Home Blog Pagina 234

Come rendere una campagna virale tramite hashtag

La creazione di hashtag specifici consente di creare campagne ad hoc incentivando le target community nella generazione di contenuti, lo User Generated Content, favorendo in questo modo l’interazione e i processi di brand loyalty tra un’azienda e le community di riferimento.

Anziché basarci su hashtag già in uso, perché non creare delle campagne social basate su un hashtag specifico da noi appositamente ideato, generando un effetto di condivisione e viralità attraverso l’interazione con la nostra community?
Le campagne social sono incentrate su un tema e rese virali chiedendo alla community di generare e condividere contenuti attorno all’hashtag proposto.
I settori del lusso e della cosmesi fanno un ampio uso di campagne basate sullo User Generated Content.

Collistar ha recentemente creato una campagna social chiamata
#MomentiDiBenessere 1 nella quale invitava le persone a condividere i loro momenti di benessere sull’apposito hashtag. Ha successivamente raccolto i contenuti generati dagli utenti sul social network Pinterest 2. Il dato interessante è stato che il contenuto generato dagli utenti (User Generated Content) ha compreso, oltre ai classici scatti fotografici su Instagram di situazioni percepite dalla community come momenti di benessere, anche la produzione di diverse foto di packaging di prodotti Collistar che hanno assunto in questo modo la valenza di momento di benessere tramite il trait d’union tra carta e social.

Un altro esempio interessante è la campagna #BastaProvarci di Amplifon: creata in occasione del sessantacinquesimo anniversario dell’azienda ha lo scopo di sensibilizzare le persone che iniziano a soffrire di calo di udito (ipoacusia) nel superare il momento di disagio che li porta a negare il problema e a prenotare un controllo acustico. Tramite un video 4 dalla componente emozionale decisamente coinvolgente, Amplifon è riuscita a creare un effetto di sensibilizzazione sul problema del proprio target che si è attivato e ha prodotto dei contenuti, riuniti intorno all’hashtag #BastaProvarci, su come ha aiutato oppure vorrebbe aiutare i propri cari a “preservare e curare il proprio udito” 3.

Il terzo esempio #Pepino è interessante per due aspetti. Il primo è che in questo caso le campagne sono organizzate su un hashtag brandizzato, e il secondo è che l’azienda è una PMI. La storica Gelateria torinese #Pepino attraverso l’hashtag brandizzato crea in modo continuativo campagne social di condivisione sul momento della degustazione del gelato. Molto interessante l’uso da parte degli utenti di scatti che integrano elementi tipici della comunicazione visiva di Pepino nei loro contenuti 5.

Nel momento in cui decidiamo di creare per la nostra impresa una campagna social, la scelta dell’hashtag di riferimento può condizionarne decisamente l’impatto. Per questo motivo ho creato una checklist composta da dieci consigli per creare delle campagne virali sui social network e basarle su hashtag.

1. Fissa in modo chiaro l’obiettivo che vuoi raggiungere
Spesso nel social media marketing si diventa maniacali nel cercare la viralità a tutti i costi. In realtà la qualità del rapporto tra clienti finali e azienda può essere più importante della quantità di persone raggiunte, soprattutto quando si parla di micro campagne per le PMI.
È inutile aspettarsi effetti virali con centinaia o migliaia di condivisioni per una microimpresa quando è più interessante e strategico per queste realtà creare forme di dialogo e partecipazione diretta come dall’esempio di #Pepino, che portano a creare forme di coinvolgimento con la propria community di riferimento e più realistiche opportunità di acquisto.

2. Brandizzati o non brandizzati?
Nel momento in cui si crea un hashtag, bisogna anche scegliere quale ha maggior senso usare. Ci sono due tipologie di hashtag: non brandizzati, come #BastaProvarci e brandizzati come #Pepino. Ognuna di queste tipologie ha dei pro e dei contro che vanno valutati in anticipo.
Gli hashtag non brandizzati determinano più facilmente la generazione di contenuti da parte della community di riferimento che percepiscono l’hashtag come “proprio”. Per contro trasmettono in modo minore l’identità di marca.
Gli hashtag brandizzati (come #AirBnbShorts e #Pepino) trasmettono in modo decisamente evidente l’identità di marca ma possono limitare la creatività delle interazioni in quanto le community di riferimento si sentono più “ospiti” del brand e meno protagoniste.

3. Hashtag corti, rilevanti, pertinenti e colloquiali
Più un hashtag è corto più è facile da memorizzare. Alcuni esperti consigliano di non farli più lunghi di 19 caratteri che è la lunghezza di un Twitter Handle (ovvero il nome utente di Twitter).

4. L’hashtag è ripetibile per campagne future?
Airbnb ha creato un contest via Instagram nel quale si poteva vincere un viaggio creando un video di 15 secondi e condividerlo attraverso l’hashtag #AirBnbShorts.
Questo è un tipico hashtag che può essere ripetuto in futuro in quanto, essendo brandizzato, non può essere usato da altre realtà. Per questo motivo è importante – nel momento in cui si sceglie l’hashtag – valutare se questo avrà una vita futura o meno.

5. Chiarezza: #nowThatchersDead vs #nowthatChersDead
Il giorno 8 aprile 2013 è mancata la lady di ferro, Margaret Thatcher. In U.K. e in Europa si è immediatamente diffuso l’hashtag #nowthatchersdead. Il 9 aprile 2013, negli USA si è diffuso il rumor circa la morte dell’attrice Cher: tutto questo perché si è letto l’hashtag come #nowthatChersdead.
Per prevenire simili confusioni – oltre a pensare bene come un hashtag viene letto in contesti differenti – è bene usare l’effetto cammello (camel effect): diffondendiamolo noi per primi, scritto con un mix di maiuscole e minuscole: #nowThatchersDead.

6. Assicurati che il tuo hashtag non sia usato da competitor o altre realtà
Prima di andare online assicurati di avere un hashtag non usato da altri, in quanto non solo ti inquinerà le statistiche creando rumore, ma soprattutto potrebbe generare effetti di interferenze tra le campagne. Per questo è utile fare ricerche preventive sull’hashtag prescelto, con strumenti come Hootsuite, o manualmente tramite i motori di ricerca all’interno dei social network.

7. Promozione su tutti i canali social, blog e sito
Anche se la una campagna ha come centro Instagram consiglio di farla riverberare sugli altri canali social in cui l’azienda è presente (Facebook, Twitter, Google+), e naturalmente sui siti web e sui blog. In questo modo sarà più facile intercettare pubblici diversi in quanto i follower su Instagram sono differenti dai follower su Twitter, e differenti dai fan su Facebook e dall’audience del blog.

8. Eventi e dirette live (live tweeting)
Il mio consiglio è quello di affiancare la tua campagna a un evento, come per esempio una mini competizione sportiva, e fare la telecronaca in diretta dell’evento: tecnicamente si chiama live tweeting, ovvero il raccontare in diretta un evento includendo in ogni tweet l’hashtag della campagna, consentendo in questo modo ai follower di seguire l’hashtag e partecipare in diretta alle conversazioni.
Oltre a creare visibilità, coinvolgimento e interazione sull’hashtag, si ottiene un effetto virale, raggiungendo potenziali clienti e influencer, dando maggiore visibilità al marchio.

9. Promuovi il più possibile lo User Generated Content
Lo User Generated Content è uno dei fattori più importanti per generare fiducia in una azienda o in un prodotto: ciò vale soprattutto per i Millennial, ovvero le persone nate tra gli anni ‘80 e gli anni 2000. Un celebre articolo di Corey Eridom pubblicato su Hubspot dal titolo Why User-Generated Content Is More Important Than You Think mette in evidenza come i contenuti generati da parte di persone influenzano in modo determinante il senso di fiducia nei confronti di una marca e i comportamenti di acquisto.
Uno dei modi migliori per promuovere lo User Generated Content è quello di spingere le persone a fare foto tematiche, come per esempio chiedere di fotografare il più bel sorriso mentre si mangia un gelato o altre situazioni similari, condividendoli sui loro social tramite l’hashtag della campagna, dando come “incentivo” il fatto che i contenuti più interessanti saranno pubblicati sulla pagina di Facebook o altro.

10. Preparare il team per la gestione delle crisi
#McDStories è una campagna di McDonald’s nella quale si incitava la propria community a condividere storie entusiasmanti sugli Happy Meal. L’effetto fu purtroppo opposto e su Twitter sono stati pubblicati contenuti non positivi circa la catena di fast food.
Da questo celebre case study si è appreso che prima di fare uscire una campagna, dobbiamo prevedere i possibili scenari non positivi e mettere in atto un piano di Digital PR di risposta. A questo serve il team per la gestione di eventuali situazioni di crisi derivanti da campagne social sbagliate!






Valorizzare un’etichetta, scegliendo il substrato giusto

L’innovazione di prodotto parte dalla ricerca di nuovi substrati.
La scelta dei materiali è fondamentale per armonizzare l’aspetto di un’etichetta con il prodotto che andrà a valorizzare. È infatti l’etichetta a trasferire al consumatore le suggestioni e le informazioni che rendono un articolo più attraente. Ecco allora come avanza lo sviluppo di nuove soluzioni da parte di due importanti protagonisti del settore.

Non tutte le aziende possono permettersi di spendere tante risorse in R&S quanto i colossi dei materiali autoadesivi. Per loro è infatti fondamentale offrire regolarmente soluzioni che riescano a soddisfare le esigenze di un mercato sempre più sofisticato e multiforme. E se il mercato chiede nuovi materiali, la ricerca si adeguerà di conseguenza.
Le etichette autoadesive coprono infatti ogni cosa, dai prodotti alimentari a quelli di lusso, dai semplici pacchi postali fino alle merci deperibili, e devono sottostare a rigidi protocolli di verifica delle prestazioni prima di poter essere immessi sul mercato. Soprattutto nell’ambito dell’industria alimentare e farmaceutica. Diventa quindi essenziale continuare a inventare nuovi supporti adesivi e garantirne al contempo la qualità. Andiamo a questo punto a scoprire come si stanno muovendo due importanti player del mercato, Avery Dennison e Ritrama.

La vision sul futuro di Avery Dennison

Quando si parla di etichette di qualità si finisce spesso per parlare di soluzioni per il settore wine & spirits, uno dei più difficili ma anche a maggior valore aggiunto. È qui che il design e la scelta dei materiali possono fare la differenza. «In generale si tratta di carte non patinate, dall’aspetto più naturale e con una struttura-trama che le rende molto usate nelle applicazioni su bottiglie di vino, liquori e anche birra», spiega Angelo Depietri, vicepresidente e general manager materials group di Avery Dennison.

Angelo Depietri, vicepresidente e general manager materials group di Avery Dennison.
Angelo Depietri, vicepresidente e general manager materials group di Avery Dennison.

«Questi prodotti sono disponibili in una grande varietà di sfumature di bianco e con diverse trame, e i designer le apprezzano molto. Conferiscono infatti un aspetto di esclusività ai prodotti ai quali vengono abbinate. In alcuni casi queste carte non patinate contribuiscono addirittura a trasmettere un’immagine di prodotto “fatto a mano”, che è particolarmente importante per i vini di fascia alta e le birre artigianali in serie limitate».

Per alcuni prodotti è essenziale la piena visibilità del contenuto, cosa resa possibile grazie a etichette adesive in film sottile e trasparente (Avery Dennison).
Per alcuni prodotti è essenziale la piena visibilità del contenuto, cosa resa possibile grazie a etichette adesive in film sottile e trasparente (Avery Dennison).

Ma in questo settore così ampio e variegato (oltre a vini e liquori c’è anche tutto l’universo beverage), anche i materiali plastici trovano una collocazione speciale, perché sono in grado di fornire soluzioni molto utili al marketing delle aziende produttrici. «Il film continua a crescere molto nella parte del “no label look”», sottolinea Depietri. «I grandi marchi vogliono che le etichette siano quanto più invisibili in maniera da imitare la stampa diretta su plastica o vetro, mantenendo però la grande flessibilità delle etichette adesive. Il nostro adesivo ClearCut è estremamente apprezzato per la trasparenza sui diversi supporti e per le prestazioni superiori sia per lo stampatore sia per l’applicazione finale».

I settori merceologici e i mercati più importanti

Oltre all’esigente mondo delle etichette per bevande, ci sono altri settori in cui la scelta dei materiali è fondamentale per creare una catena del valore. Basti pensare alla miriade di prodotti etichettati all’interno di un supermercato.
«Gli alimenti e le bevande sono i principali segmenti di utilizzo per le etichette a livello globale», ci spiega il vicepresidente di Avery Dennison, «contribuendo a circa il 35% del totale per quelle autoadesive e oltre il 60% del totale di materiali utilizzati per etichettatura, se consideriamo tutte le tecnologie. Dopo questi segmenti ci sono quello della “casa e cura personale” che contribuisce circa per il 10% del totale di etichette autoadesive».
«Rispetto invece ai mercati in cui è più forte la domanda di accoppiato autoadesivo, Cina e India continuano ad avere la crescita più sostenuta grazie al forte sviluppo economico», chiarisce Depietri. «Negli ultimi anni il mercato europeo ha superato la crescita del Nord America nonostante un’economia più debole. I principali motivi di questa accelerazione sembrano essere principalmente un maggiore export grazie a un euro più competitivo, un più alto grado di legislazione sull’etichettatura nell’Ue, che richiede quindi quantità elevata di informazioni presenti sulle etichette e anche un diminuire della spesa per i pasti fuori casa, chiaramente legato alla crisi economica. Ogni volta che qualcuno acquista cibo in un supermercato piuttosto che mangiare in un ristorante, aumenta il “consumo” di etichette».

Un nuovo business: la tracciabilità delle merci

Oltre a facilitare la decorazione e il design, le etichette hanno spesso anche la funzione di track-and-trace delle merci. Ed è su questo terreno che le tecnologie di identificazione con codici a barre e altri metodi di autenticazione stanno portando a modificare rapidamente l’offerta di materiali adesivi su cui stampare. «ll continuo aumento di acquisti su internet ha contribuito a guidare una nuova crescita nell’ambito dell’etichettatura legata alla tracciabilità. Ha mai osservato il numero di etichette utilizzate su una scatola che le venga consegnata? A volte ci sono tre-quattro etichette su una scatola sola. Vi è anche un bisogno emergente per la tracciabilità attraverso l’etichettatura nell’ambito delle applicazioni farmaceutiche di fascia alta. Qui Rfid e altre applicazioni di etichette “intelligenti” mostrano il vero potenziale per una crescita futura del settore».

Materiali del futuro e sostenibilità ambientale

L’ampliamento progressivo a nuovi settori di mercato, in un settore così vivace come quello delle etichette, induce le aziende a fare ricerca e sperimentazione continua. «Oggi è la sostenibilità a essere di crescente preoccupazione per molti clienti finali», sottolinea il vicepresidente di Avery Dennison. «Un settore di grande interesse per noi è lo sviluppo di materiali più sottili che soddisfino o superino le prestazioni dei materiali esistenti. Un esempio di questo è rappresentato dai materiali Bopp (polipropileni biorientati, nda) utilizzati dal nostro adesivo ClearCut. Questo ha permesso l’uso di un film da 50 μm con prestazioni migliori del precedente prodotto a 60 μm di spessore, permettendo una riduzione del peso complessivo dell’imballaggio e dei rifiuti prodotti. Quest’approccio incontra molto il favore delle aziende che utilizzano i nostri materiali perché contribuisce a fargli raggiungere i rispettivi obbiettivi di sostenibilità. Questo spinge Avery Dennison nella ricerca di materiali ancora più sottili per il futuro».
«Un’altra sfida importante rispetto alla sostenibilità è il riciclaggio delle etichette. L’adesivo utilizzato è, in generale, il fattore limitante nella possibilità di efficienza del processo.»

«Un’area di ricerca molto interessante per Avery Dennison», conclude Angelo Depietri, «è dunque quella relativa allo sviluppo di adesivi che possano essere facilmente rimossi dal materiale dell’etichetta, facilitando così il processo di riciclo. Cleanflake, in questo senso, è il più recente esempio di questo nostro sforzo innovativo».

Ritrama: quando la ricerca vince

Mentre le soluzioni applicative per il labelling si stanno estendono a più ambiti merceologici, anche la ricerca sui materiali plastici fa passi da gigante. Soprattutto in quei settori, quali il food e il beverage, in cui la sicurezza alimentare è una condizione imprescindibile. «Le carte dedicate al settore vino e beverage sono oggetto di una crescente domanda nel mercato», dice Tomas Rink, presidente del Gruppo Ritrama

Tomas Rink, presidente del Gruppo Ritrama.
Tomas Rink, presidente del Gruppo Ritrama.

«La nostra gamma di prodotti wine & spirits è costantemente aggiornata e arricchita di nuovi materiali, tutti certificati FSC, come le carte barrierate per il settore degli spumanti e vini pregiati le cui etichette resistono perfettamente all’immersione in secchiello di ghiaccio. Il tutto in combinazione con la nuova generazione di adesivi acrilici particolarmente resistenti al contatto con acqua, quale il nostro AP1300».

La ricerca sui materiali plastici fa passi da gigante, soprattutto in quei settori, quali il food e il beverage, in cui la sicurezza alimentare è una condizione imprescindibile.

Dall’alimentare alla cosmesi, i veri banchi di prova

«Nel settore food», continua Rink, «notiamo una crescente domanda di prodotti conformi alle legislazioni europee rispetto all’identificazione dei componenti lungo tutta la filiera produttiva. A cui noi rispondiamo con la nostra European Food Directive Range, che è una gamma di materiali autoadesivi certificati con le direttive guida del settore alimentare che include due polipropileni e due polietileni, tutti con top coating specifico TCF, e una carta patinata».
«Un altro trend importante nel mercato alimentare è la crescente richiesta per carte per stampa termica diretta senza bisfenoli, considerati potenzialmente tossici al contatto con la pelle, cui Ritrama risponde con l’offerta di prodotti Bisphenol-free nella sua gamma di carte termiche dirette». Inoltre, per rispondere alla costante richiesta di adesivi con prestazioni di alto tack iniziale e ottima lavorabilità nel converting, rispondenti alle normative europee Reach e sul contatto diretto con alimenti, Ritrama ha sviluppato RP3000, una nuova generazione di adesivo a base gomma offerto con tutte le principali tipologie di carte patinate, naturali e termiche dirette.
«In ogni caso i materiali che si stanno dimostrando attualmente più interessanti per il settore delle etichette sono i film coestrusi che permettono di combinare flessibilità in applicazione con stabilità in lavorazione, consentendo una significativa riduzione degli spessori. Nella nostra gamma offriamo la linea di prodotti Globalflex nelle finiture bianco, trasparente e argento».

Tra inkjet e pharma vince sempre l’innovazione

Da qualche tempo è nata l’esigenza di offrire prodotti autoadesivi performanti anche nel settore della stampa inkjet, che ormai presidia stabilmente anche il ricco segmento della bobina. A questo si associa anche il severo settore farmaceutico, un vero test di efficienza per le aziende produttrici di etichette. «Nell’inkjet abbiamo messo a punto una gamma di prodotti espressamente dedicati alla stampa con macchine Hp Indigo, nonché Xeikon, Epson, Efi ecc., come pure per macchine basate sulla tecnologia Memjet tramite la nostra gamma Rapidjet», puntualizza il presidente di Ritrama.
«Nel settore farmaceutico, da sempre fiore all’occhiello dell’offerta dei nostri prodotti, abbiamo recentemente introdotto la perfetta soluzione per l’etichettatura delle sacche del sangue: si tratta del RI-337 White AP970 WG62 conformabile, facile da stampare e resistente a condizioni ambientali difficili, oltre a essere conforme alle regolamentazioni richieste.

La soluzione per l'etichettatura delle sacche del sangue RI-337 White AP970 permette una maggior facilità di stampa oltre a resistere a condizioni ambientali difficili.
La soluzione per l’etichettatura delle sacche del sangue RI-337 White AP970 permette una maggior facilità di stampa oltre a resistere a condizioni ambientali difficili.

Un assoluto “must” per un’etichetta di questo tipo è la necessità che sia chiaramente leggibile: gruppo sanguigno, codici a barre e date di scadenza sono infatti informazioni essenziali per evitare serie complicanze per i pazienti. Il frontale in carta sintetica stampabile e ulteriormente corredabile da informazioni variabili del paziente con successiva stampa termica, sono solo alcune delle qualità di questo prodotto: le etichette applicate sulle sacche di sangue e plasma devono resistere a processi di test e stoccaggio in condizioni ambientali difficili e perdurare per l’intera vita utile della sacca. Centrifugazione, congelamento criogenico, refrigerazione, manipolazioni varie ed esposizioni a diverse temperature sono solo alcuni esempi delle performance richieste a questa tipologia di etichette».

Nuove tecnologie e materiali del futuro

In quest’incerto scenario di mercato, europeo e globale, la domanda di accoppiato autoadesivo sta, paradossalmente, crescendo moltissimo. E laddove si offrono maggiori opportunità di crescita, si sviluppa meglio anche la ricerca sui materiali innovativi. «La domanda del mercato nei primi sei mesi di quest’anno è stata sostenuta», dice Tomas Rink. «A livello europeo la crescita si può stimare fra il 7 e l’8% rispetto allo stesso periodo del 2014. Ma nei mercati del Nord e Sud America la crescita è anche più consistente, a doppia cifra, come anche in quelli asiatici e dell’Est Europa».
«Per quanto riguarda i nuovi materiali, il nostro R&D non si ferma mai», afferma il presidente del Gruppo Ritrama. «L’azienda ha decisamente puntato sulla ecocompatibilità e sostenibilità dei prodotti, e ha sviluppato una linea innovativa, i prodotti Core Linerless Solutions, espressamente studiati per gli utilizzatori finali che lavorano nei settori per la cura della casa, della persona e nel settore delle bevande, con grossi volumi a livello globale. I Core Linerless Solutions permettono ai converter di avere una maggiore efficienza nella preparazione della macchina da stampa e nel processo di stampa stesso, così da raggiungere un considerevole risparmio in termini monetari e di tempo, offrendo un nuovo traguardo agli end-user, dal momento che non è più necessaria la gestione del liner e il sistema di etichettatura diventa più flessibile e competitivo.

La domanda del mercato di accoppiato autoadesivo sta crescendo moltissimo. Secondo Rink nei primi sei mesi dell’anno scorso (2015) la crescita è stata, a livello europeo, fra il 7 e l’8% rispetto allo stesso periodo del 2014. Ma nei mercati del Nord e Sud America la crescita è anche più consistente, a doppia cifra, come anche in quelli asiatici e dell’Est Europa.

I pregi dei Core Linerless Solutions

I maggiori vantaggi si riscontrano nel risparmio a due cifre sul costo delle etichette e nel minor cambio di rotoli sulle linee di dispensazione, dovuto al maggior numero di etichette per rotolo. In più c’è un risparmio di quasi il 50% sui costi di magazzino e logistici. Un altro vantaggio risiede nell’eliminazione quasi totale delle rotture del liner durante il processo di etichettatura. E dal momento che non c’è alcun liner, non esiste costo di gestione o smaltimento dello stesso. Senza dimenticare che non ci sarà nessuna pulizia o manutenzione dovuta al riavvolgimento del liner. C’è inoltre una riduzione di circa il 55% dello spessore totale rispetto a un laminato standard. 

La nuova linea di prodotti Core Linerless Solutions permette una maggiore efficienza nella preparazione della macchina da stampa con un risparmio di quasi il 50% sui costi di magazzino e logistici.
La nuova linea di prodotti Core Linerless Solutions permette una maggiore efficienza nella preparazione della macchina da stampa con un risparmio di quasi il 50% sui costi di magazzino e logistici.

Per quanto riguarda la supply chain tradizionale, essa resta invariata e non si dovranno utilizzare macchine da stampa o inchiostri differenti rispetto a quelli in uso. Non è necessario fustellare, per cui la macchina può stampare roll-to-roll alla massima velocità, né tantomeno sovraverniciare o sovralaminare, con conseguente risparmio di denaro, in quanto la stampa è incapsulata. Dato il basso spessore dell’accoppiato, il numero delle etichette in un rotolo raddoppia rispetto a un autoadesivo standard. In soldoni, ci sarà una maggiore efficienza, con tempo di stampa ridotto di almeno il 50% e nessuno sfrido da smaltire».

Select solution: la personalizzazione delle etichette
Avery Dennison si accinge a lanciare in Europa il nuovo servizio di customizzazione delle etichette Select Solutions. Si tratta di un portfolio di soluzioni offerte ai converter per creare applicazioni specifiche e su misura rispetto a specifiche esigenze del cliente. In questo modo i trasformatori di etichette possono garantire soluzioni di etichettatura uniche per i proprietari di grandi marchi e raggiungere così nuovi mercati più facilmente rispetto al passato, con eccellenti opzioni di supporto e di assistenza tecnica. Il servizio consente di ottenere un’ampia gamma di applicazioni attraverso un percorso semplice con spedizione rapida anche per quantità d’ordine minime. I convertitori possono così scegliere tra tutti gli adesivi disponibili, le soluzioni anticontraffazione, le etichette richiudibili, il multi-layer, il dry-peel labelling, i kiddie sticker, il drum labelling e molto altro. 
Le etichette per vino sono spesso dei veri e propri capolavori in cui la cura del dettaglio e la qualità dei substrati possono fare la differenza (Avery Dennison).
Le etichette per vino sono spesso dei veri e propri capolavori in cui la cura del dettaglio e la qualità dei substrati possono fare la differenza (Avery Dennison).

Landa, il video della spettacolare conferenza stampa a drupa 2016

Oltre che visionario imprenditore e inventore, Benny Landa è un uomo di spettacolo, che si impegna in prima persona nelle numerose presentazioni quotidiane al pubblico (che fanno il tutto esaurito). Landa ha aperto la prima giornata di drupa con una conferenza nella quale ha completato gli annunci di nuove macchine di fine marzo con una sorpresa (la più produttiva stampante a bobina del portfolio, la W10P), con i nomi dei primi beta tester e con l’anticipazione dell’impegno all’acquisto, da parte di Cympress delle prime 20 Landa S10P – una versione personalizzata e coprogettata per il gruppo internazionale leader nella mass customization – una volta terminato con successo il beta testing delle stampanti.

 

Landa W10P, 200 metri al minuto in quadricromia bianca e volta

W10P_Main
Benny Landa si è tenuto una cartuccia da sparare nella conferenza stampa che ha aperto drupa 2016, annunciando la W10P Nanographic Printing per applicazioni editoriali, di direct mailing e di produzione cataloghi. Questa unità a bobina, di larghezza un metro, è dotata di sistema di voltura e di due motori che permettono la stampa fino a 8 colori alla velocità di 200 metri/minuto su un’ampia tipologia di carte patinate e naturali, cartoncini leggeri e substrati metallici. Landa W10P garantisce un’altissima qualità di stampa e produce immagini con elevata copertura anche su carta leggerissima (35 g/m²) senza barrature di inchiostro.
“Quattordici anni di ricerche sulla nanotecnologia ci hanno permesso di compiere enormi progressi in materia di qualità, velocità e costi della stampa digitale. La W10P è fino a 24 volte più veloce di ogni altra macchina da stampa digitale di qualità commerciale ed è in grado di produrre oltre due milioni di pagine di riviste in un unico turno di otto ore” ha dichiarato Benny Landa. “Landa W10P è una piattaforma tecnologica che contribuirà alla crescita aziendale e alla redditività editoriale”.

La nuova generazione della tecnologia a getto d’inchiostro UV si chiama MK-C

KM-1, la macchina da stampa B2+ a getto d’inchiostro UV di Konica Minolta, lanciata a drupa.
KM-1, la macchina da stampa B2+ a getto d’inchiostro UV di Konica Minolta, lanciata a drupa.
KM-1, la macchina da stampa B2+ a getto d’inchiostro UV di Konica Minolta, lanciata a drupa.
KM-1, la macchina da stampa B2+ a getto d’inchiostro UV di Konica Minolta, lanciata a drupa.

In occasione di drupa 2016, Konica Minolta presenterà il prototipo della nuova generazione della tecnologia a getto d’inchiostro UV, frutto della ricerca per sviluppare una tecnologia in grado di rispondere alle esigenze presenti e future degli stampatori commerciali e di packaging. La KM-C è una stampante digitale a getto d’inchiostro UV B1 dedicata ai settori della stampa commerciale e di packaging ed è il primo sistema di stampa sviluppato interamente da Konica Minolta in questo settore.
Questa nuova soluzione si avvale della tecnologia di AccurioJet KM-1 per offrire una straordinaria qualità dell’immagine a una risoluzione di 1.200×1.200 dpi, nonché una grande stabilità del colore, la correzione dell’immagine con sensore in linea e la possibilità di stampare su un’ampia gamma di supporti di carta senza pre-rivestimento. La KM-C si basa su una piattaforma di alimentazione a foglio flat-bed progettata da Konica Minolta, che permette una facile elaborazione di materiali quali il cartone standard e il cartone micro-ondulato. La macchina supporta carta con spessore da 0,3 a 1,2 mm ed è in grado di stampare fino a 2.200 fogli in formato B1 all’ora con una dimensione massima di 760×1.060 mm.

A drupa, Konica Minolta lancia ufficialmente KM-1: la tanto attesa macchina da stampa B2+ a getto d’inchiostro UV  interagisce con il sistema JETvarnish di MGI per presentare ai visitatori un’ampia gamma di vantaggi, tra cui: il passaggio dall’offset al getto d’inchiostro digitale per la produzione di basse tirature, la possibilità di eseguire la stampa ibrida attraverso l’integrazione di KM-1 nei processi offset esistenti, la stampa in bianca e volta, l’utilizzo di formati carta più grandi nonché la possibilità di stampare su cartone per imballaggi, carta leggerissima e supporti con texture. Per ulteriori informazioni, visitate il microsito di Konica Minolta interamente dedicato alla stampa a getto d’inchiostro e a KM-1.

Etichette e packaging. Konica Minolta darà dimostreazione di come la combinazione di bizhub Pres C71cf, rifinitrice GM DC330 Mini e MGI JETvarnish può ridurre la durata delle tirature, consentendo tempi di consegna più rapidi e aprendo le porte a tirature di etichette on-demand ad alto valore aggiunto.
Inoltre, chi desidera ottimizzare le opportunità nell’ambito del packaging stampato in digitale troverà una nuova tecnologia: KM-C. Si tratta di una macchina da stampa digitale B1 a getto d’inchiostro flat-bed appositamente progettata per le applicazioni con cartone pieghevole e cartone goffrato sottile con spessore da 0,3 a 1,2 mm.

Durante il mese di aprile 2016, Konica Minolta ha annunciato un’ulteriore incremento della partecipazione azionaria in MGI Digital Technology (MGI), azienda francese nella produzione di apparecchiature per la stampa decorativa, con cui Konica Minolta ha un’alleanza finanziaria e strategica dal gennaio del 2014. L’acquisto di un ulteriore 30,5% di azioni di MGI ha portato la partecipazione di KM nell’azienda francese al 40,5% e ha permesso di aggiunge i prodotti di MGI per la stampa commerciale, le etichette e il packaging all’ ampio portfolio di Konica Minolta.
Le apparecchiature di goffratura e laminazione a caldo di MGI sono già state integrate nella linea di prodotti di Konica Minolta. Attraverso questo ulteriore investimento, intende sfruttare le capacità di ricerca e sviluppo di MGI per accelerare le sue iniziative nel campo dello sviluppo di applicazioni per le etichette e il packaging. In risposta alla domanda di stampa decorativa nei settori delle etichette e del packaging, la sinergia tra Konica Minolta ed MGI offrirà a KM una posizione di primo piano nel mercato della stampa di packaging digitale e permetterà un’ulteriore espansione nel settore della stampa commerciale.
Sotto il nuovo marchio Accurio verranno distribuite tutte le macchine da stampa digitale a getto d’inchiostro e le soluzioni per flussi di lavoro digitale di Konica Minolta. Il nome Accurio richiama la precisione, l’automazione e, soprattutto, l’accuratezza della tecnologia. Le soluzioni di stampa commerciale verranno distribuite con il nome AccurioPro, mentre KM-1 verrà ribattezzata con il nome AccurioJet KM-1.

 

La stampa funzionale: il grafene

La struttura molecolare del grafene. Gli atomi di carbonio si dispongono a esagono (nido d’ape) legandosi tra loro. Il mono-strato di carbonio dello spessore di un atomo conferisce caratteristiche uniche al materiale: durezza ed elasticità, conduttività elettrica e trasparenza altissima.

Piccole realtà trovano grandi soluzioni, in grado di cambiare stili e modi per affrontare le complessità. C’è un materiale che suscita molto interesse in svariati ambiti merceologici ed è l’oggetto del desiderio di parecchi ricercatori che ne intuiscono le enormi potenzialità e si stanno ingegnando per trovare applicazioni di valenza industriale significativa: il grafene, o graphene.

Il grafene non è una novità in senso assoluto. La sua scoperta risale al 2004 a opera di due fisici russi dell’Università inglese di Manchester Andrej Gejm e Konstantin Novoselov. Ma la cosa impressionante fu che la scoperta avveniva dopo che per 70 anni i fisici avevano dibattuto e si erano convinti che un materiale come il grafene non avrebbe avuto la stabilità termodinamica sufficiente per esistere all’aria. La novità presentata dai due fisici ai big player della chimica suscitò molto interesse, ma poca applicabilità nell’immediato, quindi i due ricercatori tentarono di brevettare la scoperta in proprio, ma capirono subito che sarebbe stato impossibile mantenere il brevetto senza il rischio di venir bloccati nello sviluppo, dall’azione di contrasto e ostruzione che le multinazionali avrebbero messo in atto, rendendo di fatto impossibile ai due l’avanzamento della ricerca, fino alla fase applicativa. Decisero quindi di pubblicare lo studio, rendendolo di dominio pubblico, per svincolarlo dalla possibilità che venisse brevettato. Una nobile decisione che ha probabilmente impedito loro di arricchirsi con la scoperta, ma gli è valsa nel 2010, il premio Nobel per la fisica.

Che cos’è il grafene

Chimicamente il grafene è carbonio puro, il nome ci ricorda la grafite, e in effetti rappresenta l’unità fondamentale del comune minerale utilizzato nelle matite. La desinenza -ene ci dice che la sua struttura molecolare richiama l’anello a sei atomi (esagono) del benzene. In pratica il grafene è uno strato di atomi di carbonio legati tra loro e che mantengono la struttura esagonale del benzene; il risultato è un foglio con la struttura a nido d’ape, che è la struttura base (bidimensionale) che costituisce la grafite. Stiamo parlando di dimensioni nanometriche, tanto che se lo confrontiamo con lo spessore di un capello (circa 80.000 nm), il valore del grafene è soli 0,35 nm!

Partendo dalla grafite e pensando a una struttura come la pasta sfoglia, in cui i diversi strati sono sovrapposti, se riusciamo a sfogliare i singoli strati fino ad arrivare a foglietti costituiti da uno spessore dato dal singolo atomo di carbonio, ecco che abbiamo ottenuto il grafene.

Con questa struttura molecolare, il grafene acquisisce delle proprietà veramente straordinarie:

  • è più resistente del migliore acciaio: 130.000 contro 400 MPa (megaPascal)
  • ha un’elasticità migliore dell’acciaio: 1.000 contro 200 GPa (gigaPascal)
  • ha una conducibilità elettrica e termica altissima migliore di quelle del rame
  • ha un’elevata area superficiale: 2.600 m2/g
  • è funzionalizzabile chimicamente

Per avere un’idea di alcune proprietà si pensi che con solo 3 grammi di grafene si può coprire un intero campo di calcio! Oppure un foglio di grafene potrebbe sostenere il peso di un elefante senza rompersi. Incredibile non è vero?

Campi applicativi

Vi sono innumerevoli campi applicativi in cui il grafene sta cercando di entrare per apportare i benefici delle sue proprietà, che coinvolgono anche il campo della stampa.

  • Sostituzione dell’ITO. L’ossido di Indio Stagno (più precisamente l’ossido di Indio drogato con stagno) è un componente molto usato per la realizzazione di schermi semitrasparenti conduttivi, tipici dei pannelli a cristalli liquidi, dell’inchiostro elettronico, degli schermi tattili (touchscreen). A causa dell’alto costo e scarsa disponibilità di Indio, della fragilità e mancanza di elasticità degli strati di ITO, il grafene rappresenta un promettente sostituto.
  • Realizzazione di film per schermatura elettromagnetica (EMI e RFI). I componenti elettronici (schede e simili) devono essere imballati con materiali che li proteggano da campi elettrostatici ed elettromagnetici. Attualmente in questi imballaggi plastici vi sono dei componenti che li rendono conduttivi allo scopo di isolare elettricamente l’interno dell’involucro. Ciò è ottenuto con l’ausilio di componenti metallici quali alluminio e altri metalli, che rendono l’imballaggio costoso e non facilmente riciclabile. L’impiego del grafene potrebbe risolvere tutte queste limitazioni.
  • Inchiostri conduttivi. Per il mercato delle tecnologie indossabili per esempio, oppure della stampa a dato variabile applicata alla comunicazione visiva, per la microelettronica.
  • Batterie ad alta capacità. Per esempio per il mercato delle tecnologie indossabili.

Ma anche materiali compositi ad alta conduttività e prestazioni meccaniche; trasporto ecologico di principi attivi; sensori e microelettronica; uso in transistor e microprocessori.
Sono veramente ad ampio spettro le possibili applicazioni di questo materiale, che grazie alle sue proprietà estreme, si presta a molteplici sperimentazioni. Per avere un’idea di come sia in fermento la ricerca attorno al grafene si può dare un’occhiata a questi siti informativi (clicca qui e anche qui). A titolo di esempio è di questi giorni la notizia che il colosso cinese delle telecomunicazioni Huawei ha deciso di investire milioni di sterline in un progetto di ricerca condotto dal National Graphene Institute dell’Università di Manchester. Lo studio avrà lo scopo di studiare possibili applicazioni del grafene nel settore dell’Information and Communication Technology.

Ma veniamo alla stampa…

Alla domanda che ci poniamo «Anche nel nostro settore il grafene si può insinuare?» la risposta è tutt’oggi dubitativa: «Forse sì.»

Taga Italia ha dato voce a un progetto di ricerca che una startup di Bologna, GNext, sta portando avanti nel campo applicativo della stampa funzionale. Lo stato dell’arte è rappresentato dalla sperimentazione rivolta alla messa a punto di una nuova tipologia di inchiostri conduttivi, la cui particolare formulazione è la specialità che la società propone, proprietà che lo rendono particolarmente efficace rispetto ad altri composti al grafene concorrenti. Simone Ligi è il responsabile del progetto, in contatto con Taga.
Il grafene della GNext innanzitutto è in sospensione acquosa, non vi sono polveri o sostanze volatili, c’è una bassa quantità di agenti esfolianti e la catena produttiva è improntata alla green chemistry.
Le applicazioni che GNext sta cercando di mettere a punto e per le quali cerca dei partner tecnologici che possano supportarli nella messa a punto dei sistemi produttivi per stampare il grafene, sono di natura diversa. Per ciò che concerne il settore della stampa, molto interessante è l’applicazione su film per ottenere circuiti flessibili, oppure film ricoperti di grafene su PET, PVC, PA, PP, PLA (molto interessante il video dimostrativo visibile sul sito GNext). A proposito di stampa a basso impatto, l’utilizzo dell’inchiostro al grafene su PLA (acido polilattico) produrrebbe un imballo decisamente a impatto zero. Il PLA infatti è il primo polimero a impatto zero rispetto all’emissione di CO2 nell’atmosfera, nasce da fonti rinnovabili e offre agli utilizzatori una valida alternativa ai polimeri derivati dal petrolio, nell’ottica della salvaguardia dell’ambiente e della riduzione del gas a effetto serra. Ed essendo biodegradabile, manterrebbe la biodegradabilità anche dopo la stesura dell’inchiostro al grafene. Gli imballaggi così realizzati, data la bassissima quantità di grafene depositata sul film, sufficiente per renderlo conduttivo, ma talmente esiguo da risultare non pesabile, risulterebbero veramente a basso costo e assolutamente ecologici, non contenendo metalli e altri elementi che rendono difficoltoso lo smaltimento e il riciclo.

La sperimentazione tra GNext e Taga-ICR

Per sperimentare l’applicabilità di questo prodotto, nei mesi precedenti Grafitalia, Taga Italia è stata contattata da Simone Ligi di GNext per avere supporto nella sperimentazione della possibilità di stampare l’inchiostro conduttivo con il procedimento rotocalco. Dopo aver tentato, senza successo, con la flessografica, che però non ha fornito risultati paragonabili a quelli ottenuti in laboratorio con la barra Mayer, GNext ha iniziato a indagare intorno alla rotocalco. Come è noto sia in flessografia che in rotocalco si stampa con inchiostri a base acquosa, principalmente su carta, ma anche su film. Ma gli inchiostri standard hanno una viscosità parecchio superiore all’acqua, in virtù dei componenti di cui sono costituiti (pigmenti veicoli e altri additivi), che favoriscono il trasporto e la stesura sul supporto di stampa. Nel caso della formulazione dell’inchiostro conduttivo di GNext, siamo in presenza di una soluzione acquosa per quasi la totalità del volume, quindi con una viscosità praticamente identica all’acqua. La sfida è stata quella di riuscire a stampare l’acqua in rotocalco e stenderla su un film plastico. Per capire meglio bisogna pensare che l’inchiostro conduttivo al grafene è costituito da una miriade di foglietti di grafene dello spessore di un atomo di carbonio che devono toccarsi l’un l’altro per stabilire il contatto elettrico. Più discontinuità tra i foglietti, meno conduttivo risulterà il film. Quindi le difficoltà non sono mancate, come si può intuire. Il partner tecnologico per effettuare le prove di stampabilità, che ha immediatamente accettato la sfida, è ICR SpA di Origgio (VA), perchè il suo manager, Mario Maggioni, è da sempre con lo sguardo puntato all’innovazione, alla sperimentazione e anche alla divulgazione. Una persona con la passione per le arti grafiche e con la rotocalco nel sangue. La sua azienda è tra le maggiori realtà di produzione cilindri dal nostro paese, sicuramente tra le più avanzate tecnologicamente, che ha saputo adattare il proprio ciclo produttivo alle necessità del delicato e difficile mercato della stampa rotocalco per imballaggio e per decorazione. ICR si è prestata per effettuare le prove di stampa con i suoi tiraprove rotocalco, apparecchi che possono simulare il processo di stampa negli aspetti meccanici e fisici fondamentali. Nella prima sessione di test effettuata il risultato non è stato molto confortante. L’inchiostro, estremamente poco viscoso, non permetteva una stesura uniforme, formando rigagnoli visibili sul prodotto lavato e asciugato. Naturalmente questo difetto rendeva inutilizzabile il processo, sia per l’aspetto visivo, ma anche per le proprietà finali del film, la cui conduttività, benché presente, non garantiva perfetta uniformità su tutta la superficie.

Dopo l’analisi dei risultati del primo test, in cui sono state provate varie combinazioni di incisione (profondità e angoli), ciò che è stato suggerito da Taga e ICR a GNext è stata inevitabilmente quella di cercare di innalzare la viscosità dell’inchiostro, cosa semplice a dirsi per un ink normale, ma tutt’altro che facile per uno conduttivo, dove tutto ciò che si aggiunge al grafene, abbassa le prestazioni del prodotto, rendendo vano il tentativo di stendere uno strato sottilissimo di materiale sul film da stampare. Comunque GNext ha apportato alcune correzioni alla formula innalzando per quanto possibile la viscosità e con il nuovo prodotto si è realizzato un secondo test di stampa in ICR che ha dato risultato molto migliore in termini di stesura dell’inchiostro sul film, e sui valori finali di conduttività. Non ancora la perfezione che si ottiene usando la barra Mayer, che resta la tecnologia si stesura più efficace per realizzare film ricoperti semitrasparenti, ma un soddisfacente passo avanti.

In conclusione i test in rotocalco hanno dato risultati positivi, così come i ripetuti test di stampa dei battery tester, che hanno riscosso molto interesse.

Allo stato attuale GNext spinta dall’interesse per il suo inchiostro che giunge anche a livello internazionale, sta lavorando all’utilizzo della stampa rotocalco anche per altre tipologie di prodotto, come le antenne per i chip RFID e per le tastiere a membrana.
La ricerca sta continuando, con Taga Italia disponibile a dare il suo contributo di conoscenze e di contatti con il mondo della stampa. È un progetto affascinante, condotto da un’azienda italiana molto giovane e dinamica, capace di dare lustro alla ricerca del nostro Paese, che nelle piccole realtà spesso trova le grandi soluzioni in grado di cambiare stili e modi per affrontare la complessità di questo mondo. 

Come nasce un’etichetta: il rapporto tra aziende e stampatori

Negli ultimi dieci anni, in Italia, gli store brand hanno triplicato le vendite, raggiungendo la soglia dei 10 miliardi di euro. Un mercato interessante per gli etichettifici capaci di rispettare gli stringenti requisiti imposti da questi particolari clienti. Due case history a confronto.

Nessun Paese e categoria di prodotti sono immuni dall’affermazione degli store brand. La grande distribuzione incrementa gli investimenti in tal senso e i consumatori apprezzano, non più solo per i prezzi vantaggiosi, ma per la garanzia di qualità data dall’insegna.
L’inasprirsi della competizione ha messo diversi grandi marchi di fronte a un bivio: trovare il modo per difendere le proprie quote di mercato o diventare copacker (aziende che producono conto terzi, ossia non prodotti con marchi propri ma con marchi di clienti, per esempio per conto della GDO).
Le strategie difensive basate su investimenti in innovazione di prodotto e packaging danno buoni frutti, indipendentemente dal prezzo, ma un minimo cedimento in termini di nuove proposte consente alle private label di riconquistare terreno.
Chi invece abbraccia la causa della grande distribuzione imposta la collaborazione su un più efficiente impiego delle risorse, soprattutto in presenza di prodotti sovrapponibili o molto simili ai propri e di tecnologie consolidate. Aggiudicandosi esclusive pluriennali, queste aziende beneficiano di sinergie logistiche (massa critica di acquisto, organizzazione della produzione, trasporti) trainate da grandi volumi o buone prospettive di crescita.
Per chi opera nel segmento premium, ha poco senso entrare in questo comparto, infatti il leader di mercato è chiamato a innovare e rafforzare il proprio marchio con continuità e i follower cercano di occupare gli spazi lasciati liberi dal primo in classifica.
Nel segmento value la situazione è diversa: contrastare le private label significa concentrarsi sui costi, gestire le differenze di prezzo, investire in comunicazione i margini residui.

Del resto, analizzata con i giusti strumenti, la crescita delle private label non sorprende: aiutano le catene a differenziarsi dai concorrenti e la grande distribuzione è ormai sufficientemente strutturata per investire con cura nei propri brand, nella propria comunicazione e talvolta direttamente nella realizzazione e stampa del proprio packaging.

Il caso Wal-Mart

Con 200 milioni di clienti ogni settimana e oltre 10mila punti vendita suddivisi in 69 insegne presenti in 27 Paesi, Wal-Mart si conferma leader mondiale della grande distribuzione.
Per la stampa delle etichette dei propri prodotti a marchio l’azienda ha optato per lautoproduzione presso il Pmdc (Print and Mail Distribution Center) di Bentonville, Arkansas, struttura che lavora sia per la casa madre, sia per alcuni clienti esterni, utilizzando tecnologie offset, flexo e stampa digitale. Per quanto articolate, le motivazioni di questa scelta si possono riassumere nel desiderio di avere tutto sotto controllo, packaging compreso. Pmdc non è solo il fornitore d’elezione, ma ha anche il ruolo di «benchmarking» rispetto a etichettifici esterni interessati a fornire Wal-Mart. I suoi prezzi, la sua qualità, i suoi tempi di realizzazione sono i parametri sui quali tararsi.
Il valore di Pmdc non è solo in ciò che stampa, ma nella possibilità di calmierare i prezzi, produrre sempre secondo specifica, lavorare con i tempi ottimali. Per esempio, i tempi di predisposizione e stampa di un’etichetta sono inferiori ai 15 giorni.
Conoscendo a fondo le procedure e i meccanismi del proprio principale cliente Pmdc è in grado di programmare e riprogrammare la produzione in base alle reali priorità di Wal-Mart, flessibilità che non sempre un fornitore esterno è in grado di garantire.
Un aspetto cui il retailer tiene molto è la segretezza del prodotto finito, fino alla distribuzione del prodotto: non è detto che un fornitore esterno violi il patto di riservatezza, ma è comunque un rischio da non correre.
La principale complessità che Pmdc deve affrontare è la molteplicità di versioni della medesima etichetta. Le fonti di variabilità sono le lingue parlate nei diversi Paesi di destinazione e le differenze normative tra nazioni e spesso anche tra i diversi Stati USA.
Ogni etichetta può avere numerose varianti, il converter deve quindi lavorare sempre con la massima concentrazione per evitare errori di stampa, confusioni o disguidi logistici.
Importantissima è la gestione dei colori e del coordinamento tra colore delle etichette e dei corrispondenti materiali POP: la qualità è gestita con riunioni giornaliere dove si analizzano gli eventuali errori, se ne discutono le cause, si impostano le azioni correttive per evitare che le non conformità si ripetano.

Etichetta "Aranciata" di Nocera Umbra.
Etichetta “Aranciata” di Nocera Umbra.

Altrettanta attenzione è dedicata alla sicurezza sul lavoro e alla sostenibilità, lo stabilimento si è infatti posto l’obiettivo «rifiuti zero».

Intervista a Cristiano Fabbri e il caso SEM

Sorgenti Emiliane Modena (SEM) ha tre anime: imbottigliamento di acque minerali a marchio proprio e private label, acqua in boccioni (a rendere e perdere) e relativi distributori, produzione di soft drink. La società avvia la produzione nel 1987; dieci anni più tardi affronta il mondo delle private label, imbottigliando acqua minerale per conto di Coop Italia.
Nel 1998 i suoi interessi coinvolgono il settore boccioni e refrigeratori per acqua; nel 2006 annette la società Nocera Umbra – Fonti Storiche SpA che imbottiglia bibite analcoliche (full sugar, RCC – ridotto contenuto calorico e Zero), acqua minerale naturale Angelica e Flaminia, acqua a marchio Coop, Conad e Auchan.
Nel 2007 crea la società Nuova S.A.Mi.Cer SpA che imbottiglia e commercializza l’acqua minerale Ventasso e Lieta a marchio Conad.
Tre anni fa ha avviato l’espansione internazionale esportando in diverse aree, Nord e Sud America, Emirati Arabi Uniti, Cina, India ed Europa.
Cristiano Fabbri, bolognese, è laureato in Chimica e tecnologia farmaceutiche, ed è Responsabile assicurazione qualità di SEM SpA, gruppo cui fanno capo quattro stabilimenti: SEM SpA Sorgenti Emiliane Modena a Ospitale e Fanano (Modena), Nocera Umbra Fonti Storiche (PG) e Nuova S.A.Mi.Cer Cervarezza Terme (RE). Gli abbiamo fatto qualche domanda. 

Cristiano Fabbri, Responsabile assicurazione qualità di SEM S.p.A.
Cristiano Fabbri, Responsabile assicurazione qualità di SEM S.p.A.

Dott. Fabbri, la grande distribuzione ha buyer dedicati solo alle private label?
«Sì, la collaborazione non riguarda solo il prodotto del momento, ma anche la possibilità di sviluppare nuovi item, per tenere sempre vivo il circolo virtuoso dell’innovazione.»

Chi realizza la grafica delle etichette?
«Un’ agenzia grafica che risponde direttamente ai responsabili del packaging e del marketing della catena della grande distribuzione coinvolta. I file sono inviati al nostro “gruppo di lavoro private label” composto da un buyer, un commerciale e dal responsabile qualità. Insieme scegliamo il fornitore più adatto, valutando talvolta anche un eventuale fornitore suggerito dal buyer del cliente. Il responsabile qualità packaging del gruppo SEM tiene i rapporti con il fornitore scelto.»

Che caratteristiche/requisiti minimi deve avere un fornitore di etichette che voglia lavorare con voi a un progetto private label?
«Dopo aver visitato l’azienda e incontrato il personale coinvolto nel progetto, acquisiamo gli elementi per poter valutare il fornitore, la sua organizzazione, il suo sistema qualità, le tecnologie di stampa disponibili, la possibilità di usare colori e tecniche rispettose di quanto previsto dalle linee guida EuPIA (European Printing Ink Association).»

In quanto tempo si arriva alla definizione dell’etichetta: dall’idea all’etichetta consegnata?
«Per una etichetta private label, non è facile rispondere, i fattori in gioco sono tanti e variano di volta in volta. Per quanto riguarda invece le etichette e i materiali coordinati dei prodotti immessi in commercio con i marchi del gruppo SEM trascorre in media un mese dalla prima riunione con l’agenzia grafica all’approvazione definitiva dell’esecutivo. Passano poi altre tre settimane per la consegna dei materiali allo stabilimento di utilizzo.»

Come sono scelti i materiali e i formati delle etichette?
«È una decisione meditata e condivisa nei minimi dettagli con il buyer della catena della grande distribuzione titolare del progetto. Si sceglie in funzione delle caratteristiche delle linee di imbottigliamento disponibili e talvolta si programmano futuri sviluppi come, per esempio, è avvenuto con il passaggio da etichette in carta a etichette in plastica.»

Chi decide il layout dell’etichetta?
«È vincolato al tracciato di fustella, ossia al file che il costruttore dell’etichettatrice consegna all’imbottigliatore. Il tracciato definisce le dimensioni dell’etichetta, le zone dove stampare e le zone da lasciare libere. Le diciture riportate nell’esecutivo sono valutate dal responsabile qualità di SEM, mentre le eventuali richieste di modifiche sono condivise con l’ufficio legale del cliente.»

Ci sono accordi di riservatezza che tutte le parti coinvolte nell’attività devono rispettare?
«Non sono esplicitati dai contratti, ma ovviamente rispettiamo e chiediamo ai fornitori di rispettare dei gentleman’s agreement, ovvero.»

Ci sono personalizzazioni differenti Regione per Regione, area per area?
«No, si tende a uniformare il più possibile grafiche, contenuti, codici a barre, ovviamente nel rispetto della differenziazione del prodotto, per esempio l’etichetta dell’Acqua minerale naturale Lieta Conad imbottigliata in S.A.Mi.Cer. e l’etichetta dell’Acqua minerale naturale Flaminia Conad imbottigliata a Nocera Umbra non sono intercambiabili.»

A quanto ammonta il lotto di etichette stampato ogni volta?
«Lavoriamo con lotti minimi da 500mila o 1 milione di pezzi.»

La grande distribuzione opera in un’ottica di miglioramento continuo, come si sono evolute le etichette negli ultimi anni?
«Si è passati da etichette di carta a etichette di plastica (PP), più leggere e accattivanti, smaltibili direttamente nella raccolta differenziata con la bottiglia in PET e il tappo in PE. Interessanti sviluppi nel settore sono le etichette in plastica termosaldate e le etichette tipo sleeve.»

Quale è il futuro delle vostre etichette?
«Interattività: tramite codici QR e altri strumenti per la realtà aumentata; stampa laser o serigrafia su bottiglia evitando l’etichetta, i costi per la sua applicazione e l’impatto ambientale degli inchiostri; etichette in materiali biocompostabili.»

Le private label in Italia
Negli ultimi 10 anni, in Italia, gli store brand hanno triplicato le vendite, raggiungendo la soglia dei 10 miliardi di euro.
È stata una vera crescita che ha accomunato prodotti nuovi e prodotti già referenziati, coinvolgendo in primis i segmenti premium.
La marca retail, percepita inizialmente come prodotto primo prezzo – discount in store – è poi cresciuta soprattutto dove ha conquistato il primato di categoria o la posizione di second best, soffre invece laddove si pone come riempitivo in termini di prezzo.
Il 2014 è stato anomalo, per la prima volta in 11 anni, sono stati riconfermati i dati del 2103 (18% di share), peraltro con ottime performance delle gamme premium e bio.
Tra le ragioni di questa piccola ma significativa frenata ci sono la riduzione delle novità proposte, le aggressive politiche di prezzo delle aziende di marca, la disaffezione dei consumatori per i prodotti primo prezzo, il cui numero sta progressivamente diminuendo.
Le Regioni dove le marche retail riscuotono maggior successo sono Emilia-Romagna, Toscana e Liguria; Basilicata e Calabria sono in coda alla classifica. Coop e Conad devono più di un quarto del fatturato alle private label, dato che evidenzia come l’Italia sia ancora lontana dallo scenario europeo dove la marca commerciale corrisponde in media al 40% del venduto. 
Etichetta e layout per l'acqua minerale della Coop.
Etichetta e layout per l’acqua minerale della Coop.

Reimmaginare la stampa, con le soluzioni HP presenti a drupa 2016

HP Indigo 12000.
HP Indigo 12000.

HP Indigo 12000.
HP Indigo 12000.

Oggi a drupa 2016 HP Inc. ha introdotto una gamma di soluzioni per la stampa digitale, progettate per dare ai Print Service Provider (PSP) l’opportunità di reinventare le possibilità a loro disposizione. All’interno del più grande spazio espositivo (nella Hall 17, che occupa le dimensioni di un campo da football), HP presenterà oltre 50 soluzioni per la stampa digitale selezionate nell’ambito del proprio portafoglio, evidenziando l’innovazione, la velocità, le prestazioni e la potenza della stampa digitale.

L’azienda presenta la stampante HP PageWide C500, una soluzione flessibile e robusta per il post-stampa industriale di ondulati, dotata della comprovata tecnologia HP PageWide. Verrà inoltre presentata la nuova HP Indigo Digital Combination Press, che rende possibile la stampa HP Indigo e l’applicazione di ornamenti digitali in un singolo passaggio. E a dimostrazione della forza del proprio portafoglio, HP annuncia anche i clienti early adopter per le stampanti HP Indigo 12000, 8000, 7900 e 5900, e il primo cliente beta per l’HP Indigo 50000.

«drupa 2016 celebra l’industria grafica e rappresenta un’opportunità per mostrare le innovazioni che stanno trasformando il mondo della stampa e della grafica», ha detto Mike Salfity, General Manager e Global Head, HP Graphics Solutions Business, HP Inc. «HP sta ridefinendo il ruolo del printing attraverso le innovazioni digitali che cambiano gli economics dell’industria grafica. A drupa avremo delle novità breakthrough per sorprendere, interessare e ispirare i print provider con le nuove possibilità abilitate dalla stampa».

Attivare il post-stampa digitale di ondulati grazie a un’esperienza pluri-decennale di innovazione

Grazie ai 30 anni di innovazione HP Thermal Inkjet e alla comprovata tecnologia di stampa single-pass HP PageWide, la nuova HP PageWide C500 introduce una soluzione altamente versatile, cost-effective e di qualità offset per la stampa direct-to-board di ondulati.

La nuova macchina da stampa è progettata per integrarsi senza ostacoli in un ambiente di produzione standard, dai grandi converter di packaging integrato, con stampa centralizzata o distribuita, ai piccoli e indipendenti impianti di produzione di fogli di cartone, permettendo ai clienti di adottare la tecnologia digitale in modo accessibile per la produzione mainstream e di reinventare un segmento maturo con nuove opportunità. Il settore della stampa digitale rappresenta infatti il segmento caratterizzato dalla più rapida crescita nel settore packaging con un tasso di crescita annuale previsto intorno al17%, in un mercato il cui valore stimato sarà di 19 miliardi di dollari nel 2019.

Per aiutare i clienti a espandere la versatilità dei supporti e a migliorare la flessibilità della produzione, la tecnologia HP Corrugated Grip consente di gestire un’ampia gamma di supporti, dai cartoni micro-ondulati più leggeri ai più pesanti double-wall. Inoltre, i nuovi inchiostri HP water-based sono progettati per stampare su superfici di imballaggi in cartone non a contatto con alimenti, rispettando le normative in materia di sicurezza alimentare e le linee guida del settore, indispensabili per produrre imballaggi per alimenti conformi e permettere ai clienti di cogliere maggiori opportunità con i brand leader nel food e nel packaging.

La macchina da stampa si aggiunge al crescente portafoglio di soluzioni digitali di HP per imballaggi, che spazia dalle pellicole sottili ai cartoni e agli ondulati, offrendo ai converter nuove opportunità per aumentare la produttività e la profittabilità, soddisfacendo al contempo le richieste di un mercato dinamico.

HP inizierà a testare la macchina da stampa HP PageWide C500 presso le aziende clienti nel 2017, mentre la disponibilità sul mercato è prevista per il 2018.

Il futuro della produzione di digital combination label

HP presenta in anteprima la sua visione per il futuro della produzione di combination label. Il concept HP Indigo Digital Combination Press includerà la stampa e gli ornamenti digitali HP Indigo in una sola macchina da stampa, creando una soluzione completamente digitale e single-pass per un maggiore numero di clienti, per produrre etichette e imballaggi ad alto valore.

Esposta presso il padiglione come demo tecnologica e come parte di una linea dedicata che include la macchina da stampa HP Indigo WS6800, questo nuovo concept di digital combination, sviluppato insieme a JetFX, permetterà una produzione semplificata di spot digitali, di vernici tattili e di fogli di alluminio, così come di ornamenti digitali di design praticamente illimitati grazie all’impiego di HP SmartStream Mosaic.

Il concept HP Indigo Digital Combination Press dimostra quali siano i vantaggi di una macchina da stampa per combination totalmente digitale, che dispone di un unico punto di controllo per tutte le funzioni e che si integra senza interruzioni alla stampa digital-front-end di una Digital Press HP Indigo WS6800 o 8000, riducendo gli scarti e i tempi di produzione.

Presentazione del primo sistema al mondo di stampa commerciale 3D production-ready

HP mostrerà la nuova soluzione di stampa HP Jet Fusion 3D che rivoluziona i processi di design, prototipazione e realizzazione. Grazie alla possibilità di fornire parti fisiche di qualità superiore 10 volte più velocemente – e alla metà del costo – rispetto ai sistemi di stampa 3D attualmente disponibili, le soluzioni HP Jet Fusion 3D sono state progettate per la prototipazione e la produzione rapida, permettendo di stampare le parti funzionali a livello di voxel (un voxel è l’equivalente 3D del pixel 2D nella stampa tradizionale), Questo evento rappresenta la prima dimostrazione pubblica dei sistemi di stampa 3D di HP a seguito del lancio del 17 maggio scorso.

Adozione del nuovo portafoglio HP Indigo da parte dei clienti

A seguito del lancio mondiale del nuovo portafoglio HP Indigo, nel marzo 2016, l’azienda ha ottenuto grande favore da parte del mercato e diverse adozioni da parte di clienti:

In aggiunta, più di 500 macchine da stampa sono connesse a PrintOS in più di 300 sedi di aziende clienti. Le applicazioni PrintOS stanno già aiutando i clienti ad aumentare i volumi di stampa giornalieri e a migliorare le performance di stampa. PrintOS Box ha permesso a Serafi, un cliente di Barcellona, di ridurre il tempo che intercorre tra la ricezione del lavoro alla sua esecuzione da 40 a 5 minuti.

Le soluzioni di un partner strategico per i clienti che utilizzano macchine da stampa digitali

A drupa, HP sta inoltre espandendo le offerte dei partner strategici, grazie alla decennale collaborazione con Esko per la fornitura nuove soluzioni per il workflow ai clienti HP Indigo.

Il nuovo Esko Automation Engine può essere integrato con HP SmartStream Production Pro per supportare imballaggi leggeri sulle nuove HP Indigo Digital Press 12000, 7900 e 5900. Esko sta anche potenziando le proprie capacità preflight per supportare la modalità Enhanced Productivity Mode (EPM) riguardo le applicazioni di etichette e packaging, consentendo a nuovi clienti HP Indigo di trarre vantaggio da questa opzione di miglioramento della produttività.

Investire in innovazione per il cliente

HP Financial Services ha investito oltre 2,3 miliardi di dollari negli ultimi sette anni per aiutare i clienti HP ad acquistare la più recente tecnologia di stampa digitale leader di settore.

Con il portafoglio di soluzioni di investimento HP Financial Services, recentemente ampliato, i provider di servizi di stampa possono ottenere un accesso più facile e veloce ai nuovi prodotti HP annunciati a drupa 2016 e continuare a potenziare e ad aggiornare la tecnologia in linea con le innovazioni di stampa HP.

Consultate, per ulteriori informazioni, i canali social: Facebook, Twitter, YouTube e LinkedIn utilizzando l’hashtag #ReinventPossibilities.

HP Pagewide C500.
HP Pagewide C500.

drupa: Landa annuncia accordo di collaborazione strategica con Quad/Graphics

Alla conferenza Quad/Graphics e Landa Digital Printing hanno annunciato una collaborazione strategica per l’applicazione delle macchine da stampa Landa Nanographic Printing® nel mercato editoriale, con particolare accento sulla stampa digitale economicamente vantaggiosa e di alta qualità di riviste e periodici in bassa tiratura.

Le macchine Nanographic Printing di Quad/Graphics combineranno le velocità e la qualità della litografia commerciale, persino per le carte patinate e non patinate più leggere. In tal modo, Quad/Graphics sarà in grado di offrire prodotti più versatili ai clienti che richiedono la stampa di riviste e periodici in piccole tirature.

«Landa Nanography® ha il potenziale di rivoluzionare l’editoria grazie al connubio tra il potere della tecnologia digitale moderna e la necessità del mercato odierno di pubblicazioni in bassa tiratura di alta qualità» ha affermato Joel Quadracci, presidente e CEO di Quad/Graphics. «Siamo orgogliosi della nostra associazione con Landa volta a far progredire la tecnologia di stampa digitale conveniente nel mercato editoriale. Quad/Graphics è dedita da ben 45 anni al miglioramento della performance dei suoi clienti mediante l’innovazione e questa collaborazione è un altro esempio del nostro costante impegno verso l’individuazione di nuovi metodi per i nostri clienti, la nostra azienda e il nostro settore.»

Benny Landa, presidente del Gruppo Landa, ha dichiarato: «Circa 20 anni fa, quando ho visitato Quad/Graphics, sono rimasto colpito dall’umanità di Harry Quadracci e affascinato dalla sua visione. Oggi, siamo felicissimi di lavorare insieme a Quad/Graphics, che, sotto la guida di Joel Quadracci, è diventata la forza preminente del mercato editoriale e continua a sfoggiare uno spirito e una visione rivoluzionari. Anche noi condividiamo il loro obiettivo di individuare un metodo migliore, un metodo digitale, per produrre pubblicazioni stampate. Il panorama editoriale sta per modificarsi e subirà una trasformazione digitale, a partire dalle riviste e dai periodici in piccole tirature. Quad, come nessun altro, si trova nella posizione ideale per collaborare con noi e attuare tale cambiamento. Noi di Landa siamo lieti di collaborare con Quad nella redazione del prossimo capitolo – il capitolo digitale – della storia dell’editoria.»

Dalla costola di Xerox nascerà la società di Document Technology

Ursula Burns manterrà la sua attuale carica di Presidente e Amministratore Delegato di Xerox fino all’avvenuta separazione.
Ursula Burns manterrà la sua attuale carica di Presidente e Amministratore Delegato di Xerox fino all’avvenuta separazione.

Il Consiglio di Amministrazione di Xerox ha annunciato che Ursula Burns ricoprirà la carica di Presidente del Consiglio di Amministrazione della società di Document Technology che nascerà una volta portato a termine il processo di separazione di Xerox in due entità indipendenti e quotate in Borsa. Ursula Burns manterrà la sua attuale carica di Presidente e Amministratore Delegato di Xerox fino all’avvenuta separazione.

Ursula Burns manterrà la sua attuale carica di Presidente e Amministratore Delegato di Xerox fino all’avvenuta separazione.
Ursula Burns manterrà la sua attuale carica di Presidente e Amministratore Delegato di Xerox fino all’avvenuta separazione.

Nel mese di gennaio, Xerox ha annunciato la sua separazione in due entità distinte, una dedicata a Document Technology e Document Outsourcing, l’altra dedicata al Business Process Outsourcing (BPO). Secondo le previsioni, la procedura di separazione si concluderà entro la fine del 2016. L’azienda che opererà nel settore del Document Technology continuerà a occupare la sua posizione di mercato negli ambiti della gestione e dell’outsourcing documentale, grazie anche al fatturato di 11 miliardi di dollari ottenuto nel 2015.

«La vasta esperienza di Ursula e le relazioni da lei create all’interno del settore, unite alla sua comprovata capacità di leadership, saranno caratteristiche molto importanti nella nuova azienda di Document Technology che nascerà e permetteranno di supportare e semplificare il processo di transizione verso un nuovo team manageriale», ha affermato Ann Reese, Lead Indipendent Director di Xerox. «L’azienda sarà posizionata sul mercato in modo tale da sfruttare al meglio – post separazione – la sua leadership industriale, il suo focus strategico e le sue capacità di innovazione e siamo molto felici che Ursula possa continuare a svolgere un ruolo fondamentale in questa fase».

«Sono orgogliosa di poter ricoprire il ruolo di Presidente per la futura azienda di Document Technology, per il cui successo continuerò a impegnarmi personalmente e professionalmente», ha affermato Ursula Burns. «Mi impegnerò a garantire comunque che Xerox e le due aziende che nasceranno dalla sua separazione siano in grado di consolidare a nostra eredità, sfruttando nuove opportunità di mercato in grado di creare valore per i nostri dipendenti, clienti e azionisti».

«La ricerca e selezione di figure di leadership è a buon punto, abbiamo all’interno della nostra organizzazione una solida base di talenti così come altrettanto validi candidati esterni per formare il nostro management team», ha aggiunto Ursula Burns. «Abbiamo compiuto importanti passi avanti nella creazione di due aziende forti e robuste, e sono certa che la decisione di separarci garantirà eccellenti risultati nel corso del tempo per entrambe».