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Come effettuare il preflight nell’era digitale?

Da quando i reparti di prestampa hanno iniziato a ricevere richieste per la produzione di file finali con «doppia natura», stampa e pubblicazione digitale, la fase di controllo ha aumentato la sua importanza come strumento vitale per un output pronto all’uso e in linea con le richieste qualitative e tecniche.

Chi ha vissuto gli ultimi dieci anni nel settore delle grafica ha assistito a una decisa evoluzione nei sistemi software per il controllo dei file: nuove funzioni, possibilità di personalizzare i parametri, ampia offerta in termini di automazione dei flussi e, da ultimo, una netta apertura verso le problematiche legate alla gestione dei file per la pubblicazione su Web e sistemi mobile.
Nell’era della gestione centralizzata dei contenuti, da alcuni battezzata create-one/output-many, il controllo si è fuso con l’esigenza di intervenire sui file per riuscire a mantenere alti i livelli di produttività assegnando tutte le attività di conversione e ottimizzazione dei materiali a programmi specifici. In questo modo la risorsa umana, che è più costosa di un software, può essere impiegata in attività più remunerative rispetto alla mera conversione di file, lasciando all’azienda grafica un po’ più di margine sulle commesse di lavoro.
In questo senso vanno viste le ultime versioni dei sistemi di preflight: soluzioni che consentono all’azienda grafica, come ad altre realtà produttive dove c’è l’esigenza di gestire il controllo dei file, di eseguire in modo automatico operazioni ripetitive e, allo stesso tempo, articolate al fine di rilasciare file pronti all’utilizzo pianificato.
Per noi non esiste IL programma per eseguire preflight ma esistono diversi programmi che hanno una base comune (i controlli) e poi si differenziano per funzionalità aggiuntive più orientate alla gestione e ottimizzazione dei file. Non vogliamo qui dare un giudizio di valore, piuttosto pensiamo sia più utile ragionare in termini di flusso di lavorazione e mole di dati da processare; su queste basi si potrà privilegiare, con cognizione di causa, una soluzione piuttosto che l’altra.
Visto il costo contenuto delle soluzioni desktop, la strategia consigliata è quella di dotarsi di più soluzioni e di pianificarne l’utilizzo in base alle esigenze specifiche. In quest’ottica ecco che diventa strategica, ancora una volta, la risorsa umana, che può optare per la scelta migliore in base alla natura del file e dell’esigenza. Non bisogna mai dimenticare che l’investimento iniziale richiesto per acquisire e imparare a usare i programmi viene ampiamente recuperato, anche in breve tempo, in termini di produttività e velocità di esecuzione delle varie operazioni.

Il grado di adozione nelle aziende

I potenziali utilizzatori di sistemi di preflight sono tutte le aziende che producono e lavorano con i file digitali. Accanto alle aziende del comparto grafico troviamo anche realtà produttive che hanno la necessità di gestire grosse moli di documenti. Tra queste le aziende farmaceutiche sono senz’altro un caso eclatante come pure le industrie aereonautiche e più in generale quelle del comparto manifatturiero e del terziario.
È noto che dall’affermazione del Web la documentazione, a corredo di progetti e prodotti, viene declinata oltre che sulla carta, anche in digitale. Con la diffusione dei device mobili le esigenze si sono ampliate generando la richiesta di nuove tecniche per la gestione della qualità del contenuto e della struttura interna del formato del file. Soprattutto questo punto è importante perché strettamente legato al problema della dimensione del file, della capacità del motore di rendering di interpretare correttamente i dati al fine di visualizzarli correttamente.
Se pensiamo al ciclo di vita di una qualsiasi pubblicazione, non possiamo fare a meno di considerare la gestione dei «giri di bozza». Anche se sono realizzati in digitale con strumenti come il Webapproval, possono causare extra tempi di lavorazione che vanno a impattare soprattutto sull’ultimo anello della catena produttiva: la pubblicazione multicanale.
Proprio per aiutare a dipanare la matassa di questo problema, i sistemi di preflight sono dotati di azioni (porzioni di codice finalizzati a interventi ben precisi) in grado di intervenire in modo puntuale sugli elementi costituenti il file stesso in funzione dell’output richiesto. In altre parole una volta pronto il «master digitale» con i sistemi di preflight è possibile eseguire l’ottimizzazione verso tutti i canali di pubblicazione in modo automatico e veloce. «Per master digitale si intende la versione del file finale dal punto di vista dei contenuti e della struttura interna. Il master digitale è il punto di partenza per tutte le altre declinazioni (cartacee e digitali) finalizzate ai vari canali di pubblicazione.»
Il grado di adozione di questi sistemi è sempre più ampio; nelle aziende di W2P sono il mattone su cui poggia tutta l’architettura di gestione, ricezione e lavorazione dei file dei clienti, mentre nelle aziende grafiche sono uno dei metodi per anticipare e ridurre le problematiche che potrebbero risultare in stampa.
Anche la stampa di grande formato può trarre grande beneficio dal preflight soprattutto in ottica di ottimizzazione dei contenuti allo scopo di ridurre il volume di dati in transito sulla rete interna e di gestione del colore. File di natura fotografica predisposti per la riproduzione in formato 70×100 possono arrivare a pesare anche 1 Gigabyte se non opportunamente ottimizzati e questo genera in molte aziende un grave problema in termini di produttività.
Tutto il comparto del packaging, con le normative che regolano la rappresentazione tipografica dei componenti dei prodotti e degli allergeni per gli alimenti, sono utilizzatori di queste tecnologie che sono in grado di catturare errori spesso non visibili in modo semplice dall’occhio umano.
Non è azzardato attribuire ai sistemi di preflight una veste camaleontica: possono controllare ogni elemento di un file secondo parametri personalizzati, possono modificare la struttura interna del formato per renderlo comprensibile ai RIP e ai motori di rendering, consentono di ridurre l’occupazione di spazio, ottimizzano la resa qualitativa in funzione del canale di comunicazione, automatizzano azioni ripetitive, superano il problema umano del controllo a campione.

A cosa si applica

Molti pensano che il controllo si possa applicare solo ai file PDF. Niente di più falso. Chi è nel settore grafico da tempo, ricorderà Flightcheck della Markzware come uno dei programmi più diffusi per il preflight, in grado di operare anche sui file nativi. Col tempo anche InDesign e XPress hanno inserito al proprio interno il comando di verifica preliminare molto potente e versatile (figura 1). Oggi quindi è possibile costruire un proprio flusso di controllo andando a stabilire quando eseguirlo, su che formati e con l’applicativo più idoneo.
Non è infatti detto che un unico sistema possa adattarsi perfettamente a tutte le esigenze; è la competenza dell’operatore che guiderà l’azienda verso la scelta più opportuna.

FlightCheck della Markzware consente di eseguire il controllo dei file InDesign senza che questo venga aperto nell’applicativo. Nell’esempio il controllo prevede il solo check delle immagini rispetto al parametro «Collegamento corretto». In pratica il software verifica se le immagini importate nel documento per riferimento sono effettivamente presenti nella cartella dei link.
Figura 1. FlightCheck della Markzware consente di eseguire il controllo dei file InDesign senza che questo venga aperto nell’applicativo. Nell’esempio il controllo prevede il solo check delle immagini rispetto al parametro «Collegamento corretto». In pratica il software verifica se le immagini importate nel documento per riferimento sono effettivamente presenti nella cartella dei link.
FlightCheck permette di impostare la cartella di riferimento con il comando «Show image folder».
Figura 1. FlightCheck permette di impostare la cartella di riferimento con il comando «Show image folder».

Per esempio, in fase di impaginazione con InDesign, la scelta migliore è utilizzare la Verifica Preliminare presente nel software. Nel caso di ricezione pacchetto di InDesign per eseguire il controllo del file senza doverlo aprire, attivare i font e agganciare le immagini, potrebbe essere più utile usare un software come FlightCheck che esegue il controllo senza richiedere l’apertura del file .ind e restituisce in forma compatta molte informazioni rilevanti.
Nel caso di file PDF sono a disposizione molti programmi, tra cui i più noti sono PitStop e PDFToolBox: da notare che quest’ultimo è anche presente all’interno di Acrobat Professional come funzione di Verifica preliminare. Dal punto di vista funzionale le due soluzioni sono simili e offrono più o meno le stesse funzioni. Quello che li distingue è l’interfaccia utente e la filosofia di utilizzo; da sempre il programma dell’Enfocus si è contraddistinto per una maggiore semplicità e, soprattutto per la presenza di un editor interno molto potente, ma a parte questo, i software dal punto di vista controllo&ottimizzazione del file sono comparabili.
È poi da considerare il fatto che tutti i più diffusi workflow di prestampa, come Apogee di Agfa o Prinergy di Kodak o Backstage di Esko, hanno preferito integrare al proprio interno una delle due tecnologie piuttosto che svilupparne una proprietaria.

Questo è un punto importante per due ragioni:

  • le innovazioni apportare da Enfocus e Callas sono continue e seguono le richieste dell’utenza. Questo perché per le due aziende i prodotti di preflight sono strategici;
  • anche se può sembrare strano a chi non è addentro alla problematica del controllo dei PDF, non sempre il preflight eseguito sullo stesso file ma con software diversi da lo stesso risultato! Questo non avviene con i controlli base, come la risoluzione delle immagini o la modalità colore degli oggetti contenuti, ma piuttosto con i check più evoluti, come la verifica della trasparenza, o la gestione della sovrastampa. In un flusso che prevede un controllo preliminare a livello desktop, con PitStop o Acrobat, e poi il check finale a livello di workflow di prestampa la possibilità di poter contare sullo stesso motore di preflight è una «carta» a favore che può evitare inutili rallentamenti produttivi dovuti a ripetuti controlli per riscontrare differenze di risultato.

Occhio alle norme ISO

ISO da tempo ha fatto del PDF un formato standard e ha emesso molteplici norme che ne regolano la struttura in funzione dell’utilizzo che si deve fare del file stesso.
Per la grafica gli standard più noti appartengono a due famiglie: PDF/X e PDF/A. Alle volte in ambiti produttivi capita di dover ricondurre il file PDF a uno di quegli standard. Ecco che anche in questi casi i software di preflight offrono un valido aiuto sotto più punti di vista: non richiedono conoscenze specifiche sulla norma, anche se sarebbe auspicabile, sono veloci e possono produrre diverse versioni a partire dallo stesso file.
Se le impostazioni proposte di default non sono adeguate, si possono personalizzare combinando le varie azioni già presenti nel software oppure creandone di nuove ad hoc (figura 2).

Dal controllo all’ottimizzazione

Abbiamo prima accennato al concetto «create-once/output many» che indica il processo di gestione dei contenuti in ottica multicanale. Alla base dovrebbe esserci un flusso in cui il contenuto è rappresentato con un linguaggio di markup e che prevede di agganciare diversi CSS a seconda del canale di pubblicazione.
Poiché oggi la maggioranza dei contenuti non è ancora gestita in questo modo, il PDF è tuttora uno dei formati più utilizzati da editori e grandi industrie come punto di partenza per la produzione multicanale. Ecco allora che un contenuto prodotto per la stampa può poi migrare su altri media, senza alcun rifacimento sul file nativo, a patto che vengano adottati adeguati flussi di conversione denominati «flussi di ottimizzazione». Per molti software di preflight oggi molte delle nuove funzionalità vanno proprio in questo senso: oltre che verificare la correttezza del file possono intervenire sui contenuti per adattarli alle diverse esigenze del Web o dei tablet (figura 3).

Esempio di flusso produttivo di un’azienda che a partire dal master digitale declina le varie versioni intervenendo sugli elementi contenuti nel file.
Figura 3. Esempio di flusso produttivo di un’azienda che a partire dal master digitale declina le varie versioni intervenendo sugli elementi contenuti nel file.

Mediante il meccanismo degli hot-folder, cartelle del file system con cui i programmi possono interagire, i flussi multicanale possono funzionare in modo quasi automatico richiedendo l’intervento dell’operatore solo in caso di errori. Oltre a questa soluzione, di semplice implementazione e priva di costi extra poiché sfrutta comandi già presenti nel software, sono a disposizione le versioni server dei programmi. Sia PitStop che PDFToolbox hanno, oltre alla versione desktop, quella server che aggiunge alle funzioni base la parte di automatismi e, soprattutto, utilizza delle librerie software in grado di realizzare alcune operazioni molto velocemente. Questo si rende particolarmente evidente quando si fa usano funzioni come la conversione della trasparenza, la gestione colore e la trasformazione da PDF a formati raster. Le versioni desktop che funzionano all’interno di Acrobat per fare queste operazioni si appoggiano alle librerie interne del programma di Adobe mentre nella versione server usano propri algoritmi che risultano più performanti.

PitstoP Professional
Chiamato il «coltellino svizzero» per il PDF, il programma della Enfocus è di fatto uno standard per l’editing e il controllo dei file. Stupisce che, a distanza di anni, l’azienda con sede a Ghent riesca a sfornare a ritmo serrato nuove release al cui interno l’utente trova sempre utili funzioni.
Grazie a una tecnica di ascolto del mercato e di condivisione di release in fase beta con un’ampia cerchia di utenti affezionati, Pitstop migliora sempre, di versione in versione.
È stato uno dei primi software a dotarsi di funzioni di ottimizzazione dei file integrando comandi specifici per la produzione multicanale. Anche la nuova release uscita ad aprile 2015 contiene novità sia per il mondo della stampa che per quello Web e mobile.
Le novità più importanti riguardano l’ampiamento dei comandi per la risoluzione dei problemi legati alla creazione dell’abbondanza, dove non sia stata opportunamente impostata dal grafico, e la possibilità di personalizzare i report che sono il mezzo con cui il software comunica all’utente i risultati del controllo.
Chi utilizza queste funzioni sa che più è sofisticato il controllo e più è lunga la fase di lettura del rapporto, soprattutto quando il file presenta molti problemi. Oltre questo non va dimenticato che la messaggistica, per gli errori e per gli avvertimenti, proposta dal software alle volte è macchinosa e non immediatamente comprensibile a chi non è un tecnico specializzato.

Le limitazioni di preflight consentono agli utenti di personalizzazione le verifiche e le correzioni in un profilo di preflight.
Le limitazioni di preflight consentono agli utenti di personalizzazione le verifiche e le correzioni in un profilo di preflight.


Per ovviare a questo problema la nuova versione di Pitstop oltre a consentire la personalizzazione del report permette di delimitare l’esecuzione di controlli e modifiche solo a specifici elementi del file. Il meccanismo per fare questo non è complesso e si basa su una lista di azioni, già fornite, che l’utente può utilizzare all’interno dei propri profili di controllo. Non si rischia di sbagliare affermando che qualsiasi parametro riconducibile a uno qualsiasi degli elementi del PDF (perché è sempre bene ricordare che il formato PDF è un contenitore di oggetti raster e vettoriali ndr), sia intercettabile, controllabile e manipolabile da PitStop. Ci sono innumerevoli comandi utili nella quotidiana produzione di documenti come l’azione per suddividere in automatico pagine affiancate, quella per individuare la presenza di pagine con differenti dimensioni e tutti i comandi per ridimensionare le pagine in funzione dell’output desiderato.

PitStop versione 13 ha un’azione che crea l’abbondanza estendendo i bordi del contenuto. Il processo si basa sulla replica e mirroring dell’oggetto vicino al bordo della trim box e funziona sia con gli oggetti vettoriali che raster.
PitStop versione 13 ha un’azione che crea l’abbondanza estendendo i bordi del contenuto. Il processo si basa sulla replica e mirroring dell’oggetto vicino al bordo della trim box e funziona sia con gli oggetti vettoriali che raster.


Combinando le azioni messe a disposizione dal software, l’operatore può costruire differenti profili di controllo e modifica, che consentono di raggiungere più velocemente l’obiettivo finale. Per questo è consigliabile non fermarsi alla superficie, utilizzando i comandi base e i profili preimpostati, ma investire in istruzione per sfruttare appieno le potenzialità offerte dal programma.

RISO, rethink inkjet!

PUBBLIREDAZIONALE

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Il volume delle pagine stampate con la tecnologia inkjet è destinato a raddoppiare nel corso di soli 5 anni. Qual è la tecnologia sulla quale ha più senso investire per garantirsi un futuro? Ne danno prova case produttrici blasonate, investendo milioni di dollari in ricerca e sviluppo. È il momento per ripensare a questa tecnologia ecologica ed economica con applicazioni trasversali in grado di coprire un’alta percentuale dei fabbisogni degli stampatori e delle strutture che stampano in modo massivo comunicazioni e dati variabili, dalla bollettazione all’email marketing, dalla fatturazione alla manualistica, dal packaging a tutta una serie di supporti che danno la loro massima resa con la tecnologia di stampa a freddo.

RISO, una società solida e innovativa

■ Multinazionale giapponese fondata nel 1946

■ Presente e operante in 150 Paesi attraverso 23 filiali con un totale di oltre 3.500 dipendenti

■ Risograph Italia Srl è la filiale di RISO KAGAKU CORPORATION, con sede in Italia dal 1997

LA MAGIA DELLA TECNOLOGIA FORCEJET™

La tecnologia FORCEJET™ si trova esclusivamente nei prodotti a getto d’inchiostro di RISO. RISO ha sviluppato e costruito la propria tecnologia basandosi sulla comprovata esperienza di affidabilità dei duplicatori digitali, utilizzando al posto dei singoli cilindri di inchiostro e i master con immagini statiche delle testine da stampa a getto di inchiostro.

COME FUNZIONA?

Le stampanti RISO della serie ComColor utilizzano 24 testine di stampa piezoelettriche in linea, 6 per ogni colore, Ciano, Magenta, Giallo e Nero. Le testine sono fisse e formano l’immagine sul foglio di carta trasportato sotto di loro, questo consente una elevatissima velocità di esecuzione, 90, 120 e 150 pagine al minuto, quindi un’altissima produttività delle stampanti ComColor insieme a una elevata affidabilità. Questa tecnologia a freddo consente l’utilizzo di vari tipi di supporti, dalla carta usomano ai cartoncini goffrati o vergati, dalle buste alla sottilissima carta chimica senza apportare nessun tipo di stress e preservandone la qualità iniziale, su formati che vanno da 90×148 mm a 340×550 mm, il tutto con costi competitivi e bassi consumi energetici e ovviamente con qualità immagine eccellente.

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PER INFO: Massimo Mattavelli, Marketing Manager

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FINE PUBBLIREDAZIONALE

Cartotecnica Jesina: il vantaggio di tempi di avviamento più rapidi

Roland 900 a sei colori – formato 6B1 con modulo di verniciatura,
Roland 900 a sei colori – formato 6B1 con modulo di verniciatura,
Roland 900 a sei colori – formato 6B1 con modulo di verniciatura,
Roland 900 a sei colori.

La tecnologia Cambio Lastra Simultaneo (SPL) è molto importante per gli stampatori sommersi dagli ordini e con l’obiettivo di velocizzare il processo produttivo.
Cartotecnica Jesina S.r.l. ha installato  la tecnologia SPL sulla sua nuova Roland 900 a sei colori formato 6B1 con modulo di verniciatura di manroland.
Cartotecnica Jesina, azienda italiana che opera nel settore da 60 anni, conta circa 50 dipendenti che lavorano nel suo impianto di produzione di 10.000 metri quadrati, in provincia di Ancona. È specializzata nella stampa di scatole ed espositori con l’utilizzo di diversi tipi di carta o cartone: per questa azienda i colori, le forme e i disegni dei suoi prodotti mostrano l’attenzione al dettaglio e la professionalità.
Con l’installazione della nuova Roland 900 a sei colori – formato 6B1 – con modulo di verniciatura, le macchine da stampa Roland 900 installate salgono a due.
Cartotecnica Jesina ha una produzione annuale di circa 100 milioni di scatole, quindi la velocità di produzione è di fondamentale importanza per soddisfare le richieste dei clienti. In questo caso l’innovativa tecnologia SPL è di notevole aiuto nella fase di preparazione del lavoro.
Il tempo di avviamento si è ridotto perchè il dispositivo SPL «consente di eseguire contemporaneamente le diverse fasi di preparazione,» dice Renzo Paoletti, proprietario della Cartotecnica Jesina.
Il dispositivo SPL permette il cambio delle lastre da stampa simultaneamente su tutti i gruppi stampa. I cilindri caucciù e stampa possono essere lavati automaticamente durante il cambio lastra. Con questa tecnologia, lo stampatore può ridurre significativamente il tempo di avviamento, aumentare la produttività, abbassare il costo totale di produzione e, di conseguenza ottenere maggiori profitti.

Un software per le macchine inkjet accelera il tempo di immissione sul mercato

 

Fundamentals-a-single-source-of-software-and-engineering-for-inkjet-pressesUn nuovo pacchetto di servizi di progettazione tecnica e software destinato ai produttori di macchine da stampa inkjet, che aiuterà questi ultimi a introdurre prodotti sul mercato in tempi più brevi, risolvendo le problematiche inerenti allo sviluppo di nuove macchine, sarà presentato in occasione di drupa da Global Graphics Software.

Chiamato Fundamentals, il servizio fornisce ai produttori una fonte unificata per i componenti chiave del software e il know-how progettuale essenziale per costruire un front-end digitale. Il servizio si rivolge inizialmente a produttori di macchine per la stampa inkjet, commerciale, di imballaggi ed etichette. L’obiettivo è quello di aiutarli a ridurre i tempi di immissione sul mercato e i costi di progettazione.

«Fundamentals è il risultato della nostra interazione con produttori di macchine da stampa inkjet che stanno spingendo sempre oltre i limiti di questa tecnologia mentre introducono sul mercato nuovi modelli di stampanti,» spiega Martin Bailey, CTO di Global Graphics Software. «Ogni macchina da stampa, ogni applicazione e ogni ambiente operativo sono diversi. Spesso le aziende non sono in grado di risolvere autonomamente i problemi che si trovano a dover affrontare nella fase di sviluppo di una nuova macchina da stampa. Ed è qui che entriamo in gioco noi, aiutandoli grazie a una combinazione costituita da software all’avanguardia e dal nostro nuovo servizio di progettazione tecnica Breakthrough.»

Eric Worrall, a capo del team Breakthrough di Global Graphics, spiega: «Lavoriamo fianco a fianco con il produttore per creare una soluzione che sia davvero personalizzata in base alla loro macchina da stampa e all’ambiente operativo. A questo fine, forniamo al produttore l’accesso ai nostri strumenti e a un pool assolutamente unico di scienziati e ingegneri, con decenni di competenze specialistiche, esattamente quando ne hanno bisogno.»

«Stiamo già lavorando su soluzioni per la taratura delle testine, il raggruppamento e l’incatenamento nell’output, la stima degli inchiostri e addirittura il controllo dell’ambiente dei test beta», prosegue Worrall. «L’obiettivo è superare ogni ostacolo tecnico, accelerando l’immissione sul mercato della macchina da stampa. Prendiamo in mano la situazione e risolviamo qualsiasi problema per il quale il produttore desideri il nostro aiuto. Per esempio, di recente siamo stati incaricati di migliorare la qualità di stampa ma siamo passati alla velocità della retinatura perché si trattava di un risultato positivo immediato per il produttore.»

Fundamentals, che include software all’avanguardia di altri fornitori, segna l’inizio di una collaborazione più stretta fra Global Graphics Software e Hybrid Software, aziende con a capo lo stesso presidente, Guido Van der Schueren.

Fundamentals crea un’offerta di software molto più ampia unitamente a un RIP – funziona con o senza Harlequin RIP® – ed è la risposta di Global Graphics ai numerosi fornitori di macchine da stampa alla ricerca della scelta ottimale di componenti software per controllare le loro stampanti inkjet. Un elemento chiave è costituito dal servizio di progettazione tecnica Breakthrough fornito da scienziati del colore, esperti di retinatura e tecnici RIP di Global Graphics. Essi forniscono i servizi di integrazione che fungono da collegamento per Fundamentals.

Nella linea di prodotti troviamo la nuova retinatura multilivello di Global Graphics destinata alla tecnologia inkjet (ScreenPro) che migliora sensibilmente la qualità dell’output a getto d’inchiostro, specialmente ad alte velocità e anche su supporti problematici. Tale soluzione è disponibile come motore di retinatura autonomo che non richiede il RIP Harlequin.

La linea completa è costituita da:

  • postazione per il layout di etichette: per stimare e pianificare commesse singole o multi-gang da bobina a bobina all’inizio del flusso di lavoro di stampa
  • CloudFlow Fundamentals: una versione OEM del popolare sistema di gestione dei file di HYBRID Software, che può essere facilmente brandizzata e personalizzata per ciascuna macchina da stampa e che è configurata ad hoc per flussi di lavoro inkjet per imballaggi ed etichette. Dall’interno di CloudFlow Fundamentals il file può essere rasterizzato per poi applicare la retinatura e la gestione del colore.
  • Harlequin RIP®: famoso per la qualità dell’output nonché per la velocità, il RIP Harlequin per PDF nativo alimenta le pagine nella macchina da stampa senza scendere a compromessi sulla qualità. Questo RIP gestisce senza difficoltà dati variabili e basse tirature e si integra con CloudFlow Fundamentals
  • ScreenPro: un motore di retinatura multilivello autonomo che affronta a livello di software molti dei difetti riguardanti la qualità, come l’incatenamento e la maculatura, che non possono essere risolti a livello meccanico. Utilizzando il servizio Breakthrough, gli ingegneri di Global Graphics misurano le prove di stampa ed elaborano i risultati attraverso il nuovo strumento di ottimizzazione Digital Print Quality Optimizer di Global Graphics. La soluzione calcola patterning e sovrapposizioni ottimizzati per le diverse dimensioni delle gocce d’inchiostro disponibili.
  • Harlequin ColorPro™ assicura colori uniformi e prevedibili per un’ampia gamma di flussi di lavoro, fra cui Esko. Tavole di consultazione di marchi in un’ampia gamma di spazi cromatici soddisfano l’esigenza della fedeltà cromatica e i colori possono essere abbinati con un output convenzionale per ottenere l’uniformità ad ampio raggio della presenza del brand. Supporta i profili ICC standard di settore, come i profili per link dispositivi e canali N.
  • ProofScope: un’unità per prove soft per verificare, prima della stampa, separazioni, segni di taglio, codici a barre, colori, dimensioni e densità
  • Mellow Colour: software per la gestione della qualità della stampa digitale la cui certificazione è richiesta da marchi leader come Conde Nast e Marks & Spencer. Offre ai fornitori di macchìne da stampa la possibilità di comprendere le prestazioni della stampante e la possibilità di eseguire diagnosi in remoto. Di valore inestimabile quando si eseguono programmi beta.

Controllare la qualità degli inchiostri con I&C Gama

A livello mondiale I&C-Gama ha installato oltre 7.000 sistemi. Le sue soluzioni sono
vendute a clienti del packaging, delle etichette, dei quotidiani, della stampa commerciale e in OEM ai costruttori.
A seguito di una partnership di successo con la I&C, negli anni Gama ha consolidato la presenza nel mercato italiano.
Per incrementare la presenza nel mercato internazionale e implementare la rete di distribuzione, è stata fondata la Gama International, sia per la commercializzazione che per il post-vendita. Per una maggiore presenza nel mercato americano, nel 2016 è stata costituita Gama Americas, con sede a York (PA).

VIS_G20_G26-G31

A drupa, oltre ai collaudati sistemi di controllo della viscosità degli inchiostri con tecnologia vibration VIS G26, per inchiostri a base acqua, G28 e G29, per inchiostri a base acqua ed EB, saranno presenti il G90 per il controllo della temperatura e il G50 per il controllo del pH. Inoltre, saranno introdotti i nuovi sistemi automatici di controllo della viscosità per inchiostri a base acqua, VIS G20, per adesivi e vernici, VIS G30, VIS G31 per il controllo del pH e VIS G32 per il mercato del cartone ondulato. Questi ultimi vantano, in particolare, le stesse caratteristiche innovative dei precedenti:
-semplicità d’uso
-compattezza
-mancanza di organi meccanici soggetti ad usura
-ridotta manutenzione
-integrazione nel condotto per l’invio dell’inchiostro alla macchina da stampa
-conformità alle norme antiesplosione
-risparmio energetico
-basso impatto ambientale
Completeranno la serie dei sistemi di controllo il G200, per il rilevamento del consumo degli
inchiostri, il G150 e il G300 per la gestione dei dati e l’esecuzione automatica di attività.
Presso lo stand I&C-Gama sarà anche possibile visionare soluzioni per montacliché, sistemi di ispezione e soluzioni innovative per la logistica interna.

Nuovo software SOFT-MON-016 per i viscosimetri VIS G26 e G29 per flessografia e rotocalco

Interfaccia grafica più accattivante, che dà all’operatore l’opportunità di vedere sullo schermo tutte le informazioni relative a viscosità, temperatura e pH. Inoltre, vengono rilevati i dati di consumo di solvente o di ammine. Il nuovo software, presentato ufficialmente a drupa, ha una memoria maggiore e archivia fino a 5.000 lavori. Si interfaccia con il sistema di gestione del cliente, per l’invio di informazioni sul processo di stampa, e con i sistemi spettrofotometrici in linea, per la modifica automatica del valore della viscosità.

VIS G20 per i settori flessografia e rotocalco

Il nuovo sistema G20 permette il controllo della viscosità degli inchiostri a base solvente e, se necessario, apporta automaticamente dei correttivi mediante l’aggiunta di solvente per un’accurata qualità di stampa e per ottenere le massime prestazioni della macchina flessografica o rotocalco. Il sistema trasmette le informazioni all’operatore in tempo reale e al termine della produzione emette un rapporto di produzione. L’operatore può archiviare i parametri dei set-up e dei “job” per future ristampe.
È adatto per impianti da 1 a 6 colori, con possibilità di gestione mediante tastiera digitale (touchscreen 4,3’’-10’’), o tramite PC.
Il VIS G20 può essere integrato con il sistema di controllo della temperatura degli inchiostri G90 per ottenere una stabilità della stessa, con valori consigliati tra i 22°-25°, e contenere la formazione di schiuma per un’ottima resa qualitativa durante il processo di stampa.

VIS G31 e G32 per il mercato del cartone ondulato

Il nuovo sistema VIS G31 permette il controllo automatico del livello del pH. Se il cliente desidera controllare e apportare una correzione, può essere aggiornato al G32.
Con il sistema VIS G32 possiamo gestire i valori del pH e della viscosità aggiungendo ammoniaca o acqua per ottenere una perfetta qualità di stampa. Inoltre, è possibile integrarlo con il sistema di controllo della temperatura G90, per mantenere stabile il valore della temperatura dell’inchiostro e per facilitare la qualità di stampa.

Nuove soluzioni e nuovi segmenti di mercato per Gama

Il G150 è una soluzione che si interfaccia al sistema Chromalab, o spettrodensitometro in linea, installato sulla macchina da stampa, che permette la gestione dei dati colore al fine di compensarne le variazioni. Durante la stampa il sistema di controllo colore invia in tempo reale i dati di densità e di LAB al Supervisore Gama del sistema di controllo qualità inchiostri e, qualora la densità del colore o il valore LAB si siano modificati rispetto ai valori desiderati, il G150 varia automaticamente il dato di viscosità per ottenere la densità desiderata e interviene per migliorare il delta E. Il G200 è un sistema di rilevamento del consumo degli inchiostri durante il processo di stampa. I dati elaborati, relativi alla quantità utilizzata, permettono di confrontare il preventivo con i valori degli inchiostri consumati, al fine di calcolarne i costi effettivi.
Il G300 è un sistema progettato per un avviamento veloce nel caso di ristampa. L’operatore, mediante un lettore di codice a barre, legge i dati riportati in un campione di stampa o sulla cartelletta cliente e automaticamente richiama dal Supervisore il “Job” archiviato. La cartella contiene tutti i dati e i parametri di viscosità dei vari colori, per un’immediata taratura dei viscosimetri.
I clienti potranno inoltre verificare i nuovi aggiornamenti da noi realizzati per agevolare la
funzionalità e la semplicità d’uso dei sistemi attualmente installati, in particolare il nuovo software del G26 che permette di ampliare le funzioni del sistema stesso.

Due foil destinati alla nobilitazione su fondi pieni di ampie dimensioni o su tratti e dettagli fini

Luxoro alufin

La serie M di foil Kurz per stampa a caldo è giunta al suo completamento. Lo annuncia Luxoro, agente e distributore esclusivo per l’Italia del Gruppo Kurz, rispondendo alle numerose richieste, emerse recentemente, circa la disponibilità di foglie specifiche per la decorazione di ampie superfici a fondi pieni e per particolari e tratti estremamente fini. Le foglie in questione si chiamano, rispettivamente, Luxor®/Alufin® MP e Luxor®/Alufin® ML.

«Questi foil, che fanno parte della famiglia Luxor®/Alufin® M» afferma Marco Gaviglio, Business Manager Luxoro «sono estremamente versatili in quanto possono essere utilizzati su vari tipi di materiali e abbracciano un campo d’applicazioni decisamente ampio, che va dal packaging per pasticceria, cosmetica e liquori, sino a etichette, pubblicità e numerosi altri prodotti di arti grafiche.»

Le caratteristiche dei foil ML ed MP comuni con gli altri prodotti della serie M sono:

  • ottima adesione su un’ampia gamma di superfici quali carta, carta patinata e carta trattata con vernici UV
  • buona resistenza a graffi e abrasioni
  • tempi di applicazione ridotti
  • elevata brillantezza

La linea ML offre inoltre un’elevata pulizia dei bordi che ne consente l’utilizzo per la nobilitazione di tratti e caratteri molto fini. Questo foil è anche sovrastampabile con inchiostri convenzionali.

La linea MP, invece, assicura ottime proprietà di adesione a caldo su superfici molto ampie, tipiche dei fondi pieni, eliminando l’intrappolamento dell’aria anche quando la decorazione viene applicata su superfici in rilievo.

«Luxoro ha disponibile a stock i foil ML ed MP, per le tonalità maggiormente richieste», conclude Marco Gaviglio. «Questo consente all’azienda di evadere gli ordini velocemente e non richiede, per le bobine a magazzino, quantitativi minimi d’ordine.»

Cartone ondulato: una mini guida

Cartone ondulato da carte riciclate e riciclabili: la qualità, le prove e le caratteristiche degli imballaggi. Come definire il capitolato in base alle prestazioni che interessano, e come effettuare un controllo allo scopo di mantenere la qualità richiesta nel tempo.

L’utilizzo di prodotti cartari a base macero è giustificato, oltre che dagli aspetti economici, anche dalla possibilità di ottenere prodotti con prestazioni misurabili di elevato valore. Tali possibilità sono offerte dalle attuali tecnologie che consentono di recuperare un’elevata percentuale di fibre, eliminare i contaminanti, effettuare selezioni di fibre e trattamenti per ottenere prestazioni di qualità. Inoltre, l’utilizzo di carte con fibre riciclate – oltre a essere ritenuto un ciclo virtuoso – rende più facile il loro reperimento e aiuta le aziende a essere competitive.
Nel mondo, infatti, vengono recuperati e reimpiegati nella produzione di nuova carta oltre 233 milioni di tonnellate di fibre secondarie: tali volumi, rapportati alla produzione cartaria mondiale (403 milioni di tonnellate), portano a un tasso medio di utilizzo di quasi il 57,9%: ogni 100 tonnellate di carta prodotte, 58 provengono dall’impiego di carta già utilizzata (fonte Risi, dati 2013).

Ma chi produce e chi utilizza imballaggi in cartone ondulato deve poter conoscere la qualità delle carte riciclate, l’attuale classificazione e le caratteristiche prestazionali dell’imballaggio in funzione del suo utilizzo. Se pensiamo a una scatola in cartone ondulato, la sua qualità dipende dal cartone ondulato che, a sua volta, dipende dalle carte che lo compongono. Cominciamo quindi a familiarizzare con le sigle delle carte costituenti il cartone ondulato. A parlarci di tutto ciò, nell’ambito di un seminario aperto organizzato in collaborazione con Comieco, Marco Buchignani del Centro Qualità Carta di Lucca, laboratorio indipendente che nasce a nel 1991, come Unità Operativa di Lucense, e che effettua analisi, attestazioni di conformità e ricerca lungo tutta la filiera cartaria.

A volte le carte per cartone ondulato si indicano con nomi specifici scelti dalle aziende. Tuttavia, c’è l’esigenza di confrontarle in base alle prestazioni, per avere un linguaggio comune tra attori della filiera: in tabella sono raggruppate e indicate le sigle standardizzate da Cepi (a livello Europeo), Assocarta e Gifco (a livello nazionale) a cui si possono ricondurre le varie denominazioni in funzione delle prestazioni.

Tabella

Principi generali delle prove da effettuare

In generale le principali prove che si eseguono sulle carte per imballaggi, e in particolare su carte per cartone ondulato, a parte la prova base della grammatura, sono la resistenza a compressione (RCT ed SCT), la resistenza allo scoppio, la resistenza a compressione in piano CMT, l’assorbimento di acqua Cobb, la permeabilità Gurley (all’aria), la prova di ruvido/liscio, il grado di bianco/colore, la resistenza alla delaminazione, la resistenza a trazione e rigidità a trazione.
In particolare, le carte per copertine sono classificate in base alle prestazioni di resistenza a compressione (RCT e SCT) e per questi tipi di carte viene indicato anche il valore di scoppio, che è una misura della resistenza a trazione “a 360°” dei legami delle fibre. Anche le carte per onda sono classificate in base alle prestazioni di resistenza a compressione (RCT e SCT) e per queste è indicato il CMT, che è la misura della resistenza alla compressione in piano delle onde. Più in dettaglio la prova di resistenza RCT misura la resistenza alla compressione di una carta disposta ad anello: la striscia di carta in esame viene disposta in una fessura circolare formante un anello; tale fessura è realizzata dall’unione di una parte fissa a un disco centrale intercambiabile con altri di raggio variabile in modo tale da lasciare una fessura della misura corrispondente allo spessore del foglio di carta.

Un’analisi sia per carte per copertina sia per onda che tende a sostituire le misure di resistenza a compressione di RCT è la prova di resistenza alla compressione SCT, che serve a determinare la resistenza alla compressione a distanza ravvicinata di carte destinate alla fabbricazione di scatole e cartoni ondulati. Sia dai valori di RCT, sia dai valori di SCT si può arrivare a una stima della resistenza a compressione del cartone (ECT) e di conseguenza a più precise scelte progettuali.

Altra prova specifica solo delle carte per onda è il CMT, che permette di misurare la resistenza allo schiacciamento di una striscia campione di carta ondulata. La rigidità della struttura dell’onda è una caratteristica molto importante per il cartone ondulato. Le strisce di carta, tagliate nel senso di macchina del foglio, vengono ondulate con un’apposita macchina ondulatrice da laboratorio e tenute nella giusta posizione con l’ausilio di nastro adesivo. Ovviamente è importante notare che la caratteristica di CMT, misurabile sulla carta, si riflette in modo proporzionale sul valore di FCT (Flat Crush Test) misurabile sul cartone ondulato a un’onda.

Sollecitazione per l’immagazzinamento

Fondamentale è la prova di compressione su scatole di cartone ondulato (BCT): è un test rapido per individuare la resistenza alla compressione verticale e quindi correlato all’accatastamento. La prova viene eseguita secondo metodo Fefco n° 50, e consente di mettere in relazione il progetto della scatola in cartone ondulato in funzione dell’accatastamento, ovvero del peso del contenuto, dell’altezza di accatastamento e di un fattore di sicurezza (Ct). Inoltre, si può correlare la resistenza alla compressione verticale BCT di una scatola con quella di una provetta di cartone ondulato ECT, che simula quella della parete di una scatola, e di conseguenza completare la progettazione con indicazioni sul tipo di cartone.
La prova di resistenza alla compressione sul cartone ondulato ECT si esegue con le onde orientate perpendicolarmente al piano delle piastre e si applica a tutti i tipi di cartone ondulato (Figura 1).

Sollecitazione per la movimentazione

Poiché le scatole di cartone ondulato vengono utilizzate primariamente nella logistica, è bene verificarne le prestazioni che riguardano la contenibilità, la resistenza alle cadute e alle vibrazioni. La prima prova da effettuare è l’impatto verticale mediante caduta (Figura 2): lo scopo è analizzare il comportamento dell’imballaggio quando subisce urti o impatti nella movimentazione. La prova è fatta sull’imballaggio completo del contenuto effettivo (o simulato). Una prova richiesta da diverse normative, come Adr/Imdg sugli imballaggi destinati al trasporto di merci pericolose o Ista, Astm e Iso per imballaggi per beni durevoli. Per tutti i tipi di imballaggio le norme fissano le intensità delle prove, in funzione del peso e della pericolosità del prodotto. L’esito è positivo se non si sono verificate dispersioni del contenuto, deterioramenti che possano compromettere la sicurezza del trasporto, fuoriuscite e se è stata preservata l’integrità del contenuto.
Una prova da effettuare, che mette in relazione il progetto della scatola in cartone ondulato e la “contenibilità”, ovvero del peso dell’oggetto contenuto e delle dimensioni della scatola, è la prova di scoppio, che stabilisce la resistenza dei legami della carta o del cartone sottoposti a uno sforzo di trazione applicato sulle superfici. La membrana dello scoppiometro esercita una pressione, attraverso il foro centrale, fintanto che il cartone non si rompe.
La prova di assorbimento d’acqua Cobb serve a determinare la resistenza all’assorbimento d’acqua della carta e del cartone collato compreso il cartone ondulato. Non si applica a carte e cartoni che durante la prova manifestano comparsa d’acqua sul lato opposto a quello di prova. La collatura della carta è importante per una seria di fenomeni connessi con i trattamenti superficiali, stampa e resistenza all’assorbimento di acqua. Il Cobb esprime in g/m2 la quantità di acqua distillata assorbita da un provino di carta sottoposta a una pressione di colonna d’acqua di 1 cm in un determinato tempo (Figura 3).

Figura 1. Prove di compressione.
Figura 1. Prove di compressione.

Figura 2. La prima prova da effettuare è l’impatto verticale mediante caduta: lo scopo è analizzare il comportamento dell’imballaggio quando subisce urti o impatti nella movimentazione. La prova è fatta sull’imballaggio completo del contenuto effettivo (o simulato).
Figura 2. La prima prova da effettuare è l’impatto verticale mediante caduta: lo scopo è analizzare il comportamento dell’imballaggio quando subisce urti o impatti nella movimentazione. La prova è fatta sull’imballaggio completo del contenuto effettivo (o simulato).

Figura 3. La prova di assorbimento d’acqua Cobb serve a determinare la resistenza all’assorbimento d’acqua della carta e del cartone collato compreso il cartone ondulato.
Figura 3. La prova di assorbimento d’acqua Cobb serve a determinare la resistenza all’assorbimento d’acqua della carta e del cartone collato compreso il cartone ondulato.

Classificazioni del Cartone Ondulato

Per assicurare le prestazioni del cartone ondulato sono state proposte delle classificazioni in funzione del tipo di onda e delle prestazioni. Ciò consente di suddividere il cartone in categorie, ma non consente una progettazione mirata. Esistono molte classificazioni, ma discordanti tra loro. A questo proposito Gifco ha redatto una sintesi dei regolamenti principali: americani (Rule 41, Astm), tedeschi (DIN 55468-1/2), francesi (NF Q12-008/009 ), svedesi (SS 84 30 01). Tutte si fondano sulle diverse prestazioni che possiamo misurare, ma non concordano sulla scelta delle caratteristiche da tenere in considerazione, sulle categorie e sui valori minimi di ciascuna classificazione. Ecco perché è importante che ciascun utilizzatore si crei una propria classificazione, fondata su livelli di prestazioni crescenti, da cui attingere nella progettazione.

Il profilo dell’ondulazione

Il profilo dell’ondulazione determina l’altezza, il passo e il coefficiente di ondulazione (rapporto intercorrente fra la lunghezza della carta da ondulare impiegata per ottenere la lunghezza della copertina e la lunghezza della copertina stessa: tale coefficiente indica il consumo di carta da ondulare. A seconda del profilo impiegato, si otterranno vari tipi di onda universalmente impiegati, ciascun tipo  conferisce al cartone ondulato proprietà specifiche; tra quelle più utilizzate le onde B, C, E.

I vari tipi di onda
  • Onda media (C): coefficiente di ondulazione f = 1,41÷1,43; determina un cartone con spessore compreso tra 3,5 e 4,4 mm. Questo tipo di onda rappresenta un ottimo compromesso tra il consumo di carta (prezzo) e la qualità delle prestazioni (resistenza).
  • Onda bassa (B): coefficiente di ondulazione f = 1,33÷1,36; determina un cartone con spessore compreso tra 2,5 e 3,4 mm. Il numero di onde contenuto in un metro lineare assicura una buona resistenza alla compressione in piano e una buona stampabilità. Il suo ridotto spessore non favorisce la resistenza alla compressione verticale.
  • Micro onda (E): coefficiente di ondulazione f = 1,23÷1,30; determina un cartone con spessore inferiore a 2,5 mm. Sta trovando largo impiego nei cartoni ottenuti dall’accoppiamento di un’onda E con una B. Eccellente stampabilità grazie alla planarità della copertina determinata dall’alto numero di onde contenuto in un metro lineare.Da Gifco_cartone ondulato

Sicurezza: il lato B dell’innovazione. Fortress Paper lancia Durasafe

Chad Wasilenkoff, presidente esecutivo della canadese Fortress Paper.
Chad Wasilenkoff, presidente esecutivo della canadese Fortress Paper.

La multinazionale di origine canadese Fortress Paper conta fra i suoi clienti le Banche nazionali di 50 Stati e con la tecnologia proprietaria Durasafe creata dalla controllata Landqart ha conquistato anche quella svizzera. E la speciale superficie su cui si basa offre nuove opportunità agli stampatori.

Chad Wasilenkoff, presidente esecutivo della canadese Fortress Paper.
Chad Wasilenkoff, presidente esecutivo della canadese Fortress Paper.

«Questo innovativo sostrato garantisce agli stampatori un ampio ventaglio di opzioni di design mai sperimentate sino a questo momento. Perché si compone di strati molteplici che potenzialmente potrebbero essere stampati singolarmente prima che le varie facce siano definitivamente legate». Questo è quanto detto a Italia Grafica da Chad Wasilenkoff, presidente esecutivo della canadese Fortress Paper, nel presentare le specificità della tecnologia Durasafe. Sviluppata nel polo svizzero di Landqart essa è alla base della carta speciale con cui la Banca nazionale della Confederazione intende dare vita alla sua nuova tiratura di banconote anti-falsificazione da 50 franchi. Frutto di un lavoro avviato già nel 2004 Durasafe ha ottenuto con il tempo i favori delle istituzioni marocchine, a partire dal 2012; e di quelle del Kazakhstan soltanto dallo scorso anno. La ragione del successo, secondo l’azienda che a dispetto dei suoi 130 anni di storia si descrive quasi come una debuttante nel settore della cartamoneta, risiede in primo luogo nelle sue caratteristiche di massima sicurezza. Durasafe, parte di una vasta famiglia di prodotti che comprende anche carte speciali per passaporti e documenti ufficiali, si compone di due superfici esterne in carta di cotone e di una parte centrale in plastica interamente trasparente. Le aree esterne integrano una filigrana e le apposite fibre di sicurezza mentre le banconote così realizzate sono quasi indistinguibili al tatto rispetto a quelle tradizionali, pur acquisendo, secondo la multinazionale produttrice, più resistenza e durevolezza. Altri, però, sono i dettagli di potenziale interesse per l’industria cartografica e i fornitori di servizi: «Di norma», ha proseguito Chad Wasilenkoff, «quando una banconota viene stampata in rilievo il processo seguito viene chiamato intaglio. Ma se il secondo lato della banconota è realizzato con una classica carta basata sul cotone, l’intaglio sulla faccia opposta non offre le stesse esperienze tattili. Il sostrato Durasafe incrementa la tattilità delle banconote stampate a intaglio su entrambi i lati grazie alla sua anima polimerica interna. Il suo comportamento è simile a quello di una provvisoria spugna che consente una temporanea compressione dell’intaglio in attesa del processo di stampa seguente».

Qualità certificata

Sicurezza e qualità del prodotto sono caratteristiche dalle quali Fortress Paper – che conta circa 600 addetti nel mondo e che attraverso Landqart serve da circa mezzo secolo la Banca nazionale svizzera – non può assolutamente permettersi di derogare. «Tutti gli stampatori specializzati con i quali collaboriamo», ha puntualizzato a questo proposito Wasilenkoff, «sono in possesso di tutte le certificazioni erogate dagli istituti centrali di credito per i quali operano. E questo impone loro di adeguarsi a svariati standard e requisiti di sicurezza; nonché di conservarli nel corso del tempo». Ma oltre a ciò lavorare su commessa per conto del colosso nordamericano significa riuscire a coniugare l’eccellenza tecnologica con la flessibilità necessaria a gestire una molteplicità di processi. «Tipicamente», ha nuovamente sottolineato Chad Wasilenkoff, «gli stampatori nostri partner sono abili nel lavorare su formati diversi e tecniche quali l’offset, l’intaglio, la litografia». Secondo il presidente esecutivo il numero complessivo delle società fornitrici di Fortress Paper, tanto nell’ambito delle carte speciali per banconote quanto in quello della stampa tradizionale, potrebbe crescere di pari passo con un business in costante evoluzione. «Negli ultimi anni», ha concluso Wasilenkoff, «abbiamo consegnato carichi della nostra carta a qualcosa come 30 impianti di stampa in tutto il mondo. Il numero di questi stabilimenti può cambiare leggermente da un anno con l’altro, ma nel complesso ci aspettiamo che possa farsi più cospicuo. E questo anche grazie alla conquista di ulteriori quote del mercato internazionale da parte dei prodotti basati su Durasafe».

Laboratorio patine e carta da macero

L’istituto San Zeno organizza a giugno due interessanti corsi di approfondimento.

Il laboratorio patine

La formulazione di una patina viene sempre di più sviluppata da tecnici o fornitori che
operano all’esterno dell’azienda su macchine pilota. Per i tecnici cartari, la patina è
una ricetta precostituita nella quale non sempre sono noti i ruoli dei singoli elementi e
non sempre si conoscono le problematiche legate alla stesura in patinatrice. Il corso,
partendo dall’analisi dei componenti e delle loro specificità, andrà ad analizzare le caratteristiche salienti delle patine in relazione alle problematiche di stesura e di utilizzo
finale della carta.

Contenuti. I pigmenti utilizzati in patinatura: classificazione, natura chimica, proprietà fisiche, chimiche, ottiche e caratteristiche che esse determinano.
I lattici e i sistemi co-leganti utilizzati in patinatura: classificazione, proprietà fisiche,
chimiche, ottiche e caratteristiche che essi determinano.
Gli additivi utilizzati in patinatura: proprietà fisiche, chimiche, ottiche e caratteristiche
che essi determinano nella patina e nel prodotto finito.
Principi di reologia e applicazioni nella formulazione e controllo delle patine: pH,
viscosità, secco, ritenzione d’acqua.
Esempi di formulazione in funzione della tipologia di supporto e di utilizzo finale
della carta.
L’applicazione della patina su macchina patinatrice: patinatura on-line ed off-line,
tecniche di patinatura, gestione e principali parametri di controllo di una testa di patinatura,
problematiche legate alla stesura ed asciugamento della patina

Destinatari: tecnici di laboratorio, tecnici di cucina patine, responsabili di processo, responsabili del servizio assistenza-clienti che vogliono approfondire le problematiche legate alla formulazione e al controllo delle patine. Fornitori di materie prime e additivi di patinatura. Gli iscritti al corso devono conoscere i sistemi di patinatura.

Verranno effettuate spiegazioni teoriche intervallate da dimostrazioni di laboratorio.

Dove: San Zeno, Verona.
Quando: 14 e 15 giugno (14 ore)
Costo: 350 Euro (280 Euro per Membri AFC)

Classificazione e caratteristiche delle carte da macero

Classificare e riconoscere le principali carte realizzate con fibre di recupero clasificandole
per destinazione d’uso, e per caratteristiche tecniche. Conoscere le corrette
materie prime fibrose utilizzate e identificare le fasi di preparazione impasti necessarie
per la corretta attività di produzione.
Contenuti. Classificazione delle carte realizzate con materiale di recupero:
carte grafiche, carte da imballaggio, carte per cartone ondulato, carte speciali.
Analisi delle proprietà specifiche dei singoli prodotti: individuazione dei parametri
e prove di laboratrio utilizzate.
Le materie prime fibrose di recupero: classificazione dei maceri o materiali fibrosi
di recupero, analisi dei contaminanti e delle problematiche di utilizzo.
Flussi produttivi: definizione delle principali fasi di preparazione impasti e di produzione
che devono essere utilizzate per l arealizzazione dei vari prodotti a partire da
diverse materie prime.
Destinatari: tecnici che operano sul processo produttivo; tecnici di laboratorio prove e controlli; addetti all’assistenza tecnica e alla vendita, tecnici di aziende di fornitura.
Dati i contenuti e le modalità, il corso può essere frequentato con successo anche da
personale che è stato inserito da poco negli organici di aziende grafiche o di cartotecnica
che ricopra differenti ruoli.

Dove: San Zeno, Verona.
Quando: 21 giugno (7 ore)
Costo: 175 Euro (140 Euro per Membri AFC)

Per info clicca qui!

Print4All: perché la stampa ha ancora molto da dire (e da dare)

Il logo dei Print4All è un triangolo, una forma solida, dunque, nella quale non si uniscono in modo «liquido» i tre marchi, diventando uno solo. No, ognuno resta a sé, in un’idea di connubio e sintesi delle tre.
Il logo dei Print4All è un triangolo, una forma solida, dunque, nella quale non si uniscono in modo «liquido» i tre marchi, diventando uno solo. No, ognuno resta a sé, in un’idea di connubio e sintesi delle tre.
Il logo dei Print4All è un triangolo, una forma solida, dunque, nella quale non si uniscono in modo «liquido» i tre marchi, diventando uno solo. No, ognuno resta a sé, in un’idea di connubio e sintesi delle tre.

Il mercato cambia, e la stampa cambia con esso, perché la stampa ha ancora molto da dire, in termini di innovazione e potenzialità di utilizzo. E per questo motivo che Acimga e Argi, insieme a 4it e Fiera Milano hanno sancito oggi la loro alleanza: alleanza di intenti e contenuti, non solo di patrimoni.

Lo scorso 20 febbraio vi avevamo parlato di The Innovation Alliance, oggi ufficialmente viene presentata Print4All, il cui battesimo internazionale avverrà il 6 giugno a drupa.

Un anno prima della prossima drupa (che dal 2019 avrà cadenza triennale) avverrà anche la prima edizione: a Fiera Milano dal 29 maggio al 1° giugno 2018. Facile comprendere di cosa si tratta, il brand scelto parla da solo: la stampa è di tutti, per tutti, è ovunque. Quindi la stampa al servizio del packaging, del publishing, ma anche stampa industriale: nell’ordine quindi Converflex, Grafitalia, InPrinting. Il motto di Grafitalia è, secondo chi scrive, importante: comunicazione e stampa, ancora una volta ad abbracciare un ramo di quella lunga filiera, andare là dove tutto inizia, la comunicazione.

«La fiera dev’essere un servizio per le nostre aziende, e non un evento fine a sé stesso», ci tiene a dire Andrea Briganti direttore di Acimga, che testimonia il fatto che sono state le stesse aziende, a spingere sull’acceleratore per questo progetto. E continua dicendo che «in questo nuovo modello, è la manifestazione, che deve andare incontro alle esigenze delle aziende».

Print4All nasce con un format innovativo che guarda in maniera integrata alle business community di sbocco della stampa commerciale, del converting, del package printing, del labelling e della stampa industriale, presentando loro un’offerta completa e fruibile in modalità nuove e moderne.

In contemporanea con Print4All si svolgeranno Ipack-Ima, Meat-Tech, Plast e Intralogistica Italia. Queste cinque anime dell’eccellenza italiana insieme daranno vita a The Innovation Alliance, un evento che, nelle stesse date e in padiglioni attigui, proporrà il meglio di tecnologie e soluzioni in grado di rispondere alle esigenze degli operatori dell’intera catena industriale del processing-printing-packaging-logistica.

Converflex è un marchio Acimga. GrafItalia da oggi è in compartecipazione Acimga-Argi, InPrinting è al 100% di 4IT Group.
Converflex è un marchio Acimga. GrafItalia da oggi è in compartecipazione Acimga-Argi, InPrinting è al 100% di 4IT Group.

«Stiamo pensando a un nuovo modo di fare fiera, a una manifestazione il più possibile vicina alle aspettative del visitatore» afferma Andrea Briganti, Direttore di Acimga. «Il mercato chiede luoghi con una buona rappresentatività del panel dei fornitori, per poter fare scelte di investimento più informate e consapevoli. Certamente la presenza di macchine è prevista e importante. Print4All non sarà però una fiera che si visita al metro quadro. Sarà una grande piazza, composta da molte parti, unite tra loro in una contaminazione che rispecchia la modernità del mercato di oggi.»

Quali sono le innovazioni del futuro? Quali che siano, la stampa può certamente fare la sua parte.
Quali sono le innovazioni del futuro? Quali che siano, la stampa può certamente fare la sua parte.

«Tutta la manifestazione» aggiunge Enrico Barboglio, Segretario Generale di Argi «è pensata per favorire visitatori e espositori a fare al meglio la cosa più utile: relazioni e business, a partire dalla planimetria del padiglione che è stata studiata perché il flusso tra tecnologia esposta nelle tre verticali che la compongono e le altre iniziative a programma sia fluido. Oltre alle macchine, si toccheranno con mano le applicazioni, per valutare qualità, precisione, feeling dei supporti, nobilitazione e applicabilità nei settori packaging, labelling, stampa commerciale, della comunicazione transazionale e dell’Industrial printing e 3D. I workshop saranno snelli, efficaci e utili, strutturati per portare approfondimenti tecnologici, best practice e scenari di mercato, con una qualità garantita dal rapporto diretto che le Associazioni hanno con il tessuto economico e industriale dei settori coinvolti.»

Secondo i dati Assografici, Coverflex in Italia occupa, tra industria della stampa, cartotecnica e trasformazione 150.000 addetti; il fatturato dell’industria cartotecnica e trasformazione è 7 MLD €; l’export di imballaggi ed etichette è di 1.130 MLD € per il 75% verso Paesi UE 28; e vengono prodotte 331mila tonnellate di imballaggi flessibili. In Europa gli addetti sono 477.000 e il fatturato è di 97 MLD di €.
Secondo i dati Assografici, Coverflex in Italia occupa, tra industria della stampa, cartotecnica e trasformazione 150.000 addetti; il fatturato dell’industria cartotecnica e trasformazione è 7 MLD €; l’export di imballaggi ed etichette è di 1.130 MLD € per il 75% verso Paesi UE 28; e vengono prodotte 331mila tonnellate di imballaggi flessibili. In Europa gli addetti sono 477.000 e il fatturato è di 97 MLD di €.
Grafitalia intende calarsi con realismo nel mondo di oggi: non pretende di difendere la carta a discapito delle nuove tecnologie, ma piuttosto dare alla carta il vero valore che essa ha nella società odierna.
Oggi l’integrazione tra tecnologie analogiche tradizionali (serigrafia) e le tecnologie digitali (digital and hybrid printing) crea nuovi modi di produrre, nuovi modi di comunicare attraverso le cose, e contribuisce a dare vita a un nuovo mercato: il Print of Things (PoT) che inisieme a Digital PoT significa nuove soluzioni produttive per molteplici mercati.
Oggi l’integrazione tra tecnologie analogiche tradizionali (serigrafia) e le tecnologie digitali (digital and hybrid printing) crea nuovi modi di produrre, nuovi modi di comunicare attraverso le cose, e contribuisce a dare vita a un nuovo mercato: il Print of Things (PoT) che inisieme a Digital PoT significa nuove soluzioni produttive per molteplici mercati.