Le stampanti inkjet UV di design e produzione svizzera sono tutte basate su una solida soluzione di flatbed. Lo stampatore può creare la sua stampante a seconda delle sue necessità, aggiungere il roll to roll o il board option, così come nove canali colori configurabili.
Più che un parco macchine gli stampatori hanno bisogno di un’unica stampante che gestisca sia materiali rigidi che in bobina. A partire da un sotto bicchiere fino a un cartellone pubblicitario.
SwissQprint nel suo stand ad Amsterdam avrà due stampanti per mostrare il processo di stampa dal vivo. I visitatori dello stand verranno invitati a proporre applicazioni e necessità particolari. Allo stand, per i visitatori italiani, sarà presente il team di Fenix Digital Group, unico rivenditore per l’Italia dei sistemi di stampa svizzeri.
Impala 2
Una stampante eclettica che si lascia trasformare fino a garantire la produzione di due stampanti con l’ingombro di una sola. Il rendimento raddoppia con efficienza, sia per tempistiche di stampa, sia per dimensioni del formato.
Inchiostri ad essiccazione UV
Bianco sempre movimentato
Barriera fotoelettrica (1) per la sicurezza del piano di stampa
Sistema di aspirazione regolabile
Sensori d’impatto (2) per la prevenzione dei danni ai supporti
Inversione dell’aspirazione
Set di perni di registrazione (3)
Stampa su supporti rigidi in piano, con margini a vivo: 250 x 203 cm, spessore 50 mm, peso 100 kg
Stampa su supporti flessibili, con roll to roll (opzionale): larghezza bobina 250 cm x 180 kg, diametro 36 cm
Stampa fino a 180 m²/h
Opzione tandem di serie
Due pompe di aspirazione
Da 4 a 9 canali colore, con 1-2 testina per canale (4)
Fino a 18 testine di stampa
Colori light, colori speciale, bianco, vernice e primer
Cartucce da 5 litri
Dimensione della goccia, da 9 a 42 picolitri
Risoluzione visiva fino a 2160 dpi
Software Kea per gli effetti speciali
Software gestione sul PC integrato
Nyala 2
Produzione economica ma di qualità analoga, se si utilizza il modello al meglio e con tre turni. Il sistema è affidabile e il tavolo di stampa di ben 6,5 metri quadri garantisce la massima libertà di formato.
Inchiostri a essiccazione UV
Bianco sempre movimentato
Barriera fotoelettrica per la sicurezza del piano di stampa
Sistema di aspirazione regolabile
Sensori d’impatto per la prevenzione dei danni ai supporti
Inversione dell’aspirazione
Set di perni di registrazione
Stampa su supporti rigidi in piano, con margini a vivo: 320 x 203 cm, spessore 50 mm, peso 100 kg
Stampa su supporti flessibili, con roll to roll (opzionale): larghezza bobina 320 cm x 180 kg, diametro 36 cm
Stampa fino a 206 m²/h
Opzione tandem di serie
Due pompe di aspirazione
Da 4 a 9 canali colore, con 1-2 testina per canale (
Fino a 18 testine di stampa
Colori light, colori speciale, bianco, vernice e primer
Trova applicazione nelle vetrofanie, nel retail, nei punti vendita, nei temporary store, negli allestimenti fieristici: il vinile autoadesivo MACdot di MacTac può essere posizionato e rimosso da chiunque senza l’intervento di applicatori professionisti, con risultati eccellenti, senza pieghe e senza bolle, grazie al suo spessore e a un tipo particolare di adesivo, dotato di microventose che ne permettono il posizionamento immediato.
La serie MACdot 100 comprende due varianti del prodotto, entrambe da 120 μm: la prima con superficie bianca opaca (MACdot 128), la seconda trasparente lucida (MACdot 199). Il vinile autoadesivo è stampabile con tecnologie di grande formato eco-solvent, Latex e stampa UV; può essere anche tagliato a plotter nella forma desiderata, per creare messaggi dalle forme personalizzate capaci di attirare l’attenzione dei consumatori e di dare maggiore enfasi al messaggio che si vuole comunicare.
Trova applicazione su superfici lisce e piatte (muri, porte, tavoli) ed è utilizzabile anche su superfici verniciate o su pannelli alubond. I risultati migliori, soprattutto per quanto concerne MACdot 199 trasparente, si ottengono sui vetri.
Dopo le prime indiscrezioni, ecco arrivare la conferma: Xerox si appresta a dividersi in due società distinte, una dedicata all’hardware e una ai servizi. È questo il piano appena annunciato da Ursula Burns, capo esecutivo del colosso americano dal giro d’affari di 19,5 miliardi di dollari. «Oggi Xerox» ha dichiarato Burns «si sta separando in due forti, indipendenti, società quotate in borsa. Il tutto è funzionale per drenare il maggior valore possibile ai suoi azionisti». Le due imprese saranno Technology Documenti (compresa la stampa di produzione) con un fatturato di circa 11 miliardi di dollari, e Business ProcessOutsourcing con un fatturato di circa 7 miliardi di dollari. «Le due entità» continua Burns «saranno in grado di competere efficacemente nei rispettivi mercati in rapida evoluzione con l’opportunità di espandere i propri margini e aumentare la propria quota di mercato. Confido che l’ampia revisione strutturale che abbiamo condotto nel corso degli ultimi mesi ci abbia instradati nella giusta direzione. Ora non ci rimane che eseguire il nostro piano per separare le due aziende nel più breve tempo possibile, pur continuando a concentrarci nel raggiungimento dei nostri obiettivi per il 2016». Contestualmente all’annuncio della scissione, Xerox ha anche dichiarato l’apertura di un triennale programma di trasformazione strategica in grado di produrre un risparmio di 2,4 miliardi di dollari.
Dettagli sulle nuove aziende
Nei piani di Xerox la società definita ancora provvisoriamente “Document Technology company” sarà un operatore globale nella gestione documentale e nelle soluzioni di produzione con un giro d’affari iniziale di circa 11 miliardi di dollari. La società “Business Process Outsourcing” (BPO) opererà invece nel settore che aiuta i clienti a migliorare il flusso di lavoro facendo leva sulla sua esperienza nella gestione di processi di elevato numero di transazioni e l’applicazione di innovazioni per automatizzare e semplificare i processi di business. Con circa 7 miliardi di dollari nel 2015, l’azienda è focalizzata sui mercati di crescita interessanti, tra cui i trasporti, la sanità, commerciale e servizi governativi. Come società indipendente, BPO godrà della flessibilità necessaria per continuare ad adattarsi alle mutevoli esigenze dei propri clienti, perfezionando il proprio portafoglio di servizi. Sono ancora da decidere i nomi delle due società e i rispettivi leader esecutivi.
Perché?
Lo scorporo, come abbiamo detto, è il risultato di un processo di revisione del business che l’azienda ha portato avanti dallo scorso ottobre e che dovrebbe, stando alle parole di Burns, incrementare il valore per gli azionisti. Tale mossa infatti, secondo parecchi osservatori, è legata alle richieste del miliardario Carl Icahn, noto finanziarie di Wall Street e uno dei principali azionisti di Xerox. Significativa, del resto, la presa di potere da parte di Icahn che nel novembre scorso ha comunicato di avere ammassato una partecipazione del 7,1% nel capitale di Xerox (quota nel frattempo salita all’8,1%), diventandone il secondo maggiore azionista dietro a Vanguard (una delle più grandi società di investimento statunitensi). Tra le motivazioni che si possono rintracciare in questa importante decisione, esito probabilmente delle forti pressioni di Icahn che non ha mi fatto mistero di voler ridefinire le strategie del colosso americano, c’è che in questa fase del mercato molti azionisti e fondi di investimento preferiscono avere società relativamente più piccole e concentrate su mercati ben precisi. Nel settore basta fare il nome di Hp, un altro big che dopo poarecchi trimestri dalle performance calanti ha avviato la separazione tra prodotti e servizi nel tentativo di rilanciare, soprattutto in borsa, la sua stella. In sostanza, oggi il mercato richiede una maggiore agilità e flessibilità, capacità di innovare e adattare la tecnologia per soddisfare le esigenze in rapida evoluzione dei clienti. Fondamentali inoltre una più precisa focalizzazione strategica e operativa e una semplificazione delle strutture e delle risorse organizzative. Un altro aspetto cruciale è rappresentato dalla possibilità di una netta distinzione dei rispettivi profili finanziari: la separazione infatti consentirà a ogni azienda di sfruttare le specifiche caratteristiche del profilo della crescita e dei flussi di cassa per ottimizzare la propria struttura di capitale offrendo inoltre proposte di investimento distinte e accattivanti.
Tuttavia non tutti gli osservatori sono propriamente favorevoli all’idea della separazione. Certo, le due aziende sarebbero più focalizzate, ma in questo momento nessuna delle due “anime” di Xerox è davvero performante. I risultati finanziari del terzo trimestre 2015, per esempio, indicano che il fatturato della parte servizi è calato del 3% anno su anno e quello della parte Document Technology del 12%. Per il fatturato di tutta Xerox l’andamento del trimestre è stato di un calo del 10% anno su anno. A questa considerazione andrebbero poi aggiunte altre valutazioni sui costi operativi: le due attività unite hanno a fattor comune alcune spese che, nella separazione, diventerebbero nel complesso più rilevanti.
Maurizio Marchesini, AD del Gruppo e Presidente di Confindustria Emilia-Romagna.
Maurizio Marchesini, AD del Gruppo e Presidente di Confindustria Emilia-Romagna.
Marchesini Group, azienda emiliana che si occupa di packaging per l’industria farmaceutica e cosmetica, ha messo a segno nel 2015 un incremento del 9% del fatturato, passato dai 247 milioni di euro del 2014 a 270 milioni. È un risultato che bissa quello dello scorso anno, quando i ricavi aumentarono dell’11% rispetto al 2013, in controtendenza rispetto all’andamento del mercato manifatturiero. Certo, nel 2015 il settore dei macchinari per l’industria del packaging ha goduto di un momento davvero buono raggiungendo 6,1 miliardi di euro di giro d’affari, con un export pari all’80% dei ricavi. «Se vogliamo continuare a tenere alto l’export della nostra Packaging Valley» dichiara Maurizio Marchesini, AD del Gruppo e Presidente di Confindustria Emilia-Romagna, «dobbiamo puntare su quei Paesi che oggi soffrono di instabilità legate a questioni politiche e sociali, così da avere buone basi quando i mercati si stabilizzeranno». «Penso all’Ucraina, Paese in cui abbiamo aperto il primo gennaio una nuova filiale che ci aiuterà a rispondere alla domanda delle aziende dei mercati OTC (mercati cioè “Over the Counter” caratterizzati dal non avere i requisiti riconosciuti ai mercati regolamentati e la cui negoziazione si svolge al di fuori dei circuiti borsistici ufficiali, n.d.a) che stanno dismettendo i vecchi impianti per acquistarne di nuovi e di più economici. O all’Iran, dove registriamo da diversi anni commesse che ci fanno ben sperare sul futuro, considerato anche che la revoca delle sanzioni internazionali permetterà all’economia locale di riaprire le porte agli investimenti stranieri e scongelare diversi asset. O ancora all’Algeria, dove stiamo rispondendo alla nuova, forte richiesta di linee per riempimento liquidi e per blister, e al Myanmar, in cui l’allentamento della stretta protezionista unito alla bontà del nostro Made in Italy ci ha permesso di stipulare un contratto di fornitura macchinari con un’azienda farmaceutica statale. Le conferme arrivate dai mercati cinese e americano e le sorprese provenienti da quello sudafricano, un Paese sempre più presente nel nostro portafoglio clienti, danno il senso di un settore che, pur scontando difficoltà congiunturali, può guardare al prossimo futuro con tranquillità».
Concluso il 2015, l’anno iniziato da poco ha in serbo per il Gruppo due eventi importanti. Prima la fiera internazionale del packaging Pharmintech (Bologna, dal 13 al 15 aprile prossimo) a cui Marchesini Group parteciperà con un grande stand in cui verranno accolti clienti da tutto il mondo. Poi, in ottobre, l’inaugurazione della nuova fabbrica di Carpi, uno stabilimento strategico, che diventerà il più vasto polo italiano per tutta la produzione di impianti per la termoformatura, sui cui Marchesini Group ha investito 15 milioni di euro.
Claus Bolza-Schuenemann, presidente del comitato consultivo Drupa e Presidente della Koenig & Bauer Group.
Claus Bolza-Schuenemann, presidente del comitato consultivo Drupa e Presidente della Koenig & Bauer Group.
Le applicazioni di stampa sono una parte della nostra vita quotidiana cui non possiamo rinunciare. Il Gruppo Koenig & Bauer (KBA) apporta un contributo decisivo offrendo una vasta gamma di tecnologie specifiche per i mercati tipografici più disparati, dalla banconota alle tante versatili soluzioni per i packaging fino al giornale.
Lo slogan del produttore di macchine da stampa al drupa 2016 è «Add more KBA to your day». Il Presidente del CdA Claus Bolza-Schünemann: «Stampando colore ad altissima qualità su tanti prodotti della nostra quotidianità, insieme ai nostri clienti rendiamo il mondo più colorato. Ed è questo ciò che intendiamo mettere in evidenza al drupa con il nostro motto. Oggi come oggi, stampa e digitale vanno sempre più mano nella mano».
KBA 4.0. è la strategia dell’azienda per garantire ai propri clienti un livello di profittabilità ancora maggiore avvalendosi della digitalizzazione e offrendo loro prodotti e servizi nuovi. Dai dati digitali disponibili, KBA sviluppa ulteriori potenziali di creazione di valore aggiunto. I primi risultati verranno presentati alla fiera. In linea con lo slogan «Add more KBA to your day», con questo portfolio di prestazioni più ampio si intende rendere più piacevole e facile il lavoro quotidiano degli stampatori, concentrando lo sguardo soprattutto sugli aspetti di performance, affidabilità, qualità e redditività.
Al drupa 2016, il Gruppo KBA presenterà prodotti, processi e proposte di servizi, sia nuovi sia perfezionati, su una superficie di esposizione di circa 3.000 m²: Padiglione 16 (Stand 16C47).
Dopo anni passati tra cassa integrazione, stipendi dimezzati o in ritardo e la prospettiva quasi certa di perdere il posto, giunge un lieto fine per i lavoratori della Industrie Grafiche Servi di Busto Arsizio.
L’azienda, che si occupava prevalentemente del packaging per l’industria farmaceutica, dopo anni di sofferenze finanziarie, si era logorata al punto da dover portare i libri in tribunale che, nel maggio 2015, ne aveva decretato il fallimento. Un vero peccato perché il rischio era di disperdere un importante patrimonio imprenditoriale dal momento che Industrie Grafiche Servi era una realtà storica, nata negli anni Venti sulla scorta dell’esperienza di un laboratorio di legatoria risalente addirittura al 1880. Fortunatamente, dopo il fallimento il giudice e il curatore fallimentare hanno mantenuto l’esercizio provvisorio dell’attività aprendo un bando per la vendita della società. Una fase molto delicata in cui si è riusciti a mantenere in vita l’azienda anche grazie alla tutela della Slc Cgil di Varese.
I lavoratori hanno continuato per mesi a raccogliere e ultimare le commesse dei clienti e sono riusciti a garantirsi lo stipendio dall’azienda ormai fallita. E quando il tempo era quasi giunto al termine è finalmente arrivato un compratore. Si tratta di Cosmografica Albertini di Robecco sul Naviglio che si è aggiudicata l’intero asset aziendale fallito assumendosi l’impegno della riassunzione del 70% dei lavoratori impiegati. L’acquisto appare un’intelligente mossa strategica per via delle similarità dell’attività industriale di Industrie Grafiche Servi che, come abbiamo detto, vanta una storia e un know-how di tutto rispetto.
La vecchia impresa di Busto Arsizio è diventata così una divisione della Cosmografica Alberini e ha potuto riassumere 23 lavoratori dei 32 impiegati al momento del fallimento dell’azienda. L’intenzione della nuova proprietà è però di spostare nell’arco dell’anno la produzione da Busto a Robecco per una questione di spazi e logistica.
Non molti anni fa il mercato della stampa di grande formato attraversava ancora una fase sperimentale e non poteva essere considerato un vero e proprio concorrente per la produzione in ambienti commerciali. Da quei primi passi, gli sviluppi tecnologici sono stati rapidi, e hanno ora raggiunto il punto in cui il digitale è diventato il formato preferito per numerose applicazioni per insegne. L’affidabilità della struttura della macchina è andata di pari passo con l’evoluzione continua di teste di stampa e inchiostri, che si è tradotta in piattaforme in grado di produrre risultati uniformi adeguati; attualmente è raro trovare un’attività di stampa coinvolta in lavori di grande formato che non disponga di un sistema inkjet come parte del proprio parco macchine.
Inca Onset di Fujifilm.
Sebbene si sia registrata un’espansione importante dei sistemi di stampa digitale tra i produttori di insegne, le aziende di stampa serigrafica, i produttori di insegne e sempre più nel settore della stampa offset, ciò non ha implicato un accantonamento totale dei metodi di produzione analogica. Negli ambiti in cui il grande formato ha ottenuto buoni risultati, integrato dagli sviluppi del software associato e dei materiali disponibili, ciò è avvenuto offrendo versatilità e flessibilità a tutti i segmenti di settore in cui la rivoluzione digitale ha aperto le porte alla produzione di bassi volumi, copie singole, stampa di versioni diverse e di dati variabili. A questi criteri è possibile aggiungere i vantaggi ambientali ottenuti grazie a un processo che non impiega agenti chimici tradizionali, oltre a una riduzione degli scarti e ai vantaggi degli ordini just-in-time e su richiesta in base ai marchi e ai clienti finali.
Vantaggi pratici della produzione digitale
Da un punto di vista pratico, la produzione inkjet di grande formato offre i vantaggi di tempi di produzione più rapidi, migliori ambienti operativi, logistica più semplice e flussi di lavoro end-to-end più efficienti. Inoltre, gli aspetti economici e di riduzione degli stock sono stati presi in considerazione in questo mix e hanno aiutato a portare in prima linea i processi inkjet.
Durante gli ultimi due decenni perciò si è osservato un importante passaggio nel modo in cui vengono prodotte applicazioni che rientrano negli ambiti della stampa di grande formato. Ciò ha portato i motori di stampa digitali, disponibili solitamente in dimensioni comprese tra 1 e 5 metri, dall’essere macchine specializzate alla diffusione nei mercati più tradizionali. In quel periodo di tempo, i produttori hanno potuto osservare un cambiamento nelle esigenze dei clienti, con un’evoluzione delle richieste relative a un dispositivo di stampa verso aspetti più diversificati ed eclettici in numerosi ambienti.
Mercati di nicchia e specializzati
Mentre la crescita nei settori di stampa di grande formato continua, è da notare che gli utenti delle macchine non rispondono solo ai requisiti di settore più tradizionali, ma si stanno anche spostando verso nuove aree di nicchia e specializzate in cui la tecnologia digitale può realizzare lavori che in precedenza non erano possibili. La capacità di sperimentare con l’inkjet e diversi materiali viene promossa grazie ai rapidi tempi di configurazione e cambio lavoro, alla facilità del processo di prestampa e alla semplicità di produzione di singoli esemplari o di volumi estremamente bassi.
Inoltre, i fornitori di servizi di stampa devono affrontare sfide poste non solo dalla concorrenza generata dai loro colleghi che operano nello stesso settore ma anche da parte di nuovi investitori nella tecnologia digitale. Questi ultimi hanno scelto di operare in una nicchia o in un segmento specialistico anziché trasformarsi in una semplice azienda come tante, evitando così l’inevitabile corsa per accaparrarsi ordini in un ambiente in cui la competitività spesso si basa sul prezzo offerto.
Tuttavia, la domanda di dispositivi di produzione inkjet di grande formato continua a crescere su tutto il fronte digitale, spinta da motivazioni quali il desiderio di una qualità superiore, di una produzione più rapida e dalla necessità di affidabilità.
Velocità o versatilità?
La velocità è essenziale per gli stampatori di grandi formati di oggi? La risposta a questa domanda fondamentale varia in base al modello commerciale e al tipo di richiesta. La versatilità è ancora fondamentale per ottenere i vantaggi legati ai volumi di produzione dell’inkjet e la diversificazione può essere spesso un fattore determinante che consente di ottenere margini migliori e una maggiore redditività. Perciò, un flusso di lavoro efficace riveste la stessa importanza dei volumi di produzione di un dispositivo di stampa specifico e l’investimento deve essere quantificato in base ai volumi giornalieri, alla diversità e alla variabilità dei lavori previsti.
«Sappiamo che molti dei nostri clienti utilizzano le nostre stampanti per produrre un ampio ventaglio di prodotti su diversi supporti per soddisfare le esigenze dei loro clienti e per ottimizzare il ROI. Una sola stampante può perciò essere utilizzata per tutti i prodotti, da grafica POP, banner pop up e adesivi ed etichette autoadesivi fino a rivestimenti per pareti, cartelloni per esterni e grafica per veicoli,» Richard Barrow, Senior Product Manager, LFP signage presso, Epson Europe.
Mike Horsten, General Manager Marketing EMEA di Mimaki, concorda: «Ritengo che la diversità dell’offerta sia fondamentale per garantire il successo. In termini generali, un’azienda di stampa concentrata su un singolo tipo di produzione non esiste più. L’offerta di una serie diversificata di prodotti di stampa sta trasformando in realtà il concetto di one-stop-shop.»
Mimaki CJV150.
La flessibilità non è gestita solo dalla creatività del produttore di insegne. Viene incoraggiata dalle tecnologie che sono state sviluppate per ridurre al minimo i tempi morti durante i cambi lavoro e dalla capacità di produrre applicazioni nel modo corretto al primo tentativo. Ogni minuto perso quando una macchina resta inutilizzata compromette la redditività generale dell’azienda e gli attuali miglioramenti dei dispositivi sottolineano tali principi quando si parla di funzionalità e prestazioni.
Vantaggi del flusso di lavoro end-to-end
I vantaggi non risiedono esclusivamente nella progettazione e realizzazione del motore di stampa; il vantaggio di un flusso di lavoro end-to-end efficiente riveste un’importanza sempre maggiore, assieme all’integrazione con servizi costanti che rafforzano l’affidabilità, come una finitura ottimizzata in ambienti di stampa e taglio, sistemi MIS/ERP e la conformità al JDF.
Ken Hanulec, vicepresidente per le Inkjet Solutions di EFI, conferma: «È abbastanza ovvio il calcolo di come un’azienda può aumentare i propri volumi di stampa e i suoi profitti stampando più lavori con una stampante più grande e più rapida. Ma è troppo facile per le aziende ignorare i modi in cui possono anche ottenere migliori risultati con un flusso di lavoro migliore. Si tratta quindi senza dubbio di un modo per ottenere un vantaggio sulla concorrenza che deve essere tenuto in considerazione.»
«Se si è una grande azienda con diverse stampanti a disposizione, allora il flusso di lavoro è cruciale per la sopravvivenza. Senza un buon sistema MIS o un flusso di lavoro automatico, la quantità di lavoro farebbe soccombere qualsiasi azienda sul lungo termine. Invece la necessità di un flusso di lavoro perfetto non è poi così importanti se si è una piccola azienda e si conosce la propria intera base clienti,» Mike Horsten, General Manager Marketing EMEA, Mimaki.
Con i dispositivi di stampa di grande formato di ogni livello che producono una gamma sempre più ampia di applicazioni finali, l’efficienza continua ad assumere sempre maggiore importanza. «Il nostro sostegno al flusso di lavoro rappresenta il motore alla base dell’efficienza delle nostre stampanti,» insiste Barrow. «Lavoriamo in stretta collaborazione con i nostri partner di software per garantire che il flusso di lavoro rispetto all’interfaccia della stampante sia estremamente efficiente.»
Il buon risultato al primo tentativo
Paul Adriaensen di Agfa sostiene l’importanza di un buon flusso di lavoro nelle odierne attività di stampa: «Un buon volume di lavoro significa che la macchina stampa correttamente al primo tentativo e ogni volta, lavoro dopo lavoro. Il flusso di lavoro automatizza i file di input e l’elaborazione dei dati, la gestione dei colori, le impostazioni di stampante e finitura per evitare ritardi durante l’intero processo di produzione.»
Agfa Jeti Mira.
Gli utenti attuali delle stampanti di grande formato provengono da diversi ambienti, che siano progettisti, ex specialisti di fotocomposizione o reprografia, creatori di insegne, stampatori serigrafici. La caratteristica comune a tutti è la qualità di stampa che deve essere garantita per ogni ordine, che verrà prodotto in base a un prezzo accettabile e nei tempi stabiliti. Ma ogni fornitore di servizi di stampa dovrebbe guardare anche alla redditività e non solo ai costi di produzione. Horsten sottolinea che: «Vi sono ancora aziende che non calcolano il costo completo del flusso di lavoro prima dell’aggiunta del margine. Se guardassero all’intera struttura dei costi della loro attività conoscerebbero la redditività del lavoro svolto.»
La crescita nel segmento del grande formato dipende da molti fattori, in base alle tecnologie e all’affidabilità delle macchine, ai costi di produzione, alla diversificazione nelle applicazioni e nel bilanciamento dei volumi rispetto alla versatilità di bassi volumi o singole tirature. Ma la flessibilità dei dispositivi si sta dimostrando un fattore chiave per gli investimenti futuri, in cui meno motori di stampa sono in grado di generare i volumi adeguati su una vasta gamma di materiali e tipi di applicazione.
«La diversità è uno dei motivi per cui i clienti amano usare le nostre stampanti ibride a bobina e a letto piano. Molti dei nostri clienti devono essere in grado di stampare il maggior numero di lavori di stampa possibile, dai display in materiale ondulato fino ai banner tradizionali e tutti i prodotti intermedi,» Ken Hanulec, vicepresidente Inkjet Solutions, EFI.
A partire da drupa 2012, gli sviluppi nel settore dell’inkjet hanno mantenuto il loro ritmo, con l’annuncio di nuovi inchiostri e macchine più rapide che comprendono l’automazione per la gestione di materiali, opzioni di ottimizzazione dalla stampa al taglio e gli sviluppi nell’essiccazione LED. Le nuove formulazioni chimiche includono soluzioni UV a base acqua, la sfida posta dal latex e le onnipresenti capacità delle soluzioni a base acqua, a base di solvente e UV che continuano a essere impiegate negli ambienti odierni.
L’autore: Sophie Matthews-Paul
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Ex fotografa, Sophie Matthews-Paul ha iniziato a occuparsi del settore della stampa alla fine degli anni ‘70, concentrandosi sul segmento della stampa serigrafica e, con l’avvento delle tecniche computerizzate, si è interessata sempre più alla gestione dei dati e alla creazione di file in diverse aree della prestampa. Attualmente lavora principalmente come consulente internazionale indipendente, vista la sua implicazione sin dall’inizio negli sviluppi della stampa di grande formato, che ha seguito attraverso l’evoluzione dei dispositivi. È specializzata nell’uso della stampa digitale per i settori di grafica, display, insegne, imballaggi ed etichette e si sta ora concentrando sui segmenti industriale, funzionale e tessile a livello mondiale.
Da sinistra Sascha Eschweiler di Intro International con Menno Jansen, uno dei due direttori di QIPC.
Da sinistra Sascha Eschweiler di Intro International con Menno Jansen, uno dei due direttori di QIPC.
A partire da oggi 28 gennaio i prodotti dell’azienda tedesca Intro International entrano a far parte del portafoglio di Q.I. Press Controls (QIPC). QIPC, sviluppatore e fornitore di sistemi di controllo e misurazione per macchine da stampa offset a bobina, ha rilevato i beni patrimoniali e la proprietà intellettuale di Intro International nel quadro di un cosiddetto «asset deal».
Come QIPC, Intro International opera nel settore dello sviluppo e della fornitura di sistemi ottici di controllo e misurazione per l’industria della stampa. L’azienda a conduzione familiare basata in Germania è tuttavia focalizzata sulle macchine da stampa a banda stretta e sulla stampa digitale, contrariamente a QIPC che si è finora rivolta principalmente al mercato delle macchine da stampa offset a bobina. «Il nostro obiettivo è di espanderci al mondo della stampa digitale e sul mercato delle etichette e del packaging», ha spiegato Menno Jansen, uno dei due direttori di QIPC. «I sistemi ottici di misurazione di Intro completano perfettamente la nostra gamma di prodotti. Con l’ulteriore sviluppo dei loro prodotti grazie alla partecipazione del nostro grande team di ricerca e sviluppo faremo crescere le sinergie».
I prodotti di Intro International saranno commercializzati con il nome QIPC-Intro.
Nel suo stand Zünd dimostra come i fornitori di servizi di stampa possono aumentare la produttività riducendo al contempo le spese per il personale. Con soluzioni di automazione, il fornitore di soluzioni svizzero perfeziona la movimentazione del materiale, dall’alimentazione versatile al prelievo e al deposito automatici. Uno dei punti forti dello stand di Zünd è il robot UR collaborativo. In un S3 M-800, il robot preleva in modo completamente automatico i pezzi lavorati e le deposita in punti predefiniti. Il robot funziona in modo indipendente in ambienti di produzione in cui gli esseri umani e i robot lavorano sugli stessi compiti. Nella produzione automatica rientra anche la registrazione dell’ordine mediante codice QR: una camera rileva il codice QR stampato sul materiale. Infine lo Zünd Cut Center ZCC apre automaticamente l’ordine corretto. Prima di inziare la produzione vengono determinati automaticamente la posizione e l’orientamento dell’ordine. In caso di ritardo del materiale, lo ZZC adegua automaticamente i dati di taglio.
S3 M-800 con il robot collaborativo di Zund.
L’ARC automatizza il cambio fresa
Con il cambiafresa automatico ARC, Zünd presenta un’ulteriore soluzione di automazione. L’ARC rende disponibili per la lavorazione fino a otto frese in un magazzino configurabile in modo versatile. Le frese vengono selezionate in modo completamente automatico in funzione del materiale. Il tempo di configurazione viene così ridotto al minimo e la sicurezza del processo aumenta in modo durevole. Il sistema di fresatura consente la fresatura, la lucidatura e l’incisione efficiente di alluminio, legno, plastica o materiali compositi.
Alimentazione senza ritardi del materiale con il Center Winder
Zünd presenterà inoltre in diretta il funzionamento del collaudato cutter G3 3XL-1600, specificamente pensato per le esigenze dei produttori di materiali pubblicitari di grande formato. Questo cutter ad alte prestazioni taglia materiale in rotoli come pellicole decorative con una larghezza massima di 3,21 m. Il Center Winder con rullo ballerino integrato assicura una tensione costante del materiale che consente di lavorare le stoffe senza pieghe né ritardi.
Massima produttività con il funzionamento in tandem
Zünd compie grandi sforzi per accrescere ulteriormente la già elevata produttività dei suoi cutter ad alte prestazioni, in particolare in fase di caricamento e scaricamento del cutter. Un esempio è la possibilità di utilizzare un cutter Zund in cosiddetta modalità tandem. In questa modalità il cutter Zünd viene suddiviso in due superfici di lavoro azionabili in modo indipendente. L’alimentazione, la lavorazione e il prelievo del materiale avvengono alternativamente, senza interruzioni di alcun tipo. Ciò consente di dare seguito con la massima produttività ed efficienza anche ad ordini improvvisi con scadenze di consegna strette.
Alla Tavecchi di Seriate è giunto l’annuncio della cessazione dell’attività e della mobilità per tutti i 41 dipendenti che, a partire dal mese di marzo, cioè alla conclusione del periodo di cassa integrazione, potrebbero perdere definitivamente il posto. La procedura è stata avviata il 18 gennaio scorso. Specializzata nella produzione di pelletteria, agende e calendari, l’azienda fa parte della più ampia Arti Group, insieme a Arti Grafiche, Editoriale Johnson ed Eurogravure (per un totale di un migliaio di dipendenti, tra Bergamo, Seriate e Treviglio). I sindacati si aspettavamo di riprendere la discussione sulle prospettive aziendali dopo i mesi di cassa straordinaria che, in Tavecchi, ha coinvolto solo una minoranza di dipendenti, visto che la maggior parte dell’organico ha continuato a lavorare. Invece è arrivato l’annuncio della chiusura. Lo scorso 20 gennaio a Zanica, nella sede di Arti Grafiche, si è svolta una riunione di gruppo tra segreterie sindacali provinciali e tutti delegati di Arti Group: durante l’incontro è emersa la preoccupazione per i 41 lavoratori di Tavecchi, che si aggiunge a quella per i 22 già in mobilità a seguito dell’esternalizzazione della logistica in Arti Grafiche. I sindacati sperano che si adotti un approccio che tenga conto di ogni ulteriore possibile uso di ammortizzatori sociali e, al limite, di una ricollocazione all’interno del Gruppo. Inoltre, bisogna ricordare che, con l’inizio del 2016, le regole della mobilità cambiano con la conseguenza che per questi lavoratori si ridurrà di sei il periodo di copertura massima, passando da 24 a 18 mesi. Il prossimo 29 gennaio, dunque, è stato indetto uno sciopero per un’ora in tutte e quattro le aziende, alla fine di ogni turno.