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Le lastre senza sviluppo Kodak Sonora registrano un aumento del 50% nel 2015 in termini di volume

Kodak_Sonora plateI clienti di tutto il mondo si sono resi conto dei benefici economici e ambientali delle lastre Sonora, che forniscono le funzionalità di stampa e la produttività delle lastre tradizionali, senza sviluppo e chimici. Kodak prevede un’ulteriore crescita costante in tutto il mondo dopo l’annuncio a drupa 2016 delle nuove lastre Sonora adatte per la stampa UV. Progettate per soddisfare le rigorose esigenze delle applicazioni di stampa UV sempre più utilizzate dagli stampatori di imballaggi e commerciali, l’aggiunta al portafoglio delle lastre Sonora consentirà agli stampatori di sfruttare il set esteso di opportunità connesse con tecnologia UV, comprese flessibilità e durata, elevata qualità di stampa e tempi di asciugatura più rapidi. Mentre le lastre senza sviluppo sono più strettamente associate alle applicazioni a foglio, i clienti Kodak stanno segnalando vantaggi significativi riguardanti l’uso delle lastre Sonora in modi nuovi e innovativi. Questi includono applicazioni a bobina, dove le lastre Sonora sono adatte per tirature fino a 200.000 copie, applicazioni di grande formato (VLF), tra cui manifesti e insegne stampate. Le lastre Sonora sono anche adatte alle applicazioni di imballaggi per un massimo di 50.000 copie con stampa offset e fino a 10.000 copie per tirature bervi con stampa UV. Attualmente gli impianti di produzione delle lastre Sonora si trovano negli Stati Uniti, Europa e Cina: più di 3.000 clienti in tutto il mondo stanno sfruttando i vantaggi di fornitura, supporto e servizio clienti più veloci.

«Eliminando le sviluppatrici, abbiamo migliorato l’efficienza dei nostri flussi di lavoro di prestampa. Il passaggio alle lastre Sonora XP ha migliorato la stabilità e la qualità della produzione di lastre in quanto fluttuazioni nei processi chimici sono ormai un ricordo del passato. Il cambiamento dimostra anche che il nostro processo di produzione è davvero ecologico. Il processo di produzione delle lastre non ha più bisogno di consumare energia elettrica per lo sviluppo, il risciacquo, la rigenerazione e le gomme, e non abbiamo più necessità di smaltire sostanze chimiche o di pulire la sviluppatrice». Gerhard Aichhorn, proprietario e manager, Samson Druck GmbH (Austria), e utilizzatore delle lastre Sonora.

Anche Michele Colasanto, CEO di Qualiprinters (Italia), dice :«Le lastre senza chimici Kodak Sonora stanno producendo un notevole risparmio energetico e ci permettono di tagliare i costi di manutenzione, il tutto senza conseguenze sulla lunghezza delle tirature o la qualità di stampa. E, eliminando sviluppatrici e chimici, abbiamo un processo di prestampa più snello e soprattutto credo che nella nostra sala stampa la qualità dell’aria non potrebbe essere migliore! Questi benefici sono non solo molto importante per noi, ma anche per i nostri clienti, e grazie a Kodak, siamo stati in grado di prendere l’iniziativa rispetto ai nostri concorrenti per avviare l’adozione del processo di prestampa del futuro.»

Oltreoceano sono d’accordo… «La lastra Kodak Sonora ha un buon senso degli affari. Si elimina la gestione e lo sviluppo delle lastre, ma si elimina anche il tempo necessario per queste operazioni. Oggi ci aiuta a stampare meglio di quanto non abbiamo mai stampato.» Jim Tomblinson, Vice Presidente delle Operazioni presso Litho Modern (Jefferson City, Missouri, USA).

Come scegliere inchiostro e vernici a norma

Nel packaging alimentare è sempre difficile districarsi tra norme, procedure e dichiarazioni di conformità. A volte però basta la consapevolezza di quanto si andrà a produrre e un pizzico di sano buonsenso. Ecco allora alcune cose fondamentali che gli stampatori devono conoscere.

Con l’alimentare non si scherza. La sua lavorazione è certamente molto complessa e bisogna definire in anticipo e con grande oculatezza tutta la linea di produzione, in modo tale da avere sempre le idee chiare su quello che si fa. E occorre soprattutto avere l’occhio «lungo» per evitare in futuro di rimanere stritolati nell’insidiosa minaccia delle contestazioni. Che, anche se remota, è un eventualità sempre possibile.

«Il tema della scelta dei materiali per il packaging alimentare noi lo vediamo sempre dal punto di vista degli stampatori, ma occorrerebbe osservarlo dalla prospettiva degli utilizzatori finali», dice Carlo Carnelli, presidente di Taga italia www.taga.it, membro del Comitato Tecnico Iso- Tc130, nonché amministratore unico di ColorConsulting. «Il packaging deve infatti garantire la protezione durante il trasporto, l’igiene e la salvaguardia dalle varie contaminazioni chimiche e batteriche. E solo successivamente si può ragionare sul fatto che deve fornire anche informazioni sul prodotto ed essere utilizzabile dal punto di vista del marketing sul punto vendita. Quello che nel packaging non è infatti assolutamente accettabile è che vengano trasferite sostanze nocive dai materiali esterni al prodotto in esso contenuto. È bene quindi saper fare alcune valutazioni fondamentali, le quali serviranno sempre, anche per i settori non-food. Esistono, non dimentichiamolo, anche le confezioni per articoli molto delicati come quelli elettronici, chimici o organici, che devono essere preservati da campi magnetici, da influenze negative o da sostanze reattive.

Ecco perché, prima di identificare i substrati da utilizzare, occorre conoscere quali sono le interazioni possibili tra pack e contenuto, in modo tale da poter gestire nel migliore dei modi inchiostri e supporti».

Tre tipi di trasferimento

«Fondamentalmente esistono tre tipologie di contaminazione», dice Carnelli. «Oltre alla “migrazione” dello stampato a contatto diretto con il food, esiste anche il “set-off invisibile”, cioè la condizione in cui il pack stampato è assolutamente perfetto ma viene erroneamente impilato uno sull’altro o arrotolato in bobina: in questo caso può avvenire una seria contaminazione perché la parte interna, sicura, è a contatto con quella esterna, stampata. Un esempio eclatante di set-off invisibile è avvenuto a fine 2005 quando venne scoperta la contaminazione di un fotoiniziatore, l’Itx (Isopropil Tioxantone), in confezioni di cartone poliaccoppiato destinato a contenere yogurt e latte. Il terzo tipo di trasferimento può infine avvenire attraverso quella che viene chiamata “fase gassosa” quando alcuni prodotti, per esempio i biscotti appena sfornati, tendono a rilasciare l’aroma all’interno della scatola di cartone che li contiene e, al tempo stesso, la confezione tende a sua volta a rilasciare l’odore del cartone. A quel punto vince l’odore più forte. E se alla fine il biscotto sa di cartone vuol dire che qualcosa non è andato per il verso giusto».

«Barriere», non materiali

Basandosi su questi tre tipi di trasferimenti si può dunque andare a operare una discriminazione più precisa dei materiali da utilizzare. «È preferibile però chiamarle “barriere”, e non “materiali”», puntualizza Carnelli, «e fondamentalmente vengono suddivise in tre tipologie: le barriere “permanenti”, rappresentate da vetro, metallo e alluminio con spessore superiore ai 7 μm; le barriere “funzionali”, che sono generalmente in film plastico e rispondono a requisiti di resistenza a specifiche temperature (alte o basse) o agenti chimici; e infine l’assenza totale di barriera dal momento che, non essendoci la necessità di particolari requisiti, ci si può accontentare semplicemente della carta o del cartone».

«La scelta della tipologia di barriera da utilizzare deve quindi essere fatta in funzione del prodotto da contenere. È evidente però che carta e cartone semplici non sono barriere protettive e, a quel punto, la scelta di inchiostri e vernici va fatta in modo molto accurato», sottolinea Carnelli. «Si può sempre stampare con un film d’alluminio, ma se si lavora in bobina e si corre il rischio di una contaminazione da set-off, occorre stare attenti a quali inchiostri si utilizzerà. Occorre quindi iniziare a definire con metodo quali materiali impiegare, dividendoli in due categorie principali: quelli per l’outside-printing, dove non c’è contatto diretto con l’alimento, e quelli per l’inside-printing dove invece il contatto c’è».

La responsabilità legale

Un’altra cosa importante da sottolineare è che per il Regolamento Europeo relativo all’imballo alimentare il responsabile legale non è mai lo stampatore ma il distributore dei prodotti confezionati. Vale a dire che, se c’è una contaminazione sulla pasta, per fare un esempio, il responsabile legale sarà il pastificio oppure l’azienda che distribuisce quel brand. Ma questi ultimi potranno sempre rovesciare le responsabilità anche sui propri fornitori, se gli sarà possibile farlo. Per questo motivo la normativa in materie dice che il distributore deve avere un approccio “responsabile” e quindi deve richiedere responsabilità a tutta la sua catena produttiva.
«Se consideriamo tutta la catena di responsabilità nel settore dell’imballaggio alimentare», continua Carnelli, «prima di arrivare al distributore abbiamo lo stampatore o il converter e prima ancora ci sono almeno tre passaggi fondamentali che sono rappresentati dai produttori di substrati, di inchiostri e di adesivi, più altre cose ausiliarie ma minori. Il substrato e gli inchiostri comprati dallo stampatore dovrebbero quindi essere generalmente “coperti” da una Gmp (good manufacturing practice) che prescrive la buona preparazione del prodotto in conformità con le normative vigenti, e che lo stampatore dovrebbe aver richiesto al proprio fornitore».

«Per quanto riguarda i substrati, basta chiedere la dichiarazione di conformità in funzione del prodotto che deve essere contenuto. Non basta però la semplice dichiarazione di “imballo stampato in flessografia”, ma occorre dire che quel packaging in flexo è, per esempio, destinato alla refrigerazione o alla cottura in forno a microonde», sottolinea Carnelli.

«Per gli inchiostri il discorso è un po’ più complesso, anche se ormai anche i produttori si stanno uniformando sulla necessità di avere una Gmp. La grossa differenza è che, mentre sui substrati le normative sono molto prescrittive e precise, per gli inchiostri le ordinanze sono più complicate: esistono infatti tre “ordinanze” che sono frutto di regolamentazioni europee: detta in soldoni, una di queste è specifica per la plastica e copre tutti i film, mentre per gli inchiostri chi fa attualmente da apripista sono l’ordinanza svizzera sui “full contact materials” e l’ordinanza tedesca che si sta usando attualmente per scrivere quelle europee e la guida Eupia (European Printing Ink Association)».

Il ruolo dei grandi brand

E in assenza di una legislazione specifica anche marchi importanti come Nestlé hanno creato alcune norme standard, racconta Carnelli: «I grandi brand hanno assunto in maniera restrittiva tutte le norme esistenti, soprattutto quella svizzera, e si sono scritti un capitolato di fornitura con il quale vanno a escludere determinate sostanze. Gli inchiostri devono essere formulati non ammettendo alcune materie prime cancerogene, mutagene, tossiche ecc.: e tra questi ci sono anche i coloranti basati su metalli pesanti. Tutte queste sostanze non possono essere più utilizzate per produrre un inchiostro. E quest’elenco viene aggiornato costantemente. Ciò, a suo modo, ha creato un processo virtuoso, perché i produttori di inchiostro si sono dovuti adeguare alle richieste dei grandi brand, anche se questo non comporta un adeguamento pieno e corretto alle Gmp».

Formulazioni e tracciabilità

Tornando invece alle normative e alle ordinanze esistenti, ci sono alcuni limiti di migrazione per le sostanze nocive, ma anche per quelle che possono modificare odore e gusto o in grado di generare alterazioni nel colore degli alimenti. «I produttori di inchiostri hanno adottato formulazioni con materie prime “valutate”», spiega Carnelli. «La Gmp degli inchiostrai prevede infatti una valutazione precisa e costante delle materie prime impiegate. Ma anche il grado di purezza delle materie prime è diventato un requisito dirimente, dal momento che la miscelazione di componenti in esse contenute può generare reazioni che ne mutano le caratteristiche di base».

Un’altra prescrizione importante è quella di evitare la mescolanza tra le sostanze utilizzate in una formulazione, vale a dire che deve esserci una tracciabilità interna di tutte le materie prime impiegate. «Se si prende un prodotto certificato per il food già in dotazione allo stampatore e si comunica al fornitore di inchiostri il codice di produzione, quest’ultimo dev’essere in grado di risalire a tutte le patch di produzione di materie prime che sono entrate in quel prodotto. Questo “storico” delle materie prime viene utilizzato nei casi in cui succeda qualcosa di negativo, e non è detto che la responsabilità ricada sempre sul brand owner. Il quale, se può, si rifarà sullo stampatore; che a sua volta deve possedere tutte le informazioni sulla tracciabilità per potersi rivalere sul produttore di inchiostri. Occhio dunque, la tracciabilità va sempre richiesta e aggiornata».

Gli stampatori seguono le procedure?

E qui arriviamo a un altro punto cruciale. Capita infatti che l’ufficio acquisti dello stampatore sia attentissimo a richiedere tracciabilità e quant’altro serva per avere sempre inchiostri certificati a bassa migrazione, e consumabili di qualità e supertecnici, ma poi si esponga facilmente a grossolani rischi di contaminazione.
«Se dovessimo fare le cose in modo perfetto, bisognerebbe eliminare tutte le possibilità di contatto con materiali e produzioni diversi da quelli per il food. Ed è qui che casca l’asino degli stampatori», dice Carnelli. «Oggi si stampa la scatola della pasta con inchiostri a bassa migrazione, domani il volantino per il supermarket e il giorno dopo ancora si ristampa la scatola della pasta. È chiaro che se non si opera una profonda bonifica della linea di produzione, con il cambio dei rulli e con una pulizia approfondita di calamai ecc., la contaminazione è assicurata».

«Tant’è vero che i produttori di inchiostri garantiscono il prodotto fino al momento in cui non si apre il barattolo», dice Carnelli. «Basta infatti soltanto una spatola leggermente sporca per creare un serio inquinamento della formulazione. L’unica via possibile è allora quella di avere macchine e linee dedicate, e non ha senso buttarsi in questo business se non si è adeguatamente attrezzati. Oltretutto gli inchiostri destinati a questo genere di stampati costano di più degli altri. Occorre dunque buon senso, anche in considerazione del fatto che, nel caso in cui si utilizzi una barriera di tipo diverso, non serve un inchiostro così prestante. Quindi lo stampatore deve saper giostrare tutte queste informazioni strategiche nella scelta finale dei materiali da impiegare».

Miscelare in casa

Lo stesso discorso vale quando si prevede una miscelazione in casa, laddove alcune formule possono interagire e modificare la propria composizione. «Alcuni distributori hanno stazioni di miscelazione riservate a questo genere di prodotti», spiega Carnelli. «La tracciabilità delle miscele fatte in casa è però molto delicata, perché in caso di contestazioni bisogna essere in grado di gestire un batch di produzione tramite l’ausilio di software, codici a barre ed eventualmente di etichette, in modo tale da riuscire a reperire sempre tutte le informazioni di tracciabilità disponibili, anche a distanza di anni. Occorre infatti poter risalire alle materie prime utilizzate in quella formulazione, altrimenti la responsabilità ricade tutta sullo stampatore».

La fustellatrice digitale PFI Di-CUT 300 di Neopost

I sistemi in linea saranno la novità Neopost a drupa: qui 350R Inline Bookletmaker.
I sistemi in linea saranno la novità Neopost a drupa: qui 350R Inline Bookletmaker.
I sistemi in linea saranno la novità Neopost a drupa: qui 350R Inline Bookletmaker.
I sistemi in linea saranno la novità Neopost a drupa: qui 350R Inline Bookletmaker.

Saranno ben 12 i cucipiega esposti, configurati con moduli sia offset che digitali, ma anche in linea alle stampanti digitali.
Per quanto riguarda il finishing inline saranno presenti il nuovo 350R Pro Inline Booklet System, cucipiega per medi volumi che integra il cucipiega e trimmer DBM-350/T alla stampante digitale Ricoh 7000, e il nuovo verniciatore PFi300 System in linea all’HP Indigo 7600.
Soluzioni Duplo saranno presenti anche sugli stand dei printer vendor: Ricoh esporrà il 600R Inline Booklet System, fratello maggiore di quello esposto sullo stand Duplo, mentre allo stand Xerox sarà visibile il 350XInline Booklet System in linea con la Xerox Versant; HP ospiterà invece una Multifunzione DC-646 JDF.
Come sempre grande spazio sarà dato alle Multifunzione per taglio-rifilo-cordonatura-perforazione in un solo passaggio, soluzioni tecnologiche che Duplo ha progettato per prima lanciando un’attrezzatura di questo tipo già a drupa 2004. Quest’anno la
famiglia multifunzione sarà più ampia che mai e completamente rinnovata per essere ancora più versatile: new entry sarà la fustellatrice digitale, la PFI Di-CUT 300 che sarà lanciata proprio in occasione della fiera internazionale. Esposta anche l’intera gamma di brossuratrici monoganascia PUR, Hot Melt e a tecnologia combinata per
l’utilizzo simultaneo delle due colle e le attrezzature di Small Finishing quali piegatrici, taglia biglietti e duprinter per la stampa monocromatica.
Ma quello di Duplo non è l’unico stand che sarà possibile visitare con la guida del team Neopost Graphics: tutti i brand rappresentati esporranno le loro attrezzature su propri stand o su stand partner, e anche Neopost avrà il suo stand dove sarà possibile vedere da vicino la gamma di attrezzature per la gestione della corrispondenza.

Horizon si prepara a drupa e presenta SmartSlitter

La SmartSlitter.

Horizon SmartSlitter è stato il prodotto al centro dell’evento tenutosi a Roma, la multifunzione che in passaggio singolo Taglia + Rifila + Cordona + Perfora (x-y) alla velocità di 54 PPM con carte da 80 g/m2 a 370 g/m2 con cambio progetti automatico.

Leo Abascià, responsabile digital finishing ha dichiarato: «La più alta velocità al mondo unita a una elevata precisione, mixata con carte che vanno dalla semplice uso mano 80 g/m2 a patinate o plastificate da 370 g/m2, sono richieste fondamentali per il mercato digitale odierno che si sta spostando verso macchine da stampa veloci che producono alti volumi di carta e in molti casi soppiantano l’offset. In questo contesto SmartSlitter rappresenta la soluzione ideale per gli stampatori che stanno trasformando il business digitale da occasionale/sporadico a centrale/quotidiano per la loro azienda.»

Si è tenuto a Roma il 7,8,9 aprile, l’evento dedicato al finishing con un occhio specifico dedicato al mondo digitale. È stata l’occasione per confermare il 2015 come un anno di successo per Forgraf con una crescita di fatturato superiore al 16% ed evidenziare come questo inizio 2016 abbia un trend positivo con importanti ordini a portafoglio.

Leo Abascia: «Horizon è stato il brand propulsivo, con una gamma prodotti imponente, che ha soddisfatto anche clienti che arrivavano da fuori Roma. Il prodotto principe dell’evento è stato Smart Slitter, vero concentrato di tecnologia collaudata da oltre due anni in Horizon e oggi applicata al mercato delle multifunzioni che fino a ieri non ci vedeva partecipi e oggi grazie alle specifiche uniche ci porta a essere attori primari».

Per Horizon erano in dimostrazione brossure BQ270v, trilaterali automatici HT30c, piegatrici superautomatiche AFC566FG, cucipiega SPF-Line, e oltre a SmartSlitter c’era anche la CRF-362 best seller tra le cordona/piega. Oltre Horizon c’era anche Multi-Air (cordona/perfora), la fascettatrice Akebono e le plastificatrici D&K con l’anteprima drupa della nuova Neptune dedicata al mondo digitale.

Il concordato preventivo in bianco

Il legislatore è intervenuto più volte sull’istituto del concordato preventivo volendo facilitare il più possibile le imprese che si trovano in stato di crisi (e non più d’insolvenza), ovvero in situazioni di difficoltà economica che non permette loro di adempiere regolarmente ai propri obblighi contrattuali e di proseguire nell’ordinaria attività aziendale.

Alla procedura di concordato preventivo – e a quella che si è evoluta dalle modifiche apportate alla normativa fallimentare, ovvero il «concordato preventivo con riserva» anche detto «concordato preventivo in bianco» – possono accedere tutti gli imprenditori commerciali che siano fallibili e che si trovino in una situazione di crisi, reversibile ovvero irreversibile, anche nel caso in cui siano pendenti istanze di fallimento.

Il legislatore all’art. 1 RD n. 267/1942 specifica le imprese soggette al fallimento (e quindi al concordato preventivo) fornendo una definizione al contrario, ovvero precisando quelle che non possono essere sottoposte a tali procedure, quindi quelle che dimostrino il possesso congiunto dei seguenti requisiti:

  1. aver avuto nei tre esercizi anteriori alla data di deposito dell’istanza di fallimento, un attivo patrimoniale di ammontare complessivo annuo non superiore a € 300.000,00;
  2. aver realizzato nei tre esercizi antecedenti la data di deposito dell’istanza di fallimento ricavi lordi per un ammontare complessivo annuo non superiore a € 200.000,00;
  3. avere un ammontare di debiti anche non scaduti non superiore a € 500.000,00.

La domanda di concordato

La domanda di concordato si deve proporre con Ricorso al Tribunale territorialmente competente, ovvero a quello dove si trova la sede reale dell’impresa, cioè il luogo dove vi è il centro direttivo e amministrativo della stessa.

La domanda deve contenere la seguente documentazione:

  • un piano (ovvero un programma che specifichi le modalità di liquidazione e le percentuali di pagamento ai creditori);
  • una relazione aggiornata sulla situazione patrimoniale, economica e finanziaria;
  • l’elenco analitico dei beni con il loro valore;
  • l’elenco nominativo dei creditori con l’indicazione del credito e delle cause di prelazione;
  • l’elenco dei titolari di diritti reali o personali su beni di proprietà o in possesso del debitore;
  • la relazione del professionista che attesti la veridicità dei dati e la fattibilità del piano.

Molte e di notevole rilievo sono state le modifiche introdotte nell’art. 161 RD n. 267/1942 dal D.L. n. 82/2012 e per ultimo dalla L. n. 98/2013 (così detto «Decreto del fare»).

Infatti il legislatore ha previsto la possibilità per l’imprenditore di depositare il ricorso contenente la domanda di concordato unitamente alla visura storica, ai bilanci relativi agli ultimi tre esercizi, a un elenco nominativo dei creditori con i rispettivi crediti e alla delibera assembleare che autorizza il deposito della domanda, riservandosi di presentare la proposta, il piano e l’ulteriore documentazione sopra elencata entro il termine fissato dal Giudice.

L’introduzione dell’istituto del concordato preventivo con riserva consente all’imprenditore di predisporre la domanda senza dover cercare di nascondere la situazione di crisi in cui si trova l’azienda, godendo del vantaggio riservato alle imprese che ricorrono alla procedura, ossia quello di non subire azioni esecutive (o istanze di fallimento) che possano ostacolare la realizzazione del piano.

Il concordato preventivo in bianco

Nel momento in cui l’impresa deposita la domanda di concordato con riserva, il Giudice assegna un termine che varia da un minimo di sessanta a un massimo di centoventi giorni e che sarà quello minimo nel caso in cui siano state depositate istanze di fallimento.

La norma prevede che l’impresa possa depositare – entro il termine assegnato – in alternativa una proposta di concordato preventivo ovvero un accordo di ristrutturazione dei debiti.

Il Tribunale, con il medesimo provvedimento con il quale fissa il termine per il deposito della proposta, del piano e dell’altra documentazione necessaria, nomina un Commissario Giudiziale (ovvero un soggetto che vigilerà sull’attività dell’impresa fino al deposito dei predetti documenti) e stabilisce gli obblighi informativi periodici a carico del ricorrente anche in relazione alla gestione finanziaria dell’impresa.

L’imprenditore dovrà rispettare gli obblighi imposti dal Giudice, in quanto in caso d’inottemperanza la proposta verrà dichiarata inammissibile.

Dopo il deposito della domanda di concordato preventivo in bianco e fino al decreto di ammissione alla procedura, l’imprenditore dovrà sempre ottenere l’autorizzazione dal Tribunale per compiere gli atti di straordinaria amministrazione, non anche per quelli di ordinaria amministrazione.

La nomina anticipata del Commissario Giudiziale – originariamente prevista solamente dopo il decreto di ammissione alla procedura e introdotta con l’ultima riforma fallimentare al fine di consentire un controllo sull’attività imprenditoriale – ha ridotto drasticamente il numero di Ricorsi depositati da parte di quelle aziende che, abusando dell’istituto e avvalendosi del vantaggio concesso di sospendere le azioni esecutive, avevano come unica finalità quella di cercare di posticipare la dichiarazione di fallimento e quindi impedire ai creditori di soddisfare le loro pretese sui beni residui.

Il Commissario Giudiziale, infatti, ha a disposizione i libri sociali, deve vigilare sull’attività informativa periodica cui è tenuto il debitore, deve riferire al Tribunale su eventuali discrepanze tra quanto il debitore riferisce e la situazione effettiva, con particolare attenzione all’attività compiuta ai fini della predisposizione della proposta e del piano e deve riferire al Giudice nel caso in cui l’imprenditore abbia:

  • occultato o dissimulato parte dell’attivo
  • dolosamente omesso di denunciare uno o più crediti
  • esposto passività inesistenti o commesso atti di frode.

Entro il termine assegnato dal Tribunale l’impresa dovrà alternativamente depositare la proposta di ristrutturazione dei debiti, ovvero di concordato preventivo, in caso contrario il debitore perderà il vantaggio della sospensione delle azioni esecutive e potrà essere dichiarato fallito per effetto delle eventuali domande già depositate, ovvero di quelle che potranno a questo punto essere formulate dagli altri creditori.

La procedura di ristrutturazione dei debiti prevede la possibilità per l’impresa in crisi di depositare un piano con il quale si preciseranno gli accordi raggiunti con i creditori che rappresentino almeno il 60% dei debiti aventi a oggetto dilazioni di pagamento, rinunce totali o parziali del crediti, modalità alternative alla soddisfazioni dei crediti (tra cui conversione del debito in capitale, cessione di beni ecc).

Qualora il debitore che abbia depositato la domanda di concordato in bianco decidesse di avvalersi della facoltà di depositare un piano di ristrutturazione dei debiti, poi omologato dal Tribunale, dovrà esser consapevole del fatto che tali accordi avranno efficacia esclusivamente nei confronti di coloro con i quali sono stati raggiunti, mentre la parte residua dei creditori dovrà essere soddisfatta nella sua interezza.

Efficacia diversa invece avrà il piano che prevede il concordato preventivo, in quanto questo – se approvato dai creditori e quindi omologato dal Tribunale – avrà efficacia anche nei confronti dei creditori dissenzienti.

Il piano previsto dalla domanda di concordato preventivo potrà prevedere la distinzione tra diverse classi di creditori (per esempio Erario, dipendenti, fornitori, banche) che verranno soddisfatti con modalità e percentuali differenti a seconda di quella che sarà la disponibilità economica dell’impresa.

Al concordato preventivo in bianco hanno fatto ricorso trasversalmente aziende appartenenti a tutte le categorie imprenditoriali, in quanto fornisce la possibilità – in una situazione di crisi – di formulare, in tempi rapidi, un piano che possa risanare i debiti aziendali e far riprendere il regolare svolgimento dell’attività, mantenendo il patrimonio aziendale anche nell’ottica della conservazione dei posti di lavoro.

All’Isia di Faenza dal 3 al 17 maggio tre incontri aperti a tutti

Anemone, di Paoli Ulian.
Anemone, di Paoli Ulian.
Anemone, di Paoli Ulian.

In prossimità dell’apertura alle iscrizioni per il prossimo anno accademico tornano all’Isia di Faenza le Lezioni di Design, tre incontri con importanti progettisti italiani rivolti non solo agli studenti, ma anche a tutti gli interessati.

Ogni martedì dal 3 al 17 maggio, alle 18, nell’aula magna dell’Isia, arrivano in ordine Daniele Pario Perra, Franco Mello, Paolo Ulian, a illustrare il loro lavoro, la loro visione, la loro personale filosofia di progettazione.

Si comincia il 3 maggio con Daniele Pario Perra con la lezione dal titolo Low cost design.

Il 3 maggio Daniele Pario Perra terrà una dal titolo.Low cost design.
Il 3 maggio Daniele Pario Perra terrà una dal titolo.Low cost design.

Perra è un designer italiano che si occupa di creatività spontanea, tendenze culturali e modelli di sviluppo urbano in relazione ad ambiti diversi come la sociologia, l’antropologia, l’architettura e la geopolitica. Nel 2001 ha iniziato il database Low Cost Design che contiene circa 7000 scatti fotografici sulle trasformazioni spontanee degli oggetti e dello spazio pubblico in Europa e nell’area del Mediterraneo. «Il concetto più sano di Low Cost – spiega Perra – non è legato all’idea di ‘basso costo’, quanto piuttosto al senso di ‘basso dispendio’, incluso quello energetico, nelle sue dimensioni sia personali che collettive».

Si prosegue il 10 maggio con Franco Mello, con la relazione Designer for accident.

Il 10 maggio Franco Mello terrà una lezione dalla relazione Designer for accident.
Il 10 maggio Franco Mello terrà una lezione dalla relazione Designer for accident.

Franco Mello insegna «Disegno Industriale per la Comunicazione Visiva» presso il Politecnico di Torino ed è noto per avere progettato nel 1972 insieme a Guido Drocco, per l’azienda Gufram, il Cactus in poliuretano schiumato espanso, oggetto che allora rivoluzionò il modo rigido e statico di disegnare l’arredamento d’interni e giocava in maniera ironica tra il dentro e il fuori dell’abitare.

Mello si occupa anche di packaging, grafica, editoria e arte. Ha lavorato per la radio e la televisione (per esempio, nel 1977 nel programma «La scatola dei giochi» di Nico Orengo con Bruno Munari), disegnato cataloghi e manifesti per numerosi artisti, dall’Arte Povera alla Trans-avanguardia, tra cui Piero Manzoni, Giulio Paolini, Giuseppe Peone, Alberto Burri, Yves Klein, Bridget Riley e Pinot Gallizio.

Il terzo incontro di martedì 17 maggio vede il ritorno all’Isia (tenne la lectio magistralis di inaugurazione dell’anno accademico nel 2011) di Paolo Ulian, uno dei più innovativi e importanti designer contemporanei che terrà la conferenza su «La sostenibile leggerezza del design».

Ultimo incontro, il 17 maggio Paolo Ulian terrà la conferenza su La sostenibile leggerezza del design.
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Paolo Ulian è noto perché le sue soluzioni progettuali iniziano dall’analisi dei comportamenti, dalle esigenze di funzione e soprattutto dall’attenzione alla sostenibilità ambientale. Una delle sue produzioni più interessanti riutilizza gli sfridi della produzione industriale per progettare un design seriale che reinserisce nel ciclo di produzione gli scarti stessi.

Tutte le conferenze si svolgeranno nell’Aula Magna dell’Isia di Faenza, Corso Mazzini 93, alle ore 18. Ingresso gratuito. Per informazioni: 0546-22293.

Nasce Crush Lenticchia, una carta 100% riciclabile e biodegradabile

crush-LenticchiaPedon prosegue il proprio progetto per il recupero e il riutilizzo degli scarti di lavorazione delle materie prime. Iniziato già lo scorso anno con la presentazione di Crush Fagiolo, la prima carta per il packaging alimentare nata dagli scarti della lavorazione dei fagioli recentemente premiata con l’Oscar dell’Imballaggio 2016, l’iniziativa raggiunge un altro importante traguardo con la nascita di Crush Lenticchia, una nuova carta 100% riciclabile e biodegradabile frutto questa volta del recupero degli scarti delle lenticchie.

«Crush Lenticchia conferma il nostro impegno nella promozione di attività economiche rispettose dell’ambiente – racconta Luca Zocca, marketing manager. L’idea di recuperare gli scarti vegetali delle nostre lavorazioni e reintrodurli in un ciclo economico circolare si è dimostrata vincente e il nostro continuo lavoro nel progetto ha portato a questo nuovo importante risultato che ci permette di allargare i possibili usi e settori di destinazione».

Come Crush Fagiolo, anche Crush Lenticchia nasce dalla proficua collaborazione con Favini, che ha condiviso con Pedon conoscenze specifiche di settore realizzando una carta eco-sostenibile e che azzera gli sprechi, consentendo un risparmio del 15% di cellulosa proveniente da albero e una diminuzione del 20% di emissioni di gas effetto serra.

Il risultato è una carta dalla colorazione bianca naturale, leggermente porosa al tatto e con i residui del legume ben visibili in superficie. Adatta non solo all’impiego nel packaging alimentare, Crush Lenticchia si presta anche a ogni tipo di lavorazione cartotecnica e di stampa, anche nel mondo dell’editoria.

Crush Lenticchia sarà utilizzata infatti per la stampa di due numeri (oltre 8.000 copie) del magazine Materia Rinnovabile, bimestrale internazionale bilingue (italiano-inglese), punto di riferimento del settore della sostenibilità e che tratta di tematiche della bio-economia e dell’economia circolare. «L’idea di utilizzare e sperimentare nuove carte derivate da scarti agroalimentari, è nata dopo il fortunato incontro e l’inizio di una collaborazione con Favini – spiega Federico Manca, responsabile relazioni internazionali della rivista. L’utilizzo di carta Crush Lenticchia per la stampa del nostro magazine è sicuramente una forte scelta di immagine per restituire ai nostri lettori, anche a livello tattile, la concretezza dei concetti di sostenibilità e impatto ambientale che affrontiamo nella rivista».

Creative Edge Software: nuova tecnologia 3D foto-realistica dedicata ai progettisti di packaging

iC3D v4_sketch to photorealismCreative Edge Software, sviluppatore del premiato software di progettazione del packaging iC3D, annuncia una serie di nuove importanti funzionalità con la release della versione 4 di iC3D. La versione 4 è stata sviluppata utilizzando la conoscenza dei clienti e delle loro necessità: contiene una serie di funzionalità che cambieranno le possibilità di progettazione del packaging, e incorpora diverse funzioni per il foto-realismo 3D.

«Le nostre ricerche sui marchi di beni di consumo confezionati, agenzie creative, designer, professionisti della prestampa, hanno evidenziato problematiche legate alla frammentazione dei software per l’ideazione, la progettazione e la produzione del packaging» afferma Nick Gilmore, CEO di Creative Edge Software. «Oltre a causare ritardi e spreco di denaro si rallenta il processo creativo, poiché i designer devono tener conto di possibili insidie tecniche prima ancora di iniziare la progettazione. In iC3D abbiamo pensato a questi problemi e abbiamo creato un’applicazione di progettazione 3D del packaging aggiornata, potente, completa, in grado di creare mockup tridimensionali a video in qualsiasi fase di lavorazione».

«Il foto-realismo è sempre stato il pezzo mancante del puzzle» spiega Gilmore. «iC3D ha già ridotto il time-to-market dei brand da mesi a giorni, tuttavia per i creativi era necessario coprire ogni aspetto di rappresentazione tridimensionale.»

Con iC3D v4 sono state sviluppate cinque nuove funzionalità specifiche per la rappresentazione 3D foto-realistica:

  • Ray Tracing – simula accuratamente effetti di luce sugli oggetti virtuali, per ottenere effetti fotografici foto-realistici, precisi, in altissima risoluzione
  • 3D Model Interiors – liquidi di riempimento realistici sotto ogni angolazione
  • Light Map Editor – ricrea le luci da studio, consente di personalizzare luci e ombre
  • Dynamic Backgrounds – miscelazione in tempo reale di immagini 2D con progetti 3D
  • Perspective Control – abbina la prospettiva 3D con lo sfondo 2D delle fotografie

Queste nuove funzionalità consentono di ottenere una simulazione accurata di una vasta gamma di effetti ottici e visivi. Con la tecnologia Ray Tracing, i vetri e i liquidi sembreranno realistici al 100% per quanto riguarda trasparenza, traslucenza, indice di rifrazione, riflessi e ombre.

iC3D accorcia ulteriormente il ciclo di produzione eliminando la necessità di creare pose fotografiche per il materiale promozionale e di marketing; i packaging possono essere creati fin dall’ideazione, stampati immediatamente come immagini fotografiche su scatole, pagine pubblicitarie, poster, siti Web. Inoltre si possono creare prototipi da stampare sulle maggiori stampanti 3D.

Nick Gilmore, CEO di Creative Edge Software, prosegue: «In ogni nuova versione del nostro software abbiamo rifinito diversi aspetti dell’applicazione: estensione dell’utilizzo in nuovi campi, tipologie di prodotti realizzabili, nuovi formati. Da oggi, con il foto-realismo, abbiamo aggiunto il pezzo mancante per sfruttare al massimo questa tecnologia; drupa è il posto ideale per provarla. Presenteremo iC3D dal vivo al drupa innovation park».

Tra le nuove funzioni di iC3D v4:

  • Software di progettazione completo – mockup digitali di bottiglie, lattine, scatole, etichette, sacchetti e pellicole termoformanti.
  • Collegamento diretto con Illustrator – creazione e modifica della grafica in tempo reale (.ai o PDF)
  • Creazione di modelli 3D – Genera modelli 3D complessi in modo facile e veloce con il Shape Modeller
  • SmartShrink™ – applica la tua grafica su qualsiasi oggetto tridimensionale;

– adatta il formato in pochi secondi (anziché in ore di lavoro)

– anteprima precisa delle distorsioni, correzione degli adattamenti

  • Visualizzazione in-store – ambientazione in tempo reale su scaffali, espositori e banchi frigo
  • Condivisione in alta qualità – Salva, stampa, esporta render in alta risoluzione, PDF, PDF 3D, animazioni, video e modelli per stampa 3D; condividi nel cloud su qualsiasi browser con iC3D opsis.

iC3D è utilizzato per progettare packaging nei settori lusso, bevande, cibo, cosmetica, cura del corpo e molti altri, per un vasto numero di applicazioni e metodi di produzione: scatole, etichette, pieghevoli, termoformanti, POS/POP. Le possibilità offerte da iC3D consentono di realizzare in tempo reale mockup digitali in 3D foto-realistici di diversi oggetti, anche dalla forma personalizzata. iC3D riduce drasticamente il time-to-market per brand owners, rivenditori, agenzie, designer, e allo stesso tempo migliora e facilita la collaborazione tra professionisti del processo creativo grazie alla condivisione cloud con opsis.

Il nuovo inchiostro flessibile di Mimaki amplia le possibilità della stampa UV

Moulded Sign SampleMimaki presenta il nuovo esclusivo inchiostro Mimaki LUS-350, disponibile sul mercato a partire dall’estate 2016. Estremamente flessibile, è adatto a un’ampia gamma di applicazioni di termoformatura, in particolar modo quelle che richiedono massima durezza e resistenza come nel caso dell’automotive. L’inchiostro Mimaki LUS-350 è compatibile con le stampanti Mimaki UJF-7151plus e JFX200-2513 e sarà disponibile in CMYK, bianco e in una speciale vernice trasparente. LUS-350 si estende fino al 350% per applicazioni di termoformatura durevoli e di alta qualità con ottima adesione e senza crepe.

«Questo nuovo inchiostro cambierà il modo di creare applicazioni di stampaggio a iniezione sottovuoto o termoformate,» afferma Mike Horsten, General Manager Marketing Emea di Mimaki Europe. «E porta in questo segmento di mercato i vantaggi del digitale, rispondendo all’esigenza di stampare oggetti in tempi rapidi e in piccoli lotti con qualità grafiche eccezionali. In precedenza, gli oggetti dovevano essere formati e le immagini applicate manualmente in un secondo tempo o in serigrafia, un processo costoso e che richiedeva tempi lunghi.
Oggi, le immagini possono essere applicate agli oggetti termoformati prima della formatura stessa utilizzando le stampanti digitali Mimaki con un inchiostro che non si crepa né danneggia durante il processo di modellazione a caldo. Mimaki LUS-350 garantirà meravigliose finiture per utilizzo in ambito automotive, mock-up, insegne stampate a iniezione, chioschi e molte altre applicazioni».

I dettagli

Una volta riscaldato tra 120 °C e 200 °C, l’inchiostro Mimaki LUS-350 si estenderà fino al 350%. Dopo il raffreddamento a temperatura ambiente, la rigidità dell’inchiostro si ripristina, aderendo saldamente al prodotto stampato senza formare crepe né staccarsi. In questo modo, l’inchiostro garantisce rigidità, resistenza ed elasticità per una vasta gamma di applicazioni con qualità di stampa senza compromessi. Le immagini vengono stampate su superfici piane utilizzando specifici software di imaging e poi modellate nella forma desiderata tramite sottovuoto, termoformatura o altre tecniche di stampaggio a iniezione.

«Il vantaggio di questo inchiostro quando viene utilizzato nel processo di termoformatura,» aggiunge Horsten, «è che trame intricate e design di raffinate stampe decorative vengono mantenuti anche dopo lo stampaggio a iniezione. La cosa ancora più interessante è la possibilità di applicare più strati di inchiostro per creare zone in rilievo nell’immagine per ottenere ulteriori effetti, senza preoccuparsi di crepe o della qualità di adesione.»

La vernice trasparente dell’inchiostro LUS-350 di Mimaki, unica sul mercato, permette texture o finiture lucide che non possono essere ottenute con il solo inchiostro a colori.

Stampare in sicurezza, con Arziro Design di Agfa Graphics

ArziroSi tratta di un plugin per Adobe Illustrator, l’ultimo arrivato nel portafoglio software di Agfa Graphics per la progettazione di elementi anti-contraffazione e la personalizzazione e stampa di elementi di sicurezza.

Ispirato a Fortuna, il software di progettazione di Agfa Graphics dedicato al mercato della stampa di elementi d’elevata sicurezza, Arziro Design permette di creare in pochi secondi pattern molto complessi, per la stampa di elementi di sicurezza; è facile da usare e funziona su Adobe Illustrator CC 2014, standard, per Mac e Windows.

Secondo un rapporto della Commissione Europea, quasi il 7-10% del commercio mondiale è composto da merci contraffatte, con una perdita per i titolari dei marchi stimata in circa 500 miliardi di euro. Il rapporto calcola che la contraffazione sia responsabile della perdita di circa 2,5 milioni di posti di lavoro nei paesi del G20.

«L’epidemia della contraffazione ha fatto sì che numerose aziende ripensassero alle loro strategie di produzione e migliorassero le proprie tecnologie affinché possano contrastare più efficacemente questa situazione per evitare ulteriori perdite economiche» ha affermato Andy Grant, Global Head of Software, Agfa Graphics. «Questi prodotti contraffatti, di qualità inferiore, creano sul mercato problemi per i marchi originali e conseguentemente per l’economia. Proprio per questo abbiamo sviluppato Arziro Design come risposta all’aumento di tali minacce».

Arziro Design è stato creato per i designer e gli stampatori che necessitano di elementi di sicurezza a protezione dei loro marchi dalla contraffazione, sia per prodotti fisici che digitali. Arziro Design è la soluzione per le aziende coinvolte nella progettazione e la produzione di confezioni, etichette, biglietti, coupon, marche da bollo, francobolli, badge aziendali, materiale bancario e documenti generici come certificati o diplomi.

Grazie all’integrazione con Adobe Illustrator i designer avranno accesso a un’ampia raccolta di moduli di progettazione e di strumenti all’interno del loro normale ambiente di lavoro. Arziro Design aiuta a creare pattern molto complessi, che poi diventano normali elementi di Adobe Illustrator; è anche possibile ‘arricchire’ progetti esistenti con elementi di sicurezza derivanti da Arziro o modificare creazioni di Arziro alterandone i parametri di progettazione predefiniti nel plug-in.