PRX e PQX: nuovi standard per la qualità nella stampa

Gli standard ISO 20616-1 (PRX) e ISO 20616-2 (PQX) digitalizzano il controllo qualità nella stampa, migliorando efficienza e trasparenza. PRX definisce i requisiti, PQX standardizza le valutazioni, riducendo errori e costi.

di Dario Zannini

Per anni, il processo per garantire la qualità e l’accuratezza dei risultati di stampa si è basato in larga misura su campioni fisici: anche oggi, nella sua forma più basilare, c’è qualcuno che realizza prove colore e mock-up per simulare l’aspetto che dovrà avere il prodotto finale.

Nel mondo della stampa commerciale e del packaging, garantire i clori e in generale la qualità è una sfida diffusa e comune, ma allo stesso tempo anche complessa e non priva di trappole: soprattutto per i grandi brand che operano su scala globale, ma anche per i clienti più piccoli che hanno la stessa esigenza di qualità, ed infine per gli stampatori.

La poca diffusione di standard condivisi per lo scambio di dati tra acquirenti e fornitori ha tradizionalmente portato a processi frammentati e, in molti casi, a costi non trascurabili; con l’introduzione degli standard ISO 20616-1 (PRX) e ISO 20616-2 (PQX), il settore si orienta verso una gestione digitale integrata della qualità di stampa, che promette di aumentare l’efficienza operativa e di ridurre le possibilità di errori e incomprensioni.

Il problema: frammentazione e inefficienza

In generale, gli acquirenti di servizi di stampa hanno sempre lottato per monitorare la qualità dei prodotti richiesti, chi fornendo a monte delle prove colore, chi mandando delegati a supervisionare la stampa.

Dall’altra parte, ogni stampatore utilizzava strumenti di riferimento e misurazione diversi, anche incompatibili fra loro, rendendo difficile un’analisi centralizzata dei risultati da parte delle figure di controllo.

Questo scenario ha aumentato nel tempo i costi operativi, riducendo la trasparenza, e spesso ostacolando l’uniformità dei risultati, specialmente in contesti multi-fornitore.

Storicamente, il controllo qualità si basava su prove di stampa e campioni fisici, un processo lento ed esoso; oggi, con l’avvento di tecnologie digitali (es. librerie cromatiche virtuali e strumenti di analisi) settori come il packaging provano a migliorare precisione ed efficienza. Nonostante ciò, la proliferazione di soluzioni software proprietarie ha creato nuovi ostacoli: formati incompatibili, duplicazione dei dati, difficoltà di integrazione.

È qui che PRX e PQX intervengono, offrendo un linguaggio comune per l’intera filiera.

ISO 20616, PRX e PQX

Un’iniziativa di Idea Alliance e Brand Owner Council, partita nel 2015 per snellire ed agevolare le comunicazioni tra committenti e stampatori, è scaturita in una nuova norma ISO (attualmente in vigore) con l’obiettivo di creare uno standard che consenta ai fornitori di stampa di comunicare in modo uniforme e chiaro la qualità dei loro prodotti ai clienti.

Tramite ciò che secondo me è il proverbiale uovo di Colombo, PRX/PQX definiscono un formato di file con cui poter stabilire un modo condiviso per comunicare le caratteristiche della qualità di stampa in tutta la catena di fornitura, tra brand e fornitori e viceversa.

Il PRX (Print Requirements Exchange), definito nello standard ISO 20616-1, rappresenta un sistema che consente ai clienti di trasmettere in maniera univoca i requisiti qualitativi richiesti a fornitori e stampatori. Più che un semplice ordine di produzione, esso si configura come una vera e propria linea guida in cui vengono specificati, ad esempio, i riferimenti cromatici, le metriche per l’analisi e i requisiti di conformità. Grazie a questo approccio, i clienti hanno la possibilità di stabilire aspettative chiare e condivise, riducendo così il rischio di malintesi durante il processo di produzione.

Parallelamente, il PQX (Print Quality Exchange), disciplinato dallo standard ISO 20616-2, si occupa di standardizzare la risposta fornita dagli stampatori. Questo formato si caratterizza per la trasmissione dei dati grezzi relativi alla produzione, escludendo deliberatamente l’inclusione di tolleranze o valutazioni soggettive. In particolare, il PQX supporta sia dati spettrali che non spettrali, integrando il formato CxF per il colore, e permette ai destinatari di applicare autonomamente i criteri di accettabilità. In questo modo, risulta più semplice confrontare le prestazioni di diversi fornitori attraverso l’utilizzo di metriche uniformi.

Vantaggi per marchi e fornitori

Per i marchi, la possibilità di definire requisiti chiari e universalmente comprensibili si traduce in una maggiore libertà nel coinvolgere più fornitori, anche geograficamente distanti, all’interno dei propri programmi di qualità; questo non solo amplia le opzioni produttive, ma incentiva una sana competizione, che scaturisce in una qualità crescente.

Dal lato dei fornitori, la riduzione degli errori interpretativi e la possibilità di rispondere con dati oggettivi e confrontabili agevolano l’accesso a nuovi clienti, semplificano l’iter di produzione e controllo interno, e portano crescita tramite un’ottemperanza controllata.

La trasparenza generata da questi formati standardizzati costruisce un ponte di fiducia: i brand possono verificare la conformità in tempo reale, mentre gli stampatori dimostrano, attraverso metriche inequivocabili, di meritare l’approvazione dei committenti.

Inoltre, l’integrazione con strumenti digitali legati all’Industria 4.0 – come piattaforme di automazione e sistemi di analisi – trasforma ciò che un tempo era un processo statico in un flusso dinamico, dove i dati diventano strategici per ottimizzare produzione, ridurre sprechi e anticipare criticità: un circolo virtuoso che unisce innovazione, efficienza e collaborazione.

Sfide e prospettive

Le soluzioni PRX e PQX rappresentano un passo importante verso l’innovazione nel settore della stampa, anche se, al momento, si limitano a definire formati di file e non processi operativi completi; il loro futuro successo dipenderà in gran parte dalla diffusione e dall’adozione su larga scala, seguendo un percorso simile a quello intrapreso da standard precedenti come il CxF, che è riuscito a diventare un riferimento.

Guardando al futuro, è possibile immaginare che i vari fornitori di tecnologie svilupperanno soluzioni sempre più standardizzate e compatibili, creando un ecosistema aperto in cui le diverse piattaforme potranno comunicare e collaborare senza ostacoli; con l’evoluzione degli standard, si prevede anche l’introduzione di nuove funzionalità, come metriche avanzate per analizzare ulteriori dati e criteri di valutazione più sofisticati, che arricchiranno ulteriormente l’offerta tecnologica disponibile.

In conclusione, standard come l’ISO 20616, insieme a PRX e PQX, non possono essere considerati semplici protocolli tecnici, ma veri e propri pilastri per una filiera della stampa più trasparente, competitiva e all’avanguardia. Per i marchi e i professionisti del settore, abbracciare questi standard significa non solo ottimizzare l’uso delle risorse, ma anche instaurare collaborazioni solide e proficue, indispensabili in un mercato sempre più orientato verso la produttività e l’eccellenza.

PRX/PQX: Standard ISO per lo scambio di requisiti di qualità di stampa (PRX) e valutazioni di qualità di stampa (PQX). Sono basati su XML e consentono una comunicazione chiara e non ambigua delle specifiche di stampa, inclusi i colori del marchio (tramite CxF). PRX permette di specificare anche requisiti come la resistenza agli agenti atmosferici e alla luce. PQX, invece, permette lo scambio di valutazioni della qualità da parte dello stampatore all’acquirente

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