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Premio Pro Carton Ecma 2016: le iscrizioni entro il 19 maggio

Vincitore della categira «beauty & cosmetics» Pro carton 2015.

Quest’anno il premio Pro Carton Ecma celebra la sua 20a edizione! Cosa aspettate? È rivolto a tutti gli attori della filiera, dall’industria cartaria ai progettisti, ai designer, ai proprietari di marchi e al mondo del retail: iscrizioni sul sito entro il 19 maggio 2016.

Al premio Pro Carton Ecma verranno presentate le migliori soluzioni per il confezionamento e l’imballaggio in cartone di tutta Europa. L’intento del concorso è mettere in risalto le soluzioni più originali ed efficaci che sono state introdotte sul mercato negli ultimi tre anni.

Come negli anni passati, i componenti della giuria provengono da tutta la filiera. Dall’anno scorso è composta da cinque persone; oltre al presidente Satkar Gidda (SiebertHead, Marketing & Design) e ai giurati Wilfried Duivenvoorden (di Unilever), Lotte Krekels (di Carrefour Belgio) e Suzanne Lippitsch (Design), quest’anno il nuovo membro sarà Peter Strahlemann (della rivista New Business). Inoltre Peter Klein Sprokkelhorst continuerà a prestare la sua preziosa consulenza professionale.

I premi saranno consegnati con un’apposita cerimonia di gala il 15 settembre durante il Congresso Ecma ad Antibes, in Francia.

L’80% dei cittadini è ben disposta verso le certificazioni, lo dichiara Ipsos

Oltre 450 nel mondo a cui si affiancano 12 new entry l’anno. È l’universo delle certificazioni e dei marchi ambientali, fatto di sigle semplici ed efficaci ma anche di poco comprensibili. Un mare magno composto da strumenti rigorosissimi che convivono con operazioni di puro greenwashing. In cui nuotano tante delle nostre imprese. Con oltre 24mila certificazioni siamo il secondo paese al mondo per numero di certificati ISO 14001. Il primo per numero di certificazioni di prodotto EPD, il terzo per Ecolabel ed Emas. E siamo il quinto paese del G20 per certificazioni forestali di catena di custodia FSC.

Per dare a consumatori e imprese strumenti utili per orientarsi nel vasto mondo delle certificazioni ambientali è nato il rapporto Certificare per competere di Fondazione Symbola e Cloros, presentato a Milano in una conferenza stampa in collaborazione con Accredia. Un rapporto unico nel suo genere, che esamina a fondo marchi e certificazioni amiche dell’ambiente portando alla luce la solida correlazione che esiste tra queste certificazioni e competitività delle aziende che le adottano. Le certificazioni ambientali aiutano la qualità delle imprese e l’innovazione, spingono le esportazioni, il fatturato e l’occupazione, indirizzano alla green economy.

Prendendo in considerazione i quattro settori tradizionali del made in Italy, automazione, abbigliamento, arredocasa, alimentari – le cosiddette 4A – Symbola e Cloros hanno messo a confronto le perfomance delle aziende certificate con quelle delle non certificate. Con risultati eloquenti. In piena crisi, tra il 2009 e il 2013, le imprese delle 4A amiche dell’ambiente hanno visto i loro fatturati aumentare, mediamente, del 3,5%, quelle non certificate del 2%: le certificazioni portano in dote, cioè, uno”spread” positivo di 1,5 punti percentuali. Ancora meglio nell’occupazione, dove lo spread arriva a 3,8 punti percentuali: le aziende certificate hanno visto crescere gli addetti del 4%, le altre dello 0,2%. Con vantaggi particolarmente spiccati nell’abbigliamento (spread nel fatturato +3,6) e nell’automazione (spread per gli addetti +3,9). Determinante essere attenti alla sostenibilità anche sul fronte export: le imprese delle 4A con certificazione ambientale esportano nell’86% dei casi, mentre le non certificate nel 57%. E se le certificazioni giovano a tutte le imprese, alle aziende medio piccole mettono il turbo: le PMI (fino a 50 addetti) con certificazione ambientale registrano uno spread di +4 punti nel fatturato (contro un +1,1 delle medie, fino a 250 addetti, e un +0,6 punti delle grandi) e di 1,2 punti negli occupati (contro lo 0,6 o 0,7 delle altri classi).

Performance che si spiegano anche con la sempre maggiore sensibilità degli italiani verso la sostenibilità. Come testimonia un sondaggio Ipsos curato per questo studio, infatti, i nostri concittadini dimostrano un discreto interesse verso il green, buona familiarità e fiducia nelle certificazioni ambientali: l’80% degli intervistati le ritiene affidabili. C’è dunque una generale aspettativa positiva, ma c’è notevole differenza tra questa familiarità e la conoscenza reale delle certificazioni. Se chiediamo di indicare spontaneamente i marchi di certificazione conosciuti sa dare una risposta il 39% degli intervistati. E tra questi meno della metà, ossia il 15% degli italiani, indica nomi di certificazioni ambientali esistenti. Segno che la strada verso una corretta e ampia conoscenza di queste certificazioni e di tutti i vantaggi che portano è ancora lunga.

«Le certificazioni ambientali – spiega il presidente di Symbola Ermete Realacci – sono uno strumento che aiuta crescita, innovazione ed export. Non vanno considerate come una pratica burocratica da adempiere, ma come un elemento determinante nel cammino delle aziende di tutti i settori, e del Paese, verso la qualità. Una certificazione ambientale porta con sé vantaggi nei bilanci, più qualità, migliori rapporti con i consumatori, il territorio, la società e la Pubblica amministrazione; rafforza quella tensione innovativa che è il cuore della sostenibilità e della green economy. Marchi e certificazioni amici dell’ambiente aiutano anche a contrastare i mutamenti climatici e spingono l’Italia nella direzione indicata dalla Cop21 di Parigi.»

La diffusione delle certificazioni ambientali purtroppo è tutt’altro che capillare e le potenzialità di questo sistema non sono sfruttate al meglio. Questo nonostante l’attenzione crescente degli italiani alla sostenibilità e la tensione del nostro settore produttivo verso la green economy – il 24,5% delle nostre imprese dall’inizio della crisi ha fatto investimenti green con vantaggi competitivi in termini di export, il 43,4% delle imprese manifatturiere eco-investitrici esporta stabilmente contro il 25,5% delle altre, e ricadute positive anche sull’occupazione, hanno infatti a che a fare con l’ambiente il 59% dei nuovi posti di lavoro prodotti nel 2015.

Se il potenziale delle certificazioni amiche dell’ambiente non è pienamente sfruttato lo si deve a diverse concause tra cui: inadeguata conoscenza delle certificazioni e dei loro benefici da parte delle imprese che potrebbero adottarle, un deficit dell’azione pubblica in sostegno a questi strumenti e la scarsa alfabetizzazione dei consumatori finali. C’è ancora da lavorare e sia la politica, che enti certificatori e aziende devono fare di più per raggiungere una maggiore diffusione delle certificazioni ambientali così da renderle un fattore strutturale nella crescita qualitativa del sistema produttivo italiano.

A lezione di colori tra arte e tecnica

La percezione del colore è oggettiva o soggettiva? Chiunque, per lavoro o per passione, utilizzi i colori sa bene che il risultato finale sulla carta è influenzato da tantissime variabili – percettive e pratiche, che solo un esperto del settore può essere in grado di controllare e prevedere con una certa sicurezza.

Dal 2 al 30 maggio, ogni lunedì, dalle 18 alle 21, l’IsiaA di Faenza, in collaborazione con Fedrigoni SpA, propone il workshop Il colore e la colorimetria: l’arte e la tecnologia.

Quindici ore tra esercizi pratici, prove colore e stampe al torchio al fine di elaborare e verificare concretamente il comportamento del colore.

Il corso è tenuto da professionisti del settore: Enrico Versari, artista, laureato in filosofia estetica, docente di Teoria Della Percezione all’Isia di Faenza e Adalberto Monti, consulente e formatore stampa che da oltre quarant’anni lavora nel settore e che all’Isia insegna Tecnologie della comunicazione.

Il corso è rivolto a tutti con l’obiettivo particolare di formare studenti di grafica, tecnica, designer, operatori di prestampa e stampa, ma anche artisti e incisori, a comprendere come si comporta il colore.

Con un approccio innovativo il corso approfondisce due percorsi paralleli, in apparenza contraddittori, ma in verità complementari: il primo filosofico – artistico e il secondo tecnologico e scientifico.

Quindi sarà analizzato il colore non solo come valutazione visiva, sensazione soggettiva percepita dagli occhi e influenzata anche da altri sensi, ma anche come valutazione oggettiva che porta a una condivisone univoca.

Si passerà dalla psicologia della percezione alle teorie della simbologia del colore, fino ad arrivare a individuare le caratteristiche oggettive del colore mediante la rilevazione spettrofotometrica identificandone la chiarezza, la saturazione, la tinta, verificando le iterazioni tra differenti fonti luminose e tipologie di carta diversificate.

Ai corsisti saranno forniti materiali e colori e avranno la possibilità di trattenere gli elaborati realizzati durante le lezioni. Alla fine del corso verrà rilasciato loro un attestato di frequenza Isia.

Il termine ultimo per l’iscrizione è il 22 aprile 2016.

Le lezioni si svolgeranno dal 2 al 30 maggio, ogni lunedì, presso l’Isia di Faenza (corso Mazzini 93, aula 18) dalle 18 alle 21.

Il corso partirà al raggiungimento di un numero minimo di 18 iscritti.

Il costo di iscrizione è di 140 euro.

Per informazioni e iscrizioni: 0546 22293.

La richiesta di Cepi e Integraf per emendare l’allegato dell’Eutr includendo i prodotti stampati

Il rapporto sullo stato di attuazione del regolamento europeo sul commercio del legno (Eutr) pubblicato lo scorso 18 febbraio è una occasione mancata poiché non raccomanda l’inclusione dei prodotti stampati. Le opinioni di Assocarta e Assografici.

«L’esclusione dei prodotti stampati dal campo di applicazione del regolamento è una grave mancanza. I prodotti in carta stampati e prodotti in Europa sono conformi alla normativa UE che impone la verifica dell’origine legale del legno mentre quelli prodotti e stampati al di fuori dell’Europa non sono sottoposti ad alcuna verifica. Questo è molto strano dal momento che il rischio di taglio illegale è molto più alto nei paesi in cui la norma non si applica. In questo modo la UE promuove la stampa extra europea esportando posti di lavoro. Incomprensibile!» Massimo Medugno, Direttore Generale Assocarta.

Massimo Medugno, Direttore Generale Assocarta.
Massimo Medugno, Direttore Generale Assocarta.

«Il taglio illegale compromette la reputazione dei prodotti stampati. L’Unione Europea deve assicurare che tutti i prodotti sul mercato Europeo siano estranei al taglio illegale degli alberi e l’unico modo è l’inclusione dei prodotti stampati nel regolamento europeo sul taglio illegale (EUTR)» Claudio Covini, Direttore Generale Assografici.

Claudio Covini, Direttore Generale Assografici.
Claudio Covini, Direttore Generale Assografici.

L’allegato dell’EUTR contiene una lista di prodotti ottenuti dal legno che rientrano nel campo di applicazione del regolamento stesso ma non contiene il capitolo 49 della Nomenclatura Combinata, ovvero i prodotti stampati. Questa è una grave lacuna del regolamento e il rapporto della Commissione avrebbe dovuto evidenziarla. Per questo Cepi e Intergraf hanno sollecitato la Commissione Europea ancora una volta per emendare l’allegato del regolamento europeo sul commercio del legno includendo i prodotti stampati (capitolo 49 della Nomenclatura Combinata).

Nel 2014 il valore dei prodotti stampati importati nella UE è stato di 3 miliardi di Euro e ha avuto un forte impatto sull’industria Europea in termini competitivi. La non inclusione dei prodotti stampati implica il forte rischio che il legno tagliato illegalmente venga messo in commercio in Paesi dove sono in vigore regole meno stringenti sulla legalità per poi giungere sul mercato UE come prodotto stampato.

L’industria della carta e della stampa concorda che sia necessario operare verso una più omogenea applicazione del regolamento negli Stati membri e su una maggiore chiarezza delle regole. È però sconcertante che la Commissione UE dedichi solo un vago accenno alla possibile estensione del campo di applicazione ai prodotti stampati.

L’evoluzione del mercato flessografico negli Stati Uniti e l’importanza della First

Al Flexo Day 2015 Mark Cisternino, presidente di FTA (l’americana Flexographic Technical Association), massimo organismo tecnico del settore a livello mondiale, ha messo in evidenza il fatto che negli USA la stampa flessografica è di gran lunga il processo dominante per il packaging, con numero di commesse e tirature in continua crescita che alimentano un mercato dinamico e competitivo. In questo quadro l’automazione dei processi di stampa e converting è una priorità mentre assumono grande importanza gli standard accreditati Ansi, Cgats, ISO ecc. Dal canto loro, i print buyer e i proprietari di marche puntano a due obiettivi fondamentali: il risparmio economico e il rispetto dell’ambiente. A spingere la crescita del mercato contribuisce la favorevole congiuntura economica con l’alto valore del dollaro, i bassi tassi d’interesse, il prezzo del petrolio in caduta e la disoccupazione inferiore ai livelli del 1999.

Analizzando il comparto del packaging stampato risulta che il suo valore è intorno a 440 miliardi di dollari e le previsioni di crescita per i prossimi quattro-cinque anni indicano un ottimistico target di vendite annue di circa un trilione di dollari; ovviamente, ciò comporta un notevole impegno sul piano dell’innovazione tecnologica. Lo stimolo a innovare nasce dalle pressanti esigenze dei proprietari di marche e della Grande Distribuzione Organizzata con precisi obiettivi quali la sicurezza e tracciabilità dei prodotti, la riduzione dei costi di trasporto, pallettizzazione e stoccaggio, le soluzioni di confezionamento innovative con particolare attenzione agli aspetti estetici in grado di aumentare l’appeal sui banchi di vendita.

I segmenti chiave del mercato

L’analisi di Cisternino si è quindi addentrata nei diversi comparti che costituiscono il grande contenitore dell’industria del packaging: l’imballaggio flessibile, le etichette e il cartone ondulato.

Il Flexible Packaging coinvolge negli USA circa 400 aziende, delle quali le dieci maggiori producono il 47% del totale in un mercato in crescita annua del 4% per raggiungere nel 2019 l’obiettivo di 25 miliardi di dollari.

I settori che presentano volumi in crescita per il flessibile sono l’alimentare, il farmaceutico e il cibo per animali domestici. Questo trend positivo è determinato dalla sostituzione di scatole, lattine e bottiglie con imballi a sacchetto in film plastico, mentre giocano a favore dell’imballo flessibile l’introduzione di film più sottili e più performanti e le soluzioni innovative con l’uso di pellicole biodegradabili.

Etichette e targhette sono prodotte da 2.500 stampatori/converter che usano linee flexo e/o ibride a banda stretta per un mercato che cresce annualmente del 3,8 % e punta a raggiungere nel 2019 un fatturato di 19,7 miliardi di dollari. Ogni anno vengono installate in Nord America circa 100 macchine a banda stretta con larghezza nastro inferiore a 22” (55 cm). Si usano in prevalenza inchiostri a base acqua (80%) e in questo settore la flexo copre il 65 % dell’intera produzione costituita per il 39% da etichette a colla e per un altro 39% da autoadesive; le sleeve sono al 15% e le etichette a inclusione (in-mold) al 2%; targhette e cartellini 5%. L’analisi ha anche fornito dati interessanti sul mercato globale delle etichette così ripartito: Asia e Pacifico 34%, Europa 29%, Nord America 22%, Sud America 10%, Africa e Medio Oriente 5%.

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L’imballaggio in cartone ondulato detiene ancora il primato per la stampa flessografica con circa 1.500 stabilimenti in Nord America e un tasso di crescita annuo del mercato (gagr) stimato al 2,9% fino al 2019; gli investimenti nel settore sono cospicui, ma a breve termine si registra anche un aumento della stampa digitale. Gli elementi che favoriscono la crescita dell’imballaggio in cartone ondulato sono principalmente i prodotti alimentari e le bevande (51%), gli scatoloni per immagazzinamento, i cibi economici di largo consumo, gli acquisti on-line, l’impiego di cartoni più leggeri.

L’apertura del mondo flexo alla complementarità tecnologica combinando la stampa flessografica con gli altri processi (offset, rotocalco, serigrafia e stampa digitale) è sicuramente vincente.

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Le novità di First 5.1

Joe Tuccitto, direttore della didattica in FTA, è intervenuto per spiegare come le specifiche First contribuiscono in modo determinante al miglioramento qualitativo della stampa flexo e quali sono le novità apportate alla versione 5.1. Per coloro che non conoscono ancora le specifiche in questione diffuse nell’industria flessografica da circa 18 anni, il relatore ha descritto così le Flexographic Image Reproduction Specifications & Tolerances: «First punta a comprendere le esigenze grafiche dei clienti relative alla riproduzione e trasformare tali esigenze estetiche in specifiche per ogni fase del processo di stampa flexo, comprendendo i clienti, i designer, gli esecutori della prestampa, i fornitori di materiali e attrezzature e gli stampatori.» Egli ha quindi portato avanti il suo intervento puntualizzando che il tentativo di molti stampatori di creare le loro singole specifiche ha prodotto inefficienza e confusione nell’industria ed ha spinto i partner di FTA e i maggiori fornitori di prodotti di consumo a realizzare una serie universale di specifiche per la flessografia. La metodologia applicata nelle First si basa sull’approccio metodico indicato dalla norma Cgats Tr012-2003 e costituito da cinque fasi operative: ottimizzazione, Fingerprint (impronta digitale), controllo di processo, caratterizzazione, miglioramento continuo. Ogni fase viene quindi analizzata dettagliatamente per fornire una guida sicura alla sua implementazione.

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Tuccitto è poi passato a illustrare le numerose modifiche apportate nella versione 5.1 inerenti gli aspetti formali e gli ampliamenti di alcune parti sostanziali, specie nei capitoli sulla comunicazione, il design, la prestampa, la stampa e il confronto tra le norme ISO 12647-2 e ISO 12647-6. Dopo un interessante esempio sull’applicazione dei codici QR e DataMatrix, egli ha concluso il suo esaustivo intervento raccomandando alle aziende di operare per ottenere la Certificazione First nella sua duplice tipologia: Certificazione individuale per gli operatori in tutte le aree del flusso produttivo e certificazione aziendale per le imprese che, oltre a fornire ai dipendenti i programmi di certificazione individuale, applicano in pratica la metodologia First.

La stampa ibrida: tra tecniche di stampa tradizionali e digitale

Prima di intraprendere qualsiasi strada un’azienda deve guardare al proprio interno e valutare con obiettività le proprie potenzialità e il proprio livello d’esperienza, coinvolgendo i diversi reparti e i propri clienti.

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Maria Zemira Nociti

Ibridare significa incrociare un animale o una pianta con una o più razze o specie differenti, per ottenere una nuova varietà. Oggi il termine ha assunto accezioni più ampie si pensi per esempio alle auto che sfruttano la potenza del motore a scoppio e di un motore elettrico nell’ipotesi di ottenere minor inquinamento e minor consumo.

Inizialmente, nell’industria grafica, la parola ibrido si riferiva agli inchiostri capaci di coniugare due effetti chimici: essiccare per ossidazione come gli inchiostri convenzionali e reticolare come gli inchiostri UV. Oggi il termine assume un significato più ampio fino a indicare linee di produzione che supportano tecniche di stampa diverse.

Gli inchiostri ibridi

Gli inchiostri ibridi hanno, in molte occasioni, risolto il problema della compatibilità tra inchiostri convenzionali e verniciatura UV in linea; del garantire la massima resa qualitativa degli inchiostri UV sia pur in presenza delle soluzioni di bagnatura utilizzate nella stampa offset; del poter stampare su materiali scarsamente assorbenti.

Le macchine che lavorano con inchiostri ibridi sono equipaggiate con più tipi di essiccatoi (IR, termoventilati e UV) contemporaneamente.

Con gli inchiostri tradizionali la stampa prevede spesso un doppio passaggio: il primo per deporre un colore di fondo, coprente (solitamente bianco); a essiccazione avvenuta, si effettua un secondo passaggio per ottenere il soggetto desiderato.

Utilizzando inchiostri ibridi le due stampe avvengono insieme, con una considerevole riduzione dei tempi.

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La stampa ibrida

Oggi sempre più aziende optano per una linea di stampa combinata (ibrida). Può essere gestita tramite più tecniche di stampa in posizione fissa o allestendo una linea modulare che consente di modificare la sequenza in base alle necessità. La flessibilità del sistema ibrido aperto, soprattutto in caso di inserimento, tra gli altri di un modulo di stampa digitale, porta a risultati grafici eccellenti in quanto somma dei vantaggi di ciascuna delle singole tecniche impiegate.

Fermandosi alle tecniche convenzionali, per esempio, la stampa litografica offset consente di ottenere piccolissimi dettagli tonali, ma non di stampare spessi strati di inchiostro; la stampa serigrafia ammette spessi strati di inchiostro ma non consente di avere piccoli dettagli. La loro combinazione permette di beneficiare di entrambe gli effetti.

In termini di stampa ibrida, il settore più avanzato è quello dell’editoria, comparto che più degli altri ha dovuto innovare per non perdere terreno rispetto alle testate online.

Oggi il lettore si aspetta un mix di notizie locali e internazionali, mentre è interesse degli editori fidelizzarlo stimolando l’interattività.

La sfida si sviluppa proponendo notizie sempre aggiornate, personalizzando i contenuti, ricorrendo a una pubblicità mirata; in sintesi un tipo di offerta che «obbliga» a utilizzare la stampa tradizionale in combinazione con la stampa digitale.

Alla intelaiatura base del quotidiano, stampata con tecniche tradizionali, si sovrappone la stampa digitale portatrice di dati variabili (codici alfa numerici, QR o bar code per concorsi o promozioni), di contenuti mirati e talvolta personalizzati.

Una soluzione che piace ai lettori e ancor più agli inserzionisti convinti di poter raggiungere strategicamente un target in linea con le proprie campagne pubblicitarie.

La macchina digitale, monocromatica o a colori, è integrata nella linea esistente.

Una delle case history di maggior successo è costituita dal quotidiano El Mundo, secondo in Spagna in termini di tiratura. In caso di necessità, l’editore può stampare sulla medesima linea, senza mai fermare le macchine, cinque differenti versioni del quotidiano, con pubblicità, notizie e prima pagina sempre diverse. Una vera e propria fonte di ispirazione per il settore etichette.

Stampa ibrida ed etichette

L’esperimento è replicabile per le etichette composte da una intelaiatura di campi fissi e da un insieme di dati variabili.

Se non fosse per il maggior costo degli inchiostri, queste ultime spingerebbero l’etichettificio a optare per la stampa digitale; chi disponesse di una linea ibrida potrebbe invece stampare il fondo con una tecnica tradizionale e le parti variabili in digitale, con una considerevole riduzione di tempi e costi.

Gli esperti concordano nell’indicare nella stampa digitale delle etichette la tecnologia a maggior potenziale e a maggior tasso di crescita nel settore grafico.

Ad oggi i veri limiti agli investimenti derivano dalla necessità di ammortamento del parco macchine esistenti e dal dover prendere confidenza con la tecnologia.

L’opzione stampa ibrida è ancor più vantaggiosa, ma prevede interfacce complesse, ottimizzazioni e talvolta compromessi derivanti dal dover sincronizzazione i requisiti di componenti digitali con i requisiti dei componenti convenzionali; è necessario integrare i due flussi di lavoro definendo lo spettro di impiego ottimale per il sistema nel suo complesso.

Altrettanto fondamentale è la scalabilità della soluzione scelta.

Il significato di scalabilità varia in funzione dei contesti, per l’idea di un singolo la scalabilità è la capacità di impattante oltre la portata dell’ideatore; in un contesto scientifico è un’idea che fa subito presa ed è adottata da molti; per un’ azienda o un intero comparto produttivo è un concetto replicabile a costi contenuti.

Per esempio mettere a punto una nuova tecnologia e brevettarla è più scalabile che non il semplice utilizzarla.

Si possono inoltre impostare dinamiche del tipo «chi vince prende tutto», la forbice rispetto ai concorrenti più piccoli si allarga e ciò che fa il leader di mercato diventa lo standard di riferimento per l’intero settore.

Chi investe in stampa ibrida, oltre a incrementare il proprio parco macchine e la propria capacità produttiva, acquisisce un rilevante vantaggio competitivo, purché ragioni sempre in termini siano di volta in volta in grado di supportare i nuovi dispositivi aggiunti, vi sia d’interoperabilità tra i sistemi presenti e futuri. Il nuovo workflow deve essere espandibile e in grado di supportare i suddetti costanti sviluppi. Altrettanto cruciale è la possibilità di aggiungere potenza di elaborazione dati per sostenere la possibile crescita dei volumi e di lavorare anche su formati stampa complessi.

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CONSIDERAZIONI SULLA STAMPA IBRIDA

I sistemi ibridi dotano l’etichettificio di una considerevole flessibilità produttiva massimizzando le potenzialità sia della stampa tradizionale, sia della stampa digitale.

I diagrammi di flusso dei primi sono alquanto standardizzati: valutazione del lavoro e conseguente formulazione di una offerta, prestampa, esecuzione.

Affiancandovi la stampa digitale il diagramma raddoppiava e i due processi erano gestiti separatamente.

Oggi l’ibridazione delle due tecniche incrementa la flessibilità, armonizzarle riduce i costi e migliora la produttività grazie all’automazione, incrementa l’efficienza in prestampa, massimizza la capacità della linea permettendo di fare di più in meno tempo e con meno errori, mantiene l’integrità del lavoro, del suo controllo qualità e della sua sicurezza, riducendo tempi di settaggio, di esecuzione e i relativi costi.

Prima di intraprendere questa via, gli etichettifici devono guardare al proprio interno e valutare con obiettività le proprie potenzialità e il proprio livello d’esperienza; devono poi predisporre delle specifiche tecniche redatte in base alle esigenze dei clienti; coinvolgere fin dall’inizio del progetto operatori di prestampa e produzione; marketing, vendite, agenzie grafiche e clienti. Ci sarà un iniziale incremento di costi dovuti a maggiori investimenti in macchine da stampa e parti di ricambio; aumento di complessità in fase di prestampa; formazione del personale; gestione di diverse categorie di inchiostri; formazione dello staff commerciale, chiamato a trasmettere ai clienti i vantaggi della combinazione di più tecniche di stampa e a illustrare al cliente la possibilità di avere etichette a maggior valore aggiunto.

Arti Grafiche Johnson e CPZ danno vita a Johnson-Cpz Distribuzione

Johnson-Cpz Distribuzione Srl nasce dall’unione di due realtà altamente compatibili, la Arti Grafiche Johnson (Arti Group, Bavaria Industries Group) e CPZ Spa (operante dal 1981 nel mercato della stampa litografica e digitale) come perfetta «chiusura del cerchio».

Compito della nuova società, della quale Arti Grafiche Johnson e CPZ sono comproprietarie, sarà quello di commercializzare prodotti quali: agende, calendari, notes e una vasta gamma di altri articoli promozionali.

I punti di forza di Johnson_Cpz Distribuzione saranno:

  • garantire ai clienti (serigrafie, promozionalisti, tipografie e rivenditori) la provenienza e la qualità di una vasta gamma di prodotti, avendo alle spalle le aziende di produzione;
  • commercializzare a mezzo della Baldo Srl i prodotti del catalogo «Notabene», destinati a una clientela più professionale tramite il circuito «cartolerie»;
  • fornire servizi integrati per le attività promozionali;
  • attivare i servizi di e-commerce attraverso il portale j-cpz.com, consentendo ai clienti di avere l’immediata disponibilità dei prodotti;
  • rafforzare la presenza diretta, attraverso una vastissima rete di agenti sul territorio Italiano, dando ai propri clienti la possibilità di acquistare dai produttori.

Il management è così costituito: Presidente Massimo Cattaneo, AD Omar Rota, DG Marzio Carrara.

La sede della società sarà a Bergamo, in via per Zanica 92, all’interno di Niiag – Nuovo Istituto Italiano d’Arti Grafiche.

L’indagine Audipress conferma il ruolo della stampa come fonte di informazione per 45,5 milioni di italiani

Ogni mese l’85,8% della popolazione italiana (di 14 anni e oltre) sceglie almeno un titolo stampa, in un percorso di ricerca e scoperta che coinvolge anche la fruizione della stampa in versione digitale.

Su carta o digitale ogni giorno si raggiungono quasi 29 milioni di letture per i quotidiani (per 18.713.000 lettori), con una quota di 2 lettori su 3 ad alta frequenza di lettura.

Ogni settimana sono più di 28 milioni le letture di testate settimanali (per 16.220.000 lettori) e ogni mese sono quasi 31 milioni le letture di testate mensili (per 15.845.000 lettori), con una quota di lettori di digital edition in aumento (+4,3%) per i periodici nel complesso.

I dati Audipress 2015/III sono il risultato dell’indagine ufficiale per la lettura della stampa quotidiana e periodica in Italia, condotta su un campione rappresentativo della popolazione italiana di 14 anni e oltre. Per questa edizione sono state eseguite 47.410 interviste personali, condotte con il sistema CAPI Doppio Schermo, lungo un calendario di rilevazione di 38 settimane complessive, dal 12 gennaio al 13 dicembre 2015.

Guarda l’infografica! Audipress 2015 III_scenario

Gli Istituti esecutori del field sono Doxa e Ipsos; il disegno del campione e l’elaborazione dei dati sono stati effettuati da Doxa; i controlli sono a cura di Reply.

Per ulteriori dettagli metodologici si rimanda al sito.

Il Digital Publishing Explorers si terrà il 19 marzo

La seconda edizione del DPE affronterà le novità del mondo della creatività e le sinergie con l’attuale mercato dell’editoria digitale: un evento formativo che apre nuovi orizzonti alla creatività.

L’evento live, giunto alla seconda edizione e organizzato da Studio 361° in collaborazione con il Gruppo Colorcopy, è dedicato ad aziende, editori, professionisti e creativi che vogliono affrontare nuove sfide. I partecipanti scopriranno che la creatività non ha confini e che può esprimersi su qualunque supporto ed essere distribuita sotto qualunque forma: carta, Web, gadget, eBook o App. Appuntamento per chi desidera capire e sfruttare le potenzialità del mercato editoriale digitale, Digital Publishing Explorers promette di coinvolgere tutti i sensi: esplorare, ascoltare, condividere. Una vera guida in questo vastissimo mondo di soluzioni.

A sostegno di questo evento, volto a estendere le potenzialità di lavoro verso nuovi orizzonti, non potevano mancare le soluzioni tecnologicamente avanzate del Gruppo Colorcopy. Strumenti all’avanguardia tecnologica firmati Xerox e Roland che permettono di realizzare progetti creativi stampando su supporti inediti e dando vita ad applicazioni originali che rappresentano per gli operatori una concreta opportunità per ampliare le frontiere del proprio business.

«Offrire servizio a valore aggiunto è alla base della nostra filosofia aziendalespiega Mauro Piotti, fondatore di Colorcopy un credo che si declina in consulenza specializzata, servizio pre e post vendita e formazione, che eroghiamo presso i nostri showroom con corsi mirati e sostenendo eventi dall’alto contenuto innovativo». Per questo il Gruppo Colorcopy, realtà di riferimento dal 1991 nel mercato delle arti grafiche, sostiene l’edizione 2016 di Digital Publishing Explorers (19 marzo, Cosmo Hotel Palace, Cinisello Balsamo), un’occasione di formazione unica per chi guarda alle nuove tecnologie considerandole un’opportunità per crescere professionalmente e ampliare il proprio business.

Quando: 19 marzo 2016 – dalle ore 9,00 alle 18,30

Dove: Cosmo Hotel Palace, via Francesco De Sanctis 5, Cinisello Balsamo (Milano)

Guarda il programma e i relatori.

Per le iscrizioni online, clicca qui!

Inchiostro alternativo a base solvente e a basso odore by Sun Chemical

Sun Chemical ha arricchito la propria gamma Streamline di inchiostri alternativi eco-solvent con l’introduzione di una nuova offerta a bassissimo odore. Streamline Ultima HPQ LO presenta i vantaggi della formulazione chimica avanzata a basso odore per offrire un inchiostro a elevate prestazioni che è stato sviluppato per l’utilizzo con le stampanti a elevata velocità per la stampa di ampio formato Mimaki JV300 e JV150.

Formulato con le stesse proprietà fisiche degli inchiostri originali, questo inchiostro per la stampa a getto d’inchiostro OEM compatibile presenta una perfetta corrispondenza cromatica e può essere mischiato con gli inchiostri della gamma SS21 di Mimaki. Ciò consente ai professionisti della stampa di passare da un inchiostro all’altro senza sprechi e ottenere una totale uniformità di colore nonché stampe di elevata qualità anche quando utilizzano diversi inchiostri durante la stessa tiratura di stampa.

Gli operatori beneficiano inoltre della formulazione chimica innovativa di Sun Chemical HPQ-LO (High Print Quality – Low Odour), che consente emissioni di odore significativamente ridotte per ambienti di produzione migliorati, specialmente in ambienti chiusi.

«Tutti i nostri inchiostri Streamline OEM compatibili sono progettati con estrema cura per riprodurre il colore e le proprietà fisiche degli inchiostri originali e sono rigorosamente testati per ottenere prestazioni ottimali. Si tratta pertanto di inchiostri alternativi economicamente vantaggiosi ed efficienti in grado di garantire la più elevata qualità di stampa», ha commentato James Gould, Product Manager, Digital Aftermarket di Sun Chemical.

Gould ha continuato: «L’introduzione del nostro nuovo inchiostro Ultima HPQ LO nel portfolio Streamline estende ulteriormente la flessibilità della nostra gamma di inchiostri alternativi eco-solvent per soddisfare le crescenti responsabilità relative a salute e sicurezza per gli operatori di stampa.

Il nuovo inchiostro Streamline Ultima HPQ LO è attualmente disponibile in CMYK, con opzioni di colore speciali quali arancione e nero chiaro che saranno aggiunti alla serie in seguito durante l’anno.

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