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Le confezioni in laminato compostabile sono una soluzione

Nel 2014 entrerà in vigore una nuova direttiva UE secondo la quale il produttore di packaging sarà responsabile affinché «l’imballaggio non sia eccessivo per lo scopo per cui è inteso e sia idoneo al riciclaggio, recupero di energia o compostaggio» (fonte Incpen).

Gli imballaggi composti da strati sottili di vari materiali o film plastici sono difficili da riciclare. Sono stati sviluppati dei procedimenti tecnologici che sono però una risorsa limitata, il che significa che il metodo di smaltimento più popolare degli «accoppiati» è ancora l’incenerimento, in quanto se ne può trarre dell’energia, anche se ciò significa bruciare materiali fatti di materie prime finite.

Innovia Films e Sappi Fine Paper Europe sono dell’idea che le migliori opzioni di smaltimento dei laminati flessibili siano il compostaggio industriale-domestico oppure la digestione anaerobica, che convertono i rifiuti in un’utile fonte di energia. Infatti, unendo i loro diversi substrati compostabili – NatureFlex della prima e Algro Nature di Sappi – possono offrire all’industria del packaging un’alternativa che combina le proprietà tecniche tradizionali e l’equivalente performance di imballaggio. Entrambe le soluzioni sono realizzate con risorse rinnovabili e legno proveniente da piantagioni a riforestazione programmata, sono a base di cellulosa, sono stati sottoposte a test indipendenti e dichiarate idonee al compostaggio in ambiente sia domestico sia industriale ricevendo certificazione da «OK Compost Home» di Vinçotte, e DIN E13432 da DIN CERTCO. Inoltre hanno ottenuto l’approvazione per il contatto con generi alimentari. Usando questi prodotti le due aziende si sono proposte di sviluppare strutture campione per mostrare agli utenti finali nell’industria alimentare, dolciaria, dei prodotti casalinghi e di cura personale i possibili utilizzi. Il loro primo sviluppo è stato una busta «stand-up», cui è seguita una serie di tipi di confezione per dimostrare la versatilità di applicazione e formati, presentando così alternative valide a laminati di poliolefine-carta a base di derivati del petrolio.

 

Tecnologia di stampa variabile per lattine

Dynamark di Ball Packaging Europe è una tecnologia di stampa variabile per lattine.
Dynamark di Ball Packaging Europe è una tecnologia di stampa variabile per lattine.

Ball ha introdotto un nuovo processo di stampa in Europa che si chiama Dynamark, e che permette di differenziare la produzione industriale delle lattine in acciaio e alluminio. Con questo processo è possibile ottenere 24 differenti disegni per lattine in un unico ciclo di produzione: dai loghi ai disegni, dalla grafica al testo, tutti gli elementi possono essere modificati per essere diretti a un pubblico dedicato catturando l’attenzione del cliente nel punto vendita. Questa tecnologia può essere integrata nel processo di stampa esistente e si adatta alle lattine di tutte le dimensioni. Permette fino a 24 diversi elementi grafici monocromatici che possono essere inseriti in un’area vuota o aggiunti al disegno originale. Così, loghi, disegni o messaggi personalizzati possono essere incorporati sulla facciata della lattina alla normale velocità di produzione. In Europa, questa tecnologia è già disponibile negli impianti di Weissenthurm (Germania), Oss (Paesi Bassi), Belgrado (Serbia) e Radomsko (Polonia). Benoit Hirszowski, direttore marketing di Ball Europe GmbH, riassume i vantaggi della tecnologia Dynamark: «Il nuovo processo non solo è veloce e flessibile, ma permette di portare la differenziazione del prodotto nel punto di vendita. Poiché la possibilità di differenziare nel contesto di marketing sta diventando sempre più importante, Dynamark offre opportunità di mirare verso il giusto target di consumatori, talvolta anche in maniera sorprendente».

«La Stamperia» di G. Donati sceglie il colore di Ricoh

Paolo Donati, proprietario di «La Stamperia»

Qualità, velocità, affidabilità e competenza sono alcune delle caratteristiche che il mercato attribuisce a «La Stamperia» di G. Donati, un’impresa in grado di fornire servizi completi avvalendosi di soluzioni di stampa all’avanguardia che rispondono alle esigenze di comunicazione dei clienti.

L’offerta proposta dall’azienda spazia dalla produzione di documenti di marketing quali cataloghi, volantini, pieghevoli o di altri documenti relativi all’attività dei clienti (carta intestata, pagelle, modulistica, buste, disegni tecnici…) alla proposta di un’intera linea di cancelleria personalizzata fino ad arrivare alla stampa di calendari artistici grazie ad accordi esclusivi con pittori contemporanei.

Paolo Donati, proprietario di «La Stamperia», è molto attento allo sviluppo di nuovi servizi e applicazioni per offrire valore aggiunto ai propri clienti e acquisirne di nuovi. Il colore è al centro dell’evoluzione del business ed è per questo che l’azienda, dopo una attenta analisi delle soluzioni disponibili sul mercato, ha deciso di investire nell’innovativa tecnologia digitale di Ricoh, già partner dello stampatore.

Paolo Donati, proprietario di «La Stamperia»

«Ricoh Pro C651EX – commenta Paolo Donati – è stata la naturale scelta per sviluppare un progetto di espansione e trasformazione dell’attività. Tra gli aspetti che ci hanno portato a scegliere la soluzione: affidabilità nella gestione delle commesse, flessibilità nella produzione su molteplici media per la stampa di applicazioni diversificate ed ecosostenibilità».

Ricoh Pro C651EX è particolarmente apprezzata da «La Stamperia» per la tecnologia all’avanguardia VCSEL (Vertical Cavity Surface-Emitting Laser) che consente di stampare con una risoluzione di 1.200×4.800 dpi. La soluzione offre qualità dell’immagine e uniformità del risultato su tutte le stampe, mentre grazie al registro meccanico è possibile produrre lavori in fronte e retro con una precisione tipica del mondo offset.

«Abbiamo scelto di nuovo Ricoh – precisa Paolo Donati – anche per l’eccellenza dell’assistenza tecnica e per la capacità di proporci progetti sempre nuovi per accrescere le nostre attività. Stiamo per esempio valutando le potenzialità delle soluzioni Web-to-print che ci consentirebbero di proporre i servizi in modo nuovo e acquisire nuovi clienti».

Stampante digitale per cartone ondulato

La nuova stampante digitale Aqua 250 di Engico, progettata per il cartone ondulato.
La nuova stampante digitale Aqua 250 di Engico, progettata per il cartone ondulato.

Aqua 250 di Engico è la prima soluzione per stampa digitale a base acqua diretta, sviluppata espressamente per il cartone ondulato. Il processo di stampa avviene con inchiostri base acqua inodore e Voc-free, resistenti all’umidità e al graffio, che non comportano problemi di cordonatura, e che non sono fotosensibili (quindi anche se esposti alla luce solare non degradano in qualità). La macchina permette di stampare con una qualità paragonabile alla stampa offset. Le velocità di stampa raggiunge i 400 m2/h. Per gestire l’investimento nel tempo, è utile sapere che la stampante nasce per stampare anche supporti flessibili, perché la parte di trasporto è modulare e potrà essere aggiornata senza bisogno di sostituire l’intera macchina. La parte di trasporto e di stampa è anche interamente cabinata, quindi senza preoccupazioni di polveri, temperatura e umidità in ambienti come lo scatolificio.

InDesign CS6: Layout fluido e alternativo


Dalla stampa ai dispositivi multimediali fino alla pubblicazione online: ora è possibile ottimizzare i tempi, adottando un metodo di lavoro efficiente, semplice e veloce, che consente di poter gestire layout differenti in base all’output di destinazione.

Una delle principali novità di InDesign CS6 è il layout alternativo, uno strumento che ci permette di specificare dimensioni di pagina differenti all’interno dello stesso documento. Questo offre la possibilità di creare e gestire un layout di dimensioni o orientamento differente in base all’output, sia tradizionale che digitale, fruibile da dispositivi come iPad e tablet Android.

Il layout alternativo

Prima di tutto creiamo un nuovo documento dal menù «File > Nuovo > Documento…» o attraverso la shortcut «Ctrl+N». Dalla finestra che si apre andremo a inserire, oltre alle caratteristiche che dovrà avere il documento, l’Intento, ovvero la tipologia di documento che vogliamo sviluppare, scegliendo tra Stampa, Web o Pubblicazione digitale.

Nel caso di una pubblicazione digitale ricordiamoci di togliere la spunta a Pagine affiancate e di lasciare un margine superiore e inferiore di almeno 48 px, sezioni in cui non dovrà essere inserita alcuna interazione, dal momento che durante la visualizzazione su iPad e Tablet saranno occupate dalla barra di navigazione sopra e dalla barra di scorrimento sotto.

Per creare un layout alternativo selezioniamo dal menù la voce «Layout > Crea layout alternativo» oppure dal menù del pannello «Pagine», «Crea layout alternativo»

img_LayoutAlternativo
Pannello «Crea layout alternativo», raggiungibile da «Layout > Crea layout alternativo» oppure dal pannello «Pagine», scegliendo la voce «Crea layout alternativo»

Dal pannello che si apre andremo a specificare il layout sorgente da cui prendere il contenuto, le dimensioni della pagina e l’orientamento. Nelle Opzioni andremo a specificare quale regola deve seguire il layout alternativo. L’opzione «Collega brani» ci consente di collegare gli oggetti a quelli originali, in modo da gestire più facilmente eventuali modifiche o aggiornamenti; l’opzione «Copia stili di testo in un nuovo gruppo di stili», copia gli stili esistenti nel documento inserendoli in un nuovo gruppo, potendo così modificare gli stili su un singolo layout; infine, attivando l’opzione «Ridisposizione testo avanzata», potremo rimuovere eventuali «fine riga forzati» e altre modifiche di stile locali.

Una volta creato il layout alternativo, nel pannello «Pagine» verrà aggiunta una nuova pagina mastro e il layout alternativo creato con dimensioni e orientamento diversi rispetto al layout originale.

Regole di layout fluido

L’applicazione delle regole di layout fluido permette di stabilire in che modo dovranno essere riadattati gli oggetti nel layout alternativo che verrà creato. Questo ci consente di ridurre la mole di lavoro, soprattutto se ci troviamo di fronte a un lavoro composto da diverse pagine.

3_layoutfluido

3a_regolapaginafluida
Pannello «Layout fluido». In questo caso abbiamo selezionato la regola «Basato su oggetti»

Prima di tutto andremo a selezionare lo strumento «Pagina» dalla barra degli strumenti e dalla barra delle opzioni che viene attivata imposteremo la regola che la pagina deve seguire, ricordandoci che è possibile definire una sola regola per pagina dove, tutti gli elementi che la compongono avranno come regola di riferimento quella impostata.
Una volta definita la regola andremo ad aprire il pannello «Layout Fluido» da «Finestra > Interattività > Layout Fluido».
Il termine «Layout fluido» indica l’insieme delle regole di pagina per adattamento fluido; vediamole di seguito:

Scala: ridimensionando la pagina, tutti gli elementi che la costituiscono, verranno ridimensionati in proporzione. Questi ultimi vengono considerati come un gruppo di oggetti e non singolarmente.

Centra nuovamente: anche in questo caso, come in «Scala», gli elementi contenuti nella pagina vengono considerati un gruppo unico, ma, rispetto alla regola precedente, manterranno le loro dimensioni originali. Nel momento in cui andremo a cambiare le dimensioni della pagina, il contenuto verrà automaticamente ricentrato a prescindere dalla larghezza della pagina.

Basato su guide: in questo caso, le guide che tracceremo sul documento appariranno tratteggiate (guide fluide), distinguendosi da quelle standard rappresentate da una linea intera. Prima di tutto andremo a selezionare lo strumento «Pagina», impostando la regola «Basato su guide». In questo modo, solo gli elementi che intersecano le guide fluide, subiranno un ridimensionamento. Per passare da una guida fluida a una guida righello standard, selezioniamo lo strumento «Selezione diretta» (il primo in alto nella barra degli strumenti) andandoci poi a spostare sulla guida, alla cui estremità verrà attivato un pulsantino che, se premuto, ci permette di passare alla guida normale.

Basato su oggetti: questa regola ci permette di specificare il comportamento di ogni oggetto presente nella pagina, dalla dimensione alla posizione. Possiamo adattare il contenuto automaticamente e, se abbiamo attivato lo strumento «Pagina», agire direttamente sull’oggetto, grazie ai vincoli che vengono rappresentati sull’oggetto selezionato, decidendo se ridimensionare l’oggetto e quali lati fissare alla pagina, lasciando così inalterata la distanza tra il lato dell’oggetto e il bordo della pagina.

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Vincoli modificabili direttamente sull’oggetto selezionato, una volta attivato lo strumento «Pagina»
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Dal Layout originale al Layout alternativo e conseguente pannello «Pagine» aggiornato

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Controllato da mastro: attivando questa regola, tutte le pagine del documento faranno riferimento alla regola impostata nella pagina mastro.

Dal Layout originale al Layout alternativo

In questo caso, l’impaginazione del layout alternativo è ottenuta dalla gestione di ogni singolo oggetto della pagina attraverso la regola «Basato su oggetti». Per fare in modo che il box di testo si adatti alla larghezza o all’altezza del layout alternativo che andremo a creare, nel pannello «Layout Fluido» andiamo a spuntare l’opzione Altezza o Larghezza sotto la voce Ridimensiona con pagina. Sempre dal menù «Layout Fluido» possiamo decidere di fissare un qualsiasi oggetto al bordo superiore, inferiore, destro e sinistro della pagina, per far sì che la sua distanza dal bordo rimanga invariata anche nel layout alternativo.

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Strumento pagina

2_strumentopaginaAttivando lo strumento «Pagina» dalla barra degli strumenti o tramite la shortcut «Maiusc+P» è possibile trascinare i punti posti agli angoli e sui lati della pagina modificando le dimensioni del layout, verificando così in anteprima il comportamento del layout fluido, successivamente alla definizione delle regole che lo caratterizzano.
Una volta rilasciato il mouse, la pagina tornerà alle sue dimensioni originali.
Per modificare “permanentemente” la dimensione del layout attraverso lo strumento «Pagina», basterà semplicemente tenere premuto «Alt», «Opzione» per Mac durante il trascinamento.

 

Questione di pelle

raga 25 anni dopo 6
L’incarnato di una ragazza di 25 anni prima del fotoritocco (a sinistra), dopo il trattamento realizzato seguendo i punti 1 e 4 (al centro) e dopo quello indicato al punto 6 (a destra).

Non c’è dubbio: le imperfezioni della pelle sono uno dei banchi di prova più importanti per il buon fotoritoccatore. Ecco alcuni dei metodi più veloci seguiti dai professionisti che, oltre a essere molto convenienti, sono soprattutto alla portata di tutti.

Con questo numero inauguriamo una sezione dedicata espressamente ai tips&tricks, ossia quei procedimenti generalmente sintetici che permettono di risolvere problemi con pochi passaggi e in poco tempo (basta mettere in fila quelli giusti).
Non sempre è chiaro il perché di come si arriva a un determinato risultato seguendo questi procedimenti ma spesso i ritmi di produzione non lasciano molto spazio a riflessioni e, in questo modo, possiamo demandare a un momento successivo l’eventuale approfondimento.

Fotoritocco a buon mercato

Una delle domande che più spesso mi vengono rivolte durante i corsi di Photoshop, a prescindere dalla tipologia del corso, è come sistemare la pelle bene, in modo semplice e veloce?.
Le parti finali del quesito a dire il vero (bene, semplice e veloce) sono piuttosto richieste in ogni ambito, ma nel caso del ritocco della pelle è piuttosto difficile conciliarle nello stesso momento.
I migliori fotoritoccatori di ritratto, tipicamente glamour, impiegano diverse ore per correggere al meglio la pelle di una modella (e vengono retribuiti anche oltre i 200 dollari l’ora secondo quanto riferitomi da Katrin Eismann un paio di anni fa) intervenendo spesso poro per poro.
Dal momento che non tutti i mercati richiedono tale livello qualitativo(e soprattutto non tutti sono disposti a pagare tali prestazioni a quelle cifre) vi proponiamo di seguito alcune metodologie di approccio generale per migliorare globalmente la trama della pelle senza perdere troppo tempo. Non vanno considerate come soluzioni definitive, ma spesso consentono una riduzione del problema sufficiente a presentare un lavoro qualitativamente adeguato.
Le due problematiche principali quando si corregge la pelle sono:
•    rimuovere le imperfezioni;
•    ammorbidire la texture.
Spesso basta risolvere la prima per concludere positivamente l’intervento di ritocco ma, qualora ci si trovasse di fronte qualche immagine già problematica, bisogna risolvere anche la seconda con approcci specifici.
Un’altra problematica tutt’altro che secondaria riguarderebbe il bilanciamento dei toni nell’incarnato (da fare prima di qualsiasi altra cosa) ma, trattandosi di un argomento legato alla correzione del colore piuttosto che al fotoritocco nel senso stretto, non lo affronteremo in questa sede.
Di seguito trovate tre soluzioni per la rimozione delle imperfezioni e tre per l’ammorbidimento della pelle: possono essere tra loro combinate e intrecciate per migliorare i risultati globalmente. Come sempre la sperimentazione aiuterà ad aggiustare il tiro secondo le abitudini o le preferenze operative di ciascuno.

Rimuovere le imperfezioni

1 – Create un nuovo livello vuoto sopra all’immagine da correggere.
Selezionate lo strumento «Pennello correttivo» e nella barra delle opzioni in alto, alla voce «campiona», selezionate «tutti».
Fate «alt+clic» per definire la regione sorgente e «dipingete» sulle imperfezioni da rimuovere.
Il livello vuoto vi permetterà di isolare le correzioni dall’immagine originale ed eventualmente di modificare il metodo di fusione di tale livello in «Schiarisci» (spesso migliora l’inserimento delle zone correttive nella foto di partenza).
Infine riducete l’opacità del livello in caso voleste mitigare l’effetto complessivo.
2 – Con lo stesso principio potete usare anche il «Pennello correttivo al volo», una variante del Pennello Correttivo che non richiede un campionamento preventivo ma cerca di scegliere automaticamente le zone di origine.
Assicuratevi che nella barra delle opzioni sia attiva la voce «in base al contenuto» per sfruttare adeguatamente l’algoritmo più recente.
3 – Per grandi aree torna utile la «toppa», dà gli stessi risultati del Pennello correttivo ma lavora sulle selezioni (a tutti gli effetti all’inizio funziona come il «lazo»).
L’unico limite è che non si può lavorare su livelli diversi da quello che contiene l’immagine da trattare.

Ammorbidire la texture

4 – Create un file nuovo di dimensioni ridotte (RGB o Scala di grigio non cambia), per esempio 64×64 pixel (la risoluzione è ininfluente).
Dal menù in alto selezionate «Modifica>Riempi» e dal menu a tendina «grigio 50%».
Applicate il «filtro>artistico>grana pellicola» e inserite 1 in «Granulosità» (gli altri 2 parametri non danno variazioni significative).
Dal menù «Modifica» scegliete «Definisci Pattern» e nominatelo «grana pelle».
Create il consueto livello vuoto sopra al livello del soggetto di cui volete ammorbidire la pelle e lavorate localmente dove necessario con il pennello correttivo così impostato:
Metodo: «Scolora»
Origine: «Pattern» (selezionate il pattern appena creato)
Campiona: «Tutti».
Alla fine potete eventualmente ridurre l’opacità del livello correttivo per mitigare l’effetto.
5 – Duplicate il livello da correggere e applicate il filtro «sfocatura superficie». Non ci sono valori assoluti da impostare perché dipende molto dalla dimensione dell’immagine e dalle caratteristiche della pelle.
Indicativamente con «Raggio 10» e «Soglia 10» dovreste avere un buon punto di partenza, dopodiché modificate a piacere.
L’errore in cui si può incorrere con questo filtro è quello di esagerare perdendo la tridimensionalità dei volti. Anche per questo motivo una maschera di livello diventa la scelta più adatta.
Con questo livello attivo andate nel menu «Livello>Maschera di livello>Nascondi tutto» e con un pennello tondo con durezza intorno all’80% andate a colorare di bianco quelle porzioni della maschera che corrispondono alle aree della pelle filtrata che volete rendere visibili.
Evitate le parti più importanti semanticamente: occhi, labbra, sopracciglia, narici ecc.
Anche qui, all’occorrenza, una riduzione dell’opacità del livello può essere utile.
6 – Duplicate il livello da correggere, invertitelo («Ctrl+I» o «Cmd+I», oppure menu «Immagine>Regolazioni>Inverti») e applicate il «Filtro>Altro>Accentua passaggio».
Il valore di questo filtro dipende ancora una volta dalle caratteristiche della pelle da trattare e dalle dimensioni dell’immagine. A ogni modo i buoni valori per cominciare sono sempre quelli bassi e intorno ai 4/8 pixel .
Impostate il metodo di fusione del livello in «Luce vivida» e non preoccupatevi troppo degli strani artefatti che molto probabilmente vedete in corrispondenza dei dettagli della foto.
Applicate il «Filtro>Sfocatura>Controllo sfocatura» cambiando il valore del raggio finché non otterrete in anteprima l’ammorbidimento desiderato.
Quando siete soddisfatti confermate e procedete con eventuali mascherature di livello o riduzioni di opacità come suggerito nel punto 2.

raga 25 anni - primaraga 25 anni dopo 1 e 4

raga 25 anni dopo 6
L’incarnato di una ragazza di 25 anni prima del fotoritocco (prima in alto), dopo il trattamento realizzato seguendo i punti 1 e 4 (al centro) e dopo quello indicato al punto 6 (ultima).

uomo 64 anni - prima

uomo 64 anni - dopo 1-2-4-6
La pelle di un uomo di 64 anni prima del trattamento (a sinistra) e dopo l’intervento secondo i punti 1, 2, 4 e 6 (a destra).

Le immagini trattate

I campioni che potete vedere qui mostrano due casi diametralmente opposti: la pelle di una ragazza giovane e quella di un uomo anziano (ringraziamo Marco Diodato per le fotografie).
In entrambi i casi sono stati applicati alcuni dei passaggi qui riportati con tempi di elaborazione di un paio di minuti e, nel caso della ragazza, già la rimozione delle poche imperfezioni portava a un risultato più che accettabile.
In ultima battuta vi consigliamo di applicare un livello sopra a tutti gli altri con le seguenti caratteristiche:
•    «modifica>riempi>grigio 50%»;
•    «filtro>disturbo>aggiungi disturbo» (quantità intorno a 6, distribuzione uniforme, monocromatico);
•    metodo di fusione «Sovrapponi».
Quest’ultimo accorgimento consente di dare una patina di uniformità (grana) all’intera immagine e aiuta a mascherare eventuali minime differenze di texture in corrispondenza dei contorni delle aree di intervento.

Generare provini a contatto in 5 minuti

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Immagine 3 L'applicazione della filigrana può riguardare la sovraimpressione di un testo, formattabile al momento, oppure la sovraimpressione di un logo o di un’immagine. Se il file contiene una trasparenza e la si vuole rispettare (come nell'esempio) deve essere salvato in Png.

Realizzare un provino a contatto adatto alla stampa è un’operazione facile ma piuttosto lunga. Ecco come automatizzare velocemente il processo di impaginazione con Adobe Bridge e per renderlo subito fruibile al cliente.

Il tempo in prestampa è sempre poco e non basta mai. L’importante è quindi non sprecarlo in operazioni inutili o, per lo meno, non in quelle che possono essere assolte dal computer quasi senza il nostro apporto.
Ecco perché è sempre molto utile volgere lo sguardo verso quei processi di automazione che possono essere sfruttati anche da un neofita. Si tratta di attività meccanizzate che non hanno alcuna controindicazione, pur offrendo enormi margini di potenziamento per chi vanta conoscenze collaterali utili in questo senso (sfociando per esempio nello scripting). Vediamone alcune nel caso della realizzazione di provini a contatto.

Una scelta rapida ed efficace

Supponiamo di avere una cartella piena di scansioni (o di immagini stock) da mostrare al cliente, il quale deve visionarle per esprimere le sue preferenze prima della postproduzione o dell’impaginazione in un catalogo.
La piacevolezza del layout in questo momento non è tra le priorità. In questa fase preliminare, in cui si può dire che il lavoro vero e proprio non sia ancora cominciato, bisogna assolvere a questo compito nella maniera più rapida possibile. Detto, fatto: apriamo Adobe Bridge (in Cs4 e Cs5 funziona così, per le versioni precedenti si deve passare dal menu «File>Automatizza>Provino a contatto II» di Photoshop) e dal menu «Finestra>Area di lavoro» selezioniamo «Output».
L’interfaccia grafica cambia il suo aspetto e si mostrerà come in immagine 1:
•    a sinistra troviamo un pannello atto alla navigazione tra le cartelle e/o i volumi di archiviazione della nostra postazione;
•    in basso le immagini (o comunque i file presenti nel percorso attivo, che può essere anche una raccolta);
•    al centro l’anteprima di ciò che stiamo per fare (che intanto mostra in grande le immagini selezionate);
•    a destra il core business dei nostri prossimi 4 minuti di lavoro.

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Immagine 1
L’area di lavoro «Output» di Adobe Bridge Cs5, in cui possiamo impostare tutti i parametri per la generazione di un provino a contatto in Pdf.
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Immagine 2
Quanto si attiva la voce «Ripeti una foto per pagina» ogni singolo foglio conterrà solamente una delle immagini selezionate. In questo esempio ogni immagine contiene in sovraimpressione una filigrana.

Il pannello «Output»

Scegliamo tra «Pdf» e «Galleria Web»:
•    il primo permetterà di realizzare un classico Pdf multipagina con diverse configurazioni di layout ampiamente personalizzabili, oppure un Pdf da presentazione video temporizzabile;
•    il secondo consente la creazione (anch’essa automatica) di una galleria Web pronta per il caricamento su Ftp (anch’esso gestibile direttamente da Bridge a sforzo zero) cosicché il cliente possa consultarla comodamente da un qualsiasi browser Web.
La scelta del Pdf nel nostro caso è più indicata; volendo realizzare un provino a contatto adatto alla stampa, diventa pressoché obbligata.
Le opzioni modificabili in tutta la colonna a sinistra sono numerose e fortunatamente molto intuitive:
la scelta del «modello» nel menu a tendina non impedisce la personalizzazione di tutti i parametri a seguire; quindi passiamo subito alle sezioni cruciali:
•    scegliamo il formato «A4» dai predefiniti pagina «Carta internazionale»;
•    impostiamo la prima voce «qualità« (avrebbe dovuto chiamarsi più correttamente «risoluzione di output») a un valore adeguato al provino a contatto che stiamo per realizzare: diciamo tra 150 e 300 ppi;
•    impostiamo la seconda voce «qualità» (secondo me anche qui avrebbero potuto specificare che si tratta della compressione Jpg che verrà applicata al Pdf in fase di salvataggio): la nostra scelta potrebbe assestarsi verosimilmente tra 60 e 80;
•    sfondo bianco (se fosse una presentazione a monitor, diventerebbe più consigliabile il nero);
•    assegniamo una password che inibisca l’apertura a chi non la possiede oppure, in modo molto più versatile, assegniamo una password di autorizzazione che toglie la possibilità di modifica del Pdf così creato nel caso lo si volesse aprire con Photoshop, Illustrator o altro. La casella per la disattivazione della stampa per questa volta lasciamola disattivata;
•    verifichiamo che il layout proponga un numero di righe e colonne adatto alla quantità di immagini che vogliamo mostrare sul foglio, con «orizzontale e verticale» indichiamo la distanza tra i riquadri mentre con le quattro caselle a destra indichiamo la distanza dai margini del foglio. La maggior parte delle volte useremo la «spaziatura automatica» e, se vogliamo sfruttare bene lo spazio del foglio, potremmo trovare utile l’opzione «Ruota se necessario»: le immagini di orientamento verticale verranno ruotate di 90 gradi per riempire meglio lo spazio a disposizione. «Ripeti una foto per pagina» è utile se vogliamo che su ogni pagina venga riprodotta ogni foto per «n» volte (dove «n» è il numero risultante dal numero di righe e colonne che abbiamo precedentemente impostato) immagine 2. In questa fase facciamo finalmente clic sul pulsante in alto «Aggiorna anteprima», così le immagini selezionate verranno impaginate per darci l’idea di come risulterà il layout. Occorre ricordarsi che i cambiamenti non sono «dinamici»: ogni volta che vorremo vedere il risultato dei nostri cambi di impostazione, dovremo premere nuovamente il pulsante «Aggiorna anteprima». Trattandosi di un’anteprima, non ha importanza che si debba processare centinaia di immagini; ciò che verrà mostrato è sempre e solo un singolo foglio riempito con le sole immagini necessarie a riempirlo. Solo al momento (finale) del salvataggio verranno create tutte le pagine che realmente servono;
•    le «sovrapposizioni» riguardano l’abbinamento con il nome del file e l’eventuale numero di pagina (con relative possibilità di formattazione e allineamento rispetto alla pagina);
•    «Intestazione e Piè di pagina» permettono di scrivere un testo all’inizio o alla fine del foglio;
•    la sezione «Riproduci» è utile per agevolare la visione all’utente: «Apri in modalità a schermo intero» e la scelta di una «transizione» sono le opzioni più usate, ma è preferibile aprire in autonomia il Pdf ricevuto e non vedere transizioni che solitamente sono abbastanza povere (niente a che vedere, per esempio, con le transizioni di Keynote; e, siccome stiamo preparando un provino a contatto e non una presentazione, l’ultima cosa che andremo a guardare è una transizione in un Pdf che il cliente probabilmente stamperà);
•    la «Filigrana» è una delle sezioni più interessanti. Se vogliamo inserire la classica scritta «Copyright» su tutte le immagini, magari in trasparenza, magari in diagonale, magari colorata, questa è la sezione che fa per noi. Meno banalmente, se salviamo il nostro logo in formato Png-24 con una trasparenza, da qui lo possiamo mettere in sovraimpressione su tutte le immagini (immagine 3) rispettando la trasparenza iniziale (tanto per capirci, se fosse stato salvato in Psd, da qui non verrebbe rispettata, ma comparirebbe con il suo bel riquadro intorno);
•    salviamo il Pdf per permettere a Bridge di impaginare e processare in automatico il nostro provino a contatto. Trattandosi di un processo di impaginazione e salvataggio semiautomatico qualsiasi modifica al layout ci venisse in mente dopo la pressione del tasto «Salva…» richiederà necessariamente la ripetizione della procedura con la rigenerazione ex novo del file stesso.

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Immagine 3
L’applicazione della filigrana può riguardare la sovraimpressione di un testo, formattabile al momento, oppure la sovraimpressione di un logo o di un’immagine. Se il file contiene una trasparenza e la si vuole rispettare (come nell’esempio) deve essere salvato in Png.

 

A tutta automazione. Hybrid software sotto la lente

di Ester Crisanti

L’automazione del processo produttivo e la gestione centralizzata dei dati di commessa sono, tra le tante esigenze delle aziende grafiche, quelle più sentite poiché una corretta implementazione consente di produrre più velocemente e con un miglior controllo dei costi di produzione.

È stata Grafitalia l’occasione per conoscere meglio e dal vivo le soluzioni proposte da Hybrid software, azienda nata nel 2007 a opera di un gruppo di tecnici cresciuti in casa Artwork Systems, un nome storico nel panorama delle software house dedicate principalmente al settore del packaging. Alla prima sede negli Stati Uniti, man mano si sono aggiunte quelle in Europa e, da qualche mese, anche in Italia esiste Hybrid software che, proprio in concomitanza alla fiera, ha annunciato i primi tre clienti delle soluzioni proposte.

«I nostri software consentono di “consultare e utilizzare dati” all’interno del flusso produttivo grafico in modo più veloce e sicuro» hanno esordito Luca Rossi e Luisa Milan rispettivamente Responsabile Tecnico e Responsabile Commerciale della filiale italiana. «Spesso le aziende, non solo quelle del comparto grafico, negli anni hanno acquisito tecnologie software incapaci di dialogare e, conseguentemente, di scambiarsi i dati di commessa. Questa situazione ha sempre comportato colli di bottiglia tra le varie fasi del processo produttivo e, alle volte, il verificarsi di errori dovuti alla mancanza d’informazioni o all’imprecisione legata al re-inserimento di dati nei vari programmi. Hybrid software ha costruito negli anni un’infrastruttura software, basata su standard come Html5 e Javascript, la cui interfaccia è costituita da un browser. Questa infrastruttura, di nome Facelift, è la base su cui noi costruiamo il sistema ad-hoc per ogni azienda. Si può dire che Hybrid software ritaglia su misura le soluzioni per le esigenze dei clienti, adattando il proprio sistema a fronte di uno studio delle problematiche rilevate. La nostra forza, rispetto alle software house general-purpose, è la forte specializzazione nel settore grafico. Noi parliamo il linguaggio delle aziende che stampano, conosciamo i loro flussi, le tecnologie impiegate e, soprattutto, siamo consapevoli delle problematiche in produzione e questo rende più efficace la nostra soluzione e più veloce la messa a punto dei sistemi.»

Fuori i nomi!

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La rinominazione dei singoli file parte con un singolo clic sul nome: in automatico si seleziona solo la parte antistante l'estensione, di modo da ridurre la possibilità di cancellarla inavvertitamente.

Ecco un metodo per selezionare e rinominare ingenti moli di documenti risparmiando tempo e fatica. Un’operazione che diventa ancora più incisiva utilizzando l’ultima novità di Bridge Cs5: le espressioni regolari.

Non c’è niente di più noioso che rinominare una grande quantità di file sul computer. Si tratta di un’operazione che è sempre stata snervante, anche quando i nomi dei file erano formati soltanto da 8 caratteri. E oggi che sostanzialmente non c’è limite al nome che può essere assegnato (256 caratteri sono ben oltre ogni ragionevole esigenza), il fastidio è più che mai presente.
Si sarà sicuramente notato che le fotocamere digitali salvano i file in uscita con denominazioni come DSC_1983, o IMG_0382, oppure _MG_0392 ecc. Ogni casa produttrice denomina i file alla sua maniera e secondo una logica non casuale (numero progressivo, presenza di «_» (undescore) al posto della «I» che indica un file con anteprima in AdobeRGB piuttosto che in sRGB ecc…), ma quella logica spesso non coincide con le nostre necessità.
Spesso farebbe più comodo far cominciare il nome con un termine che per noi ha un senso, magari «estate» e un numero progressivo che parta da 0, oppure con la data di scatto, insomma, tutto pur di non usare il nome originale. Ecco allora come affrontare la questione utilizzando Adobe Bridge Cs5 www.adobe.com.

Rinominare file singoli o poco più

Come avviene in qualunque sistema operativo, anche con Bridge è possibile rinominare i file uno alla volta. Banalmente si fa un clic sul nome (o si preme F2) e si interviene. Tuttavia, come si può notare dall’immagine 1 viene subito evidenziato solo il nome, senza l’estensione, in modo da evitare di cancellarla inavvertitamente.
Se i file da rinominare manualmente sono più di uno il tasto «Tab» fa al caso nostro: dopo aver rinominato il primo file, infatti, premendo Tab si passa automaticamente al file successivo e così via.

Immagine 1
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La rinominazione dei singoli file parte con un singolo clic sul nome: in automatico si seleziona solo la parte antistante l’estensione, di modo da ridurre la possibilità di cancellarla inavvertitamente.
Immagine 2
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Possiamo dividere la finestra di dialogo «Rinomina in batch» in tre sezioni principali: la prima gestisce la destinazione dell’automatismo, la seconda offre un’anteprima di che cosa e come verrà rinominato, la terza presenta i molteplici parametri con cui si può variare l’automatismo.

Rinomina in Batch

E se i file da rinominare sono 100 o 1.000? Quando sono molto numerosi, entra in gioco un altro dei punti di forza di Bridge: il comando «rinomina in batch» (Cmd/Ctrl+Maiusc+R). Si inizia selezionando le immagini che si intende rinominare e si lancia il comando «Strumenti>automatizza>rinomina in batch».
Come si po’ notare dall’immagine 2, Bridge offre una finestra di gestione piuttosto articolata che inizia con la scelta della destinazione (zona 1):
•    rinomina nello stesso posto;
•    sposta in un’altra cartella;
•    copia in un’altra cartella.
Il significato di queste opzioni è piuttosto ovvio: nel primo caso i file restano dove si trovavano in origine, nel secondo vengono tutti spostati col nome nuovo in un’altra cartella, nel terzo gli originali restano intatti e viene creata una copia con il nuovo nome, in una nuova cartella.
Spesso, per evitare ridenominazioni errate, si faceva ricorso alla terza soluzione, ma in Cs5 è stato introdotto il pulsante «Anteprima» (zona 2) che consente di verificare preventivamente in che modo verranno modificati i nomi di tutti i file, sapere quante ridenominazioni verranno applicate e esportare in un file Csv (comma-separated variable) queste informazioni di modo da poterle eventualmente integrare in flussi di lavoro automatizzati, per esempio con lo scripting.
Nella zona 3 si trovano i criteri per la modifica del nome e, come si può dedurre dall’immagine, le possibilità sono davvero numerose. Tramite i pulsanti «+» e «-» sulla destra si possono aggiungere o eliminare criteri, strutturando così combinazioni di nomi/informazioni anche molto complesse. Inoltre, trascinando ciascun criterio in alto o in basso, si può cambiare la sequenza con cui vengono messi in successione (Immagine 3).

Immagine 3
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I vari criteri possono essere spostati in alto o in basso in modo da variarne l’ordinamento e, di conseguenza, il nuovo nome dei file.
Immagine 4
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La sostituzione di stringhe specifiche è una nuova introduzione di Adobe Bridge Cs5: permette la ricerca selettiva di parole specifiche di modo da operare modifiche parziali in più nomi di file con stringhe ricorsive.

Stringhe e Regex

Nell’esempio dell’immagine 4 sfruttiamo un’altra novità introdotta in Bridge Cs5: la sostituzione di stringhe specifiche.
Entrando nel dettaglio, andiamo a selezione «Sostituzione stringa» e «nome file originale», e chiediamo a Bridge di cercare la stringa «shutterstock» sostituendola con «Italia Grafica». Con questa configurazione possiamo mantenere la numerazione progressiva dopo il trattino basso (undescore) sostituendo solo la prima parte del nome.
Nell’immagine 5 utilizziamo l’ultima novità di Bridge Cs5: le espressioni regolari (o Regex, regular expression). Si tratta senza dubbio della funzione più potente di tutta la finestra, dal momento che apre la porta a un mondo immenso, quello delle funzioni che prendono in ingresso una stringa e restituiscono un valore del tipo si/no, a seconda che la stringa segua o meno una regola.
Supponiamo di voler eliminare le prime quattro delle sette cifre che seguono ora il nome di «Italia Grafica»: utilizzando quattro volte la stringa «\d» (indica genericamente una cifra) e abilitando la casella di spunta «usa espressione regolare» indichiamo a Bridge di cercare solo le prime quattro cifre all’interno del nome del file, e poi di cancellarle (lasciando vuoto il campo «Sostituisci con»).
Al momento non c’è ancora un menù da cui poter scegliere alcune espressioni regolari (come già si può fare in Adobe InDesign da un paio di versioni), per cui, in caso di esigenze articolate, ci si deve arrangiare studiando le varianti sintattiche opportune. A questo proposito può tornare utile un sito Web, www.regular-expressions.info, molto esauriente e ben spiegato.

Immagine 5
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Le espressioni regolari (Regex) estendono a dismisura le potenzialità di rinominazione chiamando in causa stringhe con una sintassi particolare che consentono ricerche ancor più selettive all’interno dei nomi.

 

Duplicare senza impicci

Immagine 2
Il layout completo di oggetti avanzati contenenti la stessa immagine. La duplicazione effettuata seguendo le indicazioni dell'articolo produce duplicati tra loro interdipendenti.


È sempre molto utile saper creare velocemente layout composti dalla stessa immagine in diverse dimensioni. Ecco un metodo rapido per duplicare oggetti avanzati in modo tale che l’aggiornamento di uno dei file duplicati generi la revisione istantanea di tutti gli altri.

Nelle passate versioni di Adobe Photoshop c’è sempre stato un comando chiamato «Provino a contatto» (una voce seguita dal numero 2 a partire da Photoshop 7, per essere precisi), che poteva produrre semplici layout composti dalla stessa immagine in diverse dimensioni. In uno dei numeri scorsi abbiamo visto anche come organizzare in Bridge più foto diverse in griglie con ingombri di dimensione identica, questa volta utilizzeremo Photoshop e gli oggetti avanzati per la situazione complementare.
Un utilizzo piuttosto tipico degli oggetti avanzati è proprio quello della creazione di template facilmente aggiornabili, e le modalità di creazione di oggetti avanzati a partire da file esterni sono molteplici, tra le più comuni:
•    comando «File > Inserisci»;
•    trascinamento nel documento da Bridge o MiniBridge.
Una volta creato l’oggetto avanzato, è possibile duplicarlo in modo tale che l’aggiornamento di uno dei file duplicati generi l’aggiornamento istantaneo di tutti gli altri; ed è quello che useremo nella procedura descritta di seguito.
1 Create un nuovo documento con le dimensioni e l’orientamento desiderati, nel nostro caso sarà un A4 orizzontale in RGB a 300 ppi, quindi indicato per la maggior parte dei sistemi di stampa digitale diretta.
2 Tramite il comando «File > Inserisci» selezionate l’immagine che volete importare nel documento.
3 L’ingombro dell’immagine sarà caratterizzato da un riquadro di trasformazione a 8 punti che potrete opportunamente utilizzare per dare la dimensione voluta. Ricordate di tenere premuto il tasto «Maiusc» per mantenere le proporzioni originarie e confermate l’inserimento tramite un clic sull’apposita casella di spunta in alto a destra.

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L’ingombro può essere ridimensionato trascinando le maniglie angolari e tenendo premuto «Maiusc» per mantenere le proporzioni, l’icona di oggetto avanzato presente nella parte in basso a destra della miniatura conferma che non stiamo lavorando con un semplice livello tradizionale.

4 Dopo la conferma potete sempre modificare nuovamente le dimensioni dell’immagine (lo farete diverse volte nei prossimi passaggi) tramite il comando «Modifica > Trasformazione libera». Il fatto di operare con oggetti avanzati vi consente di attingere sempre a tutti i dati presenti nel file importato inizialmente, e questo permette di evitare tutti i problemi legati alle interpolazioni multiple.
5 Duplicate il livello tramite il comando «Cmd/Ctrl + J» oppure trascinandolo con lo strumento «Sposta + Alt premuto», e posizionatelo sul documento secondo il layout che desiderate. Ripetete l’operazione fino a completa copertura del foglio. Gli oggetti avanzati creati tramite questi comandi di duplicazione sono tutti interdipendenti tra loro, l’aggiornamento dei contenuti di uno modificherà anche tutti gli altri. Se invece sceglieste la duplicazione tramite «Livello > Oggetti avanzato > Nuovo oggetto avanzato tramite copia», avreste un oggetto avanzato svincolato dalla condizione sopra descritta.

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Il layout completo di oggetti avanzati contenenti la stessa immagine. La duplicazione effettuata seguendo le indicazioni dell’articolo produce duplicati tra loro interdipendenti.

6 Salvate il documento in Psd mantenendo i livelli (situazione tipica) denominandolo in modo da ricordarvi che sarà il template di base.
Fino a qui avete creato il documento di base; tenete presente che le possibilità creative sono molteplici dal momento che ogni oggetto avanzato si comporta sostanzialmente come un livello normale: maschere di livello, maschere vettoriali, filtri avanzati, effetti di livello ecc. tutto è come al solito, tranne per la modifica diretta dei pixel come per esempio la colorazione tramite un pennello.

L’aggiornamento dei contenuti

Di seguito viene spiegato il procedimento per l’aggiornamento delle immagini. La situazione ottimale prevede immagini iniziali con le stesse dimensioni ma, nel caso doveste utilizzare immagini di dimensioni diverse, troverete la soluzione al problema nella parte finale dell’articolo.
7 – Fate clic con il tasto destro sopra al livello e selezionate dal menu contestuale la voce «Sostituisci contenuti». Dalla finestra di dialogo selezionate l’immagine che volete inserire e confermate: tutti gli oggetti avanzati si aggiorneranno con quest’unico passaggio.

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La «sostituzione del contenuto» aggiorna istantaneamente tutti i duplicati nel documento, come accade nei programmi di impaginazione veri e propri. In caso di immagini con dimensioni diverse dall’originale si può modificare il contenuto di un oggetto avanzato aprendolo in una finestra a parte e adattando la nuova immagine all’ingombro del file che si è aperto.

8 Salvate il file con un nome diverso per mantenere intatto il template originale. Se il file che volete inserire ha dimensioni diverse da quello usato per il template originale potete risolvere la cosa in questo modo: fate doppio clic sulla miniatura del livello oggetto avanzato, questo aprirà in un file separato l’immagine presente nel livello (è possibile che compaia un messaggio di avviso che vi spiega la prassi di risalvataggio, comunque ben comprensibile); a questo punto applicate la procedura di importazione dell’immagine come al punto 2 e ridimensionate l’immagine di modo che si adatti all’ingombro del file. Salvate e chiudete il file così aperto e tornerete al template su cui stavate lavorando prima.
Con questa procedura abbiamo utilizzato una delle potenzialità meno sfruttate di Photoshop, quello di realizzare semplici impaginazioni in modo molto rapido. È ovvio che non si intende sostituire programmi più adatti al page layout come Adobe InDesign o Quark XPress, ma elaborando opportunamente le possibilità creative offerte da questo sistema si ottengono risultati difficilmente ottenibili con i programmi di impaginazione, più snelli sulle grandi quantità ma creativamente meno performanti sui pezzi «singoli».

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Se il file da inserire ha dimensioni diverse da quelle usate nel template, potete aprire l’oggetto avanzato originale e importare come «oggetto avanzato» la nuova immagine: in pratica un oggetto avanzato dentro a un oggetto avanzato. Una volta adattate le dimensioni sarà sufficiente salvare e chiudere il file per aggiornare tutto il template. Attenzione: se l’oggetto avanzato originale aveva un unico livello di sfondo non sarà possibile portare a compimento la procedura sopra descritta senza unire tutti i livelli prima del salvataggio.