La macchina da stampa Weigang WL 340, presentata durante l’open house del maggio scorso, è una combinazione multiprocesso in grado di nobilitare la stampa offset utilizzando in linea unità di stampa a caldo semirotativa, flexo semirotativa e serigrafica piano cilindrica.
Idonea per la produzione di etichette da vino stampate a 6 colori offset e nobilitate con lamina a caldo, serigrafia a rilievo e vernice flexo opaca, come mostrato durante la giornata, su carta Rustique e Wine Matt di Avery Dennison e Starlight e Modi White di
Ritrama.
Oriente e occidente si fondono in un prodotto altamente tecnologico
La Weigang WL 340 è prodotta in Cina ma ha anima e cuore Europei. Bosch
Rexroth fornisce tutta l’automazione e il controllo: tutti i servo drive, gli
azionamenti, i cavi, il PLC di controllo, i pannelli touch screen e il pannello HMI.
«Affidare a un unico brand di settore la gestione della macchina» afferma
Spring Xu, direttore vendite di Weigang Machinery, «ci ha permesso di portare a
zero gli inconvenienti e aumentare l’affidabilità ai massimi livelli. Altra
componentistica elettrica ed elettronica ausiliaria è affidata ad altri brand europei di
prim’ordine.»
Stampare bene ottimizzando i costi
La Weigang WL 340 ha una struttura modulare che la rende versatile e adatta a
piccole e medie tirature. È adeguata al mercato di oggi, dove i tempi di consegna
sono sempre più incalzanti e il margine deriva dall’efficienza. Weigang WL 340 è
altamente produttiva grazie allo start up semplice e veloce: il cambio lastre può
essere fatto in soli cinque minuti o anche meno se ci affidiamo all’efficiente sistema di
montaggio pneumatico semi automatico.
Inoltre, i due livelli di Foil Saver garantiscono un abbattimento degli sprechi della
costosa lamina a caldo.
La Weigang WL 340 può produrre ad alta velocità senza sprechi e intoppi: velocità, stampa di qualità ed efficienza.
«È stato il primo evento per far conoscere REM» spiega Ettore Maretti, amministratore e direttore vendite di REM, che distribuisce in esclusiva nel territorio Italiano le macchine semi-rotative con tecnologia di stampa mista offset, flexo, oro lamina (con trasferimento a caldo o freddo) e serigrafia dell’azienda Weigang Machinery Ltd. Oltre a essere agente
esclusivo per l’Italia di Prati e Bobst. «Siamo soddisfatti del risultato eccellente. Abbiamo passato una bella giornata con aziende importanti, a livello nazionale e non solo, che hanno dimostrato molto interesse per la WL 340 e hanno apprezzato le soluzioni tecniche adottate in particolare la serigrafia piano cilindrica in linea, completamente servo motorizzata senza l’ausilio della pneumatica che ne rallenterebbe le prestazioni.»
Ettore Maretti, amministratore e direttore vendite di REM.
Creare forme più strette di contatto con le audience di riferimento ed effetti virali fondamentali per le attività di marketing delle PMI. Un nostro singolo messaggio viene re-twettato o condiviso da dieci utenti, ciascuno dei quali ha 3.000 follower: la visibilità virale sarà quindi su 30.000 follower! Ecco perché sempre più persone utilizzano gli hashtag nella loro comunicazione digitale.
A mio giudizio gli #Hashtag appartengono alla sfera dei comportamenti di identità e – come conseguenza – dei comportamenti decisionali e di acquisto. Un articolo di John Koetsier su VentureBeat sottolinea come il 41,80% delle persone che vede un Hashtag in un messaggio clicca su di esso per approfondire le tematiche di riferimento.
Per capire cosa sono gli Hashtag prendiamo come riferimento la definizione coniata dall’Accademia della Crusca: «Hashtag è una parola (o sequenza continua di parole) preceduta dal simbolo #, usata nell’ambito dei social network per categorizzare e rendere ricercabili contenuti correlati […] È dal luglio 2009 che il social network Twitter ha introdotto ufficialmente gli hashtag come chiavi di ricerca per catalogare e rintracciare commenti attinenti a uno stesso argomento […]».
Gli hashtag permettono quindi di raggruppare conversazioni su un dato argomento: per questo motivo vengono utilizzati per consentire alle persone di ampliare le loro conoscenze individuando le conversazioni pertinenti scritte da altre persone loro simili su un dato tema: Twitter, Instagram, Google+ e anche Facebook sono i Social Network in cui gli hashtag vengono usati maggiormente.
Per fare un esempio, se io sono appassionato di #Collage, posso cercare tramite il social network Instagram l’hashtag #Collage e ritrovare varie immagini create da altri utenti che condividono la mie stessa passione.
In questo modo posso – oltre a scoprire nuove immagini e nuovi usi creativi della tecnica del collage – conoscere, mettermi in contatto e sviluppare relazioni continuative con altre persone che condividono le mie stesse passioni. Ciò determina che alcune persone che condividono contenuti considerati di valore e dalle capacità innate di fare rete vengano identificati come esperti (Tought Leader) e Trend-Setter su argomenti specifici.
Integrare gli Hashtag nei processi di marketing di una PMI
Gli Hashtag hanno un ruolo decisamente importante per i processi di marketing delle PMI in quanto consentono di monitorare ed entrare a far parte di conversazioni sugli usi di un prodotto/servizio. Possono inoltre consentire di creare eventi sui social come iniziative virali, e in questo senso penso principalmente alla creazione di micro concorsi. Consentono inoltre di approfondire la conoscenza (vedi app Demographics Pro) delle community di riferimento.
Impariamo a scriverli correttamente
La regola generale per gli Hashtag è che possiamo scriverli usando qualsiasi carattere a eccezione di spazi e segni di punteggiatura. Possono essere scritti sia in maiuscolo sia in minuscolo: per questo motivo scrivere #DigitalPrinting oppure #digitalprinting produrrà lo stesso risultato, ma non posso scrivere #Digital printing.
Individuare gli hashtag “giusti”
Una volta compresa la funzione degli hashtag individueremo ora un processo in quattro fasi per trovare, utilizzare e monitorare da un punto di vista di marketing gli hashtag più idonei per noi. Per ognuna di queste quattro fasi fornirò una specifica Webapp, (ovvero degli strumenti che si utilizzano tramite browser) in grado (anche, ma non solo) di generare analisi approfondite.
Fase 1: individuare le conversazioni sugli Hashtag di pertinenza aziendale tramite la WebApp Tagfeeda, gratuita, che consente di individuare le conversazioni che avvengono su specifici Hashtag sui social network Facebook, Twitter, Google+, Instagram, YouTube, Vimeo, SoundCloud e Feedzilla.
Il funzionamento di Tagfeeda è estremamente semplice: è sufficiente scrivere un tema all’interno dell’apposita schermata di ricerca e Tagfeeda restituirà i risultati individuati 1: tramite Tagfeeda possiamo comprendere come le persone utilizzano un determinato Hashtag e sviluppare una strategia di offerta di contenuti coerenti.
Fase 2: utilizzarli in modo efficace nelle conversazioni tramite la WebApp RiteTagRitetag.com, che suggerisce importanti informazioni e consigli mentre scriviamo Post su Facebook oppure Tweet su Twitter.
Attraverso RiteTag veniamo avvisati in tempo reale delle Hashtag più usate mentre siamo in fase di composizione dei contenuti: di ogni specifico Hashtag ci viene comunicata la frequenza oraria, il numero di condivisioni/Retweet, la visibilità potenziale, l’uso dell’Hashtag associato a immagini 2. RiteTag ci rivela inoltre quali sono i Social Media Influencer più attivi sull’Hashtag selezionato e anche gli Hashtag correlati 3.
Fase 3: approfondire la conoscenza dell’audience fino a legare un #ROI economico alle Hashtag tamite le app Topsy & Demographics Pro. Analizziamo due App – Demographics Pro e Topsy – che ci consentono di approfondire le nostre conoscenze sull’audience di riferimento e di effettuare attività di monitoraggio fino a essere avvisati via email di cambiamenti importanti. Demographics Pro è un’app molto particolare e decisamente interessante: consente di approfondire la conoscenza strategica della nostra community attraverso dati molto approfonditi sulle demografiche, sui comportamenti e sulle abitudini di acquisto dell’audience: viene per questo definita come «la Nielsen di Twitter». Tramite Demographics Pro possiamo ottenere moltissime informazioni strategiche, come nell’esempio riferito all’Hashtag #DowntonAbbey: ci fornisce report molto approfonditi su reddito, fascia d’età, abitudini di acquisto, profili demografici e psicografici delle audience che utilizzano la specifica Hashtag scelta come oggetto d’analisi 4e e perfino il reddito di chi usa una specifica #Hashtag 5. Topsy (che poi è stata chiusa dall’Apple) era uno strumento decisamente efficace per essere sempre avvisati circa le più recenti tendenze e trasformazioni che riguardano la nostra nicchia di riferimento sui social network. Topsy consentiva di scoprire, quantificare e prevedere i trend su una determinata nicchia di mercato, e prendere in modo proattivo decisioni: per ogni analisi forniva anche specifiche informazioni sul sentiment relativo alla #hashtag di riferimento (6 – Sentiment Scare di Topsy).
Consente inoltre di essere avvertiti tramite avvisi via e-mail degli ultimi avvenimenti e/o trasformazioni sulle Hashtag che stiamo monitorando sulla nostra azienda, sui nostri marchi, permettendoci di effettuare analisi e cambiamenti seguendo in modo tempestivo le evoluzioni del mercato.
Fase 4. Creare un cruscotto di presidio delle attività social tramite Hootsuite. Terminiamo la nostra carrellata con Hootsuite che con oltre 11 milioni di utenti professionali e otre 744 Fortune 1.000 company è la piattaforma mondiale per la gestione delle relazioni sui canali Social.
Tramite Hootsuite creeremo un vero e proprio cruscotto 7 organizzato tramite colonne attraverso le quali avere una visione di insieme di tutto ciò che avviene sulle Hashtag in oggetto. Hootsuite interconnette le app Tagfeeda e Demographics Pro consentendoci di tenere sotto controllo e dare un senso più composito e strategico ai dati ricavati da ogni singola app. Tramite le funzioni di scrittura di Hootsuite possiamo inoltre scrivere su diversi social network, ottimizzando ogni #Hashtag (integrando le funzionalità di Tagfeeda) e incrementare in questo modo l’efficacia delle nostre attività di marketing e comunicazione.
Pagina iniziale del sito www.tagfeeda.com dove puoi inserire l'hashtag.
Dopo aver scritto un hashtag compaiono immagini con l'hashtag stesso.
Il RiteTag, con i suoi dati sulla frequenza oraria, il numero di condivisioni/retweet, la visibilità potenziale, l'uso dell'hashtag associato alle immagini.
Questa immagine illustra quali sono i Social Media Influencer più attivi sull'hashtag selezionato e anche gli hashtag correlati del RiteTag.
Demographic pro dove ci fornisce report molto approfonditi su reddito, fascia di età, abitudini di acquisto, profili demografici e psicografici delle audience che utilizzando la specifica hashtag scelta come oggetto d'analisi. Il 41,80% delle persone che vede un hashtag clicca su di esso per approfondire le tematiche di riferimento.
Qui invece viene rappresentato il reddito di chi usa una specifica hashtag.
Tospy analizza specifiche informazioni sul sentiment relativo alla hashtag di riferimento.
Hootsuite: tramite questo sito creeremo un vero e proprio cruscotto organizzato tramite colonne attraverso le quali avere una visione di insieme di tutto ciò che avviene sulle hashtag in oggetto.
Riportiamo integralmente le parole di commiato di Emilio Gerboni, presidente onorario di Taga, per un collega e amico scomparso.
«È mancato qualche giorno fa Giorgio Mazzeri, dopo aver lottato negli ultimi mesi con una malattia inesorabile. Giorgio ha vissuto una vita intensa e ricca di soddisfazioni professionali, che partendo dalla passione per la fotografia, l’aveva portato prima in Kodak e poi in Crosfield Electronics (negli anni del boom degli scanner e dei sistemi per la selezione cromatica). Con le sue competenze, ha contribuito significativamente al successo della Società inglese per la quale è stato al vertice in Italia, prima di andare a dirigere dal Brasile la filiale dell’America Latina.
«È stato inoltre tra i fondatori e Vice Presidente di Taga Italia, oltre ad aver partecipato attivamente alle iniziative della nostra associazione, rappresentandoci anche in ambito internazionale.
«Ma una dote di Giorgio che tutti gli hanno sempre riconosciuto, è stata la capacità di far coesistere gli impegni professionali con le tante passioni e gli interessi che hanno reso ricca la sua vita. Ricordiamolo così com’è in questa fotografia, con il sorriso che sempre dispensava e che ha affascinato molti di noi.»
In occasione del tradizionale incontro annuale con i giornalisti di settore, Guandong riconferma la propria vocazione: proporre soluzioni e applicazioni innovative che permettano di ampliare la share del mercato digitale. Promessa che si rinnova costantemente grazie all’intensa attività di R&D finalizzata alla messa a punto di materiali per applicazioni inedite. Grande attenzione per l’In-store Promotion, dove i ritmi della comunicazione stanno tracciando nuove modalità e nuove tempistiche a cui retail, GDO e strutture ricettive pubbliche e private devono attenersi per conquistare l’utenza.
«Nel negozio classico il dialogo è tra il negoziante professionista e il cliente; nello store moderno è il brand che parla al consumatore e il messaggio deve essere tempestivo e impattante affinché la shopping experience sia sempre più coinvolgente, influenzando la propensione all’acquisto», ha commentato Edoardo Elmi, Presidente Guandong. E perché il messaggio sia il più attraente possibile, ecco che la luce diventa protagonista con i nuovi materiali Guandong messi a punto per la retroilluminazione indoor. Tessuti e PVC che possono essere stampati e poi utilizzati in strutture, profili e cornici dotati di luci LED per illuminare il punto vendita attraverso le immagini. Nuove applicazioni che creano un inedito connubio tra interior decoration e Spot Déco, il concetto di cui già da tempo Guandong si fa portavoce dettando nuove modalità di personalizzazione indoor.
Spot Déco è sinonimo di praticità e facilità di sostituzione dell’immagine, consentendo un intervento immediato del personale dello store, senza richiedere il supporto di un professionista. Un nuovo metodo comunicativo che può essere definitivo a tutti gli effetti l’evoluzione del POP marketing classico. «La rivoluzionarietà dello Spot Déco sta nel portare in ambito analogico la velocità della comunicazione 2.0, dove in pochi secondi è possibile modificare la copertina di una fan page su Facebook e la home di un sito Web. Ed ecco che un frame retroilluminato può ospitare un PVC o un tessuto stampato intercambiabili, facilmente sostituibili all’occorrenza da un’assistente alla vendita senza richiedere nessun tipo di formazione ad hoc». Materiali per comunicazioni just in time che rispondono ai trend di un mercato dove si registra un crescente spostamento della comunicazione dall’outdoor all’indoor, con la sempre più sentita necessità di messaggi in tempo reale.
Oltre ai nuovi materiali per la retroilluminazione, la gamma Guandong per lo Spot Déco comprende supporti per Window Graphics, Interior Decoration e Floor Graphics. Soluzioni che animano non solo vetrine, ma anche pavimenti, pareti e arredi del punto vendita, catalizzando l’attenzione e veicolando messaggi immediati.
FTA Europe ha avviato, in collaborazione con icmPrint (the International Centre for Manufacture by Printing) e il coordinamento di Tim Claypole della Swansea University del Galles, la promozione di un progetto finalizzato a elaborare un articolato documento che illustrerà lo stato dell’arte della stampa flessografica in Europa denominato «Flexo Best Practice Tool Box». Si tratta di un progetto di collaborazione unico nel suo genere che mette a fattor comune il know-how di esperti del settore dell’intera industria flessografica.
L’elaborazione di best practice consentirà alle imprese che operano nel settore di ottenere una maggiore produttività, ridurre gli sprechi, raggiungere elevati livelli di qualità di stampa, affidabilità nelle performance e altri innumerevoli benefici.
Per conseguire questo risultato che andrà a beneficio di tutta l’industria flessografica in Europa il progetto ha avviato anche un’attività di fund raising rivolta a tutte le aziende che desiderino contribuire al progetto, beneficiando di un considerevole ritorno in termini di immagine a livello europeo.
A seguito della riunione di Londra di aprile, durante la quale è stato effettuato un primo esame sommario dei contenuti del documento, condivisi da rappresentanti di diversi Paesi europei, è stato programmato un secondo incontro che darà l’avvio al progetto. Rispetto a quanto inizialmente comunicato questo incontro ha avuto luogo a Milano il 13 e 14 settembre.
Il meeting, aperto a tutte le aziende interessate (stampatori, fornitori, consulenti, esperti), inizierà con un buffet martedì 13 settembre e terminerà sempre con un buffet mercoledì 14 settembre. All’incontro parteciperanno esperti di stampa flessografica provenienti da tutta Europa.
I lavori, che si svolgeranno in lingua inglese, prevedono l’esame dei seguenti argomenti:
Collaudo, usura e manutenzione della macchina da stampa
Forma test per massimizzare la resa di colore in flexo
Oggi è possibile utilizzare diversi media per creare delle campagne marketing molto dinamiche: integrano fra loro diversi media e sfruttano gli strumenti del wide: cartellonistica, car wrapping… uniti a spot tv, radio e social media.
Le campagne crossmediali sono campagne nelle quali tramite una cabina di regia, diversi media convogliano la comunicazione verso un sito Web (o anche una pagina di un social network come per esempio Facebook) nel quale si verifica un obiettivo di conversione quasi sempre connesso anche alla raccolta di nominativi (lead generation). Ecco alcuni consigli per generare le pagine di atterraggio da media differenti, verso il sito Web, in modo tale che gli utenti siano propensi a effettuare l’azione desiderata. Mi aiuteròcon due esempi: l’arrivo in Italia del noto marchio mondiale Patatine Lay’s, e la campagna crossmediale di Dutch Farm Cheese volta a raccogliere lead tramite un coupon con annesso codice sconto. Pepsi Co ha lanciato in Italia dal 29 agosto al 23 settembre (agenzia Step Communication) il suo brand di patatine Lay’s attraverso un tour promozionale che ha attraversato l’intero territorio nazionale chiamato «Il Tour del Piacere Lay’s». La campagna aveva come obiettivo l’incentivazione all’uso del prodotto, il rafforzamento della Brand Awareness sul mercato italiano e l’incremento dei fan della pagina su Facebook. Attraverso una campagna itinerante con postazioni mobili basate su elementi scenografici (wide format, car wrapping) che invogliavano gli utenti a generare contenuti propri (User Generated Content) attraverso selfie, i consumatori non solo hanno potuto degustare le patatine Lay’s, ma sono stati anche coinvolti in divertenti attivitàdi engagement in vari punti della città che hanno unito elementi di visual communication a contenuti digitali. Le persone hanno potuto giocare con gli elementi della comunicazione visiva Lay’s fotografandosi in Selfie con gli elementi della brand communication Lay’s b.
Fare selfie con gli elementi della brand communication Lay’s.
Lay’s ha in questo modo invogliato, tramite un gioco di rimandi tra Wide Format ed elementi di comunicazione visiva, l’iscrizione alla pagina di Facebook di Lay’s Italia.
Selfie con l’hashtag apposito per fare pubblicità del proprio brand.
Dutch Farm Cheeseèun produttore di formaggi olandesi che aveva come intento quello di portare i propri utenti a visitare il proprio stand in una importante fiera di categoria. Attraverso una campagna su vari formati (wide format, cartoline, flyer e altro) ha invogliato le persone a visitare lo stand tracciandoli attraverso la generazione di Purl (Personalized URL), indirizzi Web personalizzati in grado di tracciare la provenienza di ogni singolo visitatore. Attraverso la creazione di materiale cartaceo d contenenti URL tracciabili, gli utenti erano invogliati a riscuotere il buono sconto di $10. Il codice riportava a una landing page nella quale le persone lasciavano i loro dati e l’effetto scaturito èstato quello di ricevere nominativi e – nel contempo – tracciare esattamente da quale fonte essi provenivano.
Invito allo stand della Dutch Farm Cheese con un buono sconto di 10$.
Campagne Cross Media come cabina di regia
Da questi due esempi si comprende come le campagne crossmediali non sono un semplice mix di elementi tecnologici ma devono essere strutturate in modo efficace come vere e proprie cabine di regia nelle quali creare strategie di marketing. L’aspetto fondamentale delle campagne crossmediali sta nel portare gli utenti a fare l’azione prevista nel modo piùrapido e indolore possibile. In queste campagne vi sono infatti due fattori critici: il primo consiste nel creare sul sito Web una pagina di atterraggio (landing page) che invogli le persone a fare l’azione desiderata. Il secondo consiste nel facilitare le persone a collegarsi dal proprio smartphone sul sito Web di destinazione in modo semplice e rapido.
Landing page: cos’è e di quali elementi è composta
Una landing page èuna pagina del nostro sito Web nel quale l’utente puòeffettuare una singola precisa azione (l’immagine sotto ce ne dàun’idea). Sottovalutare la fase di design di una landing page e commettere per esempio il tipico errore di fare atterrare un visitatore nell’homepage di un sito rischia di vanificare completamente una campagna.
La landing page di “Interior Design LA”.
Una landing page èun mix di inviti all’azione, chiarezza nel goal ed elementi rassicuranti (vedi su Formstack).
Nella generazione di una landing page è necessario:
che siano messi in evidenza i fattori di chiarezza attraverso un titolo e un sottotitolo che guidi l’utente verso cosa deve fare;
che il testo fornisca dei benefici chiari su cosa otterràl’utente nel momento in cui effettuerà l’azione promessa;
che ci siano dei rafforzativi chiari sulla fiducia per mezzo di testimonianze di chi ha giàeffettuato in precedenza l’azione desiderata.
Un elemento di importanza fondamentale èrappresentato dalla Call to Action ovvero l’invito all’azione che deve essere chiaro e specifico e invogliare emotivamente a percepire questa azione come urgente, irrinunciabile e necessaria. Allo stesso modo èimportantissima l’immagine di sfondo che deve dare un invito all’azione irrazionale a supporto degli elementi testuali: se il dato razionale comunica all’utente che qualcosa ènecessario, la componente irrazionale fornisce invece un invito performativo all’azione.
Come generare una Landing Page (LP)
Per generare una landing page non èpiùnecessario avere competenze di linguaggio Html, ma al contrario, ènecessario avere competenze di marketing e di comunicazione unite a esperienza nel settore del Digital Marketing. Esistono infatti soluzioni online che consentono di generare landing page adatte a ogni scopo semplicemente spostando elementi grafici e testuali. Tra le soluzioni che io consiglio vi èsicuramente Lead Pages,una suite di strumenti volti a creare landing page, Web form, sistemi di tracciamento link. È totalmente compatibile con ogni tipologia di sito: da quelli fatti «a mano»a quelli in WordPress, e si interfaccia con le piùdiffuse piattaforme per la gestione di newsletter, quali Mailchimp, GetResponse, AWebber e molte altre.
Tramite Lead Pages siamo in grado di creare le nostre LP partendo da dei template che hanno generato un alto numero di conversioni: ogni template ètotalmente personalizzabile a partire dal colore e dall’immagine di sfondo, dai testi, ai pulsanti che indicano una call to action. Possiamo inoltre in ogni LP inserire dei video e altri elementi come per esempio dei gadget per chi si iscrive, degli ebook da scaricare, dei buoni sconto da stampare o dei report gratuiti. Tramite Lead Page siamo quindi in grado di creare una LP coerente con la linea grafica della nostra campagna crossmediale, mantenendo una coerenza discorsiva con l’intera campagna e veniamo aiutati e supportati nell’utilizzare dei formati grafici che hanno giàriscontrato efficacia.
Incentivare le persone a rimanere sul sito ed effettuare una conversione
Nei due esempi precedenti di campagne crossmediali basati su diversi formati grafici (dal Wide Format ad altri elementi di comunicazione visiva) abbiamo visto come l’efficacia della campagna consisteva nel fare una determinata azione sulla landing page. Uno degli aspetti piùcomplessi che si incontrano nei siti consiste nel mantenere viva e sviluppare la volontàdell’utente nel vincere le proprie barriere ed effettuare la conversione. Il coinvolgimento e la determinazione dell’utente nel momento in cui entra in un sito fino a quando èd’avanti all’azione da compiere diminuisce esponenzialmente piùpassa il tempo. Per questo motivo possiamo inserire dei moduli pop-up che ricordano l’azione da effettuare in punti topici del sito.
Esempio di pop-up di un sito.
Possiamo per esempio fare in modo che dopo un certo tempo di permanenza sul sito, venga mostrato di nuovo un modulo per fare effettuare all’utente l’azione desiderata, magari utilizzando un formato di modulo differente (con colori, grafiche o testuali differenti) in modo da colpire altre leve psicologiche dell’utente. Per capire quando far comparire questo modulo possiamo basarci sui dati risultanti da Google Analytics sul tempo medio di permanenza su una singola pagina. Così facendo il nostro modulo non sarà eccessivamente invasivo e comparirà nel momento critico in cui la maggior parte degli utenti abbandona il sito. Possiamo inoltre far comparire questi pop-up in momenti topici della navigazione sul sito, come per esempio quando l’utente clicca su elementi particolari come immagini, video oppure link.
Opt-In: tecniche per portare l’utente dall’adv al digitale
Una volta definite le landing page dobbiamo concentrare la nostra attenzione su un altro aspetto fondamentale: fare in modo che l’utente che vede un invito a fare una azione su un cartellone pubblicitario si colleghi al sito Web. Questo passaggio èdecisamente delicato in quanto, se non èeffettuabile in modo rapido ed efficace, perderemo il contatto. Vi sono diverse tecniche per fare in modo che questo passaggio sia il piùpossibile rapido, veloce e senza interruzioni per l’utente. Partiamo dalla modalità forse piùconosciuta che èrappresentata dal QR Code: sicuramente èla soluzione piùsemplice da implementare per le imprese (vedi Le nuove forme del comunicare, Italia Grafica n. 5 giugno 2013, pag. 31) ma purtroppo la più complessa per gli utenti in quanto i QR code non sono automaticamente leggibili dagli smartphone senza l’ausilio di specifiche App, e questo rende questo sistema complicato e macchinoso. Una evoluzione del QR-Code èl’NFC, un sistema radio che consente a uno smartphone di dialogare con un adesivo e, mediante scansione, di ottenere informazioni addizionali fino all’acquisto di prodotti. Un altro sistema èquello di generare dei codici su un elemento stampato che l’utente inseriràal proprio sito Web, un vero e proprio coupon: questo èil sistema usato nel case study di Dutch Farm Cheese e ci consente di capire e tracciare da quale creativitàsu supporto stampato l’utente che si èregistrato èrimasto piùcolpito. Un terzo sistema decisamente interessante èrappresentato da Lead Digit che consente agli utenti di mandare un SMS a un numero di telefono stampato su un elemento grafico e di ricevere via email in diretta il link al sito Web su cui convertire.
Possiamo stampare un numero di telefono su una creativitàe chiedere all’utente di spedire un SMS: l’utente riceveràin modo automatico via email l’indirizzo del sito Web su cui effettuare la conversione. Il vantaggio èduplice: l’utente fa un’azione del tutto semplice e familiare e – nel momento in cui effettua l’operazione – l’impresa ottiene un lead.
Campagne crossmediali: armonizzare l’intero processo
Il dato emergente dall’uso di queste tecnologie èche una campagna crossmediale deve essere concepita come strumento generativo del desiderio di ottenere un prodotto o un servizio. Questo processo generativo deve essere effettuato creando una cabina di regia in grado di trasformare l’Attenzione verso un elemento visivo (cartellonistica stradale, wrapping automobilistico, display e disposal), che generi Interesse, il quale Interesse deve esser portato verso il Desiderio (l’esempio delle patatine Lay’s con la generazione di selfie èemblematico) fino all’Azione finale secondo lo schema di Marketing A.I.D.A (Attenzione, Interesse, Desiderio, Azione).
Secondo l’analisi dei fallimenti in Italia, realizzata da Cribis D&B, società del Gruppo Crif specializzata nella business information e aggiornata a fine giugno,nel secondo trimestre dell’anno 3.740 imprese hanno portato i libri in tribunale, il 2,5% in menorispetto al 2015. Da inizio anno ad oggi sono fallite 7.343 imprese, 58 al giorno.
Lombardia, Lazio e Veneto le regioni più colpite. Il commercio e l’edilizia i settori maggiormente in difficoltà.
Un’inversione di tendenza, quindi, dopo gli ultimi anni caratterizzati da un preoccupante aumento dei fallimenti, che ha toccato il suo picco nel 2014. Nel secondo trimestre del 2016 in Italia le imprese che hanno portato i libri in Tribunale sono state 3.740, registrando un calo del 2,5% rispetto a un anno fa, quando i fallimenti hanno toccato quota 3.777. Da inizio anno sono invece 7.343 le imprese fallite, con una media di 58 chiusure al giorno. Rispetto al 2014 il calo dei fallimenti è invece del 7,6%. Rimane però un ampio gap negativo rispetto al 2009: se confrontiamo i dati odierni con quelli di sette anni fa i fallimenti sono cresciuti del 59,9%.
«I dati relativi al secondo trimestre del 2016 confermano le buone impressioni emerse dai dati relativi ai primi tre mesi dell’anno, lasciando spazio a un cauto ottimismo – commenta Marco Preti, Amministratore Delegato di Cribis D&B. Dopo anni caratterizzati da un costante aumento del numero dei fallimenti, che nel 2014 avevano raggiunto il record, a fine 2015 si è registrato un calo, che si è confermato anche in questi primi sei mesi del 2016. I numeri sulle imprese che hanno portato i libri in tribunale trovano conferma anche nei dati sui pagamenti, la fotografia più aggiornata e “fresca” dello stato di salute delle aziende, che mostrano una riduzione dei ritardi gravi del -14% rispetto allo stesso periodo dello stesso anno».
«Questo miglioramento non deve però fare abbassare la guardia. Rispetto a giugno 2009 infatti i dati sono chiari e evidenziano le criticità che hanno dovuto affrontare le imprese negli ultimi anni. La percentuale dei fallimenti è infatti cresciuta del 59,9%. Quindi che cosa fare? Due aree sono fondamentali – continua Marco Preti – continuare a investire nella gestione del credito commerciale e sapere individuare i clienti e i partner su cui investire di più, anche da un punto di vista dell’affidabilità finanziaria. In questi anni le aziende che hanno performato meglio e che si sono difese efficacemente da fallimenti, insoluti e ritardi nei pagamenti sono quelle che hanno saputo fare queste due cose, investendo in procedure e strumenti per migliorare la propria gestione del credito e il proprio cash management e sapendo intercettare contemporaneamente le nuove opportunità», conclude Preti.
Distribuzione territoriale
La distribuzione sul territorio nazionale dei fallimenti è strettamente correlata alla densità di imprese attive nelle diverse aree del Paese.
La Lombardia, con una incidenza sul totale Italia del 20,2%, si conferma la regione d’Italia con il maggior numero di fallimenti con 1.480 casi nel corso del 2016. Dal 2009 a oggi si contano 20.883 imprese lombarde fallite.
La seconda regione più colpita è il Lazio, con 866 imprese chiuse nel 2016 e un’incidenza sul totale Italia dell’11,8%. Segue il Veneto con 640 casi e relativa incidenza del 8,7%. A seguire, per completare le prime dieci posizioni, la Campania con 636 fallimenti, la Toscana (592), l’Emilia Romagna (529), il Piemonte (491), la Sicilia (464), la Puglia (354) e le Marche (245).
I settori merceologici: ancora in crisi il commercio, in ripresa l’edilizia
Il commercio al dettaglio è il settore più in crisi con i suoi 2.261 fallimenti nel corso del 2016, con un calo però del 4,8% rispetto a un anno fa. Segue l’edilizia con 1.480 casi e un calo del 6% rispetto allo stesso periodo del 2015. È poi il turno dell’industria, con 1.469 casi e un meno 0,5% registrato nell’ultimo anno. I servizi vari infine chiudono la classifica con 1.090 imprese che hanno portato i libri in tribunale e un aumento del 3,9% rispetto al 2015.
Konica Minolta Business Solutions Italia Spa annuncia la nomina di Hiroshi Yoshioka a nuovo Presidente del Consiglio di Amministrazione e Amministratore Delegato della filiale italiana del gruppo multinazionale giapponese.
Mr. Yoshioka, che proviene dalla Direzione Strategica della filiale francese e vanta una lunga esperienza nel management europeo del gruppo, avrà la mission di guidare la filiale italiana verso il raggiungimento degli obiettivi di crescita profittevole e di leadership della compagnia, consolidando il processo di focalizzazione delle strategie di business su nuove modalità di approccio al mercato, attraverso un’offerta innovativa di prodotti, soluzioni e servizi.
Il nuovo assetto organizzativo viene incontro alle dinamiche operative e di mercato di un contesto competitivo sempre più complesso, articolato e in rapida evoluzione, nel quale Konica Minolta si propone di rispondere in modo mirato e sempre più efficace alle esigenze dei clienti. Fabio De Martini, figura storica alla guida di Konica Minolta Italia da oltre vent’anni, lascia contestualmente i propri incarichi nella Compagnia, dopo avere portato a compimento con successo un imponente programma di riorganizzazione e sviluppo del business realizzato nel nostro paese, affermando la struttura italiana come realtà leader nel mercato di riferimento.
All’esposizione internazionale della Triennale, dal 22 giugno è presente un‘installazione curata da Paola Silva Coronel, che verrà chiusa il 31 luglio. Il progetto “rosae, rosarum, rosis”, selezionato tra numerose proposte in concorso, rappresenta una possibile risposta, al tema di questa ventunesima edizione: 21st century. Design after design. Quale futuro per il design italiano?
Paola Silva Coronel, cresciuta in un clima culturale d’eccezione, confrontandosi nella professione e nell’insegnamento con maestri del calibro di Ezio Manzini, Andrea Branzi e Michele De Lucchi, con cui tutt’oggi insegna al Politecnico di Milano, ha provato a dare una risposta.
Paola Silva Coronel, architetto.
Dopo quasi 70 anni di produzione industriale, le grandi tirature seriali non hanno più quell’appeal, che suscitavano negli anni ‘50 e ’60, quando, all‘indomani di un panorama fatto da artigiani e pezzi unici, migliaia di prodotti identici erano sinonimo di modernità.
Le grandi produzioni erano vincolate dalle tecnologie disponibili, che richiedevano, a monte, importanti investimenti per gli impianti. La creatività era quindi adata a pochi eletti, considerati trend setter, grazie ai quali, il successo commerciale era garantito. Oggi le tecnologie digitali permettono di produrre pezzi unici e intervenire sui prodotti industriali, introducendo il decoro come elemento distintivo. Il web, con milioni di immagini, è la più grande fonte di ispirazione di sempre e amplia l’orizzonte del reale su un nuovo adiacente possibile. Il percorso creativo rimane il fulcro del design e
non fa più distinzione sui media, sulle tecnologie o sulle abilità manuali necessarie per trasformare prodotti comuni in gesti eroici unici.
L’allestimento è formato da un macro ricamo a punto croce, realizzato su un grigliato metallico, dove è evidente l’intervento manuale. Lo schema della rosa deriva dalla elaborazione grafica di un’immagine, scelta dal web tra migliaia di soggetti simili. Un secondo pannello introduce le potenzialità delle macchine da ricamo digitali, che vedono
nella poltrona MIA di Mdf Italia, una possibile applicazione. L’idea è che la creatività debba utilizzare tutte le tecnologie disponibili, per ottenere il miglior risultato. Il fatto a mano, non è necessariamente meglio. È l‘idea, che deve guidare verso il risultato migliore: una rosa ricamata a punto croce diventa l’elemento decorativo che, modificando il DNA originario della poltrona, la rende unica. Il macro punto croce è realizzato con fettucce di microfibra su un grigliato metallico di 5×5 cm. La lavorazione è totalmente artigianale. La poltrona MIA è un prodotto MDF Italia, disegnata da Francesco Bettoni. In questa
occasione è stata personalizzata con un ricamo a punto croce eseguito direttamente sulla fodera già confezionata. La lavorazione è stata realizzata nei laboratori di Studio Auriga, rivenditore unico per l’Italia delle macchine da ricamo Tajima. È stato utilizzato un filato makò titolo 28 e la lavorazione complessiva, esclusi i tempi di intelaiatura è di 140 minuti per la poltrona e 40 minuti per il pouf. Questa edizione della poltrona MIA è una versione sperimentale, realizzata appositamente per questa installazione.
La vittoria del “No” al referendum costituzionale di ottobre potrebbe generare incognite.
Venerdì 1 luglio 2016 si è svolta a Milano, presso Assolombarda, la conferenze stampa del Centro Studi Confindustria in cui sono stati presentati i nuovi “Scenari economici”, dal titolo “La risalita modesta e i rischi di instabilità”. La conferenza stampa è stata tenuta dal neo-Presidente di Confindustria Vincenzo Boccia (con delega al Centro Studi), dal Direttore del
Centro Studi Confindustria Luca Paolazzi, insieme col Presidente di Confindustria Lombardia Alberto Ribolla.
Nello scenario globale la matassa dell’incertezza si è ancor più ingarbugliata: agli alti rischi economici, acuiti dalle lunghe code della crisi, si sono sommati i ben più minacciosi e incombenti rischi di instabilità politica. Le sofferenze sociali derivanti da disoccupazione e impoverimento e la mancanza di risposte appropriate hanno fatto riemergere nei paesi avanzati (soprattutto europei) pulsioni profonde di xenofobia e nazionalismo.
L’Italia appare come una piccola nave (con nocchiero) in un mare in gran tempesta, con importanti riparazioni in corso, mentre deve proseguire la navigazione. Nello scenario ordinario prosegue, benché ferita dalla Brexit, la modesta risalita del Pil, cominciata al principio del 2015, e dell’occupazione.
Le nuove previsioni CSC sul Pil italiano (al ribasso) sono di +0,8% nel 2016 e +0,6% nel 2017. Nel biennio sarà creata occupazione per 250.000 unità di lavoro, che portano a +650.000 il totale da quando sono ricominciate ad aumentare, ma ne mancheranno ancora 1,37 milioni per colmare la voragine causata dalla crisi. Secondo le stime del CSC, il costo per l’Italia della Brexit si potrebbe tradurre, nel biennio 2016-17, in 0,6 punti di Pil, 81.000 unità di occupazione, 154 euro di reddito pro-capite e 113.000 poveri.
Inoltre i risultati positivi dell’Italia nel biennio 2016-17, certo non entusiasmanti, correrebbero il rischio di essere compromessi dalle conseguenze della bocciatura della riforma costituzionale al referendum confermativo: il referendum in autunno sulla nuova Costituzione è pertanto un passaggio importante, secondo il CSC. La vittoria del fronte del “No” potrebbe causare ripercussioni economiche e produrre incertezza. Il Paese, già
provato, dovrebbe fronteggiare una nuova emergenza economico-sociale, con inevitabili spinte verso soluzioni populistiche; proprio perché fuori minaccia tempesta, l’Italia dovrebbe invece puntare ad attrezzarsi e a diventare più solida, anziché confermare le proprie storiche debolezze.
Il numero degli “Scenari economici” di giugno 2016 è disponibile per gli Associati sul sito web, Area di attività Centro Studi, Voce Centro Studi Confindustria. Per informazioni: Dott. Alessandro Rigo, Responsabile Centro Studi di Assografici, Tel. 02 4981051, E-mail.
Assemblea Upa 2016: pubblicità in Italia in crescita del 3% nel 2016, nonostante la Brexit, ma non ancora sulla stampa
Il mercato della comunicazione sta trainando la crescita del Paese. Il Pil e i consumi nel 2016 oscillano intorno al +1% mentre per fine anno è attesa una crescita degli investimenti in comunicazione tripla, ossia il +3%. Si fa fatica a comprendere la magnitudo dello shock della Brexit, è aumentata l’incertezza, ma proprio per questo si deve cercare di non fluttuare tra isteria e cupezza, tenere il punto sui fondamentali e continuare a investire.
Con questo scenario il Presidente dell’Upa, Lorenzo Sassoli de Bianchi, ha aperto l’assemblea annuale degli investitori pubblicitari italiani. Il Presidente ha toccato molti temi economici: per spingere i consumi, ha proposto un piano di “tax credit” di 100 milioni di euro per gli investimenti incrementali sulla stampa e di 400 milioni di euro per l’intero comparto della comunicazione, perché ciò raddoppierebbe l’attuale propensione al consumo.
Si tratta di una proposta simile a quella che la Federazione della Filiera della Carta e della Grafica (di cui fa parte Assografici) ha presentato in un incontro pubblico già a marzo 2016, ancora più urgente considerando che nel primo trimestre 2016 gli investimenti pubblicitari complessivi in Italia sono effettivamente cresciuti del 2,3% sul primo trimestre 2015, con una ripresa diffusa a quasi tutti i media principali, mentre specificamente quelli sulla
stampa (quotidiani+periodici) sono arretrati ancora del 4,5% circa.
Sassoli de Bianchi ha poi proposto di recuperare dagli attuali trenta miliardi di euro di incentivi alle imprese italiane una decina di miliardi da indirizzare verso la banda larga che, secondo il Presidente Upa, è l’asse centrale su cui far +3% crescere i consumi: attraverso l’e-commerce e le startup, che valgono circa il 4% del Pil, ci potrebbero essere 30 miliardi di ulteriori ricavi per le imprese.