterminato prima dell’entrata in vigore del presente decreto, prestino la propria attività presso un datore di lavoro, che dopo il 7 marzo 2015, attraverso successive assunzioni a tempo indeterminato, superi i 15 dipendenti.

In questo caso il contratto a tutele crescenti sarà obbligatoriamente applicabile a tutti i lavoratori presenti in azienda, indipendentemente dalla data di assunzione.

La nuova disciplina si applica anche ai datori di lavoro non imprenditori, che svolgono senza fine di lucro attività di natura politica, sindacale, culturale, di istruzione ovvero di religione o di culto.

Il decreto introduce un nuovo regime di tutela per i casi di licenziamento illegittimo che, oltre a rendere più snello il percorso di uscita del lavoratore dall’azienda, toglie la discrezionalità al giudice (che non potrà più sindacare la proporzionalità del licenziamento per giusta causa o giustificato motivo soggettivo) riconoscendo un indennizzo economico di importo prevedibile (due mensilità) e crescente in funzione dell’anzianità di servizio (due mensilità per ogni anno di lavoro, ma con un minimo di quattro e un massimo di ventiquattro).

La forma contrattuale risulta molto vantaggiosa per le imprese: da un lato attraverso un’importante decontribuzione e, cioè uno sconto sui contributi sociali che il datore di lavoro deve pagare fino a 8.000 euro e dall’altro attraverso una semplificazione delle norme sui licenziamenti.

Le uniche fattispecie che possono portare alla reintegra, come disciplinata dalla previgente normativa, del lavoratore riguardano:

  • il licenziamento discriminatorio (determinato da ragioni di credo politico o fede religiosa, dall’appartenenza a un sindacato, dalla partecipazione ad attività sindacali o a uno sciopero, nonché discriminazione razziale, di lingua o di sesso, di handicap, di età o basata sull’orientamento sessuale o sulle convinzioni personali);
  • il licenziamento intimato durante i periodi di tutela (primo anno di matrimonio, durante la maternità e fino al compimento di un anno di età del bambino, per fruizione dei congedi parentali);
  • il licenziamento per motivo illecito (ex art. 1345 c.c.);
  • il licenziamento intimato in forma orale.

Nei casi suesposti, prescindendo dalle dimensioni aziendali, il datore di lavoro verrà condannato alla reintegra del lavoratore e al riconoscimento di un’indennità commisurata all’ultima retribuzione di riferimento per il calcolo del trattamento di fine rapporto, dalla data del licenziamento alla data dell’effettiva reintegra, comprensiva del versamento dei contributi previdenziali e assistenziali.

Comunque, la misura del risarcimento non potrà essere inferiore a un minimo di cinque mensilità dell’ultima retribuzione di riferimento per il calcolo del TFR.

Si evidenzia come in tale tipologia di illegittimità del licenziamento, la disciplina applicabile è la stessa della Legge Fornero, quindi, in questo caso, non ci saranno differenze fra i lavoratori assunti prima della vigenza del presente decreto legislativo e quelli assunti dopo, né tantomeno in funzione dei limiti dimensionali dell’azienda.

Fermo restando il diritto al risarcimento del danno di cui sopra, il lavoratore ha facoltà (opting out unilaterale) di richiedere al datore di lavoro, in sostituzione della reintegrazione nel posto di lavoro, un’indennità pari a 15 mensilità dell’ultima retribuzione di riferimento per il calcolo del TFR, non soggetta a contribuzione previdenziale. Tale richiesta deve essere effettuata entro 30 giorni dalla comunicazione del deposito della pronuncia o dell’invito del datore di lavoro a riprendere servizio, se precedente.

In tutti i casi di licenziamento, che ricadono nel campo di applicazione della nuova disciplina, è prevista la possibilità di evitare il ricorso al giudice optando per la conciliazione stragiudiziale in sede protetta.

Il datore di lavoro offre al lavoratore, entro 60 giorni dalla ricezione della lettera di licenziamento, un importo, che non costituisce reddito imponibile ai fini Irpef e non è assoggettato a contribuzione previdenziale, con corresponsione immediata, mediante assegno circolare, pari a una mensilità della retribuzione di riferimento per il calcolo del TFR per ogni anno di servizio, in misura comunque non inferiore a due e non superiore a 18 mensilità.

In tutti i casi di licenziamento, che ricadono nel campo di applicazione della nuova disciplina, è prevista la possibilità di evitare il ricorso al giudice optando per la conciliazione stragiudiziale in sede protetta.

Mutamento unilaterale delle mansioni

La riforma introduce significative modifiche anche all’art. 2103 del c.c. che riguarda il diritto del lavoratore a svolgere le mansioni per cui è stato assunto o quelle equivalenti. Prima del Jobs Act nessuno poteva essere adibito a mansioni inferiori senza il consenso del lavoratore. A seguito della riforma, invece, viene previsto che in caso di crisi aziendale o di necessità di riorganizzare l’impresa, il datore di lavoro potrà infatti unilateralmente assegnare al dipendente una diversa mansione che non dovrà più essere «equivalente», come prevedeva prima la legge, ma semplicemente «riconducibile» alla precedente. Il nuovo incarico potrà dunque essere anche di fatto un de-mansionamento di un livello contrattuale, ma sempre all’interno della stessa categoria di inquadramento (operaio, impiegato, quadro). Da evidenziare che anche in caso di de-mansionamento la retribuzione dovrà restare invariata come quella prevista le precedenti mansioni. Nel caso di lavoratori part-time il datore di lavoro potrà chiedere una prestazione supplementare purché non superiore al 15% delle ore di lavoro contrattualmente previste.

Più lunghi i congedi parentali

Con la dichiarata finalità di favorire la possibilità di conciliare famiglia e lavoro, il Jobs Act, ha incrementato i periodi in cui è possibile godere dei congedi parentali. In aggiunta ai periodi di astensione obbligatoria, la riforma prevede il congedo pagato al 30% fino ai sei anni del bambino (prima era tre anni) e quello non retribuito (e non in casi particolari) fino ai 12 anni (prima otto anni). Sarà inoltre possibile godere di questi periodi di astensione anche frazionati a ore (tuttavia, al riguardo, occorrerà attendere che l’Inps renda operativa la norma). Tutti i trattamenti sono equiparati tra genitori naturali e adottivi.

Controlli a distanza non più vietati

Cambia anche la normativa riguardo ai controlli a distanza, finora completamente proibiti dallo Statuto dei lavoratori. Sotto tale profilo la tutela del lavoratore appare decisamente attenuata e a prevalere sono senz’altro le ragioni dell’impresa e della produttività. Infatti, se anche attualmente sarà vietato «spiare» i dipendenti attraverso telecamere o altri mezzi che possano violare la privacy del lavoratore, tuttavia all’imprenditore sarà possibile controllare – anche senza preventivo accordo con i sindacati – i mezzi di produzione forniti ai lavoratori come personal computer, smartphone, tablet eccetera. Quindi, anche se continua a essere vietato per il datore di lavoro leggere la posta del dipendente, di fatto però, l’azienda potrà sempre controllare la produttività del lavoratore e se utilizza in maniera impropria lo strumento di lavoro. Come si legge nella delega al riguardo «vanno contemperate le esigenze produttive dell’impresa con la tutela della dignità e riservatezza del lavoratore».

Minore durata dei periodi di disoccupazione

In caso di difficoltà dell’impresa, non sarà più possibile finire in cassa integrazione per lunghissimi periodi, anche sei-sette anni, come avvenuto in passato, né ricorrervi per le aziende che cessano l’attività. La nuova Cig, infatti, sarà al massimo di 24 mesi in un periodo mobile di cinque anni. Se però prima di ricorrere alla cassa integrazione l’azienda utilizza i contratti di solidarietà, allora il periodo può essere elevato a 36 mesi. Scompare anche la «Cassa in deroga» che era finanziata solo dal fisco, ma la Cig ordinaria viene estesa pure alle aziende con più di cinque dipendenti. Cambia anche il costo per le aziende: quelle che vi ricorrono più frequentemente dovranno pagare un’aliquota maggiorata, quelle che la utilizzano meno godranno di uno sconto.

Nuova assicurazione sociale per l’impiego

Per chi perde il lavoro è previsto un nuovo assegno universale di disoccupazione che avrà una durata di due anni al termine dei quali sarà possibile avere una proroga al sostegno. La Naspi (Nuova assicurazione sociale per l’impiego) riguarderà tutti i lavoratori dipendenti che abbiano perso l’impiego e che hanno cumulato almeno 13 settimane di contribuzione negli ultimi quattro anni di lavoro e almeno 18 giornate effettive di lavoro negli ultimi 12 mesi. L’ammontare dell’indennità è commisurato alla retribuzione e non può eccedere i 1.300 euro. Dopo i primi quattro mesi di pagamento, la Naspi viene ridotta del 3% al mese e la durata prevista è di un numero di settimane pari alla metà di quelle contributive degli ultimi quattro anni di lavoro. Il nuovo sistema sarà meno favorevole, rispetto a quello attuale, per i lavoratori stagionali perché per chi lavora per esempio sei mesi ne prevede solo tre di sussidio. Per quest’anno, però si procederà con una copertura più ampia.

Contratto di ricollocamento

La parte più innovativa, ma anche la più difficile da realizzare, è quella che riguarda le politiche attive e il tentativo di farsi carico di chi un lavoro lo perde o non l’ha mai avuto. Nasce per questo il contratto di ricollocamento. Prevede che il lavoratore divenuto disoccupato sia preso in carico da un ufficio del lavoro che ne traccia il profilo di occupabilità. Dopo la firma di un patto di attivazione, al quale è condizionato la corresponsione dei sussidi di disoccupazione, al lavoratore viene assegnato un voucher, grazie al quale potrà usufruire di servizi di formazione e ricollocazione appunto in un altro posto di lavoro. Sarà sempre il lavoratore a scegliere se avvalersi dei servizi per l’impiego pubblici o delle agenzie per il lavoro private accreditate, ai quali verrà corrisposto il compenso del «buono» solo a risultato ottenuto. Per coordinare le politiche attive viene creata un’Agenzia nazionale. Contro gli abusi, invece, vengono accorpati in un’unica Agenzia ispettiva i servizi di ministero, Inail e Inps.

Nasce il contratto di ricollocamento che prevede che il lavoratore divenuto disoccupato sia preso in carico da un ufficio del lavoro che ne traccia il profilo di occupabilità.

In sintesi, la riforma del lavoro attuata dal Governo Renzi ha portato a una maggiore occupazione?

Con gli incentivi alle imprese a giugno 2015 sono aumentate le trasformazioni dei contratti precari in contratti a tempo indeterminato «a tutele crescenti». È evidente tuttavia che non si tratta di nuovi posti di lavoro, ma solo di stabilizzazione dell’esistente. Il dato deprimente è semmai quello della perdita di posti di lavoro con un amento del precariato (si veda un incremento dei vaucher a giugno 2015 del 74%). In definitiva, oggi chi ha un lavoro lo conserva, magari precariamente (si vedano a proposito le critiche già mosse dai tecnici della materia al contratto a tutele crescenti) e, forse, con uno stipendio più basso. Chi non ce l’ha, continuerà a faticare a trovarlo basti pensare che ancora oggi, il c.d. contratto di ricollocamento è un’ipotesi più teorica che pratica.

I dati reali dicono che la crescita c’è, ma non produce nuova occupazione. E i posti di lavoro persi nella crisi non saranno recuperati. Questa la situazione fotografata dall’Osservatorio Inps sul precariato e dal rapporto Mediobanca «Ricerche & Studi» con stime sul lavoro nelle grandi imprese per il 2015.

Nello specifico, per l’Inps a giugno le trasformazioni dei contratti precari in contratti a tempo indeterminato sono aumentate del 30,6%. È cresciuta la quota di assunzioni con rapporti stabili sul totale dei rapporti di lavoro attivati/variati: dal 33,6% del primo semestre 2014 al 40,8% dei sei mesi 2015. Le nuove assunzioni nel periodo sono state 952.359, le trasformazioni dei contratti precari sono 331.917.

Tuttavia, come correttamente, a mio avviso rilevato da Guglielmo Loy, segretario confederale Uil, a giugno 2015 i dati Inps «hanno registrato la fiammata di marzo e aprile sulle assunzioni a tempo indeterminato frutto della poderosa dose di incentivi che costeranno 11 miliardi in tre anni». Ma l’effetto eccitante è destinato a calare e già a giugno-luglio 2015 la quota di contratti fissi sul totale delle assunzioni, continua a calare rispetto a aprile-maggio e si torna al livelli di alcuni mesi del 2014.»

Goss e Dg Press insieme per la stampa rotoffset

Goss International ha siglato una nuova partnership con Dg Press, produttore olandese di rotative e fornitore di servizi. In sostanza, Goss acquisisce la linea di prodotti Thallo di Dg Press, ampliando il proprio portafoglio Web offset. Dg Press continuerà a produrre la piattaforma di stampa Thallo, a erogare i relativi servizi provvedendo anche alla commercializzazione del sistema in Europa. Dal canto suo Goss utilizzerà la propria rete globale di vendita, di servizi e distribuzione per indirizzare i clienti in Nord e Sud America, Africa e Asia-Pacifico. Lanciato nel giugno 2015 e presentato a drupa nel 2016, Thallo è un sistema di stampa offset ibrida appositamente progettato per la produzione efficiente di alta qualità per l’imballaggio flessibile. «Thallo è una soluzione innovativa e conveniente per la produzione di packaging flessibili», spiega Bert Schoonderbeek, amministratore delegato di Goss Europa. «Come tale, questo prodotto si inserisce perfettamente all’interno del portafoglio Goss e ne espande l’offerta riferita al packaging che già comprende la linea Vpak. Inoltre, la vasta conoscenza tecnica e di mercato di Dg Press, rende questa azienda il partner ideale per continuare a guidare l’adozione della tecnologia rotoffset nel settore del packaging. Insieme lavoreremo sulle attività di sviluppo comuni e a trarne i benefici saranno entrambi i modelli, sia Thallo sia Vpak». Le due aziende concordano sul fatto che l’offset presenti parecchi vantaggi rispetto alla flexo e alla tecnologia rotocalco: lastre a costi inferiori, senza solventi, stampa di alta qualità su una vasta gamma di substrati e veloci cambi lavoro. «Con aziende che richiedono tirature più brevi e consegna just-in-time» spiega Remko Koolbergen, co-titolare e direttore di Dg Press, «il sistema Thallo rappresenta una scelta quasi obbligata per i converter in cerca di una soluzione affidabile e efficiente». «L’obiettivo di questa collaborazione» dichiara l’altro titolare di Dg Press, Peter Kloppers «è fornire un servizio eccellente ai nostri clienti e partner già esistenti. Inoltre, la nuova collaborazione migliora fortemente la nostra esposizione internazionale e dà a Goss e a Dg Press una posizione di mercato rafforzata, portandoci alla fase successiva della commercializzazione del sistema Thallo in tutto il mondo».

Omnicanalità, luci e ombre: il parere di Ester Crisanti

I paradigmi della comunicazione da tempo sono in forte mutamento. Alcuni definiscono questo cambiamento un’evoluzione, ma in molti si chiedono se tutto ciò stia realmente portando benefici alle imprese oppure stia contribuendo a rendere tutto più complesso. È vero che il modo di fare comunicazione era già cambiato 20 anni fa con l’affermazione del Web ma è indubbio che tablet e soprattutto smartphone abbiamo notevolmente accelerato questa tendenza. Tutti siamo sempre connessi alla rete e i device mobili sono diventati un’estensione del corpo stesso del consumatore.

Gli spunti di riflessione emersi sono stati tanti, a cominciare dal ruolo che ciascun media ricopre in un progetto di comunicazione fino alla constatazione che la frammentazione di mezzi o canali di comunicazione porta inevitabilmente a una frammentazione dell’attenzione dell’utente imponendo così a ogni progetto di comunicazione la ricerca costante del più alto livello di engagement. Social media e video sono emersi come elementi di primaria importanza anche se spesso a detta degli intervenuti il committente non ha le idee chiare né sui contenuti da proporre né sui budget da riservare.

Ed è proprio in questo contesto che l’azienda grafica deve sapersi inserire fornendo servizi di alto profilo guidando, allo stesso tempo, i clienti sulla giusta strada. Non ci sono certezze rispetto alla multicanalità poiché si trova ancora nella fase sperimentale. Se l’obiettivo di ogni progetto di comunicazione è creare sinergia tra i vari canali per meglio colpire il bersaglio, di certo non c’è ancora una soluzione chiara e soprattutto non esistono metriche sufficientemente collaudate per misurare il ritorno dell’investimento.

Le professionalità richieste per realizzare un progetto di comunicazione veicolato su più canali sono molte e difficilmente oggi possono essere presenti tutte all’interno di una stessa struttura, per questo si sta affermando una modalità operativa che prevede forti sinergie tra aziende specializzate in settori differenti. Come è facile intuire quando gli attori in un progetto sono molti la complessità gestionale e organizzativa cresce diventando un problema che va opportunamente tenuto in conto.

Anche la creatività e il ruolo che ricopre all’interno dei moderni prodotti di comunicazione è stata oggetto di analisi. Non è facile stabilire cosa sia la creatività in un sito o in video; oggi, rispetto al passato, sembra essere più definibile e meno soggetta ai “mi piace o non mi piace” da parte di colui che ha commissionato il prodotto. Creatività è anche un’interfaccia utente che abilita in modo semplice l’interazione con l’utente, è la disposizione sapiente degli elementi all’interno dei visori di varie dimensioni, è la calibrata miscela di testi, interattività e video.

La carta stampata è sempre uno dei media più importanti ma è fuori dubbio che tutti i brand stiano spostando sempre più risorse anche sui mezzi digitali, ed è per questo che le nostre aziende grafiche devono necessariamente aprirsi alla multicanalità. Non è facile, non è immediato e richiede la costruzione di sinergie tra più attori ma di certo, pur tra luci e ombre, è un’opportunità da cogliere.

Competitività e valore: intervista a Benny Landa

Benny Landa mostra la stampa su diversi materiali nei laboratori di Landa Digital Printing.
Benny Landa mostra la stampa su diversi materiali nei laboratori di Landa Digital Printing.

 

A poche settimane dall’apertura di drupa, Benny landa ha invitato i giornalisti a visitare il suo “impero”. Noi di Italia Grafica c’eravamo, ed ecco un estratto, il più interessante, delle parole di mr Landa.

Benny Landa mostra la stampa su diversi materiali nei laboratori di Landa Digital Printing.
Benny Landa mostra la stampa su diversi materiali nei laboratori di Landa Digital Printing.

All’ormai imminente edizione 2016 di drupa, l’israeliana Landa è pronta a partecipare mettendo in mostra nel contesto di appositi show una serie di inedite soluzioni. L’azienda fondata da Benny Landa, creatore del marchio Indigo che nel 2002 è stato acquisito da Hewlett-Packard, intende in particolare puntare i riflettori su tre nuovi prodotti. Si tratta di Landa S10, stampatrice nano-grafica per cartone pieghevole dalla velocità di 13mila fogli l’ora; di S10P, che alla stampa commerciale offre velocità da 6.500 fogli al minuto su doppia facciata; e della W10. Quest’ultima, una digitale indirizzata agli imballaggi flessibili e al cartone, promette di raggiungere sui grandi formati i 200 metri al minuto. A corollario di questo già di per sé ricco portfolio c’è la tecnologia di metallizzazione Nano-Metallography, adatta ai processi digitali come a quelli tradizionali che a paragone con il foil assicura una riduzione dei costi da ben 50 punti percentuali. Oltre agli assi nella manica forte dei quali il produttore, che ha lanciato il concetto di nano-grafia nel corso di drupa 2012, si prepara a presenziare all’esposizione tedesca, la conversazione che Italia Grafica ha avuto modo di condurre con il fondatore offre spunti di riflessione molteplici. E lascia anche il tempo e lo spazio per una moderata dose di autocritica: «Mi chiedete come immagini il volto dell’industria della stampa nel prossimo futuro», ha detto Benny Landa, polacco emigrato in Canada e poi in Israele, classe 1946, detentore di circa 800 brevetti mondiali, «e rispondere a questa domanda è per me quanto mai rischioso. Perché circa 25 anni fa avevo ipotizzato una diffusione del digitale molto più rapida di quanto essa si sia successivamente rivelata; e la sua conquista di una posizione di assoluto predominio nel mercato. Naturalmente, mi sbagliavo. Credo però che si sia alle soglie di una nuova epoca del digitale, che può vantare attualmente qualità e prestazioni uguali se non superiori a quelle dell’offset ma a fronte di costi in continua riduzione. Adesso l’alternativa è essere digitali o estinguersi e questo vale sia per i costruttori e sia per i fornitori di servizi. Se per decenni l’offset ha quasi monopolizzato il comparto, ora è il momento di un nuovo protagonista».

La stampante S10P per la stampa commerciale.
La stampante S10P per la stampa commerciale.

Qual è, mister Landa, l’identikit del cliente ideale delle soluzioni che presenterete a drupa?

«In prevalenza ritengo che a ottenere i maggiori benefici saranno i clienti le cui tirature di stampa restano inferiori alle 10mila operazioni, oppure ancora quegli utilizzatori che normalmente gestiscono formati di ampiezza uguale o superiore al metro. Per tutti, credo sia interessante la possibilità di passare senza difficoltà da una stampante di tipo tradizionale a una Landa, e questo vale a maggior ragione per gli sviluppatori di packaging in cartone flessibile. La mia opinione è poi che i modelli destinati a essere esposti a Düsseldorf siano invece meno convenienti per chi ha una tiratura da oltre 10mila pezzi, posti i vantaggi garantiti per esempio in termini di gamma dei colori. La scelta di passare alla stampa digitale è oggi anche di natura squisitamente economica: alcuni lavori possono ancora essere portati a termine efficacemente con le macchine tradizionali; per altri le Landa, che possono sostituirsi ai dispositivi di tipo offset, sono decisamente più concorrenziali.»

Un quadro del tutto diverso da quello che aveva ospitato l’esordio della tecnologia Indigo…

«Allora i benefici della transizione al digitale non erano di tipo economico, visti i più onerosi costi di queste tecnologie che avevano un ruolo trainante soprattutto sotto l’aspetto della personalizzazione. Al contrario in questo momento il digitale, una tecnologia radicalmente differente che assicura opportunità impensate, è estremamente competitiva anche in termini di costo per pagina. E gli utenti finali possono scegliere quali funzioni aggiuntive implementare in base ai clienti a cui si rivolgono.»

Nei vostri programmi rientra anche la fornitura di servizi di supporto a favore della clientela?

«Senza alcun dubbio. La nostra intenzione è quella di offrire loro supporto e informazioni, veicolando quel patrimonio di valore aggiunto che è tipico delle tecnologie digitali e che gli stessi utilizzatori delle stampanti Landa possono poi trasmettere a cascata anche alla loro clientela. Veri e propri programmi dedicati sono ancora in corso di definizione ma fanno già parte della nostra roadmap. Il valore aggiunto è la chiave di volta: quello dell’offset è chiaramente più basso rispetto a quello del digitale e questo vale naturalmente sia per le tecnologie in sé e sia pure per le stampanti.»

Vuole parlarci del modello di fruizione pay per use e delle strategie di erogazione dei servizi?

«Quel che intendiamo con la formula del pay per use è che a seguito dell’acquisto di una macchina, Landa si impegna a fornire tutte le dotazioni aggiuntive senza costi addizionali e che l’utilizzo della stampante è soggetto al pagamento di un fee basato fra l’altro su tipologia e dimensioni del lavoro e sulle superfici totali di stampa. Più piccola è la total area coverage e minori sono le tirature, più consistente è il risparmio, senza dimenticare il numero-limite complessivo delle operazioni di stampa, al quale abbiamo già accennato in apertura e che rende una Landa più o meno conveniente. Quanto ai servizi, prevediamo che in una fase iniziale essi siano erogati in forma diretta da parte dell’azienda, ma anche che in un secondo momento debbano entrare in scena delle terze parti. Il paradigma non è dissimile da quello che ha caratterizzato gli esordi di Indigo e che ci è stato di indubbia utilità anche per mettere a punto le nostre politiche commerciali presenti. Se si vuole dare l’idea di una autentica vicinanza ai clienti l’azione diretta è fondamentale, almeno inizialmente.»

Fa parte della gamma d’offerta di Landa anche l’organizzazione di corsi di formazione?

«Certamente. E la nostra intenzione non è solamente quella di fare training presso gli utenti, ma di prepararli adeguatamente perché essi stessi possano fornire dei servizi alla loro clientela finale.»

Il mondo degli imballaggi è fra quelli che denotano i tassi di evoluzione più importanti e il packaging è oggi uno strumento di comunicazione e interazione con il mercato. Quali nuovi valori e soluzioni possono assicurare le nanotecnologie al segmento della stampa funzionale?

«L’aggiunta di parti attive e passive, circuiteria, tag in radiofrequenza (Rfid) e inchiostri speciali è sicuramente qualcosa più che una semplice ipotesi all’interno dei nostri piani di sviluppo. Le tecnologie di stampa funzionale stanno crescendo e vedremo quali di esse sarà possibile integrare.»

Nel packaging una proprietà essenziale è poter godere di processi ripetibili: come la garantite?

«Possiamo contare su un sistema di controllo completo della qualità a circuito chiuso, nel quale ogni singolo pixel viene sottoposto immediatamente a verifica e che assicura la correzione istantanea degli eventuali difetti e il giusto bilanciamento dei colori. Già allo stato attuale, per esempio, la gestione dei colori è estremamente stabile. Grazie ad architetture computerizzate puntiamo sull’automazione delle operazioni e a rendere il più possibile superflui gli interventi umani. Un solo operatore potrà sovrintendere alla gestione di più stampanti e di più lavori, con il contributo di grandi schermi e touchpad. Nell’era dei controlli elettronici, facendo leva sulle nostre eccezionali interfacce-utente il singolo operatore è sufficiente per il monitoraggio di più mansioni specifiche. Digitale e nano-grafica rendono possibili scenari inimmaginabili ai tempi dell’offset: il nostro modello prevede che non si debbano cambiare i cliché di volta in volta e che lavori e processi molteplici possano essere organizzati con una flessibilità che le tecniche tradizionali non offrono, limitando gli interventi da parte del personale alla sola alimentazione della carta. Quest’ultima non richiede ulteriori aggiustamenti e le impostazioni usate possono esser salvate e richiamate in futuro.»

Come giudica il livello di resistenza a luce e graffi della stampa basata sui nano-inchiostri?

«Il mio parere è che risultati eccezionali siano già stati ottenuti per quel che concerne la resistenza alla luce mentre vadano ancora fatti dei passi in avanti nell’ambito della resistenza ai graffi. Uno fra i nostri punti di forza è poi quello di poter raggiungere esiti importanti su qualunque superficie.»

Quali ritiene che siano, allo stato attuale, i maggiori limiti delle tecnologie di nano-grafica?

«Le limitazioni principali sono rappresentate dalla velocità di iniezione degli inchiostri dalle testine, che naturalmente incide sulla velocità di stampa. Sono in corso ricerche del valore di svariati milioni in questo segmento e confidiamo in un loro positivo sviluppo. Con una incrementata rapidità di iniezione potremmo raggiungere con le nostre tecnologie prestazioni analoghe a quelle del web offset. Quel che senz’altro non rientra nei nostri intenti è avviare in proprio una produzione di testine dedicate, patrimonio di altri produttori esperti che vi dedicano ingenti investimenti.»

Campioni a confronto.
Campioni a confronto.

Avery Dennison acquisisce Mactac Europe

Si è giunti all’accordo definitivo per l’acquisizione delle attività europee di Mactac da parte di Platinum Equity, un private equity con sede in California. Il prezzo d’acquisto è di 200 milioni di euro inclusi i debiti acquisiti. Avery Dennison finanzierà l’acquisizione con fondi esistenti e agevolazioni di credito. La chiusura dell’operazione è prevista entro tre mesi (a partire da giugno 2016, ndr), salvo condizioni e approvazioni di legge.

Con un fatturato di 147 milioni di euro (170 milioni di dollari) nel 2015 e circa 470 dipendenti, Mactac è un produttore di materiali autoadesivi di elevata qualità rivolti a diversi segmenti ad alto valore, inclusi grafica, etichette speciali e nastri adesivi industriali. Le sue linee di prodotto principali completano l’attuale gamma di prodotti grafici di Avery Dennison. «L’acquisizione di Mactac Europe rafforza la nostra competitività nel settore della grafica ad alto valore, in cui abbiamo registrato una crescita sopra la media negli scorsi anni» afferma Dean Scarborough, amministratore delegato di Avery Dennison. «Rinomata per l’elevata qualità dei suoi prodotti e servizi, Mactac integra le nostre attività con un marchio forte e una solida base di clienti fedeli, consentendoci di espandere la nostra offerta di prodotti, le nostre capacità, e la nostra rete di distributori». Tramite le sue attività di esportazione, Mactac Europe serve clienti anche in America del Sud, Asia-Pacifico, Medio Oriente e Africa del Nord. La transazione non include le attività di Mactac in Usa, Canada e Messico e le attività di esportazione in America del Nord. A seguito dell’acquisizione si prevede un impatto irrilevante sul valore azionario nel 2016, e un accrescimento di dieci centesimi dell’utile netto per azione (EPS) nel 2017. Avery Dennison manterrà il marchio Mactac per le pellicole grafiche, per sfruttare appieno i punti di forza esistenti e le solide relazioni con i clienti. «Intendiamo continuare a utilizzare lo stabilimento produttivo di Mactac a Soignies, in Belgio, per rendere tale struttura e i suoi dipendenti un fattore chiave per l’innovazione e la crescita futura di Avery Dennison in Europa» spiega Mitch Butier, Presidente di Avery Dennison.

Packaging&lusso: rendere riconoscibile un brand

La scelta di rendere unico e riconoscibile un brand sembra passare oggi attraverso la sperimentazione di superfici, materiali e forme innovative, colori e lavorazioni poco convenzionali, quasi artigianali ma con un’incredibile, spiccata personalità. Regalando le migliori esperienze visive, tattili, sensoriali possibili per sperimentare una dimensione del lusso più sotterranea, meno appariscente, ma non per questo priva di ricchezza.

È risaputo. Profumi, creme, cosmetici, liquori, vini hanno confezioni che sottolineano e amplificano il valore intrinseco del prodotto, utilizzando tecniche di nobilitazione ampiamente sperimentate come la stampa oro a caldo, inchiostri color argento, laminazioni, vernici perlescenti o glitterate e così via, solo per citarne qualcuna. Un mondo dove nulla è lasciato al caso, dove gravitano designer e produttori che lavorano fianco a fianco per ricercare le migliori esperienze visive, tattili, sensoriali possibili. In questo scenario complesso si sta facendo strada l’idea di uscire dall’ostentazione, prendendo le distanze da alcuni eccessi visivi del passato a favore di una dimensione del lusso più sotterranea, meno appariscente, ma non per questo priva di ricchezza. Così, accanto a packaging dal sapore un po’ barocco, esistono confezioni più sobrie, quasi rigorose, vagamente minimaliste e vintage, traboccanti di elementi ricercati e di forte appealing. Ecco alcune idee.

Merletti in tessuto. Una delle novità interessanti arriva da Orimono, azienda francese che, andando oltre il concetto di packaging abbelliti da nastri e cordini in tessuto, ha lavorato la stoffa come se fosse un merletto per decorare un abito di alta sartoria. Il risultato? Un packaging seducente, che sottolinea la diversità sensoriale ed estetica data dall’impiego del tessuto, adatto a rivestire una bottiglietta di profumo o qualsiasi altro tipo di imballaggio in cartone. Una risposta per i brand del lusso che sono sempre alla ricerca di valore aggiunto e personalizzazione.

Bottigliette e flaconi scintillanti. Per decorare il packaging primario in vetro o plastica (bottigliette, flaconi, vasetti, ecc.) arriva la soluzione InLine Foiling di Kurz. Si tratta di un processo in linea, e per questo veloce, che consente di ottenere un finishing metallizzato in una vastissima gamma di colori, tra i quali oro, argento e altri motivi olografici. Con questa tecnologia, che garantisce un’ottima qualità anche in presenza dei dettagli più fini, si possono decorare contenitori cilindrici in vetro o plastica, proteggendoli nel contempo con vernice UV. L’unità Inline Foiling è una soluzione integrabile nella linea serigrafica.

Ricami di carta

Al di là delle tecniche di nobilitazione che la stampa ci mette a disposizione, ci sono lavorazioni che stanno godendo di grande popolarità. Come la lavorazione laser effettuata sui materiali più disparati tra i quali carta, cartone, pelle, metallo, legno, vetro ecc. Tra le aziende presenti in questo settore c’è SD Laser di Treviglio (BG), società che presta la sua consulenza e le competenze tecniche a tutto il comparto delle arti grafiche. «Siamo specializzati nella tecnica laser di taglio, incisione semplice o multilivello e micro foratura su svariati supporti e spessori. Una lavorazione che ben si sposa con le esigenze di creatività, cura del dettaglio e precisione richieste dal mercato» spiega Daniela Sangalli, responsabile marketing di SD Laser. «Grazie al taglio, la carta stessa diventa un elemento decorativo, qualsiasi sia il disegno e il layout grafico scelto, anche quello più complesso». Una tecnica che, soprattutto nell’ambito del packaging sempre alla ricerca di aspetti inediti, consente di eseguire lavorazioni di grande effetto visivo e tattile, con geometrie e trame suggestive. «Tutto ciò, sottolinea Sangalli, grazie alla possibilità di raggiungere diametri infinitamente piccoli e dettagli estremamente accurati. Un’altra lavorazione riguarda la marcatura, ovvero l’asportazione della sola parte superficiale del supporto per ottenere un piacevole effetto di contrasto cromatico oppure, grazie all’incisione multilivello, la realizzazione di immagini tridimensionali di pregio. Infine, con la micro foratura, che consiste nell’asportare vari strati di carta, si crea un reticolo che dà vita a immagini quasi fotografiche e con un ottimo grado di trasparenza ». Tra i punti di forza dell’azienda spicca la capacità di lavorare direttamente sul prodotto finito, sia esso in carta o cartone, fustellato e cordonato (inviti, agende, sovra copertine ecc.), pelle, tessuto, plexiglass, legno, metalli, cuoio e qualsiasi altro materiale. «Un altro plus dato da queste lavorazioni è rappresentato dalla possibilità di gestire vantaggiosamente sia volumi elevati di pezzi sia piccoli quantitativi, fino ad arrivare al pezzo singolo personalizzato; per esempio confezioni per edizioni limitate, per eventi promozionali o per il lancio di un nuovo prodotto», conclude Sangalli.

Le carte, il lusso del lusso

La carta sta diventando sempre più un forte elemento decorativo e, partendo naturalmente da carte di ottima qualità, spesso studiate sulla base dalle esigenze dei guru della moda, c’è solo l’imbarazzo della scelta tanto ricca è l’offerta. Si tratta di cartoncini con un ottimo punto di bianco, superfici lisce, facili da lavorare e che non creano problemi in tutti i processi di produzione. Tra i marchi più nuovi, solo per citarne qualcuna, c’è Takeo, cartiera giapponese specializzata in carte fine & premium (distribuita da Paper & People) che si avvale della collaborazione di alcuni designer per portare sul mercato carte speciali. Un esempio è la carta con una goffratura che si ispira alle piume creata appositamente per alcuni prodotti Chanel.
Segue Favini, che ha messo a punto Remake, una carta realizzata con fibre provenienti dai processi di lavorazione del cuoio (tra l’altro ha vinto il premio LuxePack Green 2015) che si presta alla realizzazione di packaging con un effetto al tatto morbido e vellutato.
O ancora Fedrigoni che punta sulla linea Splendorlux ora disponibile con nuove finiture, formati e colori.
Tra le carte per il lusso non può mancare un marchio storico come Scheufelen che ha presentato recentemente un nuovo tipo di cartoncino dedicato al mercato americano: Phoenolux. Effetto setoso, elevato punto di bianco, con patinatura su un solo lato o entrambi, Phoenolux si presta a ogni tipo di stampa e nobilitazione.
Invercote G è invece il prodotto di punta per il packaging di lusso della Iggesund, ora con caratteristiche migliorate e grammature da 220 g/m2 e oltre. Scelto per il lancio di una nuova crema L’Oréal Men Expert Hydra Energetic, Invercote G ha dato il meglio di sé con la stampa in offset a 6 colori, vernice spot UV lucido e opaco. In questa variegata proposta fa il suo debutto sul mercato italiano una nuova gamma di cartoncini colorati specifici per il packaging firmati Colorplan. Si tratta di un cartoncino FSC, molto apprezzato a livello internazionale presso brand famosi tra i quali Mulberry, Burberry, Stella Mc Cartney. Disponinile in 50 colori, 25 goffrature, otto grammature, la gamma Colorplan è distribuita da Paper & People. Grazie alla sua miscela di fibre vergini lunghe e corte e la tecnica di produzione con le macchine a doppia tela, Colorplan ha la rigidità ideale per ogni tipo di packaging e può essere stampata in offset, stampa a caldo, letterpress e sbalzo a secco. Esiste anche la versione Colorplan Digital per HP Indigo, Xerox iGen e Kodak Nexpress

Materiali soft touch

Nel nostro viaggio attraverso le tecniche di decorazione più ricercate e innovative non poteva mancare Fontana Grafica, azienda milanese che vanta una consolidata esperienza nel settore dei materiali di rivestimento per il comparto editoriale, legatoria e packaging di lusso. Nell’ampia collezione di materiali di alta gamma che l’azienda propone si contano 132 prodotti che danno origine a loro volta a 661 varianti di colore e ben 87.252 diverse combinazioni. Qui trovano posto: carte spalmate, tinte in pasta, floccati, tele e tessuti su carta, tessuti hightouch che emulano pelle e scamosciati, pelli. Un vero e proprio paradiso per i clienti – tra i quali molti brand del lusso – alla ricerca del dettaglio che può fare la differenza nella loro comunicazione, del materiale che anticipa mode e tendenze. Tra le ultime presentate da Fontana Grafica troviamo sei nuove tonalità metalliche che arricchiscono la linea di carte spalmate Corvon Senzo e cinque goffrature per Corvon Senzo nero: Weave, Nubuckram, Dimple, Rivet (nuovo design) e Tecno. A queste si aggiunge Napura Sisal, una carta termovirante che con la semplice pressione a secco conferisce alla superficie l’effetto di un tessuto naturale.

Infine, tra i prodotti di punta più innovativi, spicca il marchio Touché double, ancora poco conosciuto in Italia ma di grande successo sul mercato americano. Si tratta di un cartoncino spalmato PU fronte/retro con un effetto soft touch che aggiunge al prodotto un aspetto elegante, ricercato, oltre a garantire ottima stampabilità (stampa a caldo, serigrafia e offset UV) e resistenza alle successive lavorazioni quali taglio al vivo, con laser, cordonatura e incollaggio.

Ma quali sono i trend che si osservano nel settore dei materiali? Lo abbiamo chiesto a Maria Antonietta Savino, marketing manager di Fontana Grafica. «Quest’anno, nella nostra esperienza, stiamo assistendo al ritorno della sobrietà, del concetto “less is more”, dell’eleganza ricercata. Ad eccezione dei mercati asiatici o arabi, che privilegiano ancora nobilitazioni molto vistose, il valore aggiunto risiede nella capacità di utilizzare sempre più materiali sostenibili», spiega Savino. «Credo poi sia importante sottolineare che la qualità dei supporti è talmente elevata che ha già un suo valore intrinseco, e spesso non si sente la necessità di effettuare ulteriori decorazioni, al massimo si usa la stampa a caldo, magari per evidenziare il logo. Questo vale anche nella scelta dei colori. La crescente virata verso un’eleganza meno esibita la si nota anche dalle richieste dei nostri clienti che oggi sembrano prediligere materiali con tinte delicate, se non addirittura il bianco e nero. In termini di sostenibilità invece, come accennavo, ciò che emerge è un orientamento sempre più deciso verso carte naturali, ecologiche o riciclate. Come quelle della cartiera inglese James Cropper, una nostra rappresentata sul mercato italiano, che nella sua gamma contempla carte e cartoncini FSC tinti in pasta, riciclabili e biodegradabili». Una vera e propria mission che ha portato tra l’altro la cartiera a mettere a punto una linea di carta riciclata che utilizza come materia prima bicchierini di carta usati per bere il caffé. «Il riciclo ha un’attrattiva particolare – sottolinea Savino – un suo valore aggiunto importante, in alcuni casi anche più della nobilitazione stessa. Naturalmente devono essere supporti di grande qualità, ad alte prestazioni di stampa per evitare fermi macchina e complicazioni nelle altre fasi dei processi di produzione».

Fontana Grafica: carta e cartoncini della linea Coffee di James Cropper.
Alcune prestigiose lavorazioni eseguite da Fontana Grafica.

Effetto metallizzato

Sarà perché numerosi studi affermano che il packaging metallizzato ha un impatto maggiore, sarà perché il suo impiego vende di più, ma l’effetto metallizzato continua a essere una delle nobilitazioni più apprezzate nel campo del packaging di lusso, in particolare nei settori della moda, dei dolci, degli spumanti e dei liquori. Tra le proposte di nuova generazione per conferire il tipico effetto brillante del metallo figura la soluzione Digital Metal di Luxoro, partner del gruppo Kurz e distributore in esclusiva per l’Italia di materiali e prodotti per la decorazione e la nobilitazione. Questa soluzione sfrutta i vantaggi offerti dalla stampa digitale abbinati al processo di trasferimento del film metallizzato. Così facendo non solo si creano superfici con un bellissimo effetto di lucentezza ma si ha anche la possibilità di poter gestire in maniera vantaggiosa tirature medio-piccole e personalizzazioni. Il disegno desiderato viene stampato sul substrato con toner o inchiostro liquido e successivamente si procede all’applicazione del foil metallizzato. Subito dopo la laminazione, e dopo aver rimosso il supporto in poliestere, lo strato decorativo si deposita solo sulla parte prestampata del substrato. A questo punto si procede con la sovrastampa offset o digitale.

Pigmenti innovativi

Una risposta concreta per creativi alla ricerca di effetti appealing ma anche funzionali arriva da Merck: l’azienda tedesca nota per la produzione di pigmenti utilizzati in vari ambiti, tra cui quello grafico, ha recentemente lanciato alcune novità per il coating che possono essere utilizzate anche per i packaging di alta gamma. Un esempio è rappresentato da Miraval Cosmic, una gamma inizialmente testata nel settore del make-up e oggi convertita per colorazioni di plastica e applicazioni in stampa. Cosmic Gold, Bronze e Silver che riproducono rispettivamente l’effetto oro, bronzo e argento sono caratterizzati da una straordinaria brillantezza ed elevata riflessione della luce. Per ottenere l’effetto brillante con la stampa serigrafica Merck propone Xirallic NTX che oggi conta tre soluzioni: Leonis Gold, interessante interazione tra colore e lucentezza, Tigris Blue, che dona una speciale intensità e luminosità agli eleganti design blu scuro e neri e Panthera Silver, che produce una straordinaria brillantezza argentea. Se invece si vuole ottenere un effetto tridimensionale, è possibile applicare una vernice speciale contenente i pigmenti perlescenti della casa tedesca. Tutto ciò è possibile con gruppi di verniciatura flexo montati su macchine offset senza dover apportare alcuna modifica alla propria attrezzatura da stampa. Sempre per macchine roto o serigrafiche (sono in corso prove per estendere la possibilità anche alle macchine offset), Merck offre la possibilità di stampare in RGB su supporti neri o stampati in nero. Si tratta di un sistema di stampa nuovo che utilizza vernici trasparenti contenenti pigmenti interferenziali e che garantisce immagini luminose e colori vivaci. 

Fontana Grafica: carta e cartoncini della linea Coffee di James Cropper.
Fontana Grafica: carta e cartoncini della linea Coffee di James Cropper.

Gli inchiostri conduttivi al Graphene

La collaborazione tra Taga Italia e Gnext SaS non si ferma. Gnext sta da tempo conducendo un’attività di ricerca e sviluppo nel campo delle applicazioni del graphene per circuiti a LED, EMI Shilding, antistatici, ricercando soluzioni innovative per potenziali mercati che promettono enormi opportunità di business. Il lavoro condotto con Taga è salito agli onori della cronaca nella rubrica del TG3 Pixel, che si occupa di innovazione tecnologica. Nella puntata andata in onda l’11 giugno 2016, relativa all’evento fieristico Technology Hub di Milano, sono stati presentati, oltre ai risultati della ricerca dell’Istituto Italiano di Tecnologia – IIT, anche le applicazioni di Gnext che sfruttano gli inchiostri conduttivi al graphene per le quali è stata attivata appunto la partnership con TAGA Italia.

Guarda la puntata a questo link!

Flint Group finalizza l’acquisizione del ramo Web offset di Siegwerk

Flint Group www.flintgrp.com ha annunciato il completamento dell’acquisizione del business roto-offset commerciale di Siegwerk www.siegwerk.com, azienda tedesca che fornisce a livello internazionale inchiostri di stampa per applicazioni di packaging, etichette e cataloghi. La compravendita, il cui annuncio fu dato nel febbraio scorso, è stata oggetto di approvazione da parte delle autorità garanti della concorrenza e si è perfezionata solo il 30 giugno scorso. L’accordo, su cui le parti hanno convenuto di non divulgare alcun dettaglio finanziario, vede Flint Group rilevare le linee di prodotti di Siegwerk, Heatset e Newsink. Siegwerk quindi non sarà più coinvolta nel mercato roto-offset; l’azienda piuttosto perseguirà una strategia di lungo termine focalizzandosi sul proprio core business nella stampa di imballaggi, che sta crescendo a livello globale. La società vede un significativo potenziale nella produzione di inchiostri e vernici per etichette e imballaggi flessibili e sta compiendo gli sforzi necessari per espandere ulteriormente la propria leadership di mercato in questo settore. La società tedesca continuerà comunque a produrre inchiostri per il mercato rotocalco. In base ai termini del contratto, Siegwerk produrrà per conto di Flint Group per i prossimi tre-sei mesi al fine di garantire una transizione agevole per i clienti di tutto il mondo. In seguito al trasferimento, Flint Group manterrà un nucleo originario del team Web offset di Siegwerk, mentre i rimanenti 76 occupati saranno trasferiti ad altri ruoli nel sito Siegburg del produttore tedesco. Flint Group impiega oggi circa 7.900 persone nel mondo e ha raggiunto un fatturato di 2,2 miliardi di euro nel 2015.

Europa meridionale, la nuova culla dell’innovazione

This image was produced by an application from HighWater Designs Limited.

Quando si parla di startup e di innovazione, in Europa, il pensiero subito va a città come Londra o Berlino. Talvolta Amsterdam o, ancora, Parigi. L’area meridionale del vecchio continente, al contrario, è stata finora poco acclamata e piuttosto silente. La stessa area che ora sembra invece iniziare ad affermarsi, ricca di hub tecnologici interessanti – a loro volta terreno fertile per gli investimenti – e una concorrenza tra venture capitalist meno aggressiva rispetto a quella di latitudini più nordiche.
Un po’ di indicatori stanno, in ogni caso, accendendo i fari sul mediterraneo: il Financial Times ha recentemente eletto Milano la nuova capitale delle startup; Madrid che ogni anno ospita le più influenti realtà del settore all’interno del South Summit, l’evento che raccoglie le migliori innovazioni dal Sud Europa per connetterle con investitori provenienti da tutto il mondo. O, ancora, Lisbona, che da quest’anno sostituisce Dublino come sede del Web Summit, l’evento di tecnologia che accoglie i rappresentanti delle aziende tech più influenti a livello internazionale.
Non siamo i soli a sostenere che lo scenario delle giovani imprese innovative del sud Europa stia vivendo una fase di crescita positiva. L’indagine di Tech.eu conferma la vivacità del mediterraneo: «il settore tech del Sud Europa è sulla buona strada per raggiungere la maturità e il riconoscimento di ecosistema delle startup di livello mondiale.» A sostenere in particolare il boom portoghese è lo studio della Startup Europe Partnership, la prima piattaforma della Commissione Europea dedicata alle nuove tecnologie, che evidenzia come il mercato di questo paese sia giovane ma in rapida ascesa.
L’Italia è parte integrante e motore di questo cambiamento: stando all’ultimo rapporto Aifi, nel 2015 l’attività di investimento nel mercato italiano del VC ha visto una crescita significativa, raggiungendo il secondo ammontare più alto di sempre. Nel corso del 2015 le risorse complessivamente raccolte dagli operatori presenti in Italia sono risultate pari a 2,8 miliardi di Euro, in crescita del 92% rispetto ai 1,5 miliardi di Euro dell’anno precedente, e sono state registrate 342 nuove operazioni, distribuite su 272 società.
Segnali positivi di una crescita in atto in cui abbiamo sempre creduto. L’Europa del Sud, e
l’Italia in primis, rappresenta già oggi una nuova e feconda “culla” di startup e imprese
innovative, e potrebbe diventare, con l’azione di VC attenti e coraggiosi, la nuova meta di
investimenti in un mercato ricco di opportunità.
L’opportunità? Contribuire a dar vita ad aziende che una volta cresciute re-investano a loro
volta in Italia.

***

A cura di P101, un fondo di venture capital specializzato in investimenti in società
digital e technology driven. Nato nel 2013, con una dotazione corrente di oltre 40 milioni di euro e 18 società in portafoglio, è in grado di mettere a disposizione degli imprenditori di nuova generazione, oltre a risorse economiche, anche competenze e servizi necessari a dare impulso alla crescita delle aziende. Il fondo, promosso da Andrea Di Camillo – 15 anni di esperienza nel venture capital e tra i fondatori di Banzai e Vitaminic – e partecipato da
Azimut, Fondo Italiano di Investimento e numerosi investitori privati, collabora con i maggiori acceleratori privati, tra cui HFarm, Nana Bianca, Boox e Club Italia Investimenti. Tra le partecipate: ContactLab, Cortilia, Tannico, Musement e MusixMatch. Le società
partecipate da P101 occupano oggi complessivamente oltre 350 risorse e generano un fatturato in costante crescita e già oggi superiore ai 40M annui. P101 prende il
nome dal primo personal computer prodotto da Olivetti, negli anni ’60, esempio di innovazione italiana che ha lasciato il segno nella storia della tecnologia digitale.
NewsFromThePlatform | Il Blog di P101 NewsFromThePlatform nasce per raccontare e commentare – attraverso la visione di P101, quella degli imprenditori delle sue partecipate, dei suoi investitori e di chi fa parte del suo ecosistema – esempi quotidiani
della rivoluzione in atto, la digital disruption. Con NewsFromThePlatform, P101 proverà a raccontare in modo semplice, fattuale e concreto che la giovane azienda di oggi può essere il prossimo concorrente o un prezioso alleato di domani. Per saperne di più clicca qui.